Mese: febbraio 2018

TORINO. SALVIAMO LA SOLDATESSA LAVINIA DALLA FORCA DELLA STRUMENTALIZZAZIONE DEI TROPPI BENPENSANTI DI COMODO

Campagna elettorale al photofinish;con la campagna elettorale più incerta dal dopoguerra  ad oggi era prevedibile,in questa condizione,che qualcuno strumentalizzasse la più classifica, anche se condannabile, delle reazioni isteriche:”Vigliacchi, mi fate schifo, dovete morire”.

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A scanso di equivoci nulla e nessuno intende giustificare le bombe carta imbottite di chiodi e schegge di vetro lanciate contro le forze dell’ordine;ai poliziotti impegnati nell’attività di servizio e ai feriti durante gli scontri esprimiamo la nostra completa e totale solidarietà,ma non riusciamo a tollerare che ancora una volta questi episodi vengano strumentalizzati per creare un clima da caccia alle streghe.

La campagna stampa scatenata contro scatenata l’insegnante torinese,che grida contro i poliziotti durante la manifestazione antifascista a Torino, appartiene ai dossier di killeraggio politico e mediatico a cui ci hanno abituato decenni di perbenismo interessato.

Sistematicamente come un filo di lana che lega il passato al presente e prosegue verso il futuro si perpetua quella che negli anni ’50 in America era conosciuta come caccia alle streghe e che oggi a pochi giorni dalle elezioni politiche si esercita con la ricerca di episodi sui quali poter scaricare tutte le tensioni di una campagna elettorale assurda,priva di proposte,di politica, nella quale fanno eco,non troppo velatamente, lo scambio di voti con favori: favori come l’assistenzialismo costi quel che costi, mi voti ti do 1.000 euro di pensione al mese anche se non hai mai versato un centesimo di contributi. Mi voti ti garantisco una vita dissoluta nella quale potrai cimentarti senza doverti sbattere a lavorare,alzarti presto la mattina e arrivare a casa tardi la sera.

Mi voti ti regalo un barcone per riportare dall’altra parte del Mediterraneo i migranti, tanto le nostre bombe continueranno a distruggere le loro case,le loro città,ma a noi che ci frega le bombe creano lavoro,posti di lavoro e benessere(?) a chi le produce.

La vittima carnefice,il mostro da sbattere in prima pagina a una settimana dalle elezioni sembra caduta a fagiolo, nelle pagine dei giornalai professionisti dell’informazione, gli stessi che davanti ad episodi ben più gravi hanno preferito chiudere gli occhi e turarsi il naso,e allora ecco che le urla di una manifestante diventano un reato molto più grave di un assassinio di un ragazzo,che anzi sempre tra le righe di certi onesti benpensanti diventa un pericoloso delinquente da abbattere e ai suoi genitori la vergogna tutta italiana perché al mesto vivere in vergogna hanno scelto di vivere la politica per dare un senso alla morte di figlio ventenne.

I cicisbei del bon ton un tanto al chilo,le nuove generazioni di politici ignoranti che al bar dell sport sarebbero stati zittiti con un rovescio sul muso cercano sul web quello spazio,la visibilità, che non troverebbero da nessun altra parte e allora si sbizzarriscono nei commenti più sconci e volgari,alla faccia del tanto vituperato bob ton:” ammazzateli quei rossi bastardi”,”mandateli in galera in Turchia a raccogliere le saponette da terra”,”se li becco gli faccio vedere io…”, “e mi fermo qui perché c’è scritto anche di peggio,ma allora la mia domanda è: “Se il linguaggio dei benpensanti è così violento quale deve essere la reazione di chi sta dall’altra parte della barricata”?  “Se tu persona timorata di Dio,dai buoni costumi che la domenica prendi la comunione in chiesa e sul sagrato auguri agli altri una destino atroce come puoi pensare di non diventare vittima dei tuoi stessi vaneggiamenti”?

La polizia e i manifestanti se pur divisi dal fossato che li separa del dovere di far rispettare l’ordine pubblico da una parte e la volontà di manifestare le propria rabbia dall’altra hanno dimestichezza e conoscenza di quella realtà che sono le manifestazioni di piazza,conoscono l’adrenalina che compensa la paura e la reattività per quello che avviene in quel momento.  La rabbia di chi manifesta dopo aver subito una carica della polizia. La rabbia della polizia per dover essere sempre il cuscinetto al servizio di una politica che non riesce a dare risposte e speranze per un futuro da realizzare in società non inclusiva,ma che crea mostri che vivono ai margini,disperati e homeless(che brutta parola per indicare un essere umano).

