Gli interrogativi continuano a ricorrersi, le tifoserie scatenate pro o contro il Presidente della Repubblica Mattarella, Di Maio che urla per mettere sotto accusa il capo dello stato,ma poi ci ripensa e dichiara che con il Colle bisogna collaborare. Qualcuno più deluso degli altri si dispera perché ha visto sfumare l’illusione di una Italia fuori dall’Euro e dall’Europa,ma per andare dove poi?

Qualcuno forse è ancora disposto a credere che lo sconosciuto,ma non troppo Paolo Savona sia il vero,l’unico motivo per fare saltare il tavolo e creare uno scontro istituzionale senza precedenti nella Repubblica italiana; Salvini e Di Maio hanno rifiutato la nomina di Giorgetti a ministro dell’economia pur essendo lui il braccio destro di Salvini arrivando al durissimo scontro con Mattarella.

La domanda anzi le domande sono molteplici e molte di queste rimarranno senza risposta, perché le risposte potrebbero portare a capi d’accusa pesantissimi per gli attori in scena e non mi riferisco al presidente Mattarella,ma a Di Maio e Salvini che potrebbero vedersi piovere addosso una accusa di cospirazione contro i poteri dello stato e attentato alla costituzione nonché all’unità del paese.

Ma andiamo per ordine: Salvini avrebbe voluto così fortemente Paolo Savona all’economia da rifiutare l’incarico a Giorgetti suo braccio destro.
Sicuramente il progetto politico di Salvini non era contenuto nel programma elettorale,ma neppure nel contratto con il M5s che lo avrebbe portato al governo da Ministro dell’Interno,ruolo delicatissimo in funzione di contenimento delle proteste popolari seguite a quello che doveva essere il fallimento dello stato. Almeno nelle intenzione del piano “B” del professor Paolo Savona.

Il piano “B” di Savona è quanto di più eversivo la storia della Repubblica abbia vissuto dal dopoguerra in poi, tentati colpi di stato degli anni ’70 a parte.
Più passano le ore e più risulta politicamente insostenibile la scelta di Matteo Salvini. Solo la propaganda più facile potrebbe spiegare i motivi,ma non c’è un motivo che sia uno, per giustificare il No della Lega a Giorgetti ministro e la fine dell’intesa giallo-verde.
Dietro all’urlato “o Savona o morte”,che nella migliore delle ipotesi poteva essere letta come il modo più veloce per tornare alle urne, c’è qualcosa di più, di più inquietante,un colpo di stato strisciante che passando dall’uscita dall’Europa, avrebbe portato il paese al fallimento e come conseguenza del fallimento alla tanto sospirata,mai abbandonata o cancellata nello statuto leghista, “secessione” della Padania dal resto d’Italia.
Il piano “B” di Savona prevedeva alcune cose semplici,ma di sicuro effetto:
Intanto trattative segrete da intavolare,tenendo gli italiani all’oscuro di tutto,con la commissione europea per l’uscita dell’Italia dell’Euro e dall’Europa,(mi viene da dire alla faccia della democrazia e della partecipazione,bandiera tanto sventolata dai grillini sul web,ma solo sul web perché nella vita reale,nel paese reale pare non abbia alcun valore).
La seconda fase avrebbe dovuto preparare l’uscita dalla moneta unica facendo stampare in gran segreto 8 miliardi di Nuove lire dalla zecca dello stato da immettere sul mercato immediatamente dopo l’uscita dall’euro.
L’uscita dall’Euro sarebbe poi stata annunciata pubblicamente,si pensa con un discorso alla nazione a reti unificate,il venerdì sera al termine delle contrattazioni e dopo la chiusura della borsa.
Il lunedì la Nuova Lira avrebbe sostituito l’euro svalutata del 15/20% del valore attuale,i conti correnti bloccati per impedire fughe di capitali, pagamenti esclusivamente elettronici in attesa che la nuova moneta potesse essere distribuita agli italiani e ri-contrattazione dei debiti e default pilotato dell’Italia( fallimento pilotato del paese); che nelle ipotesi del professore ci avrebbe fatto risparmiare 60/80 miliardi?.
Ovviamente in tutto questo a rimetterci sarebbero stati i correntisti,i lavoratori che avrebbero visto dimagrire la busta paga del 20% che in soldoni vuol dire che se prima guadagnavo ipoteticamente 1.000 euro al nuovo valore sarebbero solo 800 euro.
Ad averne un vantaggio solo i capitali, che da una svalutazione così imponente e la riduzione del costo del lavoro avrebbero potuto sperare di invadere con le esportazioni i mercati appena abbandonati; gli investitori sicuramente No perché chi investe in un paese fallito?
Il resto è già scritto nei programmi e nello statuto della lega da decenni: “secessione” del Nord dal resto d’Italia e realizzazione della Padania tanto cara a Bossi e Salvini.
In un paese fallito la necessità della separazione sarebbe un fatto non rinviabile per permettere al nord di viaggiare più speditamente di quanto possa fare il sud Italia,: il paese a due velocità o meglio due paesi in cui ognuno viaggia alla sua velocità con il Sud sicuramente penalizzato.

Il drammatico accenno del presidente Mattarella a un tema mai posto,ma ricordato dal presidente della Repubblica,agli elettori:” Ho difeso i risparmi delle famiglie e a questo punto impedito l’uscita dell’Italia dall’Euro.
Nei discorsi del capo dello stato c’è stato un accenno,ma non un approfondimento su questi temi, evidentemente la gravità di quanto si stava tramando alle spalle degli italiani non ha permesso neppure al capo dello stato di renderlo pubblico e pubblicizzarlo.
Sergio Mattarella riferendosi al famoso ‘piano B’ del professor Savona,parlava di una ipotesi tranquillizzante o a ben vedere a qualcosa di inconfessabile, sotto traccia, una disegno per portarci fuori dalla moneta unica, di cui il buon vecchio professor Savona sarebbe stato semplicemente uno strumento, più o meno inconsapevole?
Molte cose ancora non sono state dette e neppure scritte,ma non è il caso di alimentare idee di complotti anche se l’attuale crisi istituzionale e avvolta da una nebbia fitta che non ci permette di vedere nitidamente i contorni e dove tutto dovrebbe tornare nulla torna e nulla si spiega altrimenti.
Salvini e Di Maio buttano all’aria il loro governo del cambiamento, Mattarella irrigidito sulla linea del Piave,attacchi e richieste di messa in stato di accusa del presidente e poi il dietro front di Di Maio, le manifestazioni di protesta il 2 giugno esponendo la bandiera italiana che normalmente è esposta.
Il tema discusso in pubblico era fare la faccia feroce a Bruxelles, non l’abbandonare dell’Euro e della Ue.
Ma oggi la nuova parola d’ordine di leghisti e grillino potrebbe essere improntata a una campagna elettorale-referendum, su moneta unica ed Europa quanto il nascente governo non diceva, ma pensava o almeno non lo escludeva.
Tutto questo pur senza essere mai stato reso pubblico è stato più che sufficiente per mandarci tutti in malora.
Adesso in avanti speriamo che le carte siano scoperte: “se qualcuno coltiva l’idea lo dica e ne spieghi finalità e conseguenze.

Gli elettori decideranno liberamente se unirsi all’abbraccio e al bacio di Salvini e Di Maio oppure abbandonarli al loro destino,compreso ovviamente le ipotesi di accusa di attentato e cospirazione contro la Costituzione, l’unità dello Stato e ai vaneggiamenti di professori di tutte le età.
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