La Polizia postale ha messo sotto la lente con una attenzione particole al “Vishing”: addebiti non autorizzati sulle carte di credito attraverso raggiri via telefono.
La polizia Postale ha comunicato che sono in aumento le denunce di cittadini che sono stati contattati telefonicamente da finti operatori bancari o di società emittenti carte di credito che, riferendo di presunte “anomalie” nella gestione della carta di credito o del conto corrente, chiedono alla vittima di attivare fantomatiche “procedure di sicurezza”.
I truffatori fanno leggere a voce alta alla vittima il “codice di conferma” che, però autorizza una transazione via web per acquisti online.
I criminali entrati precedentemente in possesso dei dati della carta di credito (numero di carta, data di scadenza e CVV), hanno bisogno della lettura ad alta voce di tale “codice” che viene inviato sul telefono. La conversazione è registrata e la lettura autorizza in realtà una vera e propria transazione con sottrazione del denaro alla vittima, che credendo, in buona fede, di aver agito correttamente per mettere in sicurezza il proprio conto o la propria carta di pagamento, si accorge solo successivamente che ci sono, in realtà, movimentazioni in uscita non autorizzate.
Si sottolinea l’importanza di non rivelare mai a nessuno, via telefono come via social o via mail, i nostri dati più sensibili, le nostre password dispositive, i PIN o i nostri codici di accesso.
È opportuno diffidare sempre di fronte a chi ci richiede tali dati, presentandosi come operatori di istituzioni pubbliche, importanti aziende o istituti bancari.
Sarebbe utile invece procedere a semplici verifiche, contattando l’ente coinvolto che potrà confermare i nostri sospetti.
Vi invitiamo a segnalare e denunciare alla polizia Postale anche attraverso il sito del Commissariato online.
La polizia mentre indagava su un video postato su Facebook, in cui un cittadino bosniaco minacciava di uccidere, mostrando un fucile e le relative munizioni, un suo connazionale residente nell’hinterland cagliaritano,si sono imbattuti in due preziosi quadri rubati dalla Chiesa di Sant’Avendrace.
Le opere d’arte che l’uomo aveva cercato di vendere senza successo, rappresentano una natività e l’immagine stessa dell’omonimo Santo, risalenti rispettivamente al ‘700 e al ‘800.
Gli agentii del Commissariato di Quartu Sant’Elena hanno effettuato alcuni sopralluoghi alla ricerca di armi e analizzando il telefono cellulare dell’indagato hanno scoperto il possesso da parte del bosniaco sia dei dipinti e sia di numerosissimo altro materiale di provenienza furtiva.
Gli agenti hanno anche scoperto che nell’area occupata abusivamente dall’uomo era stata realizzata una vasta discarica abusiva, costituita da rifiuti pericolosi tra cui oli combusti e altro materiale .
Il cittadino bosniaco è in stato di fermo per ricettazione.
A Taranto, nel rione Tamburi, La Squadra mobile di Taranto ha scoperto nel rione Tamburi un traffico di droga dentro un circolo ricreativo e ha arrestato 6 persone con l’accusa di detenzione e vendita, in concorso, di sostanze stupefacenti.
I clienti, a qualsiasi ora del giorno e della notte, venivano riforniti con il sistema “a staffetta” affidato a spacciatori, sentinelle, corrieri e custodi.
I pusher ricevevano l’ordine dal cliente dentro il circolo in seguito i corrieri in sella agli scooter recuperavano la droga dalle abitazioni degli arrestati, poco lontano dal circolo, tornando in pochi minuti dentro il locale.
Emersione dei rapporti di lavoro: pubblicato il decreto interministeriale
Le domande possono essere presentate dal 1 giugno al 15 luglio
È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale (serie generale n. 137 del 29.05.2020) il decreto interministeriale che disciplina le modalità per la presentazione delle domande di emersione di rapporti di lavoro dei cittadini extracomunitari, italiani e dell’Unione europea, e per le domande di permesso di soggiorno temporaneo.
Il provvedimento è stato adottato in attuazione dell’articolo 103 del decreto legge 19 maggio 2020, n. 34 che ha previsto la possibilità:
per il datore di lavoro italiano o straniero di sottoscrivere un nuovo rapporto di lavoro subordinato o di dichiararne uno irregolarmente instaurato con cittadini italiani o stranieri presenti sul territorio nazionale prima dell’8 marzo 2020;
per gli stranieri con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019 di chiedere un permesso di soggiorno della durata di sei mesi.
Due differenti procedure regolano la presentazione delle domande agli uffici del ministero dell’Interno in base ai soggetti interessati.
Non è previsto un click day: le domande possono essere presentate dal 1 giugno al 15 luglio.
I settori interessati
agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura e attività connesse;
assistenza alla persona per sé stessi o per componenti della propria famiglia, anche non conviventi, affetti da patologie o handicap che ne limitino l’autosufficienza;
lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare.
