Mese: febbraio 2023

CROTONE. MIGRAZIONE. LA STRAGE CONTINUA, TROPPI BIMBI NATI MORTI:”Kr14f9″.

Cutro Italia 26 febbraio 2023 Naufragio barcone migranti a Cutro nel crotonese con morti e dispersi Foto: Antonino Durso/LaPresse

L’ex sindaco di Riace, ‘sconvolto da immane tragedia in Calabria, basta con i ‘mai più’, finché ci sarà ingiustizia migrazione sarà inarrestabile, retorica destre alimenta egoismo’

Il naufragio di un barcone partito dalla Turchia davanti alla spiaggia di Cutro potrebbe eseere costata la vita ad almeno 100 persone, vittime del naufragio, dei trafficanti esseri umani e della mala politica del governo italinano. Molte delle vittime erano bambini.

Tra le vittime due gemellini trovati senza vita in mare oltre ad altri bambini, troppi e troppo piccoli per aver visto negare loro l’aiuto delle autorità e della politica italiana.

Le persone salvate dal naufragio sono 81, ma si teme che almeno altri cento non ce l’abbiano fatta e siano annegate in mare: 22 naufraghi sono in ospedale e una donna è grave.

In 59 sono stati ospitati nel locale Centro accoglienza per richiedenti asilo. 

Alcuni superstiti hanno raccontato sarebbero 180 lepersone a bordo della carretta del mare, ma altre raccontano che potrebbero esserestate molte di più.

L’imbarcazione sovraccarica di migranti non ha retto alle onde del mare e dopo aver urtato uno scoglio si sarebbe spaccata.

Sul luogo del naufragio sono intervenuti polizia, carabinieri, guardia di finanza, guardia costiera, vigili del fuoco oltre al personale del 118 e della Croce rossa.

Un medico: “C’erano cadaveri che galleggiavano ovunque”.

MIMMO LUCANO E’ INTERVENUTO SULLA TRAGEDIA: ‘UN MONDO DI DISEGUAGLIANZE, POLITICA SI INTERROGHI SU MORTI”

Roma, 28 feb. (Adnkronos) – ”Corpi di donne e bambini, un biberon tra i detriti… quello che è accaduto sulle coste calabresi è sconvolgente. Sono senza parole. L’imbarcazione era stata avvistata e quelle persone si sarebbero potute salvare”. Mimmo Lucano , ex sindaco di Riace, non si dà pace dopo la strage dei migranti in Calabria. Va a Crotone, partecipa alla fiaccolata in memoria delle vittime, e si domanda perché quelle persone fuggite dalla disperazione hanno trovato la morte invece dell’accoglienza, in una terra, tra l’altro, dove lui ne è stato simbolo. ”Arrivano alle porte dell’Europa – sottolinea all’Adnkronos – perché le politiche occidentali obbligano migliaia di essere umani ad avere come unica soluzione quella di non morire dove vivono, luoghi in cui le condizioni non sono più sopportabili; politiche che costringono queste persone a fuggire, fare traversate in cerca di un futuro migliore altrove. Come si fa a non immedesimarsi e a capire che chi intraprende un viaggio della speranza a rischio della propria vita ha di fronte a sé solo quella possibilità? Nessuno di loro vorrebbe abbandonare la propria casa, il proprio paese, lo fanno drammaticamente perché non hanno altra soluzione”.

“Le responsabilità di queste tragedie si spiegano per le forti diseguaglianze tra paesi ricchi e quelli dove c’è miseria e guerra – continua l’ex sindaco di Riace – Bisogna avere il coraggio di interrogare le coscienze riguardo alle vittime. Dopo il naufragio di Lampedusa del 2013, in Calabria stiamo assistendo ad un altro immane dramma dei migranti. Basta con i ‘mai più’: finché ci sarà ingiustizia così grave nel mondo, finché gli occidentali vendono armi causando guerre, miseria e povertà, le migrazioni saranno un fenomeno inarrestabile. Disumanità e morte, ormai non ci scandalizziamo più; razzismo, non ci indigniamo più: si è costruita la società dell’egoismo, alimentato da parole come clandestini, sicurezza, chiusura dei porti, una retorica cui le destre ci hanno abituato, quando invece dovrebbe essere il rispetto della dignità e dei diritti umani la cartina tornasole”.

