La corruzione e il malaffare non sono morti con tangentopoli, semplicemente il sistema corruttivo nella pubblica amministrazione è diventato più attento e costoso per i corruttori, tutto a danno della collettività che ne paga i costi in termini economici e servizi.
Le indagini della Guardia di finanza hanno scoperchiato un “collaudato e articolato sistema di interazioni fra soggetti privati e funzionari pubblici e commissari di gara” per “truccare le gare d’appalto”. A finire nel mirino della G.di F. sono dipendenti pubblici, commissari di gara, agenti e rappresentanti di commercio di alcune aziende specializzate nella fornitura di materiale medico. Cinque persone sono finite ai domiciliari per tre forniture da 3,5 milioni di euro.
Le mazzette erano distribuite e erogate in maniera fantasiosa. soldi contanti, che rappresentano la norma nelle attività corruttive, ma anche orecchini e gioielli in pregiatissimo oro rosa in cambio di favori e aggiudicazione di appalti.
Gli appalti contemplavano un po tutto il materiale in uso negli ospedali, dalla fornitura di camici, medicinali e prodotti e apparecchiature chemioterapiche da destinare alle Asl di tutto il Piemonte.
La Guardia di finanza ha arrestato 15 persone, dipendenti pubblici, commissari di gara, agenti e rappresentanti di commercio, accusati di corruzione, turbativa d’asta e frode nelle forniture pubbliche. Cinque arrestati sono stati posti ai domiciliari, due addetti l’obbligo di dimora, mentre gli altri dovranno presentarsi tre volte a settimana alla polizia giudiziaria.
Sotto la lente degli investigatori sono finite tre gare di appalti per un valore di 3,5 milioni di euro, che hanno scoperto un “collaudato e articolato sistema di interazioni per “truccare le gare d’appalto attraverso la modifica dei relativi capitolati, l’attribuzione di punteggidi favore e la rivelazione di informazioni riservate”.
Le indagini, durate quasi un anno, coordinate dal procuratore aggiunto Enrica Gabetta con il pm Giovanni Caspani è partita dopo che gli inquirenti hanno rilevato un ammanco di circa 300mila euro presso l’Azienda ospedaliera universitaria “Città della Salute e della Scienza di Torino”, causato da un costoso prodotto farmaceutico denominato ‘Bon Alive’ (sostituto osseo), hanno ricostruito la vicenda attraverso intercettazioni telefoniche e pedinamenti.
Un dipendente pubblico infedele ha modificato le “richieste d’ordine” del prodotto, falsificando le firme di altri infermieri, per farlo risultare carente nonostante non arrivasse mai in sala operatoria.
In realtà l’indagato lo riconsegnava all’azienda fornitrice subito dopo aver ricevuto gli ordini in cambio di mazzette, ma queste dinamiche non venivano utilizzate soltanto a Torino perché dalle indagini della G.di F. ha fatto emergere dinamiche simili in altre strutture sanitarie.
La Procura e della Guardia di Finanza ha fato luce su tre gare bandite in Regione: la prima per la fornitura di camici chirurgici monouso alla Asl TO4, dove è stato accertato che alcuni membri della commissione della gara d’appalto hanno favorito un’impresa modificando il capitolato di gara e attribuendole punteggi elevati, in cambio di gioielli.
L’appalto per la fornitura di “divise e giacche in TNT” indetto dall’azienda ospedaliera Maggiore della Carità di Novara, dove agenti di un’impresa veneta hanno dato istruzioni a un dipendente pubblico per far sospendere la gara, così da redigere un nuovo bando conformemente alle “richieste” ricevute.
L’ultimo capitolo riguarda il rifornimento di prodotti e apparecchiature chemioterapiche della Asl di Asti e Alessandria, dove gli investigatori hanno accertato che gli incaricati di un’impresa modenese hanno consegnato orecchini in oro rosa e topazi azzurri a un membro della commissione della gara, dopo l’aggiudicazione di un lotto per la fornitura dal valore di un milione di euro.
Nel corso dell’operazione, i finanzieri hanno sequestrato disponibilità finanziarie e beni per 300 mila euro, riconducibili al profitto degli illeciti penali commessi.