In piazza si scaricano le tensioni, ci sono scontri, cariche, urla in cui ci si riempie di contumelie, slogan al solo scopo di tenere serrate le file, tenere la piazza, tenere il punto e richiamare l’attenzione sui bisogni reali e non sulle promesse elettorali che tali resteranno anche in futuro.

La parole,gli slogan restano tali, sono solo parole e slogan esattamente come le promesse elettorali degli stregoni della politica (cominciano a mancarmi politici e  statisti come Berlinguer,Craxi,Moro,Togliatti e De Gasperi che della politica avevano un opinione alta,sacra, non come i moderni commedianti che dalla politica succhiano solo il latte come da una vacca da mungere).

Una manifestante le urla contro gli agenti di polizia,un’insegnante che ha fatto scatenare i perbenisti contro i “cattivi maestri della sinistra” con addirittura richieste di licenziamento pur avendo esagerato,ma fuori dal contesto lavorativo.

Il Miur,pare, che subito dopo l’accaduto, avrebbe “attivato l’Ufficio scolastico regionale per il Piemonte per indagare e acquisire dalla scuola della docente ulteriori informazioni e avviare i necessari approfondimenti”.

La pubblicazione specialistica Tecnica della Scuola accerterà, inoltre, se l’insegnante si sia già resa protagonista di episodi analoghi in passato: “ciò costituirebbe un aggravante per dimostrare l’incompatibilità tra il ruolo di insegnante e quello assunto al di fuori della scuola”.

La soldatessa Lavinia pronta per il tribunale,ma  non dentro le strutture previste dal ministero, quanto un “tribunale politico e morale” fatto di uomini di governo, giornalisti, esponenti politici e perbenisti dello “stato penale/morale”,l’orrore dello stato di diritto.

In questo orrore uomini di governo,giornalisti, perbenisti e boia al servizio di sua maestà, “il moralismo strabico sincronizzato a tempo”,  che per l’occasione hanno consumato fiumi di inchiostro e distrutto le tastiere dei PC non hanno fatto lo stesso per condannare quel personaggio,che anzi è stato candidato in parlamento a rappresentarci, che affermava,di fronte alla morte di ragazzi poco più che ventenni a cui si poteva attribuire un unica colpa: avere vent’anni.

 “Le cause della morte di Aldrovandi sono ben altre. Non è il fermo di polizia la causa e i colleghi li ho applauditi, sì. Non mi nascondo dietro un dito. Considero i colleghi condannati per errore giudiziario e cerchiamo una revisione del processo”.

“L’onorabilità della Polizia di Stato è stata irrimediabilmente vilipesa e solo una operazione di verità sarà in grado di riscattare il danno patito. Alla stessa stregua i nostri colleghi, ingiustamente condannati, hanno patito un danno infinito”.

“C’è un ragazzo morto? Tutti i giorni muoiono persone giovani sulle strade ma non per questo la colpa è delle strade (…) Se uno legge gli atti giudiziari si rende conto che le causa della morte di Aldrovandi siano ben altre, non quelle stabilite dalla sentenza. Non è il fermo di polizia la causa (…) Non bisogna confondere la verità col pietismo. Noi riteniamo che la condanna sia sbagliata e credo si debba fare chiarezza”.

A voi il resto,io mi fermo qui perché questo individuo mi provoca il voltastomaco.

RIMINI. OPERAZIONE”ALOPEX” BANCAROTTA FRAUDOLENTA PER 5 MILIONI DI EURO.

