Mese: dicembre 2022

TORINO. I BOTTI ILLEGALI DI CAPODANNO, SEQUESTRI E DENUNCE.

Botti illegali a capodanno: sequestrate 4 tonnellate di materiale esplodente

 

Botti illegali

I festeggiamenti di capodanno rappresentano un terreno fertile per il traffico di botti illegali pericolosi e anche quest’nno la Polizia di Stato ha intensificato su tutto il territorio nazionale i controlli relativi al commercio di artifici pirotecnici.

Le operazioni dedicate al fenomeno dei botti illegali e il loro sequestro ha coinvolto lo lo stivale da nord a sus, ma nel mirino dei controlli effettuati dai poliziotti sono entrati anche i fuochi d’artificio di libera vendita ceduti senza il possesso della regolare licenza.

I sequestri di 4 tonnellate di materiale esplodente ha interessato tutto il territorio nazionale dalle province di Barletta Andria Trani, Foggia, Lecce, Matera, Pescara, Pisa, Reggio Calabria, Taranto, Torino e Vibo Valentia.

Botti illegali

Gli agenti dei Falchi della Squadra mobile di taranto hanno trovato e sequestrato in casa di un pregiudicato circa 700 chili di fuochi d’artificio vietati dalla legge. L’uomo è stato denunciato per detenzione e vendita illegale di materiale esplodente.

La stessa sorte è toccata a un 51 anni di Gallipoli, in provincia di Lecce, che si è visto sequestrare una tonnellata di materiale non conforme alla norma.

Le indagini dei poliziotti della Divisione Polizia amministrativa e sociale della questura di Torino hanno consentito di documentare numerosi acquisti on line di fuochi pirotecnici da parte di un commerciante del capoluogo piemontese che, sottoposto a controllo è stato trovato in possesso di 520 chilogrammi di botti nascosti dietro alcune casse di bevande, in una stanza appositamente adibita a deposito, e pronti ad essere venduti senza il possesso della regolare licenza.

Botti illegali

Gli artificieri della questura di Cagliari hanno messo in guardia la cittadinanza sul rischio di imbattersi nell’acquisto illegale del botto del momento, conosciuto come il “pallone di Messi”.(fonte Polizia di Stato).

ALESSANDRIA. P. D.-“PER UN NUOVO PIANO LABURISTA”, MA MANCANO LAVORO, GIOVANI E DIRITTI.

Un momento di riflessione nella sala della ex Taglieria del Pelo ad Alessandria con Marco Bentivogli e Enrico Morando per discutere del futuro del Pd, che dopo la sconfitta elettorale e le dimissioni del segreatario in carica Enrico Letta, si avvia verso il congresso.

L’apertutra dell’incontro affidata al segretario cittadino Rapisardo Antinucci seguito dagli interventi di Marco Bentivogli, Rita Rossa, Domenico Ravetti, Giustetto che hanno sottolineato come la discussione debba andare verso il confronto su lavoro, salute, presidi ospedalieri, difesa dell’ospedale infantile di Alessandria e diritti.

L’intevento finale affidiato a Enrico Morando che dopo aver disquisito sulla disputa, in tema di democrazia e autocrazia cinese, per affrontare la pandemia da coronavirus scopriamo come la Cina, per motivi politici e di immagini, sia ricaduta nell’emergenza epidemica.

La lettura, condivisibile in parte, di Enrico Morando sulla sconfitta del Partito Democratico alle elezioni politiche del 25 aprile 2022 hanno aperto uno squarcio sulle responsabilità della gestione della campagna elettorale da parte del segretario Enrico Letta e del suo staff.

La rivendicazione dell’alleanza elettorale, ma non di governo, con SI, Verdi e Leu, che faceva da contraltare ad una alleanza grantica della destra identitaria e demagogica, ha fatto il resto per segnare una sconfitta annunciata.

