PAGINA DEDICATA DAL SENATORE ANTONIO LA TRIPPA A SILVIO BERLUSCONI E NON SOLO.
CIAO, SONO GIUSEPPE AMATO E DURANTE GLI ANNI IN CUI SILVIO BERLUSCONI HA PRESIEDUTO I VARI GOVERNI MI SONO DIVERTITO A DEDICARGLI DELLE CARICATURE SOTTO FORMA DI VERSETTI POETICI, ISPIRANDOMI A CECCO ANGIOLIERI, PER PARAFRASARE LE ESTERNAZIONI DI SILVIO BERLUSCONI SOTTO FORMA DI SFOTTÒ. L’AUTOCANDIDATURA A PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI SILVIO BERLUSCONI MI HA CONVINTO A RIPUBBLICARE GLI SFOTTÒ PERCHÉ ANCORA ATTUALISSIMI. BUONA LETTURA E SILVIO BERLUSCONI NON SE LA PRENDA A MALE.
BUONA LETTURA E BUON DIVERTIMENTO.

VIVA L’ITALIA
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno giovedì 17 marzo 2011 alle ore 23.32
Viva l’Italia
l’Italia dei miei padri
l’Italia di chi soffre
ed ogni giorno lo fa in silenzio.
Viva l’Italia
l’Italia di chi è morto
colui che è morto
nel silenzio del dolore
tra il frastuono assordante del potere
e l’urlo muto degli oppressi.
Viva l’Italia
questa Italia
che non ha più voce
violentata dal potere
vilipesa e uccisa da una legge
che non è più legge.
Viva l’Italia
oggi ti festeggerà
il tuo popolo
ti festeggeranno
i cittadini di questo paese
ti festeggerà
chi la costituzione riconosce.
Viva l’Italia
anch’io ti festeggerò,ma a modo mio
non ti festeggerò
plaudendo i potenti
non dividerò questa festa con i Re
con loro un metro di questa terra
non voglio dividere
neanche da morto.
Non ti festeggerò con chi
massacrò il suo popolo
con chi ci unì per farci sudditi
schiavi e mai uomini liberi.
Non posso condividerti
con chi ci usò come carne da macello
con chi fucilò i suoi figli
con chi gli sparò alla schiena
perchè non arretrasse
davanti al nemico.
Non voglio dividerti con chi
ci tolse la libertà
benedicendo il fascismo
con chi macchiò dell’infamia più grande
pensare che gli uomini
non sono tutti uguali.
Viva l’Italia
l’Italia degli oppressi
l’Italia di chi non ha voce
l’Italia degli uomini liberi
l’Italia che tutti i giorni vola
vola in alto
l’Italia che pensa
che sogna
che lotta
che ama
che vuole essere unita
unita nella solidarietà
unita nella speranza di un mondo migliore!
TSUNAMI
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno venerdì 4 giugno 2010 alle ore 22.36
Respiro l’aria
mi riempie i polmoni
inebria la mente
riscalda il corpo
fa battere il cuore.
Un respiro
un battito
un respiro
un emozione
un respiro
una nuova vita.
L’acqua
mi toglie il respiro
affogo
poi rinasco
sempre nuovo
sempre simile a me stesso
Acqua
mi muovo
nuoto sereno
mi dette la vita
il cordone ombelicale
mai reciso.
L’acqua all’improvviso
mi toglie la vista
si intorpidisce
dalla terra ferita
pugnalata a morte
nero,viscido
fuoriesce sangue
sangue unto che uccide
si avvinghia alle piume
incolla le braccia
immobilizza i piedi
inquina l’acqua
inquina la vita
inquina i pensieri.
L’oceano odora di morte
si confonde col cielo
la marea nera
le nuvole cupe dei miei pensieri
nuvole nere e radioattive
lo specchio dell’acqua
si oscura
confonde le idee
le linee ,l’orizzonte infinito.
L’ambiente e la vita
la vita unica come l’ambiente
un solo ambiente
una sola vita
dove vita e morte
si fondono
e
mi confondono
SILVIO TELEVISIVO!
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno giovedì 13 gennaio 2011 alle ore 18.18
Domani
domani vado in televisione
domani vado a raccontare
a raccontare cosa?
niente
tanto non ho niente da raccontare
o meglio qualcosa
avrei da raccontare
potrei raccontare barzellette,
ma tanto tutti le conoscono
giudici,toghe rosse,comunisti
la Bindi è brutta
No che la Bindi è brutta non l’ho detto io!
Domani
domani vado in televisione,
ma che ci vado a fare
poi dove vado
tanto ormai tutti lo sanno
solo Vespa mi può capire
solo lui mi può ospitare,
ma poi cosa racconto
Veronica mi ha lasciato
Fini mi ha tradito
i comunisti mi vogliono arrostire
i magistrati ingabbiare
Domani
domani chissà
domani non vado in televisione
neanche dai magistrati
telefono e insulto tutti
conduttori,ospiti e spettatori
tanto ormai posso solo telefonare
e se poi Lerner mi dice:
“Sei un cafone”
allora io riattacco,
ma prima ordino alla Iva di alzarsi
e
andare via di lì
un posto pieno di comunisti
Domani
forse anche domani
racconterò un sacco di balle
agli italiani
gli italiani son sicuro mi crederanno
tanto loro credono a tutte
le balle che racconto.
SILVIO REFERENDARIO AT(T)O(MO) ULTIMO
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno lunedì 13 giugno 2011 alle ore 20.40
Referendum
nucleare Silvio
hai perso la tua occasione
marziano con le antenne
somaro con la coda
le orecchie lunghe
dritte e pelose
marziano del bunga bunga
marziano dei festini
le luci rosse marziane
Ruby marziana
Ilda la Rossa marziana
Nooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!
La Ilda persecutrice
l’incubo della notte
la notte referendaria
il legittimo impedimento
che se ne và
impedito per legittimo impedimento
ad una vita risoluta
impunita e garantita
Un bicchiere d’acqua presto,
ma che sia acqua pubblica
No!!!
privata inquinata
affidata al mercato
insomma che confusione
Silvio il mio amico
non capisce
il suo tempo è passato
adesso solo può fare
vita da pensionato
pensionato di stato
dalla pubblica amministrazione
mantenuto,sfamato
galeotta fu la notte
la lunga notte referendaria!
SILVIO QUALCUNO CI CREDE ANCORA?
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno giovedì 31 marzo 2011 alle ore 10.12
Qualcuno ci crede ancora!
Farò il miracolo economico
tutti sarete più ricchi
il grasso colerà dai vostri corpi secchi
come Ferrara cola grasso
dalla bocca
tutte le sere dopo il Tg.
Camminerò sulle acque
affinchè tutti voi possiate venerarmi
come unico e grande
venerabile che parla
per bocca del Signore.
Ricostruirò L’Aquila
risorgerà come la Fenice
che spiega le ali e vola
in alto nel cielo.
Sconfiggerò la morte
il cancro e tutte le malattie
compreso il Comunismo
vivrò almeno fino a 120 anni.
Riformerò la costituzione
perchè è vecchia
scritta dai Comunisti
promulgata da un Comunista
la farò più bella
a mia immagine e somiglianza
all’art.1 scriverò:
“L’Italia è un regno personale
fondato sulla televisione
e
la manipolazione delle coscienze”.
Farò il miracolo Partenopeo
scomparirà la munnezza
con essa la lotta alla camorra
poi la munnezza tornerà
la camorra si arricchirà ancor più.
Comprerò una casa a Lampedusa
diverrò Lampedusano
divento Sindaco
cambio il piano regolatore
cementifico tutto
anche voi
così diverrò
ancor più ricco.
Diverrà porto franco
per i capitali mafiosi
così la Guardia di Finanza
non potrà indagare.
Quarantotto ore
massimo sessanta
gli immigranti scompariranno
li mandiamo tutti in crociera
dopo una settimana ritorneranno
belli,abbronzati e profumati.
Farò di Lampedusa un paradiso
Sì!ma fiscale per gli evasori Lombardi.
Costruirò un casinò
con le Roulette,i crupier
e le soubrette dell’Olgiettina
a casa mia non c’è più posto
troppo caos,
troppo rumore
troppa cocaina
troppi sbirri intorno
mi rovinano gli affari.
Proporrò Lampedusa
per il premio nobel
tanto a Oslo manco mi cagano
allora vi assegno un bel Tapiro
come popolo credulone
per tutte le balle
che ho raccontato.
Qualcuno ci crede ancora a tutte queste balle?
Un miracolo però lo ha fatto
l’unico che gli riesce bene
comprarsi’ l’impunità
nelle aule parlamentari
per evitare le aule processuali.
SILVIO LO SHOW MAN
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno martedì 29 marzo 2011 alle ore 14.38
Silvio
lo showman
l’unico che può vantarsi
di essere imputato
che della delinquenza ha fatto virtù
che le leggi le fà
per non rispettarle lui,
ma per imporle agli altri
Silvio
sul pradellino
il processo lo hai già fatto
da solo ti sei assolto
il processo non lo fanno i giudici,
ma tu col tuo popolo
di beoti,divi e puttane a pagamento
il popolo degli onorevoli
inquisiti,processati,condannati
sempre simili ed uguali al loro padrone
Silvio
ieri hai stretto la mano
al tuo inquisitore
ed oggi
lo accusi di aver speso soldi pubblici
per scoprire le tue malefatte
forse i conti non sai farli,
ma tu ne hai spesi molti di più
ancora ne spenderai perchè
trenta processi
trenta avvocati
trenta puttane
di soldi devi spenderne
per mantenere il reame,i cortigian,
la tua corte
la prossima settimana
un nuovo show
con Ruby rubacuori
la minorenne che più
di ogni altro ti costerà!
Silvio l’ultima conta o meglio il giorno del giudizio!
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno lunedì 13 dicembre 2010 alle ore 22.29
Silvio il giorno del giudizio è ormai giunto
certo non sarà San Pietro ad aprirti
le porte del paradiso
nè il Signore a giudicarti
per ora.
Saranno loro i tuoi amici
quelli che hai vilipeso
quelli che hai agggirato,truffato
e infine offeso.
I dossier per ricattarli
i soldi per comprarli
ed ora
ora sei lì appeso ad un filo.