OPERAZIONE “ALOPEX”,ESEGUITA ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE NEI
CONFRONTI DI 3 RESPONSABILI DI BANCAROTTA FRAUDOLENTA PER OLTRE 5 MILIONI

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Al termine di articolate attività di polizia economico – finanziaria, i Finanzieri del Comando Provinciale di Rimini hanno tratto in arresto ieri, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP presso il locale Tribunale, tre pregiudicati, responsabili di aver ordito il fallimento di una ditta di commercio
all’ingrosso e al dettaglio di calze, intimo ed accessori, con sede a Misano Adriatico (RN), distraendone prima del fallimento l’intero patrimonio.
Le complesse indagini svolte dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Rimini, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno condotto ad argomentare che l’impresa era stata costituita,sin dall’inizio, con lo scopo di portare a termine un preciso piano criminoso, da parte dei veri gestori dell’attività commerciale, ossia due fratelli, di origine pugliese, attivi nel settore del commercio ambulante,
ma gravati da diversi precedenti penali.
Il disegno emerso dagli accertamenti sarebbe consistito nel:
– fare acquisire al loro prestanome , N.D., di anni 41 (soggetto privo di alcuna esperienza imprenditoriale,nullatenente e con problemi di tossicodipendenza), – anche lui tratto in arresto ieri -, la fiducia dei fornitori in modo da poter effettuare ingenti acquisti di merce e procrastinare i pagamenti, con il proposito di non onorarli a scadenza;
– trasferire le giacenze di magazzino e i beni aziendali della ditta, prima del fallimento, ad altri soggetti sempre riconducibili ai due germani salentini;
– acquistare la merce in esenzione d’IVA, dichiarandone l’esportazione, per poi venderla invece sul territorio nazionale in evasione d’imposta;
– occultare le scritture contabili al fine di non consentire la ricostruzione del volume d’affari per l’anno 2014, a danno dell’Erario e degli altri creditori;
– scaricare la responsabilità del fallimento sul nullatenente N.D, su cui i creditori non avrebbero potuto rivalersi per ottenere il soddisfacimento dei propri crediti.
Le indagini hanno, altresì, consentito in sostanza di raccogliere elementi idonei a dimostrare che i suddetti hanno distratto merce per un valore pari a oltre 5 milioni di euro.
Sulla scorta di siffatte risultanze investigative, la Procura della Repubblica di Rimini, nella persona del Sostituto Procuratore della Repubblica, dr. Luca Bertuzzi, richiedeva al G.I.P. l’emissione di misure cautelari personali e reali a carico dei principali indagati, che venivano accolte dal GIP, dr. Vinicio CANTARINI, il quale ha disposto l’arresto in carcere per M.R. (51 anni, residente a Misano Adriatico), e gli arresti domiciliari per il fratello, M.R. (41 anni, residente a Gallipoli) e N.D. 41 (41 anni, residente in provincia di Brescia). I provvedimenti restrittivi sono stati operati ieri, rispettivamente a Bologna, Gallipoli e Calcinato (BS); contestualmente, nei loro confronti, le Fiamme gialle hanno anche dato esecuzione al correlato provvedimento di sequestro per oltre 200 mila euro.

MILANO. PAPER-ONE FALSE FATTURE PER 30 MILIONI DI EURO,COINVOLTE IMPRESE FORNITRICI DI PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI.

COMUNICATO STAMPA
Operazione “Paper-one”

L'identità - Le risorse strumentali

L’identità – Le risorse strumentali

Agenzia delle entrate e Gdf individuano un giro di fatture false per 30 mln di euro
Coinvolte anche imprese fornitrici di varie Pubbliche Amministrazioni
La Guardia di Finanza di Milano e la Sezione Lombardia del Settore Contrasto Illeciti
dell’Agenzia delle entrate hanno individuato un articolato sistema di frode in materia di
Iva che vede implicate diverse aziende, sia nazionali che comunitarie.
L’attività di indagine ha preso le mosse da controlli mirati dell’Agenzia delle entrate nei
confronti di imprese abilitate al Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione
(Me.P.A.), operanti nel settore della fornitura di carta e prodotti per ufficio. Si tratta di
società che rifornivano, soprattutto, diverse Amministrazioni Pubbliche, tra cui la
Guardia di Finanza di Milano, varie Aziende Sanitarie Locali, alcuni Comuni lombardi
e piemontesi e la stessa Agenzia delle entrate.

I controlli effettuati hanno consentito di portare alla luce un sistema di evasione
dell’Iva, con la conseguente alterazione del normale funzionamento del mercato e delle
regole della concorrenza. Le attività di verifica sono state eseguite con il coordinamento
della Procura della Repubblica del Tribunale di Milano, anche attraverso perquisizioni e
sequestri di documentazione. Il sistema di frode, comunemente noto come “frode
carosello”, ha assunto una dimensione transnazionale, con il coinvolgimento non solo di
13 imprese nazionali, ma anche di 5 aziende comunitarie, operanti in Francia, Spagna,
Belgio, Austria e Germania.