Secondo LUCANO è l’accoglienza l’orizzonte cui guardare: ”Quando sono stato sindaco di un piccolo comune, a seguito di uno sbarco ho puntato fin da subito sull’accoglienza. Si è rivelata una strategia vincente per superare anche la questione dello spopolamento. Abbiamo aperto scuole, fatto rinascere luoghi, l’accoglienza è stata la soluzione, non il problema. E questa è storia”.

TARANTO. OMICIDIO DI BAHTIJARI NATALE NASER A MANDURIA, TRE ARRESTI.

Taranto: presi gli autori dell’omicidio di Bahtijari Natale Naser

 

operazione

I poliziotti della Squadra mobile di Taranto hanno identificato tre ventenni ritenuti responsabili dell’omicidio di Bahtijari Natale Naser commesso nella notte tra il 22 e il 23 febbraio a Manduria (Taranto).

Gli investigatori, fin dal ritrovamento del corpo della giovane vittima nell’agro di Manduria hanno concentrato la propria attenzione sui i tre indagati, già oggetto d’indagini per traffico di droga.

Le indagini hanno accertato che il giovane, la sera in cui è stato ucciso, si era incontrato nella centrale piazza Vittorio della cittadina jonica con due uomini per poi spostarsi nei vicoli del centro storico. L’incontro, organizzato per riscuotere il pagamento di una partita di cocaina venduta dal fratello, si era successivamente trasformato in una violenta aggressione in cui il ragazzo ha subito diversi colpi di armi da taglio.

Gli indagati hanno dopo averlo picchiato e ferito hanno caricato la vittima in una macchina per portarlo in una zona periferica del paese e qui, dopo averlo fatto scendere dal mezzo, lo hanno nuovamente colpito con ripetute coltellate e agonizzante lo hanno trasportato nei pressi di un cavalcavia dove, la mattina successiva, è stato ritrovato senza vita.

I tre, tornati in città, con l’aiuto di altre persone ancora da identificare, hanno tentato di cancellare le tracce dell’omicidio distruggendo l’auto utilizzata da Bahtijari per arrivare a Manduria insieme a due amiche, risultate ignare di tutta la vicenda.

Le modalità adottate prima, durante e dopo l’omicidio fanno ritenere che si sia trattata di una esecuzione pubblica, legata a un noto clan della Sacra Corona Unita egemone nel Tarantino.

All’operazione hanno preso parte i poliziotti del commissariato di Manduria, il Reparto prevenzione crimine, il Reparto volo di Bari e la Polizia scientifica di Taranto.(fonte Polizia di Stato).

PALERMO. POLIZIA DI STATO. CORRUZIONE ALA MOTORIZZAZIONE CIVILE.

Smantellata rete di corruzione alla Motorizzazione civile di Palermo: 21 arresti

 

Corruzione indagine polizia stradaleArrestate questa mattina 21 persone, tra funzionari e dipendenti della Motorizzazione civile di Palermo e responsabili di agenzie disbrigo pratiche automobilistiche, per i delitti di corruzione, accesso abusivo a sistema informatico o telematico e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

Gli accertamenti della Polizia stradale sono stati effettuati anche con l’ausilio di sofisticate apparecchiature di intercettazioni audio e video.

L’indagine è partita dall’attività di monitoraggio e repressione del fenomeno del riciclaggio di autovetture ed in particolare attraverso l’analisi delle pratiche di nazionalizzazione, cioè di immatricolazione dei veicoli provenienti dall’estero, evase dalla Motorizzazione di Palermo.

Gli agenti durante i controlli hanno riscontrato che nel corso degli ultimi anni le nazionalizzazioni effettuate presso quell’ufficio avevano avuto una costante e sospetta crescita esponenziale.

