Categoria: FIRST TIME di Germana Blandin Savoia

First Time di Germana Blandin Savoia

L’ ALLURE DI VINITALY 2023

Verona. giovedì 6 aprile 2023

In gita quasi scolastica a Verona, città dell’amore per eccellenza, oggi 4 Aprile 2023 per alcuni giorni diventa la città del vino.

La rassegna è conosciuta in tutto il mondo e questo rappresenta un segno di distinguo.

Per la prima volta visito Vinitaly e debbo dire che il messaggio da portare a casa secondo il mio vedere è: “Allure”, che vuol dire fascino.

Dico questo, perché il vino quando lo rotei nel bicchiere, il suo sentore ti ammalia per la fragranza che sprigiona e t’invita a comprendere il suo essere. Trovi il frutto di bosco, senti le note più legnose, o si sprigiona in bollicine d’estasi. Ho visto la manifestazione dal punto di vista di una donna, del resto quelle stesse parole usate per descrivere il vino poc’anzi, si potrebbero attribuire all’universo femminile. Per questo, mi sono soffermata a parlare soprattutto con le grandi Donne del vino.

Il fascino delle donne è nelle loro bottiglie, una varietà che abbraccia ogni desiderio: rosso, rosè, bianco per finire ai distillati.

Affascinanti donne che non hanno bisogno di lusingare il pubblico, i loro vini parlano in nome loro proprio.

E’ stata una cosa mirabile potermi fotografare con la bellissima signora di Donna Fugata, Josè Rallo, figlia della signora Gabriella, pioniera come donna nell’imprenditoria femminile nel campo della viticoltura.

Poi un amabile racconto con le sue collaboratrici circa l’unione d’intenti con i creatori di moda Dolce & Gabbana ha concluso l’incontro in terra di Sicilia, ma tra una domanda e una risposta sono stata colpita dalla splendida “calata siciliana” della signora di origini tedesche!

L’impegno della famiglia che da 5 generazioni produce vini di qualità, va ben oltre essere solo vignaioli, difatti oltre essere promotori del Made in Italy nel mondo per l’eccezionalità dei prodotti, per la ricerca del sostenibile rispettando l’ambiente, per la creatività, sta portando avanti numerosi altri progetti quali: il vino e musica, il vino con l’arte e la femminilità.

Le sue Donne, la signora Gabriella è stata fra le socie fondatrici dell’Associazione Nazionale Donne del Vino che valorizza l’impegno femminile in tutte le categorie della filiera vitivinicola. La signora Josè Rallo ama l’innovazione e la comunicazione, così inizia a raccontare il vino come cantante del Donnafugata Music&Wine. Nel 2002 riceve il Premio Bellisario, che premia solo donne che si sono distinte per merito. E per me è stato un onore poter dialogare con lei, donna gentile e affabile, ma soprattutto semplice, basti pensare che voleva provvedere lei a fotografarmi con le sue assistenti. Questa è ormai una rara qualità, ma credetemi è sicuramente la migliore! Direi che lei è veramente la rappresentante dei suoi vini, coltivati con semplicità, come le mani sanno fare, bellissima come sole che illumina il suo incarnato, con un forte carattere che si rispecchia nei suoi bianchi e raggiante come il Chiarandà Contessa Entellina Doc Chardonnay dal bouquet intenso con nuances di fiori di ginestra, tracce di nocciola e vaniglia che concorrono a renderlo strutturato e ricco di sfumature dall’enorme potenziale delle Terre del Gattopardo.

Ho programmato le mie tappe, come fosse un giro d’Italia, zigzagando dal sud, al nord, al centro e via dicendo.

Come una scolaretta con il taccuino rosso e blu in mano, mi sono fatta strada nei corridoi fra gli stand frequentati quasi esclusivamente da signori. Spiccavo talmente tanto in mezzo a loro che il mio giacchino rosso, sembrava quasi surreale, invece sono molto reale, con una buona conoscenza del territorio e dei preziosi vitigni.

E’ un mondo affascinante, il buon Veronelli ha saputo infondere in me la curiosità e la voglia di studiare e d’apprendere sugli antichi vigneti, sul fondere nella sintonia le uve al fine di ottenere quel vino che ora e sempre è il nettare degli dei, anche se sono gli umani a berlo!

