


Oggi pomeriggio, nella località Fabbrica Curone, è divampato un incendio boschivo. le cause sono ancora un mistero.
-SEGUIRANNO AGGIORNAMENTI
In base alla normativa vigente, di cui al DM 18/5/2007, in tema di “Norme di sicurezza per le attività di spettacolo viaggiante”, tutte le giostre, a prescindere dalle dimensioni, prima di potere entrare in esercizio devono essere sottoposte ad un controllo volto a certificarne il corretto funzionamento e la sicurezza degli utilizzatori, spesso bambini. Questa verifica deve essere effettuata “presso il Comune nel cui ambito territoriale è avvenuta la costruzione o è previsto il primo impiego dell’attività medesima o è presente la sede sociale del gestore ovvero in altro Comune ove è resa disponibile per i controlli previsti dal presente decreto ed essere munita di un codice identificativo rilasciato dal medesimo Comune”. Il codice identificativo certifica la rispondenza della giostra ai requisiti di sicurezza previsti per legge.
L’indagine prende avvio nel marzo 2018: antefatto dell’inchiesta è un incidente occorso ad una tredicenne che a Legnano (MI), nel novembre 2017, a seguito del malfunzionamento di una giostra, è caduta, procurandosi delle lesioni. Sono proprio gli accertamenti avviati dalla ASL competente, in seguito a questa disgrazia, che fanno emergere uno scenario inquietante. È il Sindaco del Comune di Borgo d’Ale (VC), estraneo ai fatti, il primo a notare alcune gravi anomalie rispetto alle procedure, previste dalla legge, per il rilascio delle autorizzazioni/certificazioni di esercizio. Una situazione che viene immediatamente condivisa con il Comandante della Stazione Carabinieri competente, facendo scattare le articolate indagini condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Vercelli, supportato in loco dai Carabinieri della Stazione di Cigliano, gli unici a potersi muovere sul posto senza attirare particolare attenzione.
Le attività dei militari dell’Arma, coordinate dalla Procura di Vercelli, nella persona del Sostituto Procuratore Dott. Davide Pretti, hanno consentito di formulare specifiche contestazioni, in base alle quali, tra il 2016 ed il 2018, il Comandante della Polizia Locale del comune del vercellese, dietro esborso di illeciti compensi, avrebbe rilasciato oltre 1.000 codici identificativi a vantaggio di giostre per spettacoli itineranti, senza che venissero effettuate le prescritte verifiche, in particolare quelle di competenza della Commissione comunale/provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo, che dovrebbe (verificata la documentazione dell’attrazione) procedere al “controllo di regolare funzionamento nelle ordinarie condizioni di esercizio”. In base agli accertamenti svolti, nessuna commissione risulta essere mai stata convocata e, men che meno, risulta effettuato l’accertamento sulle condizioni di funzionamento. L’attività risulterebbe essere stata sollecitata da intermediari, per lo più professionisti dell’area tecnica, anch’essi indagati, che, a loro volta in contatto con i proprietari delle attrazioni, avrebbero indirizzato le richieste, provenienti da ogni parte d’Italia (e formulate proprio in base alla facoltà offerta dalla normativa di poter individuare liberamente il luogo e conseguentemente l’amministrazione comunale ove sottoporre a controllo e registrazione le giostre) verso il Comune di Borgo d’Ale, curando, in taluni casi, la firma di atti e certificazioni, necessarie per produrre la documentazione prevista dalla legge (in particolare manuale di uso e manutenzione, libretto di attività, nonché certificazioni delle verifiche annuali), in assenza di qualsiasi verifica effettiva.
I personaggi emersi, nel filone principale dell’indagine, sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e peculato. Nel corso delle indagini sono inoltre emerse singole fattispecie riconducibili a reati diversi, quali traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi, furto aggravato, spendita di banconote false.
Nel corso delle indagini, al fine di interdire l’utilizzo delle strutture potenzialmente pericolose per l’incolumità pubblica, in assoluto accordo con i Carabinieri, il Sindaco di Borgo d’Ale ha emesso, in regime autotutela, provvedimenti di annullamento delle concessioni rilasciate illecitamente nel tempo.
