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ALESSANDRIA. IL BLIZ ANTIMAFIA DI PALERMO, ARRESTI ANCHE AD ALESSANDRIA.






Mafia, blitz a Palermo: nuovo colpo al clan Brancaccio, in 29 finiscono in carcere e due ai domiciliari

Operazione congiunta di Polizia e Carabinieri

17 Maggio 2022

La maxi operazione antimafia a Palermo coordinata tra Polizia di Stato e l’Arma dei carabinieri, su delega della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano, ha portato in carcere 29 persone e 2 ai domiciliari nelle province di Palermo, Reggio Calabria, Genova e Alessandria.

Gli arrestati sonio stati accusati di partecipazione ad associazione di tipo mafioso, detenzione e produzione di stupefacenti, detenzione di armi, favoreggiamento personale ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.

Gli investigatori hanno spiegato che ” l’operazione a cui è sono seguite le ordinanze di carcerazione segna l’epilogo di una fase operativa già avviata lo scorso 20 luglio, attraverso l’esecuzione del decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Dda di Palermo a carico di numerosi indagati per associazione per delinquere di stampo mafioso ed estorsione aggravata”.

La nuova operazione nasce da un troncone delle inchieste, condotte dalla Squadra mobile di Palermo e dal Servizio centrale operativo, scattate nel 2019 con cui è stato ricostruito l’organigramma del mandamento di Brancaccio e delle famiglie di Corso dei Mille e Roccella, identificando 26 tra vertici, gregari e soldati.

Gli arresti sono stati effettuati a Palermo, Reggio Calabria, Alessandria e Genova.

L’attività investigativa sviluppata dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo ha colpito la famiglia di Ciaculli eseguendo cinque arresti a carico di altrettanti indagati ritenuti direttamente legati ai vertici del mandamento, Giuseppe Greco e Ignazio Ingrassia, e già arrestati durante l’operazione “Stirpe”lo scorso 20 luglio.

Gli investigatori dell’Arma hanno accertato che gli indagati erano in grado di coadiuvare i due boss nella gestione del mandamento e delle attività illecite che alimentavano le casse della famiglia.

L’operazione ha portato al sequestro di una rivendita di prodotti ittici, due caffè e tre agenzie di scommesse per intestazione fittizia di imprese ed esercizi commerciali.


Le organizzazioni mafiose avevano imposto il pizzo a tappeto e coinvolgeva l’intero mondo economico che andava dall’imprenditore edile al venditore ambulante abusivo, nessuno era esente o sfuggiva alle richieste degli esattori di Cosa nostra nel territorio del mandamento di Brancaccio, a Palermo.

Il sistema mafioso emerge dall’operazione di Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri che, all’alba di questa mattina, hanno dato esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del capoluogo siciliano su richiesta della Dda, nei confronti di 31 indagati (di cui 29 in carcere e 2 agli arresti domiciliari), accusati di partecipazione ad associazione di tipo mafioso, detenzione e produzione di stupefacenti, detenzione di armi, favoreggiamento personale ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. Cinquanta gli episodi estorsivi documentati segno dell’asfissiante controllo del territorio esercitato da Cosa nostra

Gli investigatori hanno accertato che le attività produttive della zona sono sempre oggetto di attenzione da parte dei clan mafiosi e molti esercenti, dal piccolo ambulante abusivo fino all’operatore della grande distribuzione, sono soggetti alla pretesa del pizzo quando non addirittura costretti a chiedere l’autorizzazione prima di avviare i lavori o assumere dipendenti al gruppo criminale. Un imprenditore edile, intenzionato ad acquistare un terreno per costruirvi appartamenti e consapevole di doversi assoggettare alle pretese mafiose per poter realizzare le costruzioni senza incorrere in furti, rapine o danneggiamenti, deve necessariamente rivolgersi al boss per ottenerne la protezione.

Le pretese estorsive non hanno risparmiato nemmeno un venditore di sfincione: tipico prodotto della gastronomia palermitana, che dopo aver subito il danneggiamento con l’attack della saracinesca del laboratorio era stato lui stesso a presentarsi a uno degli indagati per mettersi a posto.

Gli esattori del racket agivano senza scrupoli e sempre più sfrontati, tanto da effettuare un ‘sopralluogo ‘ anche in un cantiere edile sorto nelle immediate vicinanze del commissariato di Polizia finalizzato alla successiva eventuale richiesta estorsiva.


I settori di impegno dei clan spaziavano dalle estorsioni, ma non solo perchè per alimentare le casse di Cosa nostra e mantenere le famiglie dei detenuti i boss di Brancaccio puntavano sul traffico di droga.

Il maxi blitz antimafia di Polizia e Carabinieri, che ha portato a 31 arresti tra vertici, gregari e soldati del mandamento, testimonia come la droga resti un’importante voce di arricchimento illecito.

Le sei piazze di spaccio del quartiere Sperone, tutte direttamente gestite o, comunque, controllate dagli indagati, garantivano un vero e proprio tesoretto: circa 80mila euro a settimana.

Nel corso delle indagini sono stati eseguiti 16 arresti in flagranza per detenzione di sostanza stupefacente e sequestrati circa 80 chili di droga tra cocaina, purissima ancora da tagliare, hashish e marijuana per un valore sul mercato di oltre 8.000.000 di euro.

A garantire il rifornimento di parte della droga erano due i calabresi arrestati questa mattina.