La storia non è nuova, dai voli di stato, ai privilegi della moglie che percorre corsie riservate alla vendita delle frontiere italiane allo straniero, ma se a scorrazzare sulla moto d’acqua della polizia fosse stato il figlio di Matteo Renzi e non quello di Matteo Salvini orde di barbari sui social avrebbero inneggiato alla guerra civile contro l’elité nemica del popolo.

Ormai siamo convinti che troppa gente giudica no un fatto, ma chi lo ha compiuto. L’ipocrisia che fa vomitare: condannare o assolvere e giustificare basandosi sulla simpatia o peggio sui propri interessi particolari del momento.
La differenza di valutazione che sta dietro interessi personali inconfessabili, differenze di valutazione per comodità d’uso, falsità alla luce del sole neppure troppo nascoste, ma anzi osannate sull’altare dell’ ipocrisia che vuole colpevoli sempre gli “Altri”, i diversi, i negri, i migranti, le zecche rosse dei centri sociali, ma ultimamente anche il Partito Democratico sta subendo la stessa sorte sull’onda dell’antipatia che i social hanno creato intorno alla figura di Matteo Renzi.
La vicenda che ha coinvolto il ministro,Matteo Salvini, deve partire proprio da queste valutazioni perché partire da qui serve a far luce su un sistema di privilegi che se da una parte servono a condannare un uomo,Matteo Renzi, dall’altra ne fanno una vittima,Matteo Salvini, reo di aver voluto far divertire il figlio 13 enne nella giostra della moto d’acqua della polizia messa a disposizione da chi, ma non si capisce bene chi. E nonostante troppo spesso lo stesso Matteo Salvini si sia scagliato contro l’utilizzo della polizia come autisti di scrittori scomodi, accompagnatori di Magistrati esposti alle vendette delle mafie, badanti di ex anziani presidenti della Repubblica, flotte aeronavali a disposizione della famiglia Renzi oppure dei migranti per i quali è finita la pacchia e resta solo la morte nel cimitero chiamato Mediterraneo, ma forse bisognerebbe partire proprio da qui per osservare che la vicenda che vede coinvolto il ministro dell’interno Matteo Salvini e suo figlio a bordo di una moto d’acqua della Polizia di Stato sono solo la punta di un iceberg che fa vedere solo la punta di un sistema di corruzione ben più radicato e difficile da combattere. In Calabria pare che almeno 3000 voti siano transitati da Forza Italia alla Lega, ma chi ha interesse a far eleggere il “nordista odiatore dei meridionali” al posto di un forzista, quale è stato il ruolo della ‘ndrangheta nell’elezione del “senatoe di calbria” come lui stesso amava aggettivarsi.
Se continuiamo a distrarci con i giochi d’acqua del figlio di Matteo Salvini perdiamo di vista quegli argomenti che lo stesso Salvini non vuole far ricordare e non ha alcun interesse che si approfondiscano: I 49 milioni di euro truffati dalla Lega agli italiani, le numerose condanne di esponenti del carroccio per reati contro la comunità, il Russiagate che coinvolge lo stesso ministro e i suoi più stretti collaboratori, Il caso appena scoppiato dei 150 mila euro ricevuti in Marocco, e questi sono solo alcune polpette avvelenate che il ministro vuole nascondere e disinnescare.
Contano poco le scuse, il fatto che chieda scusa dà l’idea della gravità dell’errore, del vice premier e a poco serve l’inevitabile inchiesta interna aperta dalla Questura di Ravenna: provate a immaginare se la stessa cosa fosse accaduta con Renzi presidente del consiglio, con uno dei suoi figli comodamente seduto su un mezzo che dovrebbe essere sempre a disposizione per qualsiasi emergenza.
Immaginate quale reazione avrebbero messo in campo quelli del Movimento 5 Stelle, moralisti solo quando non mettono in pericolo la propria autopreservazione, avrebbero invaso le bacheche di tutti i social con qualche meme indignato e pieno di punti d’esclamazione.
Cosa avrebbe detto di Renzi lo stesso Matteo Salvini, il re del “fate quello che dico non fate quello che faccio”, che per molto meno quando era all’opposizione si stracciava le vesti come un novello francescano arrivato per salvarci dalle élite.
Immaginate la bile che avrebbero spremuto a tutti quegli italiani che pontificano, con l’ignoranza grassa di chi ha studiato presso “l’università della vita”, sulla scorta di Saviano e che sono oggi felicissimi che gli agenti di polizia facciano da animatori delle vacanze del Trota di Salvini.
Immaginate Di Maio, che si sta esibendo in vacanze molto popolari in Sardegna e chissà che fine hanno fatto le sue restituzioni di stipendio, che ci avrebbe dipinto il Renzi di turno come uno sfacelo di Stato che avrebbe sotterrato di vergogna l’Italia e invece ora di fronte al suo compagno di giochi leghista ci dice che l’importante è: “che abbia riconosciuto l’errore”.
Bastava chiedere scusa per calmare la feroce onda di bile dei grillini quando erano all’opposizione.
Ma non dimentichiamoci che questi ciarlatani mentre ci distraggono con i giochi d’acqua del novello trota hanno portato la pressione fiscale al 48%, favorito la speculazione sul prezzo dei carburanti, isolato l’Italia nel contesto europeo e mondiale, ci stanno portando sull’orlo del fallimento e quel che è stanno vedendo l’Italia a Vladimir Putin e pezzi del nostro territorio a chissà quanti altri speculatori, con buona pace per il sovranismo tanto sbandierato.
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