I poliziotti hanno poi rilevato che gli intestatari delle pratiche erano per oltre l’ottanta per cento residenti fuori la provincia di Palermo e che la quasi totalità di tali fascicoli era stata commissionata da un ristretto numero di agenzie palermitane. Quest’ultime hanno esercitato di fatto una sorta di monopolio del mercato delle nazionalizzazioni, falsando così il libero mercato a danno delle altre agenzie concorrenti.

Inoltre gli investigatori hanno scoperto che inserire somme di denaro all’interno dei fascicoli per la trattazione delle pratiche dirette ai funzionari della Motorizzazione Civile era una diffusa consuetudine.

In tal modo la definizione delle procedure avveniva senza che la documentazione fosse completa o regolare, i collaudi di tali veicoli, benché obbligatori, non venivano effettuati e i duplicati di carte di circolazione venivano emessi al fine di modificare i dati dei veicoli, in assenza dei requisiti previsti dalla norma. (fonte Polizia di Stato).

Franzella Natale Giacomo

GENOVA. SEQUESTRATE 15 MILA DOSI DI COCAINA, DUE ARRESTI.

Genova: 2 arresti e 15mila dosi di cocaina sequestrate

 

droga genova

Gli agenti della squadra mobile di Genova hanno arrestato due persone, di 26 e 35 anni, con l’accusa di detenzione e spaccio di droga, nei loro appartamenti sono stati trovati 3 chili di cocaina purissima.

I poliziotti dell’antidroga avevano incrociato e controllato da tempo i due indagati nell’ambito di alcune indagini per il contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti.

I due indagati erano entrambi incensurati, con lavoro regolare e ben inseriti nel tessuto sociale, ma a destare i sospetti degli investigatori erano stati i movimenti e le frequentazioni che i due avevano al di fuori degli orari e degli impegni lavorativi.

L’intervento dei poliziotti è scattato quando i due si sono incontrati, in zona Bolzaneto, nei pressi dell’appartamento di uno di loro. Pochi minuti dopo essere saliti nell’abitazione, uno dei due è uscito, e a quel punto è stato fermato dagli agenti e sottoposto a controllo.

Contemporaneamente altri poliziotti della Mobile perquisivano gli appartamenti di entrambi gli indagati Nell’abitazione di uno dei due sono stati trovati due chili e mezzo di cocaina purissima confezionata in panetti, una bilancia di precisione, materiale per il confezionamento e una macchina per il sottovuoto.

Nell’altro appartamento i poliziotti hanno trovato oltre mezzo chilo di cocaina, sostanze per il taglio della droga e materiale per il confezionamento.

Gli investigatori ritengono che i due fossero i fornitori dei pusher del centro storico genovese e dei quartieri limitrofi.

Con la cocaina sequestrata gli spacciatori avrebbero confezionato circa 15mila dosi, che avrebbero fruttato più di 300mila euro.(fonte Polizia di Stato).

COSENZA, MINACCE MAFIOSE A IMPRENDITORE:”QUEI CAVALLI NON SI TOCCANO”.

“Quei cavalli non si toccano”: 4 arresti in Calabria per minacce mafiose

 

maneggio polizia

Un imprenditore della provincia di Cosenza è stato minacciato per indurlo a non esffettuare il servizio di trasporto di cavalli per conto del comune: “Quei cavalli non si toccano”.

La vittima delle minacce ha denunciato tutto alla polizia e, al termine dell’indagine svolta dalla Squadra mobile di Cosenza, quattro persone sono state arrestate con l’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Gli arresti sono stati eseguiti, in collaborazione con il Reparto prevenzione crimine Calabria Settentrionale, tra Cosenza, Castrovillari e la provincia di Reggio Calabria.

L’attività investigativa, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, è stata svolta con accertamenti documentali e attività tecniche di intercettazione.

La vittima si era resa disponibile ad eseguire un servizio di trasporto e custodia di cavalli per conto di un comune della provincia di Reggio Calabria, che lo richiedeva a seguito dello sgombero di un centro ippico.

Il titolare del maneggio si era opposto e, per evitare l’esecuzione del provvedimento, aveva contattato due persone inserite nella criminalità reggina e cosentina, affinché facessero arrivare al destinatario delle minacce esplicite per indurlo a desistere dal suo intento.(fonte Polizia di Stato).