Il vino non è come il cibo, che deve saziare. Il vino è tatto, eleganza, stile. E’ savoir-faire. Il vino non è appagazione, è accompagnamento, introduzione, come un prosecco sa introdurre e preparare il palato per le portate che saranno servite dopo l’antipasto ad esempio. Il vino se ci pensate ci accompagna durante un banchetto, piatto dopo piatto ci fa compagnia ed è noto che la scelta di un buon vino può influenzare una trattativa durante un pranzo di lavoro.

Detto questo, mi sono recata dalla casa vitivinicola Ornella Bellia dove mi raccontano Giorgia e Gianni, che tutto viene fatto ancora come una volta, ma soprattutto ci tengono a precisare che dalla potatura alla vinificazione fanno tutto loro. Hanno la reggenza del Refosco, quello dal peduncolo rosso per intenderci. Assaggio volentieri il G1928 che mi offrono. E’ chiamato così per omaggiare il padre Giovanni, nato appunto nel 1928 e per ricordare che la sua forza del suo duro lavoro è ancora tutt’oggi considerata la radice della forza della famiglia. Un bell’esempio di italianità di Lison frazione di Portogruaro e Pramaggiore (VE).

Dalle terre intorno Pramaggiore vicino Venezia mi sposto verso Vedelago e Castelfranco Veneto in provincia di Treviso, mi fermo allo stand dei Col dei Franchi, dove una inaspettata sorpresa mi attende. Mi spiego meglio, si presentano come i guerrieri dei vigneti, i predatori delle vigne, con l’uso delle cantine altrui per produrre i loro vini. Si tratta di due giovanissimi imprenditori, due fratelli, il maggiore di 26 anni, il minore di 24 e un socio che in meno di qualche anno hanno ideato il loro progetto e realizzato. Spiego loro che non avevo mai sentito di questa ardita impresa. Senza dubbio è stato un salto nel vuoto, perché potevano anche cadere, invece sono atterrati sui terreni migliori dove con la loro favella hanno saputo convincere i proprietari dei vigneti, anche i piccoli (ma solo quelli che producevano ottime uve), a venderle a loro. Ed è una missione che stanno portando avanti, come un’opera quasi apostolica di fidelizzazione sono riusciti e continuano a riuscire facendo aumentare il numero di proseliti a loro seguito. Non disponevano di terre proprie, né in affitto, non erano neanche proprietari di una cantina, con impegno e dedizione hanno usato le cantine degli altri per produrre i loro vini. E ci sono riusciti alla grande! Sono rimasta conquistata dalla loro voglia di mettersi in gioco, dalla loro voglia di fare e quando chiedo se hanno già profitti, mi sento rispondere che ci vuole calma e costanza, che i primi anni si deve investire senza pensare a raccogliere, solo così si potranno raggiungere livelli che soddisferanno anche dal punto di vista economico. Mi è parso di parlare con un consumato uomo d’affari, che la sa lunga sul lavorare, invece ho davanti a me solo un giovane uomo, che come suo fratello ha gli occhi che s’illuminano quando lo racconta. Bravi, decisamente bravi. E’ questa la gioventù che la nostra Nazione ha bisogno. E l’assaggio offerto, un Prosecco Doc Rosè Millesimato, frutto di di uve bianche e nere, caratterizzato da un fine perlage è all’altezza del nome che porta. Complimenti!

La mia lista fa tappa a Villa Canestrari Familes.

Ho dovuto attendere un po’ perché tutto il personale era impegnato, ma come sempre sono stata premiata perché una bellissima signora bionda mi accoglie. E’ la signora Adriana Franchi, che amabilmente mi intrattiene portandomi con le sue parole, nelle sue vigne, narrandomi la storia della famiglia e dei loro valori. Un amore nato fra due giovani, lei e suo marito, hanno dato vita ad una prestigiosa azienda. Senza averlo programmato, il destino ha voluto coniugare oltre che due casati, anche le loro due aziende vinicole, dando così origine ad una ditta moderna che ha voluto conservare gli antichi ricordi facendoli confluire in un museo: “ Il museo del vino”.         La signora Adriana mi spiega con gioia che anche un quaderno del bisnonno è conservato in una teca, contiene gli appunti degli studi di enologia, perché lui è stato uno dei primi italiani ad essere diplomato enologo, era il 1888.