Il filo che legato ai coglioni
ti tiene appeso al tuo destino
uno lo tiene Fini che tira forte
per strapparteli i gioielli di famiglia
anche se logori ed inutili
l’altro filo lo tiene Bossi
ed anche lui tira per strapparteli
i coglioni tanto hai già perso
e Bossi lo sà!
Alle palle è appesa l’appendice
e
quella la tirano forte fino a strappartelo
le tue troie!
Quelle che hai ricoperto d’oro
le stesse a cui hai regalato gioielli,
macchine di lusso,soldi e pellice da indossare.
Silvio amico mio sei proprio solo
e
proprio adesso che stai per morire
politicamente,moralmente e fisicamente
senza il successore che tu
solo tu ritenevi degno.
Il 13 dicembre Santa Lucia
protegge gli occhi
gli occhi di tutti
di chi vede e di chi non vuol vedere.
Il 14 dicembre è il giorno del giudizio
il giorno del tuo giudizio
ti giudicheranno tutti
i lavoratori,i precari e gli studenti che da anni umilì
i comunisti che da anni offendi
i cattolici che da anni inganni
i giudici che da anni delegittimi
i parlamentari,i giornalisti e i tuoi ministri
che da anni ricatti e sottometti!
Ciao Silvio anche il tuo giorno è arrivato
mandaci una cartolina dal tuo esilio d’orato
io ti manderò le arance quando sarai in galera!!
SILVIO IL PALLONARO DI ARCORE
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno sabato 5 febbraio 2011 alle ore 12.07
Bunga bunga a te Silvio
a quella magnifica corte
che ti porti appresso
alla allegra compagnia
che l’Italia si sta spolpando
come avvoltoi intorno alla preda
Bunga bunga Silvio
che la tua virilità hai posto
al servizio di una patria
ormai iretita
dalle tue gesta leggendarie
Bunga bunga anche a noi
Silvio amico mio
poveri di stracci coperti
puzzolenti come solo chi suda
sà essere
invidiosi della tua avvenenza
invidiosi di tanta ricchezza
invidia di classe appunto
invidiosi delle tue ancelle
invidiosi di non poter
con te condividere tanta avvenenza
tanta abbondanza
Bunga bunga Silvio,
ma se ciò che mostri
è
lo stesso che ti porti appresso
quella cosa smilza,moscia
peso inutile
inutile quanto inutile
può essere abbeverare
un mulo ad una fonte secca
Silvio dì a me stolto
sporco,puzzolente comunista
di che cosa devo essere invidioso
se ti mostro il mio
pesante,ingombrante fardello
chiedi esilio per la vergogna
nel mostrare il tuo pisello!
SILVIO il capolinea
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno venerdì 12 novembre 2010 alle ore 9.00
Silvio
anche se morrai
resterai sempre nei nostri cuori
ci divertivano le tue barzellette
le uscite teatrali nel salotto di Vespa
le battute comiche
alle inaugurazioni dei saloni
e poi la politica la politica
che sembrava miele
panacea di tutti i mali
tu unico eletto
unto e messia di nostro Signore!
Silvio
ci mancherai
non potremo più lavorare
senza le tue ispirate cazzate
non potremo più gioire
la vista delle lunghe cosce
delle tue donnine
come faremo senza le sante ministre
Mara,Daniela,Stella e Michela
dame di carità,di concordia,di compagnia,
ma……………..
sopratutto di A M M OR E scritto con due M.
Silvio
prima di andartene facci un dono
come un attore consumato
a fine carriera
dimostra a noi
invidiosi,poveri,sporchi
e malvestiti catto-comunisti
che ancora sai essere virile
due punturine nel pisellino
e via!!!!!!!!!!!
un bellissimo omaggio televisivo
la cassetta col tuo discorso conclusivo
l’incontro Hard e pornografico
con le “zozzette”
tutte insieme
e tu……
unico grande attore e regista
testimone delle tue miserie
delle tue mania di grandezza!!
Silvio ghe pensi mi!
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno domenica 6 novembre 2011 alle ore 19.15
Ghe pensi mi
risollevar l’economia
che ci vuole?
nulla! ghe pensi mi!
Ci penso io
qualche zozzetta
un pò civetta
disponibile,arrivista
senza scrupoli e coscienza
importante che sia troia.
Ghe pensi mi
a salvare quest’Italia
beota, ruffiana
pronta a votarmi
osannarmi e idrolatarmi
se la meno per il naso.
Ci penso io
a togliere l’imbarazzo
la Angela Merkel?
Culona inchiavabile
Io nanetto impotente?
Ma la Culona non lo sà
le pomatine miracolose
le punturina della felicità
la pompetta
che gonfia la pacca
nelle parti molli
dei pantaloni
il tronchetto della felicità
la via dell’immortalità.
Ghe pensi mi
che ci vuole cari amci
se poi le cose vanno male
poco male
la via dell’esilio
in qualche paradiso fiscale
a far miracoli divini.
SILVIO E NICHI I CONDOTTIERI.L’AMOR PER ROSY LA PASIONARIA!
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno martedì 20 luglio 2010 alle ore 9.14
Chi disprezza ama e vuol comprare
recita il versetto.
Silvio tu lo sai
e già l’ami
Rosy la pasionaria del PD,
ma ammetterlo non puoi
tu osannato e donnaiolo
che ti strusci
tra quei tettoni
enormi e duri
di gomma e silicone
come palloni per calciatori.
Silvio giammai
potrai dichiarare l’amore
per la pasionaria Rosy
ella non è come le tue donne
lor son belle
grintose,spavalde
sicure come solo
le tue donne sanno essere
e se poi tiranno
un pò di coca
meglio son più disinibite.
Rosy invece!!!
Ah Rosy la pasionaria
Silvio chiudi gli occhi
immagina:
pensa ai suoi capelli
sale e pepe
tagliati a caschetto
da maschiaccio
gli occhialoni
su quel naso un pò a patata
la bocca carnosa.
Silvio sogna Rosy
la tua pasionaria.
Al risveglio attento!
già ti ritrovi
tra le braccia di Nichi
governatore delle Puglie
con lui ritrovar potrai
l’altra giovinezza
certo che dell’italica
virile mascolinità
non potrai più vantarti,
ma pensa
al gay pride
potrai partecipare
vestito di piume
merletti e lustrini
col ventaglio in mano
per essere tu “la pasionaria”
vestito da piccolo demone
con il tutino rossonero
il codino tra le gambe
i baffoni ed il pizzetto
e gli occhi di brace
fuoco
che scintilla nella notte.
Ah!!Silvio Silvio
tra Nichi il condottiero
Rosy la pasionaria
e qualche puttanella
il tuo cevello
(amesso che tu ne abbia uno e funzionante)
a fuoco lento cuocerà
fino a fumare
come l’arrosto che si brucia
le tue membra esploderanno
come un attentatore suicida
e di te non rimarrà che
un triste ricordo:
“il tormentato amore per Rosy la pasionaria
lo portò al suicidio ed alla distruzione
per sua stessa mano”!!!!
CIAO SILVIO DA ROSY,NICHI E ME!!
SILVIO E LE MINORENNI!Ma che male vi può far quest’uomo?
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno venerdì 18 febbraio 2011 alle ore 11.48
Donne donne
voi milione di donne
che brandite cartelli
issate striscioni
che urlate vergogna
ma che male vi può fare
quest’uomo maltrattato
indagato e imprigionato.
Guardatelo guardatelo bene
mentre porta sulle spalle
il peso del suo fardello
quando in aula
alla sbarra e in piedi
ripete vostro onore
e ironia del destino
quattro donne
per giudici gli son toccate in sorte.
Ti immagino amico mio
mentre la testa
sommessamente alla giustizia chini
e delirante inventi
un altra verità
“Rideva e parlava
parlava,parlava,
ma quanto parlava
e rideva
rideva e parlava
rideva e cantava
cantava e ballava.
Vostro onore non per mio diletto,
ma per l’onore dell’italica nazione
per carità cristiana
alla fanciulla araba e mussulmana
nelle strette mutandine
la cosa più grossa che misi
fu una mazzetta di soldi accartocciata
tale da sembrare un grosso fallo.
Donne donne
voi che già mi condannaste
giudici della corte
voi che già mi condannaste,
ma guardatemi guardatemi bene
che male posso fare io col mio misero pisello
con solo da portare sulla schiena
ho un grosso fardello.
Poi alzando lo sgurdo
Ilda”toga rossa” vide
il fuoco divampò
arso in viso rosso di rabbia s’accese
le fiamme divorando in quell’inferno
con un sobbalzo
e un lampo di arrogante prepotenza
disse:”Tu Ilda toga rossa
che con un piede mi vuoi già nella fossa
a me
a me che son l’imperatore
che il popolo ha eletto nuovo Re
comandante,ducecondottiero,
visionario,vincitore di tutte le battaglie
che ha a letto combatter si possono
padrone e sovrano di tutte le umane virtùe
già quel poppolo mi assolse
tre volte regalandomi
la regale impunità
che ogni sovrano come si conviene
deve avere.
“Donne donne
che gridatenei cortei
di sangue colorate
e voi giudici di corte
di nero vestite
come suore
della Santa inquisizione
che male può far quest’uomo umile
vecchio e solitario
col suo piccolo pisello
e le chiappe molli!
SILVIO E LE MINORENNI!
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno giovedì 28 ottobre 2010 alle ore 10.01
Silvio ancora tu, ma non dovevamo vederci più?
Silvio amico mio
certo che di porcate ne hai fatto e ne fai,
Noemi non era l’ultima, ma neanche la prima.
Silvio vecchio amico mio
come potrei descriverti agli amici?
“Vecchio, bavoso, pedofilo e schifoso”.
Quando al mattino ti guardi allo specchio
senti un brivido che ti scivola giù per la schiena
senti il ribrezzo
ti fai un po schifo
ti vien voglia di sputarti in faccia.
Nello specchio
provi rimorso quando pensi
che quella poteva essere tua figlia
poteva essere tua nipote
oppure
la figlia del tuo migliore amico?