La rivendicazione identitaria, noi o loro-rosso o nero, ha portato alla disfata storica del centrosinistra, che ha tenuto in parte solo per la testarda volontà dell’elettorato antifascista di negare alla destra i due terzi del parlamento con cui avrebbero voluto cancellare la Costituzione Repubblicana e democratica nata dalla Resistenza.

Enrico Morando si è soffermato a lungo sulla parola “democrazia”, che è molto più potente di tutte le altre forme stato e di governo. Infine ha spiegato il concetto di “partito a vocazione maggioritaria”, che ha unito in un unico progetto riformista le esperienze di Cattolici, Comunisti, Socialisti, Repubblicani e Socialdemocratici. L’unione ideale di tutti i riformisti presenti nelle varie formazioni politiche, che solo nel partito democratico poteveno trovare la propria casa e l’affermazione politica.

La discussione si è chiusa con l’intevento di Enrico Morando, ma resterà apertissima durante la fase congressuale, che Mimmo Ravetti ha chiesto di non chiamare fase “Costituente” perché “Costituente” ha un significato diverso da Congresso.

Ascoltare Enrico Morando è sempre un fatto particolarmente interessante per la facilità dialettica in cui si cimenta e la facilità nell’esprimere le sue posizioni e che è in grado di generare consenso, ma la redazione del Quotidiano on line, pur condividendo molte delle posizioni espresse da Enrico Morando, non ritiene che siano soddisfacenti gli argomenti proposti durante la discussione.

Enrico Morando nel suo lungo intervento ha sottolineato come il PD, in campagna elettorale, abbia spostato la discussione sulle differenze “identitarie” dei due poli, dimenticando che i poli erano quattro. Una campagna elettorale in cui non si presentava un programma di governo, ma che si affidava solo alla maturità antifascista degli elettori.

Noi, invece, abbiamo individuato altri anelli deboli della campagna elettorale del Pd e quel che è peggio delle disastrose posizioni politiche del partito da Renzi ai giorni nostri.

Il partito Democratico con una età media di 65 anni non è un partito attaente per i giovani, (in sala i giovani erano veramente pochissimi); una linea politica appiattita sulla agenda Draghi alle politiche 2022; la scelta di appoggiare il governo Monti nel 2012, la riforma delle pensioni firmata Fornero, l’introduzione dell’art.8 sui licenziamenti economici, il massacro dei diritti dei lavoratori, la precarizzazione del lavoro lo hanno allontaato definitivamente dalle simpatie dei lavoratori, che non lo considerano più un punto di riferimento per la difesa dei diritti e del lavoro.

L’arroganza con cui Matteo renzi ha retto il partito durante i mille giorni della sua segreteria hanno dato il colpo finale all’immagine del partito nei confronti dell classi più deboli , le grandi periferie, i lavoratori, i precari gli studenti e la società civile che non si sente più rappresentata dal Pd. La riforma del modo del lavoro, l’abolizione dell’art.18, la riforma “buona scuola”, la sudditanza mostrata nei confronti della FIAT di Marchionne e Confindustria, il tentativo di cambiare la Costituzione della repubblica hanno fatto il resto per distruggere quanto restava di riformista, di centro e di sinistra nel Pd.

La nuova forma di tesseramento on line sta completando l’opera di demolizione del partito Democratico che non arriverà a 50.000 tesseramenti a fine 2022 contro gli oltre 800.000 del 2007 e i sondaggi che lo danno al 14% dei consensi, il più basso di sempre.

Con queste premesse il partito Democratico si avvia al congresso, ma non dopo una lunga, lunghissima ed estenuante fase pre-congressuale.

Quello che i simpatizzanti, gli elettori e una parte degli iscritti e i militanti del Pd si aspetta dal congresso e un ricambio generazionale completo, un partito fatto dai giovani e governato da forze fesche che hanno voglia di riscattare il partito e riscattarsi nella società; che abbiano voglia di rimettersi in gioco per costruire una nuova stagione dei diritti.