Tuttavia, diversamente da quanto sperato, il provvedimento inibitorio, dopo un primo momento di confusione, ha indotto gli indagati a riorganizzarsi, cercando in nuovi comuni l’opportunità di clonare il medesimo modello organizzativo illecito. In particolare, in base ai riscontri acquisiti, due sarebbero i comuni, uno in Piemonte ed uno in Abruzzo, presso i quali, con modalità ancora in via di accertamento, sarebbero state rilasciate nuove certificazioni prive delle necessarie verifiche.
La necessità di interdire in modo efficace e definitivo l’uso di attrezzature, potenzialmente pericolose, ha reso necessario un provvedimento di sequestro, in corso di esecuzione, disposto dall’Autorità Giudiziaria vercellese a carico di 1.095 divertimenti e spettacoli viaggianti nei confronti di quasi 700 persone/società proprietarie, presenti in 88 province.
Sono state disposte dal GIP del Tribunale di Vercelli, su richiesta della locale Procura della Repubblica ed in piena concordanza con le risultanze investigative fornite dai militari dell’Arma, 7 misure restrittive (delle quali 1 in carcere), eseguite nella mattinata appena trascorsa, in una vasta operazione che ha visto impiegati oltre 70 Carabinieri (oltre a quelli che dovranno procedere ai sequestri delle singole giostre), nella quale sono stati eseguiti 29 decreti di perquisizione (ed eventuale sequestro di materiale ritenuto valido ai fini probatori) in questa Provincia ed in quelle di Roma, Latina, Pescara, Brescia, Varese, Modena, Potenza, Foggia, Lecce, Pavia, Torino, Milano, Rovigo, Ravenna e Novara, con il supporto dell’Arma competente per quei territori. Sono complessivamente indagate, allo stato, 36 persone. L’inchiesta, anche in ragione degli accertamenti ed approfondimenti in corso, potrebbe, con ogni probabilità, allargarsi e vedere coinvolti nuovi soggetti.
Sono 15 le persone coinvolte nell’indagine “Venenum” della questura di Milano. A conclusione dell’operazione 8 persone sono finite in carcere, 4 sono stati disposti gli arresti domiciliari e per gli altri 3 il divieto di dimora. Tutti sono ritenuti responsabili di reati ambientali avendo gestito abusivamente 37 mila metri cubi di rifiuti.
Invece di far confluire i rifiuti nelle discariche autorizzate o nei termovalorizzatori, gli intestatari di almeno sei aziende abbandonavano i rifiuti all’interno di capannoni posti su terreni intestati o affittati anche con il coinvolgimento di prestanome. Tale sistema ha permesso ai criminali di avere un guadagno stimato intorno al milione di euro.
L’indagine è iniziata a seguito di un incendio divampato nell’ottobre scorso all’interno di un’azienda del milanese che si occupa di stoccaggio di rifiuti e, da lì, i poliziotti della Squadra mobile hanno ricostruito l’intera filiera che coinvolgeva società di raccolta, autisti compiacenti e affittuari di terreni e capannoni.
Gli investigatori sono stati anche in grado di classificare i rifiuti smaltiti illegalmente accertando che si tratta di rifiuti domestici (incluse le piazzole ecologiche) e rifiuti provenienti dalle attività produttive artigianali.
Tali rifiuti, prima di essere abbandonati nei capannoni e sui terreni, venivano portati nei centri di trattamento dove, attraverso la pressatura a cubi, i rifiuti venivano compattati meccanicamente e tenuti insieme mediante filo di ferro.
Le zone interessate dallo stoccaggio abusivo sono state individuate in provincia di Venezia, Lodi e Verona. La Polizia ha anche accertato che i rifiuti provenivano per buona parte dalle province di Salerno e Napoli.
Oltre ai soldi confluiti sui conti correnti la Polizia ha sequestrato il capitale sociale delle sei aziende coinvolte e 13 mezzi pesanti utilizzati per la commissione dei reati.
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