Ti capisco gli avanzano
la vita ti sfugge
non controlli più le emozioni
il corpo malfermo sulle gambe
ti dicono che il tuo tempo
sta per scadere
la vita
la senti ogni giorno più lontano
l’ardore della giovinezza
la gaia spensieratezza
le scopate fatte nei prati
in macchina con i vetri appannati
gli aliti e l’umidità che cola dai finestrini
come in un giorno di pioggia
per questo
per scacciare questo pensiero
ti dedichi a loro
ti nutri del loro sapore
bevi il loro sangue
affoghi nella carne fresca
scivoli sulla pelle liscia
che solo un corpo giovane può avere.
Silvio gli anni passano
con essi la speranza dell’immortalità
andar per minorenni
non ti ridarà la giovinezza
non ti farà sentire più virile
non ti restituirà il tempo perduto
e quando sarai al suo cospetto
non giustificarti dicendo
sono stati i comunisti
e le toghe rosse
che mi hanno voluto incastrare.
Silvio e la monnezza
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno domenica 24 ottobre 2010 alle ore 10.39
Silvio amico mio
quanta monnezza per questa via
quanta monnezza
a Napoli
a Palermo
ed anche ad Arcore
proprio vicino a casa tua.
Silvio,ma il miracolo
che hai promesso
si è realizzato solo a metà
la prima metà per vincere le elezioni
la seconda per fare un ministro camorrista.
Silvio la monnezza puzza
la monnezza fa venire i tumori
la monnezza fa più ricco chi già lo è
Silvio quanta monnezza per questa via
tu lo sai
perchè la monnezza
sei tu che la crei
“Da grande voglio fare la soubrette televsiiva
e se non ci riesco
allora papi Silvio mi fa fare la deputata
così le pompe le faccio anche in parlamento”.
Silvio tutta stà monnezza
non ti fare nuotare
non è acqua e non è latte
è oro,ma solo per quelli come te
che tutto ciò che toccano diventa
M E R D A !!!!!!!!!!!!!!!
SILVIO E LA GNOCCA!
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno sabato 8 ottobre 2011 alle ore 9.38
Partito del buon governo
casa delle libertà
popolo dela libertà
finalmente
dopo tanto bunga bunga
l’anima del Silvio
l’anima vera
l’Italianità mascolina e macista
prepotente si risveglia
Il partito della gnocca
mette d’accordo tutti
così simile all’On.Laqualunque
quantunquemente
chiù pilù per tutti
belli e brutti
Il partito della gnocca
quello che non deve chiedere mai
tanto te la danno lo stesso
se il fututo è ministeriale
ministero delle pompe
ministero della gnocca
Il partito della gnocca Silvio
l’Italia che va a puttane
le puttane e la gnocca
l’Italia che si sputtana
la crauta Angela
la gnocca racchia
L’opera pubblica della gnocca
strade di pilù
autostrade di pilù
ponti di pilù
tiranti di pilù
pilù ad alta velocità Silvio
solo per la gnocca
Gnocca che gnocca Silvio
con la gnocca si governa meglio
partito di gnocca e di buon governo
gnocca delle libertà
gnocca senza intercettazione
gnocca senza confine
gnocca senza processi
processi per la gnocca
con prescrizione breve
processi per la gnocca lunghi
infiniti perchè di gnocca
si può anche morire
perché la gnocca è sempre la gnocca Silvio.
SILVIO e la Favola di PINOCCHIO ovvero il mondo all’incontrario!!
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno mercoledì 1 dicembre 2010 alle ore 21.29
Silvio the best friend!!!
Hilary con una leccata di culo
ha lavato la faccia
al più incapace dei governanti.
Silvio per la gioia se le fatta addosso!
Specchio specchio
che tutto conosci
che tutto senti
che tutto vedi,
ma che la realtà riproponi all’incontrario
dì a Silvio,
il divino
il più bello
il narciso
il macho
il giunonico virile presidente
il più grande governante degli ultimi 150 anni,
che la sua realtà è finzione
l’illusione diventà realtà
nella follia,
ma quale è la realtà che tu rifletti?
Silvio si guarda allo specchio
e sorride
sono io il più bello
il più ricco
il sogno degli italiani.
Specchio la realtà l’hai rovesciata
e così dov’egli vede verità
c’è solo inganno
dove vede libertà
c’è tirannia
dove vede complotti
c’è solo giustizia.
Specchio specchio
Silvio la realtà la inventa
e
l’invenzione diventa realtà
così come Pinocchio
con il gatto e la volpe
nel paese dei balocchi!
SILVIO DOVE SEI?
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno martedì 13 aprile 2010 alle ore 8.49 Silvio amico mio dove sei?
son settimane che ti cerco
e non ti trovo.
La televisione con grandi titoloni
annunciava la tua discesa
negli inferi
tra i demoni di Facebook
per redimere le nostre anime
far scomparire la nostra rabbia
e renderci tutti più simili a te.
Bondi ti implorava:
“Silvio mio signore, altissimo
potentissimo sovrano, duce tra i duce,
sultano, faraone non lo fare
o
anche tu brucerai
nelle fiamme eterne dell’inferno.
Là ti attendono, ma non per omaggiarti
nella tua magnificenza
là ti attendono, ma non per inchinarsi
al tuo passaggio semmai come Bertoldo
si gireranno per mostrarti
il fondo schiena!!!!!!!!!!!”
Silvio dove sei?
Già fuggisti davanti all’ignoto
Che farai?
Da Vespa andrai
ed
oltre ad un tappeto rosso
su cui camminar potrai sospeso nell’aria
senza neppure sfiorarlo
Bruno innanzi a te si chinerà
si prostrandosi
zerbino dei tuoi desideri
immediatamente esaudirà.
Silvio amico mio non te la prendere
se ti tratto sempre male,
ma son qua che aspetto
per darti l’amicizia
e
da amico sai quante
SILVIO BLACK BLOC DELLE CAZZATE
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno martedì 18 ottobre 2011 alle ore 22.47
Black bloc
tu sei il black bloc
sei fatto di plastica
la tua faccia di gomma
sotto la maschera
solo un testa di cazzo Silvio.
Silvio il black bloc
suona bene
mobiliterò le masse
conquisterò il palazzo di giustizia
giustizia farò
dei bolscevichi
dalla toga rossa
Silvio il black bloc
conquisterò piazza S.Giovanni
la devasterò
appalterò la ricostruzione
a qualche imprenditore amico
fidato
poi la distruggerò di nuovo
farò il decreto per lo sviluppo
come il filo di Arianna
di giorno filerò la lana
di notte la sfilerò
Silvio black bloc
le stronzate
le dico sempre in diretta TV
il decreto sviluppo
un gioco da ragazzi
tanto non ho un Euro
lo scriverò per la storia
tanto resterà solo
bella storia.
Silvio atto3°IL GRAN FINALE
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno venerdì 18 dicembre 2009 alle ore 16.30 Silvio che attorone
tutta finta l’aggressione
sangue, folla e che tensione
dell’aggressione hai fatto professione
Il sangue, i denti e il tuo faccione
hai mostrato in televisione
ed ora che farai?
scusa chiederai?
Vespa e Floris quei drittoni
su di te fan trasmissioni
così da quel pestaggio tu guadagni nel sondaggio
che disastro e che follia
anche a te l’anno vecchio si porta via
ma se è tutta una finzione
la befana col carbone, Bondi, Fini e Capezzone
sì porterà anche un bel bastone
e te lo spaccherà sul capoccione
e quando farai CUCU’
la Angela ti dirà che non sei
un campione, ma un gran pagliaccione.
Silvio amico mio è la fine dell’anno…non del mondo!!!!!!
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno giovedì 31 dicembre 2009 alle ore 18.18
Silvio amico mio
è l’ultimo dell’anno
domani sarà Capodanno
Questa notte facciamo i botti
tuoni, fulmini e saette
fontane dai colori scintillanti
razzi che s’alzano nel cielo
e
nel cielo ci sei tu che vegli su di noi
OPS!!!scusa non sei ancora morto,
ma sei sempre lì
col tuo faccione pronto
a un’altra trasmissione
EH sì!!!!dell’attore sei il signore
del poeta sei il profeta
degli ignavi sei il messia,
ma per noi sei e resti il Silvione
falso, ipocrita, buffone e maestro dell’illusione
anche a te faccio un augurio di pronta guarigione
con magari un po di ispirazione…..
perché anche tu non te ne vai in Tunisia?
Ti dedicheremmo una via….
SILVIO AD PERSONAM
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno martedì 5 luglio 2011 alle ore 10.42
Certo che ad personam è tutto
proprio tutto.
Il Silvio presidente ad personam
di se stesso
i problemi dell’Italia sono i miei
o meglio
i miei guai
sono diventati
i problemi dell’Italia.
La crisi ad personam
la crisi un’invenzione
le sirene disfattiste della sinistra
inventano la crisi
Silvio la crisi gli fa un baffo
lui balla il bunga bunga
con le zozzette
si sputtana 14 milioni all’anno
per una trombata
UNA CAREZZA SULLA COCCIA PELATA.
La TAV,L’amianto,l’uranio ad personam
tanto chi respira tutta sta merda
sono i Valligiani
Silvio se ne stà ben lontano
e a fargli compagnia c’è Bersani
Oh!! porco mondo.
La munnezza ad personam
De Magistris la raccoglie
Silvio si fa campagna elettorale
il mago della munnezza che appare e scompare.
Manovra ecomica ad personam
per chi pensava di aver toccato il fondo
scopre oggi che al peggio non c’e’ mai fine
Ticket che tornano
dissanguare le rape che sangue non nè hanno
è lo slogan del Silvio nazionale
ad personam
non pagare i debiti
per risparmiare 750 milioni di euro
l’imperativo.
Il bollo ad personam
la tassa più odiata dagli Italiani
l’abolisco…l’abolisco…l’abolisco…
anzi no!
l’aumento perchè possiate odiarla
ancora di più.
Operai ad personam
in pensione non ci andate,ma in compenso
vi diamo nuovi uffici di collocamento
per la disoccupazione.
Ad personam ad personam
tutto questo lo facciamo per voi
sorridente il Silvio dice
tutto ciò è per rendervi solo più felici.
Ad personam ad personam
ed io che speravo
nella sospirata pensione anticipata!!!!
Ma che ad personam e ad personam
ad personam un bel corno
a noi sempre………………!!!!!!!