Quello che vogliamo è un partito che rimetta al centro della proposta politica il lavoro, il lavoro come momento di riscatto sociale ed economico. Il lavoro come cerniera tra democrazia, diritti e libertà. Il lavoro come cemento della società, che sia in grado di creare ricchezza e ridistribuire redditi e condizioni di vita dignitose.

Il lavoro perché si dia applicazione e piena digntà all’Art.1 della Costituzione della repubblica italiana:”L’Italia è una Republica fondata sul lavoro” nata dalla lotta al fascismo e al nazismo.

ROMA. FIFA. PELE’ IMMORTAL-FOREVER WITH US DI GIANNI INFANTINO.

For everyone who loves the beautiful game, this is the day we never wanted to come. The day we lost Pelé.

“O Rei” was unique in so many ways.

He was the only player to have won the FIFA World Cup three times and his skill and imagination were incomparable. Pelé did things that no other player would even dream of, such as the famous dummy in the 1970 FIFA World Cup semi-final that became known as the “Pelé run-around.” Or the goal he scored in the 1958 FIFA World Cup final as a 17-year-old when he flicked the ball over a defender and volleyed it into the net.

The sight of him punching the air in celebration is one of the most iconic in our sport, and is etched into our history. In fact, because televised football was still in his infancy at the time, we only saw small glimpses of what he was capable of.

Most importantly, “The King” rose the throne with a smile on his face. Football could be brutal in those days, and Pelé was often on the receiving end of some rough treatment. But, while he knew how to stand up for himself, he was always an exemplary sportsman, with genuine respect for his opponents.

I had the great privilege of meeting him in several occasions. In 2016, already as FIFA President, we were side by side for the premiere of Pelé’s movie, which reminded me of when I sat next to my father in 1981 when he brought me to watch “Escape to Victory” in which Pelé starred alongside Silvester Stallone and other famous actors.

I was 11 years old and my father told me what a great player Pelé was. The fantastic goal he scored in that movie was the only way, at that time, to have a glimpse of his incredible skills.

The moments spent with him will forever remain in my memory and in my heart.

Pelé had a magnetic presence and, when you were with him, the rest of the world stopped.
His life is about more than football. He changed perceptions for the better in Brazil, in South America and across the world.

His legacy is impossible to summarise in words.

To his family and friends, to CBF, to Brazil and to all football fans who loved him so much, I express my sincere condolences.

Today, we all mourn the loss of the physical presence of our dear Pelé, but he achieved immortality a long time ago and therefore he will be with us for eternity.

-Gianni Infantino – FIFA President

More: Football and the world mourns Pele

TORINO. NASCE IL NUOVO SALONE DEL VINO DI TORINO INTERAMENTE DEDICATO AI VINI PIEMONTESI, DAL 4 AL 6 MARZO 2023.

SALONE DEL VINO DI TORINO
4, 5 e 6 Marzo 2023

PRESS KIT E FOTO

Torino, 28 Dicembre 2022 – Nasce il nuovo Salone del vino di Torino, interamente dedicato ai vini piemontesi. Dal 4 al 6 marzo 2023 la Città di Torino diventa una grande cantina che accoglie produttori delle nostre terre. 

Un vero e proprio omaggio alla nostra terra e all’attività vitivinicola della nostra regione, tra storia e innovazione. Da martedì 28 febbraio fino alla conclusione del Salone, inoltre, più di 100 eventi diffusi, per un calendario OFF in cui, oltre ai produttori, diventano protagonisti i grandi ristoranti, le piole e le enoteche, artisti e scrittori, tra masterclass, cene, degustazioni e spettacoli. 

Una nuova manifestazione rivolta al pubblico e agli addetti professionali che entra nel calendario dei grandi eventi della città. 