Un’idea strepitosa, che merita sicuramente una visita, perché nel suo interno si scorge la passione con cui è stato creato, fatto anche di riconoscenza per chi li ha preceduti, conservando nell’allestimento sia gli oggetti del lavoro quotidiano di un tempo, sia la documentazione relativa, ed è bello scoprire oggi, ad esempio, a quanto erano vendute le uve, insieme alle pese di un tempo, decisamente diverse dalle elettroniche odierne. Nel museo s’impara, e questo è fondamentale. Sono passate 5 generazioni che hanno fatto la storia di questi territori, coltivati con saggezza e dedizione, vite intere dedicate al lavoro in vigna e poi in cantina a pigiare l’uva, a torchiare e a imbottigliare. Ogni anno, come l’anno precedente in attesa di versare nei bicchieri il frutto del lavoro che ha dato prestigio a questa azienda dove la memoria e la cultura sono valori importanti.

Qui in terra veneta è avvenuta la magia, anche i loro terreni si sono coniugati, laddove il calcareo tipico del Valpolicella si è incontrato con il vulcanico del Soave. Ed è come la realtà, dove la bionda signora, rappresenta il suo Soave che va a braccetto con il suo Amarone e insieme ci regalano ottimi vini frutto della loro esperienza arricchita dall’antico retaggio dei loro avi. E per darmene conferma mi offre un ottimo Amarone, il suo preferito! L’amarone per chi non lo conosce è un rosso, dal colore di un rubino con intensi riflessi granata. Conserva per sé note di cacao, di frutti sotto spirito, di spezie e persino di sigaro Avana. Il lungo affinamento in bottiglia gli conferma il suo tipico e straordinario sapore asciutto ma al contempo è morbido e coinvolgente, proprio come Adriana che mi ha intrattenuto in questa piacevole conversazione.

In Trentino, c’è Bessererhof una tenuta di vini che parte dai 350 metri fino ai 900. Ai piedi delle Dolomiti in un luogo in cui piove poco ed è molto soleggiato, inoltre le correnti fresche della valle Isarco e il caldo dell’incavo di Bolzano crea un formidabile ma giusto sbalzo fra la notte e il giorno. La famiglia Mair coltiva i vigneti dal 1950, ma solo nel 1980 decide di vinificare in proprio a Fiè allo Sciliar. Hannes, il figlio, mi illustra come le uve vengono raccolte a mano e che per ogni tipo d’uva il processo di maturazione è diverso. Ad esempio per lo Chardonnay le uve vendemmiate sono torchiate in modo dolce, poi mosto d’uva viene fatto sedimentare e raggiunge le botti di legno dove sosta per un certo periodo, fino a stare 12 mesi nella botte grande, in seguito. Quindi passa nel serbatoio d’acciaio dove resta per un anno, infine va nella bottiglia dove trascorre altri 3 mesi prima di poterlo gustare.

Mi offre un vino di quota 800, visto che gli parlo delle mie viti Chardonnay a 950 metri.

Poi mi illumina sul suo Moscato giallo, il cui profumo sa di agrumi e di noce moscata, con una spruzzata di pepe e un lieve sentore di menta piperita montana. Tutto questo regala un dolce profumo all’olfatto ma quando si beve, in bocca lascia un tono diverso che lo distingue in modo speciale.

Hannes parla dei suoi terreni, delle sue uve, del clima di cui godono che danno loro quegli aromi sapidi e intensi che a volte si ammantano di fiori di pesco o di albicocco ma anche di aromi che vanno dal sambuco, all’uva spina, al ribes nero.

Ne parla con il fervore di un innamorato e come se parlasse della sua donna, la elogia.