SILENZIO
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno sabato 12 giugno 2010 alle ore 15.28
Silenzio
parla solo il capo
gli sproloqui sono legge
la legge la fà il capo
silenzio
come il mattino ha l’oro in bocca
silenzio
la libertà muore
l’informazione muore
la dignità muore
la giustizia muore
silenzio
parla il nuovo duce
ha letto Musssolini
il potere è dei gerarchi
silenzio
parla il padrone
è stato in America
il cotone lo raccoglievano gli schiavi
è tornato in Italia
le macchine le fanno i nuovi schiavi
si chiamano operai
silenzio
solo il capo
e i suoi boiardi possono parlare
comandare,decidere e informare.
Silenzio
la democrazia è morta
e con essa la libertà!
Silenzio
è l’alba
l’alba di un nuovo giorno
il sole sorge
i fiori si aprono
spargono nell’aria profumi,odori
l’odore della libertà
che andiamo a riconquistare!
Silenzio
la libertà
si conquista in silenzio!
SAN VALENTINO
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno domenica 14 febbraio 2010 alle ore 9.21
Il pallido raggio di sole non scalda il volto
la luce degli occhi illumina la strada
il vento soffia freddo tra i capelli
la mano che li accarezza non scalda il cuore
la neve scende copiosa
la bocca non sussurra frasi d’amore
maledice questa via
urla al vento la rabbia
l’agonia dei pensieri
di un corpo lento che muore.
Il sogno fa posto al sonno
il bambino s’insinua con coraggio sincero
l’amico d’infanzia
l’amore immaturo e immortale
follia nelle notti
per essere ancora più forti
per vivere ancora quel mondo
il pensiero avvinghia le ruote
la mente aleggia lontana
il motore è un urlo rabbioso
velocità e tempo sull’asfalto
si fondono e confondono
il brivido corre lungo la schiena
nel lampo smarrisce il destino.
Sei lì
lì con i tuoi rimpianti
le rughe segnano il tempo
del corpo che invecchia
che ama il dolore
ama la rabbia
ama quel freddo
ama il pallido sole
che di nuovo riscalda quel folle.
Per Silvio ferito nell’onore e nell’orgoglio oltre che nell’immagine del volto
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno lunedì 14 dicembre 2009 alle ore 16.59
Silvio..Silvio amico mio
che ti hanno fatto?
Il faccione in piazza Duomo ti ha rotto il birbaccione
che orrore e che sgomento
quanto sangue su quel mento,
ma ha pensarci bene quel faccione
a me sembrava un plasticone
a cui si è rotta la guarnizione.
Però pensa che fortuna con la tua Milano
sei stato colpito
a Luigi XVI è andata peggio
ci ha rimesso il capoccione
e al mascellone prima gli hanno sparato
e poi appeso per i piedi cosicché
tutti lo potessero vedere.
Tu semini vento
e quanto ne hai seminato
per raccogliere tutta questa tempesta.
Se sputi in aria
il tuo sputo non diventa nuvola,
ma ti ritorna in viso.
Se spargi letame
non raccogli solo grano.
Silvio amico mio nuovo nuovo ti rifacciamo.
Se fossi in te metà maschio e metà femmina
mi farei fare
così con Ignazio e Luxuria
potresti giocare
e con quanta invidia farti ammirare.
A fare CUCU’ chi sarà
il maschio o la femmina chissà?
Non importa tanto la Angela
ancora una volta ti dirà:
“ma che testa di …sei”
Ciao amico mio
un augurio di un felice Natale e
una veloce guarigione
sennò io da chi prendo l’ispirazione?
PENSIERO TRISTE(l’angelo della morte)
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno sabato 20 febbraio 2010 alle ore 9.47
I tuoi occhi non vedono la via
le orecchie non odono rumori
la bocca non sussurra frasi d’amore
il cuore non freme di dolore
le mani fredde in un corpo assente
non sentono il calore
sei nato soldato
morto bambino
tra le dita la tua vita
scorre lenta come il colpo del fucile
negli occhi il tuo destino.
Hai visto un angelo cadere nella polvere del fango
udito le urla mute di chi non ha più voce
deriso il dolore
pianto l’amore
bestemmiato al vento la rabbia
accarezzato il tormento
di un corpo troppo fragile
che non si arrende.
Hai visto un angelo volare in cielo
ero io
ero io che morivo
finalmente
il mio corpo si trasforma
gli occhi guardano la via
le orecchie odono i rumori
la bocca sussurra frasi d’amore
le mani ancora calde
il cuore sanguinante
il tremore di un corpo ormai spento.
Non c’è onore nella morte solo dolore
Muori soldato
Pensierino per Silvio
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno giovedì 17 dicembre 2009 alle ore 18.52
Silvio a te che sei il profeta, santo che cammini sulle acque
tu dolorante impavido dal signore unto
senza stimmate oggi dall’ospedale sei uscito
perché il miracolo è riuscito
il dottore ti ha guarito, ma
“TE GA’ ANCHE DITO CHE PER DUE SETIMANE TE DEVI STAR ZITO”
Verrà Natale io sarò più buono e non faccio rime
Un brindisi a Capodanno e se ancora non parli
stai zitto tutto l’anno
Verrà l’Epifania che tutti i ministri si porta via
la befana porterà nel sacco carbone insieme a Capezzone
I Re Magi verranno a te nuovo messia
porteranno non doni, ma altra ipocrisia
a te che della retorica se il RE
e ancora ti chiedi come mai,
tu che dell’Italia sei l’imperatore,
ti ha spaccato la faccia quell’untore.
PASQUA-IL MARTIRIO DI CRISTO
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno lunedì 22 marzo 2010 alle ore 18.12
Pasqua
il martirio del corpo
la resurrezione del pensiero
lunga è la salita
la carne straziata dalla frusta
il capo cinto di spine
l’odio, le urla, le frustate,
il tormento
la croce che porti sulla schiena
il corpo martoriato
mortifica il pensiero
eppure
non era lontano il tempo
in cui tiravi le reti
sfamavi le folle
parlavi agli ultimi
narravi parabole
per aprire le menti.
La protervia dei sacerdoti nel tempio
sapienti oscurano i pensieri alle masse
saggi indifferenti
l’ilarità dei re
aguzzini del sapere.
Solitario, schernito, deriso
gettato nel fango
in una cella umida a imputridire.
La croce
la tua fine mortale
libera il corpo
libera il pensiero
vola sempre più in alto
sopra i templi
le scritture
la massa ignorante che resta a guardare.
Libero è il pensiero
libero di sbandare
libero di navigare
libero da un corpo troppo piccolo
per poterlo imbrigliare.
OTTO MARZO DELLE DONNE
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno lunedì 8 marzo 2010 alle ore 20.14
OTTO MARZO
festa delle donne
festa delle oppresse
schiave della prepotenza
ucccise per l’egoismo del profitto
avvolte in una nuvola di fumo
la stessa delle donne ebree
volate in cielo,ma non su un cavallo alato
volate in cielo come la cenere del fuoco
uccise dall’avidità di un padrone
un padrone predone come ce ne sono tanti
uccise da un padre padrone
uccise dal troppo amore
di un compagno tiranno
dal troppo amore di un figlio
e
dall’inganno della voglia di essere madri
madri di un figlio che non vuole essere figlio, ma padrone
padrone del tuo destino
padrone dei tuoi pensieri
padrone del tuo amore
oppure
solo padrone
come lo fu colui che vi uccise.
Nuvole
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno mercoledì 12 maggio 2010 alle ore 10.50 Nuvole nere sulla strada
la lingua d’asfalto
ci divide sulla via
del ritorno
nuvole nere sul mio cammino
nuvole come i miei miei pensieri
ora si apre uno spiraglio di luce
poi si richiude
e
con esse i pensieri.
Nuvole nere
sulla via della libertà
come farò a parlare
come farò a pensare
se dietro l’ angolo
c’è la galera.
Questo è ciò che vuoi
infame dittatore?
Questo è ciò che vuoi
padrone del nulla
perché
nulla ti resterà
nulla avrai da raccontare
solo le tue gambe resteranno,
penzoleranno dall’alto
di una forca
a raccontare
ciò che fosti
e
che ora sei!
Non ti resta che piangere!
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno sabato 15 ottobre 2011 alle ore 8.39
Le tue modifiche sono state salvate.
Non ti resta che piangere
piangi di gioia perchè ancora non vai in galera
piangi di gioia perchè resti lì
immobile
come le belle statuine
non fai niente
non ti muovi
immobile
immobile come le mummie
imbalsamato
come un gufo morto sul trespolo
Non ti resta che piangere
piangere di noia
piangi perchè
il tuo potere
come un Noriega qualsiasi
un Gheddafi qualsiasi
un Duce qualsiasi
te ne vai
lasci il vuoto
come vuoti sono
i tuoi pensieri
vuota la tua testa
vuote le mani
Non ti resta che piangere
il potere
i soldi
le donne
nulla più nulla ti resta
Silvio
solo la morte è lì
pronta ad accoglierti
a mozzarti il capo
con la sua falce
pronta a spaccarti
le ossa col suo martello
Non ti resta che piangere Silvio
perchè
la morte porta una bilancia
il volto del tuo peggior nemico
l’incubo delle notti insonni
del bunga bunga
la legge
la democrazia
la libertà
la costituzione
porta con sè
un falce e un martello!
Non disturbare il conduttore!
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno venerdì 16 luglio 2010 alle ore 22.33
Padron Silvio
non vuol esser disturbato
quante zanzare
quanti fastidi
il giudice lo intercetta
la stampa lo indebolisce
l’operaio gli scassa i cosiddetti
se poi è della FIOM
allora è anche terrorista!
Padron Silvio
quanti fastidi
la cupola
la mafia
la P3
la corruzione
gli appalti pilotati
l’eolico
le puttane
tutti quei processi.
Padron Silvio
hai detto:
“Se l’Italia vincesse come il mio Milan”
ed il Milan non ha più vinto.
La crisi è un invenzione
delle sirene catastrofiste della sinistra
non c’è la crisi
la crisi è alle spalle
siamo tutti ricchi
tutti giochiamo al superenalotto
e intanto la manovra è di 24 miliardi di euro
tutta lacrime e tagli,
ma non serve perché c’è la crisi
non serve ha pagare il crack della finanza
NO!la facciamo solo perché l’Europa c’è lo chiede.
Padron Silvio
quanti fastidi
il governo cade a pezzi
Cota già con la valigia in mano
che starnazza
e tu?
tu che farai?