Nel corso delle analisi svolte congiuntamente dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia
delle entrate, sono state individuate 10 società che hanno ricoperto il ruolo di “missing
traders”, ossia di società fantasma interposte tra i fornitori comunitari ed i reali
acquirenti della merce. L’ideatore della frode, F.S., anni 39 di Monza, poneva a capo
delle compagini fittizie diversi “prestanome”, sprovvisti di qualsiasi conoscenza dei
meccanismi aziendali, alcuni dei quali già gravati da pregiudizi in campo penale
tributario.

La creazione di questi sodalizi era finalizzata a emettere fatture per operazioni
soggettivamente inesistenti nei confronti di tre società, reali beneficiarie della frode, le
quali si sono avvalse consapevolmente di un giro di false fatture per un imponibile di 30
milioni di euro. L’importo complessivo dell’Iva evasa dal 2010 al 2015 è di circa 14
milioni di euro.

L’attività investigativa ha portato a 14 denunce per violazioni della normativa penale
tributaria e una per il reato di favoreggiamento, per le quali la Procura ha già chiesto il
rinvio a giudizio.
Milano, 28 febbraio 2018

FOGGIA. “NEL NOME DEL PADRE”: DETENZIONE ILLEGALE DI ARMI E TENTATA EVASIONE.

LA GUARDIA DI FINANZA CON  L’OPERAZIONE “NEL NOME DEL PADRE”.
HA ESEGUITO 11 MISURE CAUTELARI PER I REATI DI DETENZIONE ILLEGALE DI
ARMI E TENTATA EVASIONE DAL CARCERE DI FOGGIA.