Le procedure
Presso lo Sportello unico per l’immigrazione istituito nelle Prefetture: riguarda i datori di lavoro operanti nei settori indicati che presentano istanza in favore di cittadini extracomunitari. I datori di lavoro devono essere cittadini italiani, cittadini di uno Stato membro dell’Unione europea o stranieri titolari di permesso di soggiorno UE di lungo periodo. Devono possedere, per i settori produttivi agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura e attività connesse, un reddito imponibile minimo non inferiore a 30.000 euro. Per i settori del lavoro domestico o di assistenza alla persona, il reddito deve essere non inferiore a 20.000 euro, in caso di nucleo familiare composto da un solo soggetto percettore di reddito, e non inferiore a 27.000 euro, in caso di nucleo familiare composto da più soggetti conviventi.
I cittadini stranieri devono essere stati foto segnalati prima dell’8 marzo 2020, ovvero devono aver soggiornato in Italia prima di quella data, come risulta dalla dichiarazione di presenza o da documentazioni di data certa proveniente da organismi pubblici o privati che, istituzionalmente o per delega, svolgono una funzione o un’attribuzione pubblica o un servizio pubblico (es. cartelle cliniche, certificazioni rilasciate da aziende sanitarie pubbliche, tessere di trasporto nominative etc..).
Le istanze sono presentate esclusivamente con modalità informatiche dal 1 giugno al 15 luglio 2020 dalle ore 7:00 alle 22:00 sull’applicativo accessibile all’indirizzo, https://nullaostalavoro.dlci.interno.it/ utilizzando il sistema di identificazione digitale SPID e seguendo le istruzioni presenti sul manuale utente disponibile sul medesimo sito web.
È disponibile un tutorial che guiderà gli utenti alla compilazione delle istanze.
Successivamente all’invio della domanda sarà generata sul portale dedicato, area personale, la ricevuta che ne attesta l’avvenuta presentazione da consegnare in copia al lavoratore. Prima della presentazione della domanda il datore di lavoro dovrà provvedere al pagamento del contributo forfettario, pari a € 500,00 per ciascun lavoratore, utilizzando il modello F24 (REDT 2020) disponibile presso gli sportelli bancari, gli uffici postali o da scaricare dal sito dell’Agenzia delle entrate. Lo Sportello unico per l’immigrazione, dopo aver verificato l’istanza e acquisiti i pareri favorevoli della Questura e dell’Ispettorato territoriale del lavoro, convocherà le parti per l’esibizione della documentazione necessaria all’emersione e la stipula del contratto di soggiorno. Contestualmente, lo Sportello provvederà all’invio della comunicazione obbligatoria di assunzione e alla consegna al lavoratore del modello per la richiesta di permesso di soggiorno per lavoro subordinato, che dovrà essere poi inviato alla Questura tramite gli uffici postali. I datori di lavoro potranno avvalersi, per la compilazione e l’inoltro delle domande, delle associazioni di categoria, delle organizzazioni sindacali e dei patronati che vorranno fornire assistenza, a titolo gratuito, sulla base dei protocolli d’intesa già sottoscritti. Al fine di fornire chiarimenti sulle procedure e in risposta ai quesiti più ricorrenti sono, inoltre, in corso di predisposizione le frequency ask questions (FAQ).
Presso le Questure: gli stranieri irregolari con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019, non rinnovato o convertito in altro titolo di soggiorno, e che prima di tale data hanno lavorato nei settori indicati, possono chiedere il rilascio di un permesso di soggiorno temporaneo, valido solo nel territorio nazionale, della durata di sei mesi decorrenti dalla data di presentazione dell’istanza.
Gli stranieri potranno presentare la domanda di permesso di soggiorno presso i 5.700 uffici Postali dedicati (sportello amico), inoltrando l’apposito modulo di richiesta compilato e sottoscritto dall’interessato. L’onere del servizio è fissato a 30€. Prima della presentazione della domanda il richiedente dovrà provvedere al pagamento del contributo forfettario, pari a € 130,00 a copertura degli oneri per la procedura, utilizzando il modello F24 (RECT 2020) disponibile presso gli sportelli bancari, gli uffici postali o da scaricare dal sito dell’Agenzia delle entrate.
Occorre: – essere in possesso di un passaporto o di altro documento equipollente ovvero di un’attestazione di identità rilasciata dalla Rappresentanza diplomatica del proprio Paese di origine; – essere presente sul territorio nazionale alla data dell’8 marzo 2020; – comprovare di aver svolto attività di lavoro nei settori indicati con documentazione da esibire all’atto della presentazione dell’istanza.
In considerazione dell’attuale fase di emergenza sanitaria derivata dalla diffusione del contagio da Covid-19, per i primi 8 giorni lavorativi, gli accessi agli uffici postali “sportello amico” per le richieste di permesso di soggiorno sarà possibile rispettando una ripartizione per cognome. Successivamente al 10 giugno il servizio sarà erogato senza alcuna ripartizione alfabetica.