Spero che il mio consiglio
finalmente seguirai
Silvio ma va alle Bermuda va!!!!
Racconto senza titolo nella nebbia del porto
pubblicata da Giuseppe Amato il giorno venerdì 6 novembre 2009 alle ore 21.59
RACCONTO SENZA TITOLO NELLA NEBBIA
‘ DEI VICOLI DEL PORTO
Racconto di Giuseppe Amato

Personaggi:il lupo,la papera,l’asino,la pecora e il
topo detective con il fido cagnone Bernardo,
il coyote e la faina,la banda dei cinghiali e Ombra nera
i più ricercati
Era una notte buia la nebbia avvolgeva la città
ed i vicoli erano frequentati da loschi individui
pronti a sfoderare coltelli e pistole.
Il lupo vecchio frequentatore di galere e osterie malfamate si era appostato nell’angolo del vicolo
più buio,la papera gli faceva da palo aspettando la
prossima vittima.
Il topo detective nel suo ufficio lo scantinato di
un palazzo fatiscente da demolire, fumava nervoso
camminando su e giù per la stanza,Bernardo
fido segugio, se ne stava seduto in un angolo della stanza rosicchiando un osso appena recuperato
nel bidone della spazzatura,fuori nella strada,nella nebbia,dove d’improvviso il topo udì dei passi fin
sulle scale,si affacciò,ma non vide nessuno,le scale
erano buie, umide,scivolose impossibile inseguirlo
chiunque egli fosse.
L’osteria dell’asino era poco più in là frequentata da ladri e taglia gole di tutte le razze,nessuno osava entrare la dentro se non era anch’egli come loro.
La pecora era una persona molto per bene non
aveva paura di girare sola la sera nei vicoli bui del
centro,quella sera si trovava casualmente nel vicolo
del lupo e vista la papera che faceva da palo non le
ci volle molto a capire che cosa stessero aspettando,
ad un cenno della papera il lupo saltò fuori dal vicolo,
incappucciato e con un lungo coltello,la pecora
per nulla intimidita disse:”non credo proprio che per
voi sia una buona serata”il lupo udendo quelle parole
rimase esterrefatto e un po’spaventato,chi era costei
che osava sfidarlo?La pecora aveva un vestito di seta
rosa ed una pelliccia bianca candida come fosse appena
stata tosata,in mano aveva una borsetta rosa e guanti di
seta bianchi anch’essi e ai piedi stivali di cuoio foderati
di pelliccia bianca;gli abiti del lupo erano lisi e non
potevano certo accostarsi a quelli della pecora,ma egli
non ci badava anzi era convinto che il gilet di finta pelle,
la camicia con le maniche arrotolate e i pantaloni neri
alla marinara facessero di lui un provetto furfante.
Ritorniamo al nostro detective che ancora alle prese
con il suo caso non si dava pace:chi era sulle scale?
perché era fuggito senza lasciare tracce?e perchè non
aveva lasciato nessun messaggio?Decise di uscire
dalla sua tana,il posto più improbabile dove recarsi
era l’osteria dell’asino,ma era anche il più vicino e
quindi vi si avviò,arrivò all’osteria che la notte era
ancora più nera di quando era partito,entrò e intorno
a lui il chiassoso ridere,schiamazzare e brindare ad
improbabili buoni affari che all’improvviso diventò
silenzio.
Il silenzio che avvolse l’atmosfera dell’osteria era cupo
minaccioso,topo non fece molto caso al ronzio e a che il
vociare e lo schiamazzo si erano trasformati in sussurro.
Si avvicinò al bancone e senza girarsi a guardare gli altri
avventori si rivolse all’asino:”Ei tu ciuco oste della
malora dammi da bere che ho la gola secca”,l’asino
bestemmiò e inveì contro il topo poi senza quasi
muoversi fece scivolare sul bancone un boccale di
birra per il detective,il Topo bevve,ma senza fretta,
sapeva che quella era una notte lunga,molto lunga,e
che il suo caso non si sarebbe risolto così in fretta.
La canaglia nel locale intanto aveva ripreso a schiamazzare,
sembrava che non gli importasse più di quella presenza tanto
ingombrante,l’oste prese coraggio a due mani prima imprecò
poi chiese al topo come mai fosse da quelle parti,il topo annuì
senza scomporsi, si girò e diede una lunga occhiata, quasi
distratta, ai suoi avventori e di nuovo la ciurma si zittì,gli
sguardi si incrociavano qualcuno accennò a una reazione,
ma subito rinunciò:”gli affari propri sono più importanti di
quelli di un compare che neanche conosce o che è meglio
non conoscere”.
Il locale era stato scavato nella collina di tufo e roccia le pareti
erano grigie e impregnate di odori,il fumo denso come la nebbia,
acre come le ciminiere delle fabbriche intorno,il puzzo del pesce
ricordava il porto lì vicino con il suo via vai di barche di pescatori
e navi.
In un angolo quasi nascosto alla penombra di una lampada ad olio
seduti al tavolo,la faina e il coyote confabulavano sottovoce,
di tanto in tanto la faina lanciava un sguardo al nostro detective e
rideva,il coyote nelle calze rotte,bucherellate come una gruviera,
aveva nascosto un serramanico sempre pronto all’uso,i due
continuarono a discutere per ore d’avanti a due boccali di rame
lavorato riempito con vino della peggiore qualità.
La faina e il coyote erano dunque seduti al
tavolo dell’osteria,trincavano e parlottavano
dei prossimi colpi da mettere a segno o come
l’ultimo che gli fruttò un bel gruzzolo,ma anche
qualche annetto di galera,in una cella umida e
sudicia con la cucina e il gabinetto a pochi
passi uno dall’altro.
Nelle patrie galere di sua maestà la Regina
i due furfanti conobbero Ombra nera e la sua
ciurma e a loro si unirono per una grande
evasione di massa.
Questo era il piano,innanzitutto scavare una
galleria che dalla grande cella li portasse nel
cortile,poi con delle corde avrebbero scalato
il muro di cinta,una volta fuori dalla galera
ad attenderli c’era l’asino cioè l’oste,si perché
anch’egli faceva parte della ciurma di pirati di
capitano Ombra,che li avrebbe portati al sicuro.
Evadere da quella prigione vecchia piena di
crepe e di fori aperti dalle cannonate delle
battaglie che nel tempo si erano succedute fu
un gioco da ragazzi,ad aspettarli come previsto
c’era l’oste che li nascose tutti nel carro sotto e
dentro le botti opportunamente svuotate.
Arrivati al porto si impossessarono di un veliero
veloce di proprietà della marina reale,che
ribattezzarono galeotto,lasciato momentaneamente
incustodito dai suoi marinai,eh sì fu proprio un colpo
di fortuna!!!
L’asino faceva il basista della banda pirati,lui non viaggia
per i mari ormai da molti anni,da quando nell’ultima
battaglia perse una la mano destra e la gamba sinistra.
In quelle condizioni capite era difficile combattere caricare
le pistole e il cannone,decise che era più utile a terra come
oste pronto a dare ospitalità alle canaglie e nasconderli
se era il caso.
L’ultima battaglia avvenne al largo delle Canarie,era una
giornata limpida,il sole splendeva alto nel cielo,il mare così
piatto da somigliare ad una coperta stesa su letto appena
fatto,trasparente al punto che si potevano distinguere i
pesci che vi nuotavano,tra i pesci anche alcuni squali poco
rassicuranti,si muovevano nervosamente,elettrici quasi
sapessero quello che sarebbe accaduto da lì a poco .
Il pennone di una nave mercantile iniziò ad intravedersi
all’orizzonte,la preda giusta per le canaglie dei mari,
l’occasione per fare provviste di cibo e oggetti preziosi.
La nave avanzava lenta la linea di galleggiamento era
stranamente bassa:”la stiva è piena fino al limite” pensò Ombra,
il pirata di guardia in cima all’albero maestro controllava e
riferiva tutti i movimenti sulla nave da predare.
Capitano Ombra era per natura molto sospettoso
e quella preda era un boccone troppo facile,che avrebbe
fatto venire idee appetitose a chiunque compreso lui;
la seguirono per molte miglia con la bandiera piratesca
ammainata per non destare sospetti.
Il mercantile con il suo carico di uomini e merci
ignaro del pericolo continuava la sua navigazione,
a bordo la vita scorreva serena molti marinai erano
impegnati in mansioni di routine,altri di riposo
leggevano alcuni scrivevano alle fidanzate a casa,
mentre altri ancora giocavano a carte.
Il capitano della nave seguiva le manovre e fumava
la pipa nella cabina di comando.
Ombra continuava a seguire la sua preda e preparava i piani
per la battaglia,il pirata di guardia sul pennone lo
teneva aggiornato sui movimenti del mercantile.
Sull’oceano intanto iniziava a calare la sera,il sole scese
sulla linea dell’orizzonte colorando il tramonto,poi
iniziò a salire la nebbia e la luce si offuscò, l’acqua
si incupì e lentamente ad agitarsi,e i pesci scomparvero
come per incanto.
Una figura prima incerta poi sempre più nitida si stava
avvicinando al galeotto,la pinna sul dorso non lasciava
dubbi e la mole enorme creò una certa apprensione tra
i pirati,fece velocemente alcuni giri intorno al veliero poi
scomparve sott’acqua per ricomparire qualche attimo dopo
un po’più in là,d’improvviso virò velocemente e si diresse
verso la nave,urtò contro una scialuppa di salvataggio che
poi azzannò mandandola in mille pezzi;i pirati affacciati
sul bordo della nave indietreggiarono al punto che il galeotto
iniziò a oscillare,i marinai sbalzati da una parte all’altra caddero
a terra,alcuni in mare e scomparvero per sempre.
Con il favore delle tenebre Ombra preparava l’assalto
al mercantile,dispose che fossero caricati i cannoni,ma
che le botole restassero chiuse fino all’ultimo minuto per
non destare sospetti,anche l’asino caricò il suo canone a
prua e attese paziente che la preda fosse a tiro,la ciurma
non impegnata ai cannoni si preparò per l’arrembaggio
nascondendosi inginocchiati lungo i fianchi del veliero.