Nei giorni scorsi protagonista di una possibile ”promozione”, oggi la sentenza.
Il giorno della sentenza è arrivato per il mister Maurizio Giuseppe Fossati, squalifica di 9 mesi, fino al 31 agosto 2021, per gli insulti sessisti e bodyshaming nei confronti delle sue ex atlete. Denigrate e derise, inoltre, per l’orientamento sessuale.
La procura federale però aveva chiesto cinque anni e lo strappo del tesserino da allenatore. La commissione disciplinare, incaricata di esaminare il caso, ha deliberato con una pena discutibile di appena 9 mesi, accogliendo la memoria difensiva del mister accusato da parte del suo avvocato.
Le motivazioni della sentenza sono ancora in attesa e non è escluso il ricorso da parte della difesa per chiedere l’annullamento del procedimento.
Dagli 11 metri Rolando sbaglia e Padovan insacca. I tre punti ai grigi.
Il derby è Grigio, con lo stesso risultato dell’ultimo incontro. Alessandria e Pro Vercelli hanno lottato fino al 90esimo, colpo su colpo e tenedo il risultato in bilico fino alla fine.
i padroni di casa più cinici e aggressivi delle bianche casacche, passano in vantaggio con Eusepi al 26’ su angolo calciato da Sulijc con un colpo di testa anticipando Saro in uscita. Nella ripresa lo stesso Eusepi inventa l’assist per Arrighini al 68esimo che in velocità supera la difesa avversaria battendo a rete per il 2 a 0.
La partita poteva essere rimessa in equilibrio un minuto prima, al 67’, ma Rolando calcia malamente sopra la traversa il rigore concesso per l’atterramento in area di Petris da parte di Macchioni. Animi bollenti in campo e sulle panchine con l’espulsione del mister vercellese Modesto, dopo che la Pro ha riaperto il match all’ 85esimo con l’ennesimo calcio di rigore decretato per fallo di Casarini su Padovan, autore poi della rete.
Finisce così il derby, tra l’esultanza dei giocatori dell’Alessandria ed i bianchi con l’amaro in bocca per il penalty gettato al vento.
Brutte notizie arrivano dall’ospedale di Alessandria dopo l’arrivo del Commissario Mario Raviolo cacciato in primavera dall’Unità di crisi del Piemonte e restaurato all’Ospedale di Alessandria che dovrebbe gestire l’emergenza Covid e ristrutturare, si fa per dire, l’organizzazione del Pronto Soccorso. Ma ai piani alti del “nosocomio cittadino” le scrivanie dei dirigenti sono state sostituite da un ring su cui fare a “cazzotti” e il clima si sta surriscaldando come nella serie cinematografica Rochy e qualcuno già evoca lo scontro finale tra Rocky Balboa e Ivan Drago.
MA NOI DEL QUOTIDIANO ON LINE ABBIAMO VOLUTO VEDERSI CHIARO E ABBIAMO CHIESTO NOTIZIE CERTE ALL’UNICA PERSONA CHE TUTTA SA E TUTTO TACE, TRANNE QUANDO RACCONTA LE SUE BALLE SPAZIALI, AL SENATORE ANTONIO LA TRIPPA.
Il senatore Antonio La Trippa lo ricordiamo a quanti ancora non lo conoscono è l’unico Senatore della Repubblica che nessuno ha mai eletto, un “abbuffino” della politica, un opportunista che ha cambiato tutte le casacche e vestito i panni di tutti i partiti politici anche quelli che non esistono, ma che esisteranno in futuro. Insomma un vero intenditore della politica.
Al Senatore abbiamo rivolto alcune domande sulla situazione politica e sanitaria alessandrina e piemontese.
Domanda: Senatore La Trippa che cosa sa dello scontro Kozel-Raviolo e del clima di “piombo” nell’Azienda Ospedaliera di Alessandria?
Sen. La Trippa: Giovanotto, ma che vuole che sia? Sono solo leggende metropolitane e poi sa in ospedale ci vuole una ventata di aria nuova in sostituzione di quella vecchia e viziata. E allora ha ragione il commissario Raviolo, ho detto Raviolo e non Tortellino intendiamoci, aprite quelle finestre, fate cambiare aria nei reparti, ossigenate i corridoi e rinfrescate le stanza degli ammalati, per dinci e per dindirindina.