Alla consegna del modulo di richiesta del permesso di soggiorno presso lo sportello di Poste Italiane, allo straniero è rilasciata una ricevuta contenente specifiche di sicurezza che gli consentirà di soggiornare sul territorio nazionale e di svolgere attività lavorativa nei citati settori di attività. Contestualmente lo straniero verrà convocato presso la Questura per l’esame della sua richiesta ed il rilascio del permesso di soggiorno temporaneo. Il titolo di soggiorno potrà essere convertito in permesso per motivi di lavoro qualora lo straniero, nel termine di sei mesi, abbia ottenuto un contratto di lavoro nei settori produttivi interessati.
Alessandria contro l’eccesso di movida o disorganizzazione preventivata: l’imbuto creato in uscita da piazzetta della Lega che ha creato più di un pericolo per la salute e la sicurezza delle persone.
FOTO DI REPERTORIO
La notizia secondo cui il secondo sabato sera di libertà avrebbe messo a dura prova la sicurezza e la salute dei giovani frequentatori del centro cittadino era conosciuta da tutti: politica, amministratori, autorità e cittadini.
Nel secondo sera di sabato notte di libertà, il 30 maggio, l’accesso al centro, luogo della movida alessandrina, è stato recintato per consentire il controllo del numero di ingressi al centro città per garantire la sicurezza e la salute dei cittadini.
Le transenne che hanno segnato l’ingresso e l’uscita dal centro della movida avrebbe dovuto in teoria garantire e regolare l’accesso e l’uscita, ma in realtà ha creato in uscita da piazzetta della Lega un enorme imbuto in cui decine di giovani sono rimasti ingorgati.
La decisione di utilizzare le transenne è stata presa durante la riunione del comitato ordine e sicurezza del 25 maggio, ma la responsabilità di questa decisione pare non la voglia nessuno.
La polizia municipale ha transennato il centro, ma il sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco non era d’accordo a porre le limitazioni agli accessi e Palazzo Rosso ha ribadito che il comune non ha preso nessuna decisione in merito.
Fatto alquanto strano sempre che la città di Alessandria non sia governata dai marziani invece che dalla maggioranza uscita vincente alle elezioni comunali.
Dalla prefettura è stato specificato che nel comunicato del 25 era già tutto scritto, ma che era responsabilità della questura.
La comunicazione orfana della politica locale, che evidentemente non aveva alcuna voglia di assumersi la paternità di decisioni”impopolari” recitava: “Il Comitato per l’ordine e la sicurezza ha deciso che verranno adottati opportuni provvedimenti a carattere preventivo in sede di coordinamento tecnico presso la questura, sentite le associazioni dei commercianti ed esercenti”.
I motivi del provvedimento nella necessità di impedire gli assembramenti del primo sabato di libertà che intorno alle 23.00 ha richiesto l’intervento degli agenti.
Nel rimpallo delle responsabilità sembra di giocare una partita a ping pong, tutti contro tutti e nessuno e responsabile: “È stata una decisione tecnica hanno spiegato dalla prefettura mentre per il Comune tutto dipendeva da Palazzo Ghilini, dal quale invece è stata chiama in causa la questura, titolare dell’ordine pubblico.
Il giro del gioco dell’oca si conclude con le transenne che sono state posizionate dalla polizia municipale,con i funzionari della questura che erano in piazza, ma nessuno sa e chi dovrebbe sapere fa il verso delle tre scimmiette.
Il centro di Alessandria è stato recintato intorno alle 20,15 con le transenne a segnare i confini che portano al centro storico e alla movida: ingressi in via Milano e via dei Martiri, corso Roma per entrata e uscita, via San Lorenzo, vicolo Dell’erba e via Vochieri, via Alessandro III solo per l’uscita.
I volontari della polizia municipale a fare da guardia di frontiera per sorvegliare i “confini” della movida e le vie che portano ai bar del centro a cui potevano accedere non più di 350 persone, ma che a volere fare i conti della serva era praticamente impossibile contare quanta gente potesse entrare e uscire dal centro in mancanza di contapersone collegati tra loro a tutti gli accessi.
Buona la risposta e la dimostrazione di responsabilità dei giovani che hanno affollato la movida: mascherine e nessuna multa a parte l’episodio di un giovane che fermato in via dei Martiri sprovvisto della mascherina che si è rifiutato di andarla a prendere in macchina.
Sabato sera costato caro per il gagliardo giovanotto che all’invito del poliziotto di andarla prendere ha risposto: “Ce l’ho in macchina, ma non vado a prenderla, fatemi la multa” e così è stato, 400 euro di verbale oltre alle spese che dovrà pagare al suo avvocato difensore per assisterlo.
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