Il mercantile continuava lento la sua navigazione,a notte
fonda con i favore del buio e della nebbia fitta galeotto
si avvicinò velocemente alla nave e quando fu a tiro con
un colpo preciso l’asino ne abbatté l’albero maestro,
il galeotto si affiancò alla nave e senza dare ai nemici
il tempo di reagire,si aprirono le botole e iniziò un fitto
cannoneggiamento,fu una battaglia violenta,le cannonate
si contarono a decine ed il mercantile venne ben presto
sopraffatto,il galeotto si avvicinò ancora per andare
all’arrembaggio della nave quando improvvisamente
fu investito da una valanga di fuoco,i colpi sparati da
una distanza tale che neppure riuscivano a vederne il
punto di partenza.
La furia di quei colpi era tale che la nebbia prima fitta
ora iniziava a diradarsi e la sagoma immensa di una
cannoniera,accorsa in aiuto del mercantile,iniziava
ad intravedersi all’orizzonte.
Combattere contro era un suicidio e perciò Ombra
diede ordine di battere in ritirata intanto la cannoniera
continuava incessante a martellarli,un colpo centrò
il cannone di prua mandandolo in mille pezzi e con
esso la mano destra dell’asino e l’onda d’urto lo fece
letteralmente volare in mare.
L’asino combatté contro le onde alte fino ad aggrapparsi
ad una cima del galeotto e mentre i suoi compagni lo
aiutavano a salire a bordo,incuranti delle cannonate
che continuavano a esplodere tutto intorno,
ad un tratto come risorto dagli abissi degli inferi la pinna
dello squalo tagliando velocemente l’acqua si diresse
verso di loro:sferrò un attacco con la bocca aperta,la mascella protesa
all’esterno e i denti affilati come rasoi,un altro e poi ancora,
il nostro asino riuscì miracolosamente ad evitarli e lo squalo
si inabissò,sembrava ormai fatta quando ricomparve proprio
sotto la nave ,con un balzo afferrò la gamba dell’asino sotto
il ginocchio e con uno strappo se l’ha portò via.
L’asino combatte tra vita e la morte per molti giorni,con
febbre alta e farneticanti allucinazioni, poi lentamente iniziò
a riprendersi fino a guarire dalle ferite,molto tempo dopo
completamente ristabilito decise di abbandonare il galeotto e
la sue avventure piratesche,con il bottino accumulato
in anni di saccheggi aprì l’osteria rifugio di manigoldi
e disperati di ogni genere.
La faina e il coyote approfittando di una
sosta nei mari dell’Africa centrale se la diedero
a gambe,l’idea di lanciarsi in battaglia faccia a
faccia con il nemico non era la loro specialità,
essi piuttosto preferivano agire con l’inganno,
il sotterfugio,l’astuzia e la perfidia.
Il coraggio non era mai stato il loro punto forte,
ma la codardia sì,loro preferivano approfittare
delle prede altrui e non si erano mai curati di
essere additati come vigliacchi,il loro incontro
non fu casuale,madre natura gli diede una mano.
Ricordo era inverno,la neve era caduta abbondante
sulle montagne intorno e non c’era nulla da
predare,la fame iniziava a farsi sentire e la pancia
vuota non li aiutava certo a ragionare;uno sparo
improvviso squarciò il silenzio e l’eco risuonò
per tutta la montagna intorno fino alla pianura.
La faina fu la prima a correre in direzione dello
sparo pensando che dove ci fosse un cacciatore
sicuramente c’era anche una preda e se la preda
fosse stata abbastanza grande nessuno glie ne
avrebbe negato una parte.
Il coyote era molto più lontano,lui non amava il
freddo delle montagne,preferiva crogiolarsi al
sole e rosicchiare gli ossi di qualche carcassa,
però la fame si era fatta stringente e non ne poteva
più così anch’egli si avviò in direzione dello sparo
ben deciso a reclamare una parte del bottino.
Ben presto arrivarono in prossimità dello sparo,
nessuno dei due si era accorto dell’altro,ma entrambi
furono sorpresi e spaventati alla vista della enorme
preda e ancora di più dalla banda dei cinghiali che
l’aveva abbattuta.
La banda dei cinghiali era in assoluto la più
pericolosa e sanguinaria delle gang che
infestavano la zona,mai nessuno era sfuggito
alla loro ferocia e alla loro vendetta,questo la
faina ed il coyote lo sapevano benissimo e
rubare loro quella succulenta preda voleva dire
quasi certamente la morte per loro.
I due iniziarono comunque ad avvicinarsi quatti
quatti,silenziosamente e con lentezza per non farsi
scoprire la fame era più forte della fifa e la codardia.
Ma ad un tratto i due si ritrovarono naso a naso,
sbiancarono dalla paura,fuggirono entrambi l’uno in
direzione opposta all’altro,dopo qualche metro si
arrestarono la fame era ormai padrona dei loro
destini.
La faina e il coyote si studiarono a lungo,e a lungo
studiarono la preda e i cinghiali,ripresero ad avvicinarsi
alla preda senza mai staccarsi lo sguardo di dosso,nessuno
dei due si fidava dell’altro,continuarono così fino ad una
piccola collinetta di neve dove i due si acquattarono per
controllare meglio la situazione.
I cinghiali banchettavano e infierivano sulla carcassa della
loro preda,i loro musi erano rossi di sangue e le zampe
sprofondate nella neve,era quasi notte quando sazi si
distesero per riposarsi e per poi ricominciare a mangiare.
A notte fonda i cinghiali decisero che ne avevano abbastanza,
si allontanarono abbandonando la preda ormai ridotta a
brandelli,i due attesero ancora a lungo prima di avvicinarsi
e servirsi della loro parte,fu battaglia tra di loro mangiavano
e si azzannavano tra loro per rubare il pezzo migliore,alla
fine ne ebbero abbastanza e si avviarono insieme verso valle
dove era più facile sopravvivere.
Qualche tempo dopo essere scesi in città
la faina e il coyote si resero conto che sfa-
marsi era molto più difficile di quanto
potessero immaginare,i cassonetti dell’im-
mondizia per quanto pieni venivano razziati
da ogni genere di animali,ratti,topi,gatti e cani
si contendevano il diritto di servirsi per primi
le leccornie contenute nei cassonetti.
Quella sera la fame si faceva sentire lo stomaco
dei due furfanti brontolava particolarmente,
erano giorni che non masticavano nulla e la
disperazione aveva sostituito la proverbiale
vigliaccheria.
La disperazione li portò nelle vicinanze di
un ristorante il profumo del cibo che usciva
dalle cucine era una provocazione troppo
forte perché i due potessero resistere,uno
sguardo furtivo per scoprire che il campo
era libero,in cucina non c’era nessuno nean-
che i cuochi,era l’occasione che aspettavano
e un attimo dopo erano dentro,ma mentre rovi-
stavano nella dispensa udirono dei passi.
I due si precipitarono fuori,ma trovarono la
porta sbarrata da un energumeno alto due metri
con in mano un coltellaccio da cucina e dall’altra
il suo vice,faccia d’angelo,così chiamato perché
ebbe la sfortuna un giorno di avere un diverbio
con il capo dei cinghiali,fu un attimo e quello
gli fece un taglio che andava da un orecchio all’altro.
La faina ed il coyote erano ormai in trappola
e già immaginavano di diventare pietanza per
i commensali del ristorante d’improvviso si aprì
la finestra per le ordinazione e i due vi si infilaro-
no,scivolarono per terra,si rialzarono e ripresero
la fuga saltarono sui tavoli seminando lo scompi-
glio tra gli avventori poi finalmente furono fuori
con il cuore in gola e le gambe che ancora tre-
mavano di paura,per qualche attimo si nascosero in
un angolo del vicolo poi si avviarono verso l’osteria
dell’asino dove avrebbero trovato sicuramente rifugio.
La bravata, però non era sfuggita ai cinghiali che
proprio quella sera erano scesi in città per una
delle loro scorribande,li avevano riconosciuti e li
avevano seguiti sicuri che i due li avrebbero potati
fino al capitano Ombra,intanto i due erano arrivati
all’osteria si sedettero e ancora ansimando di paura
raccontarono all’oste la brutta avventura,questi li
ascoltò poi versò loro da bere.
Qualcun altro ebbe modo di ascoltare la storia dei
due furfanti ed anche se aveva voglia di strozzare i
due traditori con le sue mani decise di aspettare
i due potevano ancora essergli utili,così Ombra
restò ben nascosto nella stanza segreta dell’osteria
i suoi ricordi ritornarono a quel maledetto giorno
in cui l’asino per colpa di quelle due canaglie fu
assalito dallo squalo:Ombra aveva ordinato,dopo
il primo attacco dello squalo, alla faina e al coyote
di stare di guardia e dare l’allarme se fosse ritornato,
ma dopo la prima bordata di colpi di cannone si
imboscarono lasciando che l’asino caduto in acqua
da solo combattesse contro quel mostro.
Intanto fuori dall’osteria i cinghiali erano appostati
per aspettare che i due uscissero dall’osteria vi
rimasero fino all’alba poi al sorgere del sole si
ritirarono nei boschi,ma decisi a ritornare la notte
seguente,l’oste chiuse osteria ,lasciò che i suoi
ospiti restassero a dormire sulle panche di legno
del locale e raggiunse Ombra nella stanza segreta
sul retro del locale.
Intanto nell’osteria l’asino e capitano ombra continuano
a discutere su che cosa fare dei due traditori,e così
facendo i ricordi del capitano ritornano alla sua infanzia.
Il capitano ombra era il figlio d’arte i suoi genitori erano
anch’essi corsari al servizio del regno e per conto
dello stesso predavano navi mercantili straniere e fu
così fino al giorno che vennero catturati dai loro nemici.
Quel giorno i corsari erano in attesa di un mercantile
carico di spezie provenienti dall’estremo oriente,la nave
corsara si era appostata nelle vicinanze dell’arcipelago
delle Canarie,ben nascosta tra le anse
L’asino e il capitano Ombra erano molto legati
tra loro.L’asino per molti anni ha fatto da padre
al capitano Ombra e quando si incontrano nella
stanza segreta dell’osteria ricordano insieme le
mille avventure che hanno vissuto insieme.