“La Città di Torino da sempre si contraddistingue per la capacità di accogliere e innovare – dichiarano Mimmo Carretta, Assessore Sport, Grandi eventi, Turismo della Città di Torino e Paolo Chiavarino, Assessore Commercio e Mercati della Città di Torino – L’idea di portare un nuovo Salone del vino di Torino che ospiti le eccellenze, le sperimentazioni, la storia e il futuro delle nostre terre ha da subito convinto l’amministrazione per la valenza turistica e culturale che la viticultura può regalare ai cittadini e per la ricaduta che può portare sugli operatori del settore. Torino è la città in cui poter degustare tutte le nostre terre”

Patrizio Anisio, Direttore del Salone del vino di Torino sottolinea: “Abbiamo la fortuna di vivere in un territorio meraviglioso, dove, attraverso il vino, le eccellenze, le tradizioni e l’innovazione trovano cura e passione. Il salone del vino di Torino nasce per contribuire a questo racconto. Grazie ai  produttori e alle tante realtà che lavorano per far conoscere la nostra regione e le sue unicità, porteremo in città tutti i sapori delle nostre terre”

Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino aggiunge: “La Camera di commercio di Torino da molti anni attraverso il progetto Torino DOC, selezione enologica realizzata insieme al nostro Laboratorio Chimico, sostiene le filiere del vino di qualità. Il Salone del vino di Torino sarà dunque un’occasione importante per proseguire e valorizzare il lavoro portato avanti finora e contribuire alla diffusione delle eccellenze vitivinicole del territorio torinese.”

http://www.salonedelvinotorino.it

Ufficio stampa Salone del Vino di Torino
press@salonedelvinotorino.it
Veronica Sisinni | veronica.sisinni@gmail.com | tel. 347 068 1604

ALESSANDRIA. IL GOVERNO MELONI NON HA SOLDI PER LE CITTA’ DI GENOVA, VENEZIA, LECCE E ALESSANDRIA.

Se a qualcuno fosse venuto in mente che il governo Meloni aveva a cuore la sorte delle città e dei suoi cittadini allora può fare ammenda e recitare un “mea culpa” e cospargersi il capo di ceneri perché Giorgia Meloni e il suo govero hanno preferito regalare i soldi della finanziaria ai pressidenti delle società di calcio per pagare gli ingaggi milionari dei suoi giocatori.

Quella che da più parti si attendeva come una boccata di ossigeno per Genova, Venezia , Lecce e Alessandria con il “patto con lo Stato” è stata rottamata dal governo e gettata in discarica, la stessa che che invece accoglie gli emendamenti buttati li da ognuno che passa nei dintorni: caccia alla fauna selvatica nei centri cittadini e reti tanto inutili quanto costose per contenere la peste suina africana.

Il comune di Alessandria credeva nei 450 milioni di euro proposti nell’emendamento presentato per la finanziaria 2023, che avrebbero risolto in parte i problemi di bilancio, ma la ragioneria dallo Stato è arrivato lo stop perché non c’erano le coperture finanziarie e ancora una volta Meloni & soci, come nella più classica raffigurazione del corporativismo, hanno preferito tirare la coperta dalla parte del risparmio fiscale a favore di alcune categorie professionali a danno delle collettività.

Le quattro città, Genova, Venezia, Lecce e Alessandria, avevano stipulato un accordo con lo Stato in cui si impegnavano ad avviare politiche di risanamento, ma non è stato così e Alessandria si trova a dover far i conti, ancora una volta, con i debiti pregressi, cioè fatti da altri, che a fronte 110 milioni di entrate ne deve sborsare 100 per le spese oltre ai 10 milioni per i mutui, più gli interessi, più i quasi quattro milioni di rata annuale per il piano di rientro chiesto dalla Corte dei conti e i 9 milioni al fallimento Atm.

Il sindaco Giorgio Abonante spiega che: “I contributi erano stati dati a grandi città metropolitane come Torino e Napoli, sarebbe stato un segnale tener conto anche di quelle più piccole che s’impegnavano nel risanamento. Invece non è stato così, stupisce che si sia preferito spendere addirittura un miliardo per finanziare le società di calcio”.

L’assessore al Bilancio, Antonella Perrone spera ancora nel decreto Milleproroghe in cui potrebbe essere riproposto l’emendamento a favore delle 4 città.