Ma Senatore così facciamo ammalare tutti i pazienti di polmonite e li uccidiamo?
Sen. -Ma che vuole che sia uno più uno meno e poi, ma lei lo sa che l’Ospedale è al collasso, non c’è più posto e allora per dinci facciamo spazio e diamo lavoro a chi ne ha bisogno, le onoranze funebri!
Senatore stiamo scadendo già alla prima domanda e non vorremmo essere colpiti dalla collera di politici, dirigenti e pazienti quindi sia professionale, coerente e corretto.
Sen. -Sempre lei è sempre lo stesso, un “Komunista”, un giornalista che vuole la verità, ma qui l’unica verità è che lei vorrebbe alla guida della grande Alessandria un altro “Komunista” come lei, il consigliere regionale Mimmo Ravetti.
Senatore non la butti in “caciara”, non ho detto questo e poi non sono neppure sicuro che Mimmo accetterebbe la candidatura a sindaco di Alessandria.
Sen. -Non le rispondo neppure e lo sa perché? Perché il suo Mimmo non scrive mai, ad esempio non so neppure s scrive, dove scrive e quale sia il suo sito internet, poi parliamoci chiaro anche se scrive non lo legge nessuno, se lo leggono non capiscono cosa scrive, anche se capissero non saprebbero come interpretare il “MimmoPensiero”.
Senatore, ma che sta dicendo? lei sta infangando il buon nome del consigliere regionale Mimmo Ravetti, ma si rende conto?
Sen. -Ma cosa dice’ io infangare? mai e poi mai e adesso, domani le spiego: Il sindaco di Alessandria, Conte Gianfranco, Divin Codino, ha preso in mano la situazione e scritto al suo collega di partito l’Assessore Luigino Icardi che prontamente in risposta gli ha commissariato l’ospedale. Immagini se ad essere sindaco di Alessandria fosse stato Mimmo Ravetti? Avrebbe scritto a Giuseppe Conte e alla cricca al governo, che avrebbero immediatamente inviato l’esercito per montare un enorme ospedale da campo in quello che fu il campo di battaglia di Marengo per ospitare i degenti meno gravi. Ora lei il mio giornalista Komunista provi a immaginare in che situazione ci verremmo a trovare: I francesi e gli austriaci non capirebbero che la battaglia è finita e riconcerebbero a bombardarsi con i cannoni, spararsi con i moschetti e a scannarsi con assalti all’arma bianca con sciabole e baionette.
Immagini Napoleone da un parte che grida: “Moi la jarettière” e l’austriaco, Micheal von Melas, che risponde: “Das Strumpfband gehört mir”.
Senatore siamo ormai nuovamente scaduti nel ridicolo, siamo passati dall’ospedale alle Jarettière senza alcune dignità, ma in buona sostanza che cosa propone lei per risolvere l’emergenza sanitaria e politica alessandrina?
Sen. -Caro il giornalista, komunista e poco attento alle emergenze, ma lei lo ha visto il nostro sindaco, Conte Divin Codino? Il Divin quando esce, ma lei non si è mai accorto di nulla, ha sempre con se uno zaino nel quale custodisce preziosissime opere d’arte che quando arriva nel suo ufficio al palazzo Rosso estrae e srotola sulla scrivania. La sola vista delle opere d’arte lo ispira e ispirato da tanta bellezza si inebria e intuisce quale sia la miglior cura per sconfiggere il vil virus.
Ma di cosa sta parlando Senatore, divaga e sfugge alle domande, quale cura al virus possono ispirare le opere d’arte?
Sen. -Lei giornalista è solo un incompetente! Ha presente i due statisti di fama e grandezza internazionale? Per chiarirci la “Caciottara” e il “Cazzaro Verde” hanno incarnato in se stessi l’anima del virus stesso. oggi ci sono e domani No a seconda dei sondaggi e del clima politico e degli interessi economici. Il “Cazzaro” che da Ministro, per meglio comprendere i bisogni della gente, ha girato in lungo e largo tutta la penisola alla ricerca di feste, sagre e momenti di spirituale contemplazione: Panini con salamelle, fritture di pesce, vino, birra, grappa e moijto per essere più vicino ai bisogni della gente e per sconfiggere il coronavirus perché mi spieghi, giornalista Komunista, quale virus avrebbe il coraggio di avvicinarsi a una bocca che alita di aglio, cipolla e alcol puro?