Lo comprendo perché forse è ora di dirlo che il vino è donna, e l’allure che emana conquista gli uomini, proprio perché genuina e cresciuta con dedizione, attrae, cattura, alletta; ma come tutte le cose belle, occorre assaporarle con moderazione, altrimenti non si riesce a gustare per intero la bellezza che contiene!

Ed eccomi a Siena presso la Tenuta di Arceno, dove incontro la signora Sandra Gonzi.

La particolarità di questa azienda è che ha origine nell’anno 1000, poi la proprietà divenne di nobili senesi, successivamente c’è stata l’acquisizione da parte di un’azienda che a sua volta l’ha rivenduta ad altri privati del luogo e infine ora la proprietà è californiana. Quindi porte aperte all’esportazione! La California è uno Stato dove c’è una forte produzione di vini e l’ambita idea dei nuovi acquisitori è senza dubbio vincente. Sandra già direttrice è stata scelta per il ruolo di manager. Questo è un valore aggiunto all’azienda, perché il riconoscimento del valore della donna come dirigente è un biglietto da visita molto importante. Lei è molto simpatica e chiacchieriamo come fossimo vecchie amiche. Siamo su Instagram entrambe, mi fa vedere foto della finestra del suo ufficio: una favola! Lei ogni giorno da quella finestra vede le terre dove il colore dei vigneti passa dal brullo invernale al verde estivo fino a ramarsi e indorarsi dei colori autunnali che riflettono la bellezza della natura che la circonda. Nel suo parlare e nel raccontarsi si sente la gioia che nutre per il suo lavoro, che non è solo fatto di numeri e di budget da raggiungere, ovviamente, ma è pieno della voglia di stare in quel territorio dove indubbiamente le ricorda la sua infanzia, dove forse è nato lo spirito che la conduce verso i suoi successi. Una donna che con il suo vino ha uno speciale legame e le brillano gli occhi quando mi racconta. La tenuta vanta una storia antica difatti un documento dell’anno 1000 cita l’esistenza di una comunità agricola indipendente ad Arceno, poi il susseguirsi degli eventi già citati, fino ad oggi, dove gli ettari in totale della tenuta sono 1000, di cui 92 coltivati a vigneti, 50 a uliveti, il restante è per la maggior parte bosco e vegetazione autoctona. Le uve prodotte sono Sangiovese, Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon. Mi viene offerto un calice di rosso di Chianti Classico Docg, si percepiscono lievi sfumature di cedro, note di spezie come noce moscata e cannella, i tannini sono raffinati così pure l’acidità.

Sandra mi invita come tutti gli altri produttori a farle visita, le prometto, come ho detto a tutti, che prima o poi arriverò! E’ sempre un piacere fare nuove conoscenze. Oggi qui ho incontrato persone squisite, sono molto contenta di questa giornata. Ho appreso molto sulla diversità del nostro territorio, nella composizione dei terreni che passa dallo scisto all’arenaria, all’argilla o al basalto vulcanico, per citarne solo alcuni. Terre lontane, terre vicine, dal Piemonte alla Sicilia, curate con l’anima, con lo spirito imprenditoriale che distinguono l’Italia dal resto del mondo. La bellezza, l’unicità ma soprattutto noi italiani facciamo la differenza.

Qui, Germana Blandin Savoia da Verona è tutto, alla prossima.

p.s. Devo puntualizzare che dai calici ho sorseggiato un micron di vino per ogni assaggio, altrimenti sarei uscita a quattro gambe come si suol dire. Del resto basta poco per capire com’è il vino.

Biografia di Germana Blandin Savoia

Nasce ad Avigliana (TO) nel 1958.
Studi scientifici, è una Dietista, ama l’arte, è autrice, dal 2019 ha il suo blog
First Time di Germana Blandin Savoia, che viene anche pubblicato sul quotidianoalessandriaastionline.
Nel 1999 ha pubblicato la fiaba La Fatina Cipollina. Edizioni Melli.
Nel 2009 è finalista del Premio Nazionale di Poesia “Renata Canepa una vita per l’arte” con Sonetti Spenti.
Nel 2010 presenta al Salone del Libro in Torino il noir Non comprate la casa all’ombra della croce, sul lago. Edizioni il Ciliegio.
Nel 2011 esce Le donne dalle labbra mancanti. Edizioni il Ciliegio.
Tutti gli altri libri sono in attesa di pubblicazione

TORINO. FIRST TIME DI GERMANA BLANDIN SAVOIA: “I BABACI DI MARANZANA”.