Ombra chiede spesso all’asino di raccontargli
dei suoi genitori di cui egli ha solo ricordi fram-
mentati e confusi,l’asino spesso,mentre racconta
dei suoi compagni e di tutte le avventure che con
loro ha vissuto,piange e tra i singhiozzi racconta
dell’ultima volta che ha visto i genitori di Ombra:
quel giorno la nave corsara partì da un porto
delle Canarie per una missione non molto pericolosa,
una di quelle di routine,arrembare una nave mercantile
e trafugare il suo carico di spezie e tessuti pregiati.
Il capitano Ombra a quel tempo aveva tre anni i suoi
genitori avevano deciso di portarlo con loro,lo
sistemarono al sicuro nella loro cabina e lo lasciarono
alle cure della tata,un donna di colore che avevano
liberato da una nave schiavista alcuni anni prima e
che era poi rimasta con loro;mollati gli ormeggi
la ciurma iniziò le manovre per uscire dal porto,
alcune ore dopo erano in navigazione a caccia del
mercantile.
Il mercantile diretto in Inghilterra e trasportava un
carico di preziosi per ordine della corona inglese,
aveva già compiuto un lungo viaggio passando dal
Madagascar nell’oceano indiano e risalendo poi
l’oceano Atlantico.
I corsari invece navigarono verso le isole di Capo
Verde per attendere l’arrivo della loro preda
tutto sembrava facile e lo doveva essere se qual-
cuno non li avesse traditi;intanto mentre erano
in navigazione dal porto di Gibilterra partirono
una cannoniera scortata da alcune navi veloci,
anch’esse in direzione delle isole di Capo Verde.
La nave corsara giunta in prossimità delle coste
ormeggiò ben nascosta tra le anse si due isolotti
e lì attese l’arrivo del mercantile lontano ancora
alcuni giorni di navigazione,ma anche la flotta
Inglese era in arrivo.All’alba del terzo giorno il
Corsaro di vedetta intravide il pennone dell’albero
maestro del mercantile,era lì a mezza giornata di
navigazione ,i corsari rimasero fermi e ben
nascosti perché per la riuscita dell’operazione
era necessario cogliere la nave di sorpresa.
L’attesa terminò alcune ore più tardi la nave era
ormai vicina e i corsari decisero di muoversi per
arrembarla,le manovre divennero febbrili si issò
a bordo l’ancora,si spiegarono le vele e la nave
corsara iniziò a muoversi prima lentamente poi
sempre più veloce fino a giungere in mare aperto
e iniziare l’inseguimento,però nessuno aveva pre-
visto l’arrivo della flotta Inglese che scorto la
nave corsara non esitò ad aprire il fuoco con i suoi
cannoni mentre le navi appoggio cominciarono ad
inseguire i corsari.
I corsari scoperti tentarono la fuga virando verso
l’interno delle isole quasi a cercare rifugio tra gli
scogli,ma le più piccole e veloci navi Inglesi non
mollarono la presa e come segugi a caccia della
volpe fiutata la preda non smisero di darle la caccia.
La cannoniera intanto andò a posizionarsi in mare
aperto dove era più facile controllare le uscite delle
isole.
Il capo dei corsari sentendo avvicinarsi la fine
ordinò all’asino e alla tata di abbandonare la
nave e di portare con loro il piccolo Ombra,
pochi attimi per fermarsi e scaricare i tre e poi
ricominciare la fuga,ma prima di riprendere la
navigazione si fece promettere dall’asino che
non sarebbe tornato indietro qualsiasi cosa fosse
accaduta e che si sarebbe preso cura del piccolo
Ombra.I tre scesi dalla nave risalirono il costone
e mentre i corsari si allontanavano videro avvici-
narsi le navi nemiche,si rifugiarono prima tra le
rocce e poi in una caverna dove un lungo sentiero
portava dall’altra parte dell’isola,ci volle tempo
per attraversare l’isola da una parte all’altra,la
profondità e lo spessore delle pareti non permetteva
di udire che cosa accadeva fuori,solo a tratti si
sentivano rumori sordi,ovattati,lontani.
Quando furono all’altro imbocco della caverna
capirono ciò che era accaduto,il mare era colorato
di rosso e c’erano cadaveri di corsari ovunque sulla
acqua , la loro nave era semiaffondata ed incendiata,
l’asino iniziò a cercare con lo sguardo i corpi
dei genitori di Ombra senza riuscirvi,sperò allora
che si fossero messi in salvo.
Ombra d’improvviso scoppiò in lacrime ed indicò
alla tata la cannoniera che si allontanava e sul penno-
ne dell’albero maestro i suoi genitori legati mani e
piedi e guardati a vista dai marinai di sua maestà,
di loro non si seppe più nulla e ai tre non resto altro
che nascondersi per molto tempo prima di potersi
mettere al sicuro.
In un altro angolo,ma quasi al centro della sala,sotto
ad un soffitto basso ad arco di mattoni rossi sedeva
la pericolosa banda dei cinghiali,giocavano a carte
e schiamazzavano,parlavano ad alta voce,fumavano e
tracannavano boccali di birra come fosse acqua;un po’più in
là sedevano alcune avventrici truccate e con i capelli lunghi
e cotonati, incuranti di tutto quel baccano.
All’ingresso del locale in una posizione che gli permettesse
di controllare tutti gli angoli del locale era accucciato
Bernardo guardava attento tutti,però senza darlo a vedere,
di tanto in tanto sbadigliava sollevando il grosso testone che
poi lasciava ricadere a terra sulle zampe pelose.
Intanto fuori nella strada la pecora aveva ancora a che fare
con la papera ed il lupo,i due non osavano attaccarla,ma
neppure volevano recedere dai loro propositi criminali,
la borsetta rigonfia più che mai era una attrazione fatale
per i due,che però sapevano essere un grande pericolo
perchè quella sera i vicoli pullulavano di sbirri a
caccia di un pericoloso ricercato,che approfittando
della spessa nebbia che circondava il carcere era evaso
calandosi con le lenzuola attorcigliate dal muro di cinta
della galera.
La nebbia che avvolgeva i vicoli del Porto era così fitta
da rendere tutto irreale e le navi che scorrevano lente
sull’acqua quasi non si vedevano,ma si sentiva in
lontananza il fruscio sulle onde che si alzavano e
correvano verso il molo,il silenzio all’improvviso si ruppe
come di incanto dal frastuono della sirena di una nave che
si avvicinava lentamente alla banchina.
Pochi minuti dopo l’attracco della nave si sentì un vociare
e rumori di passi che velocemente scendevano dalla nave
erano i marinai in libertà, in libertà dopo mesi passati
sull’oceano,i marinai chiacchieravano allegramente qualcuno
parlava della fidanzata che fremente attendeva il suo ritorno,
qualcun altro di quello che avrebbe fatto fino al prossimo
imbarco,altri senza parlare andarono direttamente all’osteria
dell’asino.
La nave aveva fatto un lungo viaggio dalle indie fino al nostro
porto e le avventure non erano mancate :ad esempio quando
furono sorpresi dalla tempesta tropicale.
La nave sbalzata tra le onde come un guscio di noce
nello stagno, le cui acque venivano agitate dallo sguazzare
di anitre felici con la loro prole in primavera,oppure quella
volta nel mare delle filippine dove furono assaltati dai pirati
per predarli del loro prezioso carico di spezie e preziosi.
L’allarme fu dato da un marinaio di guardia che
insospettito da strani scafi, non esitò a far suonare
l’allarme della nave,tutti i marinai si posero in guardia
pronti a difendere la loro nave dall’assalto dei pirati,
fu battaglia con colpi di cannone,crepitio di mitragliatrici e
il lancio di razzi fecero da sfondo a quella notte stranamente
luminosa,stellata,e poi quella strana foschia che faceva
somigliare i pirati a fantasmi grigi senza colori,i loro
volti cerei e le loro armi confuse nel il buio della notte
soltanto le esplosioni coloravano il cielo di mille colori
come fuochi d’artificio,ma questi fuochi colorati non
erano innocui tanto che alla fine della battaglia molti
marinai dovettero ricorrere alle cure dell’infermeria.
L’avventura si concluse nel porto d’attracco,dove
la nave fu ormeggiata in attesa di essere scaricata
del suo carico;intanto l’equipaggio sbarcato dalla
nave, in meno che non si dica, si era disperso nei
vicoli del porto,qualcuno a caccia di avventure,
qualcun altro a bere un bicchiere di vino,altri a
raccontare queste avventure al bancone
dell’osteria a poco interessati e improbabili
ascoltatori,però basta poterlo raccontare
e tanto basta;se poi si racconta di tesori di inestimabile
valore,all’osteria dell’asino,pur facendo finta di niente
c’è chi è molto attento e interessato al racconto
dei marinai:“senti,senti”disse la faina al coyote,
”interessante” rispose il coyote.
Una nave piena di spezie e oggetti di valori era un
argomento interessante per i due manigoldi e se poi
nessuno è a guardia dei tesori in essa contenuti la cosa
si fa ancora più interessante.
In meno che non si dica faina e coyote erano fuori
dall’osteria,con passo leggero, ma deciso si avviarono
verso il porto alla ricerca della nave del tesoro,evitarono
gli sbirri nascondendosi negli androni delle case,
evitarono anche il lupo, la papera e la pecora,
poi d’improvviso eccola là maestosa con ancora i segni
della battaglia,i fori aperti dalle cannonate dei pirati
erano porte aperte per i due e una cima che unisce
la nave al molo è un buon ponte per salire a bordo.
I due si guardarono e decisero che quello fosse
il momento giusto per dare l’assalto alla nave,si
arrampicarono lunga la corda come funamboli
ed entrarono nella stiva della nave.
La stiva era molto grande ed alcuni sacchi erano
squarciati dalle violente esplosioni delle
cannonate altri appena sfiorati ne lasciavano
trasparire il contenuto,faina guardò coyote ed
entrambi esclamarono “dove sono i tesori nascosti”?
Si guardarono di nuovo e poi tentarono un inutile
quanto improbabile fuga perchè decine di poliziotti li
avevano accerchiati,non restò che arrendersi,i due
erano caduti nella trappola che i poliziotti avevano
teso al criminale Ombra Nera.