La “Caciottara” invoca feste in famiglia tradizionale, madre, padre, figli e va beh anche l’amante può partecipare al cenone di Natale e Capodanno, ma sempre nel rispetto delle regole imposte dai difensori dei confini della cristianità.
Senatore come al solito siamo scaduti nel ridicolo e perciò preferiamo tornare alla cronaca seria che narra del litigio ai piani alti dell’Azienda Ospedaliera alessandrina che merita più rispetto di quanto ne abbia dimostrato lei nell’intervista.
L’EMERGENZA NELL’EMERGENZA CON INDISCREZIONI NON CONFERMATE SULLO SCONTRO TRA KOZEL E RAVIOLO.
Certo che in piena emergenza Covid-19 con i reparti chiusi e i pazienti trasferiti in altri ospedali della provincia l’arrivo di Mario Raviolo ha innescato un caso politico, sindacale e un cambiamento che pone molti interrogativi.
Le indiscrezioni, pubblicate da alcuni media locali, narrano di un clima “plumbeo” tra i dirigenti sanitari locali e la scelta perseguite di conferire al Commissario, Mario Raviolo, l’immagine di “un’emergenza gestita”, ma che non risponde a nessuna delle problematicità emerse nella seconda ondata di infezioni da Coronavirus.
Pettegolezzi, indiscrezioni, racconti metropolitani, ma nessuna conferma su uno scontro di boxe tra il direttore sanitario, Daniela Kozel, e il neo commissario, Mario Raviolo, e a separarli il direttore generale, Giacomo Centini.
Al litigio furibondo, come vogliono le migliori telenovele e racconti metropolitani a puntate avrebbe assistito in qualità di arbitro sul ring l’assessore Luigino Icardi che, però non ha ancora assegnato la vittoria ai punti o per Ko a nessuno dei due avversari.
Ma quale è stata la causa che ha scatenato lo scontro fisico tra i due?
Sempre le solite indiscrezioni raccontano che il diverbio, degenerato in scontro fisico, sarebbe nato per la diversa interpretazione della gestione sanitaria del personale medico e la conduzione di alcuni casi in Urologia e in Geriatria, i cui reparti sono stati chiusi per una infezione ospedaliera e per Covid.
In Ospedale “bocche cucite” e il Dg Centini ha dichiarato: “La collaborazione con il coordinatore straordinario sta procedendo nel migliore dei modi. Abbiamo già raggiunto degli importanti risultati che stanno consentendo all’ospedale di potenziare le attività specialistiche, come la cardiochirurgia, la neurochirurgia e le attività di secondo livello”.
In via Venezia Il direttore sanitario Kozel e il Dg Centini scaldano i muscoli in attesa dello scontro finale che dovrebbero culminare con le dimissioni dei due, ma è tutto già stato fermamente smentito.
Niente, nessuno scontro fisico, nessun incontro di pugilato e nessuna dimissione all’orizzonte, ma tutto rinviato, in attesa del prossimo scontro finale tra Rocky Balboa e Ivan Drago sul ring alessandrino.
Sarà tutto vero oppure la solita leggenda metropolitana?
un uomo di 49 anni è stato arrestato dalla Polizia Postale di Genova perché trovato in possesso di un’enorme quantità di materiale pedopornografico.
L’uomo, sposato con figli grandi, aveva archiviato 20mila video prodotti mediante lo sfruttamento sessuale di bambini di età compresa tra gli 0 e i 10 anni, molti di natura particolarmente cruenta e alcuni di pedo-necrofilia.
Gli agenti durante la perquisizione hanno trovato anche filmati amatoriali effettuati dall’uomo attraverso una telecamera nascosta con cui riprendeva i bambini che incontrava nei centri commerciali, nei parchi e in altri luoghi pubblici.
L’arresto al termine di una complessa indagine internazionale a cui hanno preso parte gli investigatori italiani coordinati dal Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online (Cncpo) Servizio polizia postale e delle comunicazioni.
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