BELLISSIMA INIZIATIVA NELLE BORGATE FAVELLA E CIACIA’


Due piccole borgate di montagna appartenenti al Comune di Rubiana in provincia di Torino, si stanno facendo notare per la bellissima iniziativa intrapresa dai pochi abitanti rimasti. Venuti a sapere che i “babaci di Maranzana” stanno riscuotendo tanto successo per aver ripopolato il paese, hanno pensato di costruire dei “babaci” che ricordino la vita vissuta dai loro avi residenti in questi due piccoli borghi abbarbicati sulle pendici della montagna. Radunate stoffe, abiti dei nonni e bisnonni, hanno scatenato la loro fantasia e nel mese di giugno hanno dato vita a quegli antichi abitanti che hanno fatto la storia; lì dove tutti si conoscevano e si aiutavano per quanto potevano. Ed ecco che ha preso vita la lavandaia. Un mestiere antico e faticoso. Lavare i panni e le lenzuola nell’acqua gelata del lavatoio in inverno, quando il ghiaccio già affiorava nella vasca e copriva con trasparenti candelotti anche il rubinetto. I fornai, che sfornavano “le micche”, una tipica forma di pane di quassù, siamo a 950 mt. Il pane in questione si chiama “pan di cusioira”, sono davanti alla loro bottega. Qui si faceva il fieno e si portava con la gerla fin su nei solai d’estate per usarlo poi d’inverno per nutrire gli animali: vacche e capre. Avevano anche una sgranatrice per prodursi poi la farina, e anche questa figura è stata fedelmente riprodotta. Due borghi, due chiese, due Santi Patroni – San Bartolomeo festeggiato il 24 agosto a Favella – San Giuseppe a CiaCià – Tabone festeggiato il 19 marzo. Due feste molto sentite dai residenti, unite da un unico parroco. Don Ciocchetto che oltre aver celebrato messe, matrimoni e funerali; viene ancor oggi ricordato per aver istruito i giovani del paese facendo loro da maestro. Un uomo col profondo senso del dovere verso gli altri e verso gli umili. Ha saputo entrare nei cuori di quelli di allora a tal punto che i bis nipoti sanno ancora ora delle sue gesta. Per questo anche lui farà parte dei personaggi ricordati, perché se vogliamo dirla tutta ha saputo condurre le due comunità verso il futuro che senza i suoi insegnamenti non avrebbero mai avuto.
Durante le feste si beveva e si mangiava ed ecco che l’oste e la cameriera li troviamo sulla porta della locanda, situata proprio ad inizio paese in modo da accogliere tutti. Certo che c’era anche chi andava lontano, quindi troviamo al bivio per Favella un signore e signora con la valigia che aspettano la corriera. C’è chi parte, ma c’è anche chi arriva, vicino all’albergo ecco che arrivano due nuovi villeggianti con gli abiti di quell’epoca. Questo non è tutto, è solo come si direbbe al ristorante: l’antipasto. E si sa che i pranzi italiani durano a lungo, in particolare da noi in Piemonte che abbiamo almeno 40 tipi di antipasti diversi, fra quelli freddi e quelli caldi, quindi accomodatevi… venite a farci visita, sfameremo gli obiettivi delle vostre macchine fotografiche. Per quest’anno sarà solo un assaggio tanto per farci conoscere, ma quest’inverno, le abili mani delle sarte e della pittrice, saranno all’opera per farvi incontrare il prossimo anno e in quelli a divenire tanti altri “babaci” che interpreteranno chi ha vissuto qui tanto tempo fa. Ma non basta, sempre per il prossimo anno, a fianco dei personaggi, prepareremo un breve riassunto della loro vita corredata di foto. Mi auguro di aver stuzzicato la vostra curiosità.
Vi aspettiamo. E se non avete già programmato tutto, sappiate che siamo raggiungibili con la tangenziale di Torino, fino ad Avigliana, poi proseguite con la strada provinciale 197 per il Colle del Lys e girate a sinistra quando trovate il cartello Favella. Abbiamo fontane con fresche acque sorgive che vi daranno refrigerio dopo il giro turistico e siamo circondati solo dai boschi. Sarà una gita diversa, unica, perché noi siamo ovviamente bravi con la favella, essendo favellesi, ma di più con il nostro lavoro. A presto dunque!