All’osteria intanto nessuno o quasi aveva fatto a caso
alla sparizione di faina e coyote,i marinai si erano
prima avvicinati e poi seduti al tavolo delle ragazze
truccate e cotonate e a loro si accingevano a raccontare delle
avventure di cui erano stati protagonisti e anche di
quelle che avevano solo sentito raccontare,come ad
esempio quella del capitano Ombra nera che da solo
aveva sbaragliato l’intera flotta di sua maestà la regina:
era un freddo giorno d’autunno inoltrato,il mare
era in burrasca e le nubi all’orizzonte non lasciavano
presagire nulla di buono,il capitano Ombra sapeva che
la flotta reale lo inseguiva ed era ad un giorno di navigazione
dal suo galeotto.
Ombra e la sua ciurma non avrebbero potuto combattere
con gli inseguitori perché erano molto più numerosi e i loro
cannoni avevano una potenza di fuoco mille volte superiore.
La giornata volgeva al termine e Ombra aveva
un buon vantaggio sugli inseguitori,ora ci voleva
un miracolo che con l’aiuto della notte avrebbe
rivolto a suo vantaggio le sorti della battaglia,
e ancora una volta la sorte gli fu amica,giunto nelle
vicinanze delle isole del sud mentre la nave veleggiava
tra la barriera corallina e gli scogli che emergevano
dal mare scese fitta e impenetrabile la nebbia.
Il capitano conosceva molto bene questi mari e vi si era
nascosto molto spesso e le isole gli avevano dato
rifugio e ospitalità,ma questa volta era diverso la flotta
di sua maestà era decisa a farla finita con il capitano Ombra e
nulla e nessuno avrebbe contrastato i loro propositi.
La flotta apparve sulla linea dell’orizzonte interamente
occupata dalle sagome delle navi ,si avvicinava lenta, e
minacciosa allungava la sua ombra sull’acqua che
la nebbia fitta non riusciva a oscurare:”la sorte della battaglia
era segnata senza sparare neppure un colpo di cannone”
pensò capitano Ombra,poi colto da disperazione decise
che valeva la pena tentare l’ultima carta,meglio morire
da corsaro,che penzolare dal pennone dell’albero maestro
della ammiraglia di sua maestà.
Il galeotto fece finta di fuggire,la flotta lo inseguì
tra gli scogli,poi zigzagò tra le anse della barriera
corallina e quando tutte le navi della flotta furono
cadute nella trappola il galeotto invertì la marcia e a
tutta velocità si lanciò contro gli inseguitori,questi
ultimi non compresero il folle gesto di Ombra,
spararono con i loro cannoni,il galeotto si insinuò
tra le navi nemiche,le sfiorò e le speronò,ma non sparò
neppure un colpo e neppure si fermò mai ,il tempo e la
velocità erano la sua salvezza.
Le navi della flotta continuarono a sparare all’impazzata
senza accorgersi che le cannonate andavano a segno,
ma contro altre navi della flotta stessa;in breve la battaglia
ebbe fine,il galeotto era passato indenne tra le navi nemiche
ed era ormai lontano protetto dall’oscurità e dalla nebbia
che ancora una volta gli era stata amica ed alleata.
In realtà non andò proprio così e qualche tempo dopo
Ombra fu catturato in un porto non molto lontano e
rinchiuso nelle galere del regno ove vi rimase fino a questa
notte.
Il capitano Ombra è sempre stato molto scaltro e
principe dei travestimenti,può nascondersi in un
angolo , come un camaleonte confondersi
nell’ambiente circostante,trasformarsi in giocoliere
o in guardia senza che nessuno possa sospettare
la sua vera identità,nessuno, tranne il detective
suo acerrimo nemico.
La taverna si era riempita fino all’inverosimile,
gli schiamazzi ora rendono impossibile parlare,
il fumo crea una coltre così fitta che l’aria è irrespirabile,
il vino scorre a fiumi e i marinai brindano con le
ragazze ormai ubriachi e con la testa che
sembra essere stata messa in un centrifuga,
ma non importa ciò che vogliono e dimenticare
i rischi ,le paure e l’attrazione per l’oceano,che li
attira e li respinge,li inorgoglisce e li intimidisce,
li fa sentire maturi e bambini allo stesso tempo.
Il tavolo dei cinghiali è l’unico a cui gli avventori evitano
di avvicinarsi e se qualcuno per errore vi si accosta
il capo cinghiale accenna un sorriso mostrando i denti
simili a lame affilate e taglienti,che alla sola vista farebbe
impallidire il più audace dei leoni.
La banda dei cinghiali preferiva vivere lontano
dal centro abitato a loro non piacevano le persone
e alla gente non piacevano loro.
Rissosi sempre pronti a sfoderare le fauci come
coltelli e a vendicarsi dei torti subiti veri o
semplicemente presunti,ma a loro non importava
quale fosse la verità,non gli interessava e
basta.
La banda viveva di razzie,predavano tutto ciò
che avesse valore e poco gli importava chi fosse
la vittima,una volta si racconta che addirittura
avessero rubato il tesoro della regina,casse piene
di dobloni e oggetti preziosi ed è da allora che
sono i più pericolosi ricercati del regno.
Ma veniamo ai fatti,un giorno arrivò in porto
un galeone della marina di sua maestà dopo
che era stato impegnato in una furibonda battaglia
molte miglia a nord in pieno oceano,i danni che
aveva riportato erano molto evidenti e alcune
falle apertesi proprio sopra la linea di galleggiamento
ne impedivano la navigazione.
La banda dei cinghiali quella sera era scesa in città
e subito si era recata all’osteria dell’asino per
dissetarsi e bagnare la gola secca,seduti al solito
tavolo un po’ in disparte e con le orecchie ben tese,
pronti ad afferrare ogni parola,ogni sussurro che
potesse essergli utile per mettere a segno un colpo.
La banda dei cinghiali è dedita ad una caccia
speciale,non come faina e coyote oppure lupo e
papera,loro vanno alla ricerca di tesori perduti
scavano montagne,scandagliano fondi marini,
prosciugano le fogne,sono spietati con i loro
nemici e questo li rende pericolosissimi,non
si può sfuggire alle loro lame quando attaccano e
non c’è nascondiglio sicuro quando cacciano;
questa notte,però,sono stranamente sornioni giocano
a carte,brindano,parlano,solo quando sorridono mostrano
le loro fauci.
Il topo detective sa bene che questo non è un buon segno,
non è nel loro costume essere così mansueti,così poco
inclini alla rissa,senza mostrare le loro lame e senza
farle tintinnare sotto il naso di qualche sventurato,
i suoi sospetti non sono privi di fondamento e prima
che arrivi l’alba ne avrà le prove.
Intanto fuori a qualche metro di distanza lupo e
pecora si fronteggiano,ora più che mai la situazione è
in una fase di stallo,l’aggressore ha in mano una lama
che luccica nel buio,illuminata solo dalla flebile luce
di un lampione ad olio,la nebbia nasconde la sagoma
della papera appostata un po’ più in la,pronta ad intervenire
se lupo dovesse avere la peggio oppure se arrivano gli sbirri;
la pecora sembra sicura di se, tiene lupo a distanza e quando
cerca di avvicinarsi fa un piroetta e lo colpisce con i calci
e con la borsetta.
La banda attese l’oscurità,col favore delle tenebre
scesero al porto,uno dei cinghiali si fermò in un
angolo buio a fare da palo,pronto a dare l’allarme
al primo segno di pericolo,gli altri si avviarono
sulla banchina verso il galeone.
Approfittando dell’oscurità si calarono e raggiunsero
a nuoto il fianco della nave,attesero molti minuti in
acqua fino a che si presentò l’occasione
propizia per salire a bordo, questa si presentò
con il cambio della guardia.
Due cinghiali si arrampicarono lungo il fianco della nave
fino alla stiva dove era custodito il prezioso carico,
il quarto si preoccupò di procurare una scialuppa e
portarla sotto uno degli squarci della nave all’altezza
della stiva.
In silenzio,molto rapidamente senza che nessuno si
accorgesse di ciò che stava accadendo,caricarono sulla
barca tutto ciò che poterono e si dileguarono nell’oscurità.
Il mattino seguente durante un controllo le guardie scoperto
il furto e diedero immediatamente l’allarme, bloccarono,ma
invano tutte le uscite della città,i cinghiali erano ormai
lontano al sicuro nei boschi.
Le autorità sguinzagliarono decine di sbirri alla ricerca degli
autori del furto,ma nonostante le forze in campo le indagini
si dimostrarono vane,della banda non vi era più traccia.
Fu così che la banda si guadagnò la fama di imprendibili ed
anche una bella taglia sulla testa,che avrebbe guadagnato chi
li avesse catturati.
Il lupo non sa come aggredire quello che si è dimostrato
un osso più duro di quanto pensasse,non può fuggire
perché qualche vicolo più in là ci sono gli sbirri e perché
perderebbe il dominio di quella parte di territorio,che in
breve diverrebbe terra di nessuno e quindi motivo di scontro
tra bande:”ci vorrebbe una soluzione pacifica suggerì il lupo
alla pecora,potremmo riporre le armi e indietreggiare
ognuno fino all’angolo opposto”,la pecora accettò e così
posero fine a quella situazione incresciosa.
La notte volgeva al termine,nei vicoli le voci si spegnevano,
si confondevano nella nebbia con lo sbattere dell’acqua
contro la banchina del porto,l’alba faceva capolino e il
sole bucava la nebbia che lentamente digradava all’orizzonte,
le barche dei pescatori facevano rientro in porto dopo una notte
passata in mare a pesca.
L’osteria dell’asino lentamente si svuotava,i marinai
barcollando uscivano abbracciati alle ragazze con
il trucco ormai sfatto e i capelli spettinati,la banda dei
cinghiali se ne era andata via da un pezzo,restava solo
il topo con il suo fido Bernardo.
Il detective infine decise che ormai era tardi e già
assaporava l’idea di una dormita ristoratrice,
uscì dall’osteria salutando con un cenno l’oste e
con lo schiocco delle dita svegliò il fidato
collaboratore, che nel frattempo si era addormentato;
fuori nella via topo si aggiustò il cappello, alzò
il bavero del cappotto chiuse lo stesso coprendosi
il petto, pensò tra se e se che quella era stata
una notte tutto sommato molto proficua, e che
per le sue indagini ci sarebbe stata un’altra notte
buia e avvolta nella nebbia umida a fare da sfondo
a quei vicoli, a quel porto e alle sue navi piene
di avventure vere o presunte.
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