Germana Blandin Savoia Dietista, Autrice, Blogger


Favella – CiaCià 16 Luglio 2022

FIRST TIME DI Germana Blandin Savoia: FONDAZIONE FERRERO- ALBA DALLA COLLEZIONE DEL MUSEO BOIJMANS VAN BEUNINGEN DI ROTTERDAM.

FIRST TIME di Germana Blandin Savoia

FONDAZIONE FERRERO – ALBA DALLA COLLEZIONE DEL MUSEO BOIJMANS VAN BEUNINGEN DI ROTTERDAM

Va detto subito che la mostra internazionale è bellissima e imperdibile, purtroppo restano solo due settimane prima del termine espositivo. Siamo accolti con gentilezza e invitati ad assistere alla proiezione dove vengono spiegati i rudimenti fino agli intenti che dal Dada scivolano al Surreale;

questo rappresenta un buon ripasso per gli amanti dell’arte e per i neofiti apre uno scenario finora sconosciuto. Duchamp, Picabia, Mirò, e Tanguy sono tra gli artisti esposti. Con piacere rivedo alcuni pezzi che avevo già potuto ammirare in Roma molti anni fa nella retrospettiva di Salvator Dalì. Il mondo dell’immaginario è al nostro cospetto e veniamo fagocitati dentro le pennellate e dentro il vuoto creato affinché nessuna ombra appaia se non quella della suggestione e dell’illusione. Fra i pittori appartenenti a questa tendenza culturale troviamo anche uomini che non avevano scelto di di dipingere nella loro vita ma poi sono stati rapiti dalle tele di De Chirico come ad esempio è capitato a Magritte che era un grafico per carte da parati. Ma dopo aver subito l’influenza del cubismo e del futurismo diede una svolta surrealista alla sua carriera quando si imbatté nel “Canto d’amore” opera che celebra la fuga dagli schemi e cattura nella tela la nuova visione libera dai canoni estetici che rappresentavano il fondamento divenuto regola fino allora. Il taglio netto che vide nel dipinto di De Chirico lo portò a sperimentare una realtà nuova che di reale non aveva nulla perché disegnava un pensiero di pura visione onirica. Aveva dunque creato una nuova realtà. Mi piace pensare a questi uomini come esseri che si sono sentiti vivi e contenti di vivere solo quando nelle loro vene scorrevano i colori a olio colati e avanzati sui loro polpastrelli che s’incuneavano nei loro esseri fino a raggiungere le loro anime. I colori giocano irriverenti come ovviamente la non logica deve essere rappresentata. Qui c’è la fantasia che nasce dal sogno e fluisce nell’irrazionale che spazia nei meandri inesplorati dalla mente. Quindi è la visione dell’invisibile e dell’impossibile e in Magritte ne abbiamo la conferma.

Un caloroso grazie va al lavoro svolto dalla Fondazione Ferrero che ha permesso la gratuità della mostra affinché tutti possano goderne e al curatore Prof. Marco Vallora per l’impegno profuso. 10 Febbraio 2019

FIRST TIME di Germana Blandin Savoia: MARC CHAGALL AD ASTI

FIRST TIME di Germana Blandin Savoia
MARC CHAGALL – ASTI

 

 
La mostra ha da poco aperto i battenti ma è già un successo di pubblico e opinioni.
Chagall lo conosco da tempo e lo amo nei suoi capolavori ispirati alla vita popolare della Russia.
Tracce di piccoli animali si celano nelle sue acqueforti. Nel 1952 ha realizzato le illustrazioni per le fiabe di Jean de La Fontaine. Le interpreta con i suoi occhi di bimbo sognante.
La sua infanzia continua ad emergere. Comunica ottimismo e ilarità anche nel bianco e nero ma lui vive a colori.
E tramite proprio alla scelta di colori vivaci e brillantissimi che lascia nei suoi quadri l’impronta di un uomo
che non vuole diventare grande perché conserva in ogni dipinto la visione di un fanciullo.
Nella sua fantasia e nella sua ingenuità propria dei bambini riesce a trasmetterci il suo io al di là di qualunque cosa dipinga che si tratti di illustrare la Bibbia o si passi al “Sogno di una d’estate”, lui dipinge sogni non realtà.
E’ il pitturare fiabesco che lo distingue dagli altri.
Passano gli anni ma la fiaba e il gioco per lui sono perenni.
Guerra e pace non hanno confini.

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Il mondo è solo magia e il suo magico vivere rappresenta l’arte senza confini.
Rassegna da non perdere!
Parola di Marc Chagall!

FIRST TIME di Germana Blandin Savoia: BURBERRY

FIRST TIME di Germana Blandin Savoia
BURBERRY

foto Burberry
La nostra settimana della moda di Londra è iniziata in anticipo perché sabato 15/09/2018 i saloni di Burberry si sono aperti al pubblico dopo un lungo periodo di chiusura per ristrutturazione. Tutto ora è color miele e abbraccia tutte le sfumature del beige. Hanno aperto i battenti mettendo in luce e in chiaro gli ambienti sconosciuti alla platea, dove un tempo c’era il proscenio e dove ampie sale laterali si palesano.
Scale a scendere e a salire fino all’ultimo piano dove si gode la vista della sottostante Regent Street.
Piccole collezioni in mostra in anteprima solo per un giorno dove nuovi disegnatori emergono con le loro creazioni sugli scaffali, dalle borse ai foulard ai soprabiti, alle scarpe. Pochi oggetti raffinati come tutto
quello che contraddistingue questo noto marchio inglese. Dietro le quinte però adesso c’è il lavoro di un gruppo italiano a cominciare dal Direttore Creativo Riccardo Tisci all’Amministratore Delegato. Ed è proprio il Direttore che scavando negli archivi ha trovato e riproposto alcune stampe e ha dato vita a quello che sembrava appartenere solo al passato. Ora il nuovo motto d’azione è: non buttare via nulla ma riciclare.
E ci torna in mente l’articolo letto tempo fa in cui si spiegava che gli oggetti invenduti andavano al rogo.
Triste e arrogante agire, una realtà che non sarà mai più attivata.
Anche se non ci siamo subito presentate come autrici, veniamo accolte come milionarie a cui si offre una coppa di champagne, ma forse è solo per restare in tema con i colori indossati dal nuovo scenario che abbraccia tutte le tonalità offerte dalla nuance.
Veniamo condotte quasi per mano tanta è la gentilezza di chi ci accompagna a scoprire gli ambienti di quello che un tempo è stato teatro divenuto poi un cinema dove una bellissima cupola centrale svetta e si fa ammirare per la sua vetrata con una stella centrale inclusa. Ci invita inoltre a contemplare i lampadari
originali che prima non erano a vista.
Le ringhiere e i mancorrenti di colore nero ricordano il rigore e che il netto contrasto con il chiaro degli ambienti disegna già di per sé l’idea del nuovo volto dato.
Qui giovani stilisti vengono alla ribalta grazie al fascino delle loro collezioni dell’anteprima di lunedì 17 settembre. Non ci è dato a sapere ovviamente ma ci risulta che neanche gli addetti ne siano al corrente.
Certo è che d’ora in poi il negozio include una linea che veste anche chi non ha molto da spendere ma vuole un capo firmato Burberry. Per cui crediamo che se prima era solo un capriccio passare ed entrare, d’ora in poi potrebbe essere una tappa fissa per noi turisti italiani.
Un grazie particolare va alla Dottoressa Micaela Isoli che ci ha amabilmente istruite sui progetti in da venire che ovviamente non possiamo divulgare perché privati e perché crediamo che il futuro sia proprio firmato da questi giovani talenti italiani che purtroppo ancora una volta solo all’estero hanno la possibilità di affermarsi