18157_00 Caserma GDF
I militari del Comando Provinciale di Foggia, all’alba di oggi, hanno dato
esecuzione ad una ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere e agli
arresti domiciliari emessa, in data 23/02/2018, dal G.I.P. presso il Tribunale di
Foggia nei confronti di nove soggetti tutti ritenuti contigui alla cosca criminale
attiva nel territorio di Mattinata (FG) – Vieste (FG), già capeggiata da Mario
Luciano ROMITO, il noto pregiudicato di Manfredonia vittima dell’agguato
mafioso del 9 agosto 2017, in Apricena (FG), in cui perirono anche il cognato e
due fratelli imprenditori incensurati.
L’esecuzione di tale provvedimento costituisce l’epilogo di una complessa ed
articolata attività investigativa svolta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria
di Foggia, sotto la direzione e il coordinamento della locale Procura della
Repubblica, nel periodo compreso tra il mese di ottobre 2017 e il corrente mese,
nei confronti di alcuni componenti della richiamata organizzazione, detenuti
presso la Casa Circondariale di Foggia ovvero in stato di libertà.
In sintesi, le investigazioni, caratterizzate dalla esecuzione di numerose
intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno consentito di svelare come
all’interno del locale istituto penitenziario siano state utilizzate nel tempo diverse
utenze telefoniche, con continui cambi di schede sim e con linguaggi criptici,
attraverso le quali i componenti di vertice e i gregari dell’organizzazione detenuti
trattavano con i referenti esterni le più diversificate attività illecite, con
particolare riferimento al traffico di sostanze stupefacenti, al reperimento ed alla
detenzione di armi clandestine e, da ultimo, all’eclatante progetto di evasione dal
carcere.
Ad innescare le indagini, una conversazione telefonica dell’11 ottobre 2017,
captata dai militari del Nucleo pef della Guardia di Finanza di Brindisi nell’ambito
di un contesto penale incardinato a quella sede, intercorsa tra tre detenuti e un
referente esterno viestano del gruppo agli arresti domiciliari, nel corso della quale
veniva pianificata l’introduzione clandestina, all’interno dell’istituto penitenziario,
di uno strumento di offesa, indicato cripticamente come “cinta/cintura”, idoneo a
commettere l’omicidio di altro soggetto detenuto non meglio identificato.
Successivamente, le meticolose attività investigative dei Finanziari foggiani
consentivano di riscontrare, in tempo reale, le evidenze di indagine acquisite nel
corso di complesse operazioni tecniche, comprese le captazioni di numerosi
colloqui in carcere, intervenuti tra i detenuti indagati e i loro familiari, rese
possibili anche grazie alla fattiva collaborazione del personale della Polizia
Penitenziaria in servizio presso l’istituto penitenziario dauno.
In tale ambito, il Nucleo pef di Foggia acquisiva circostanziati elementi
investigativi utili al successivo rinvenimento e sequestro di quanto segue:
 2 fucili calibro 12, il primo marca FRANCHI modello PREDATOR con canna
mozzata di provenienza furtiva ed il secondo marca BERETTA modello S 55
PATENT con matricola abrasa, entrambi carichi e pronti al fuoco, in data 15
dicembre 2017, in Vieste (FG), in una zona particolarmente impervia per la
fitta vegetazione presente;
 1 pistola modello GLOCK, calibro 9×21, con matricola abrasa, comprensiva di
20 cartucce, in Monfalcone (GO), il 20 gennaio 2018, con l’arresto in
flagranza di reato di uno dei soggetti ristretti in data odierna.
Per le armi in sequestro saranno svolti specifici accertamenti di natura tecnica
per verificarne il possibile utilizzo in attività criminose.
Contestualmente, i militari avevano modo di apprendere i dettagli esecutivi di un
ambizioso progetto di evasione dal carcere di Foggia, riguardante il capo cosca ed
un suo gregario, con il necessario supporto esterno di una serie di fiancheggiatori
anch’essi contigui alla organizzazione criminale.
Più in particolare, in data 29 dicembre 2017, all’interno della sala colloqui del
carcere di Foggia, con la qualificata collaborazione di personale della Polizia
Penitenziaria, i militari del Comando Provinciale pervenivano al sequestro di 2 fili
diamantati, altrimenti detti “capelli d’angelo”, reperiti, detenuti, occultati ed
introdotti in carcere dai soggetti colpiti dall’odierna misura custodiale agli arresti
domiciliari.
Detti fili, come accertato da personale specializzato della Polizia Penitenziaria di
Bari, sono risultati tecnicamente idonei a segare le sbarre della cella che ospitava
i detenuti interessati: una volta compiuta tale operazione, i detenuti avrebbero
raggiunto il tetto di un capannone, interno al carcere e prospicente le mura
perimetrali e da qui prelevati da un cestello collegato al braccio telescopico di una
gru/carrello elevatore posizionata all’esterno della struttura perimetrale.
Contando sulla fisiologica riduzione delle misure di sorveglianza e sicurezza,
l’attuazione del piano di evasione sarebbe avvenuta nella notte tra il 31 dicembre
2017 ed il capodanno 2018.
In relazione a tali condotte delittuose ed in esecuzione del predetto
provvedimento dell’A.G., in data odierna, agli indagati A.Q., di anni 42 originario
di Mattinata, G.D.M., di anni 53 originario di Vieste, è stata notificata l’ordinanza
di custodia cautelare in carcere per i reati loro ascritti concernenti il porto e la
detenzione di armi da sparo clandestine, mentre agli indagati H.H., di anni 33
originario di Vieste(FG), A.R., di anni 40 originario di Manfredonia, M.D.G. di
anni 31 originaria di Mattinata, A.F.P, di anni 35 originaria di Manfredonia, L.C.,
di anni 40 originario di Mattinata e residente in Monfalcone (GO) e L.R., di anni
75 incensurato, originario di Manfredonia è stata notifica l’ordinanza di custodia
cautelare agli arresti domiciliari per i reati loro ascritti in ordine
all’approntamento logistico del piano di evasione.
Analoga misura detentiva agli arresti domiciliari, è stata altresì notificata ad A.Q.,
di anni 42 originario di Mattinata per i reati ascrittigli con riferimento al tentativo
di evasione dal carcere.
Sono altresì in corso le ricerche finalizzate alla notificazione di provvedimento
custodiale in carcere ed agli arresti domiciliari, per i reati di detenzione illegale di
armi e procurata evasione (tentata), nei confronti di D.P.D.M., di anni 31
originario di Vieste.

LATINA.OMICIDIO SUICIDIO A CISTERNA DI LATINA: CARABINIERE FERISCE LA MOGLIE,UCCIDE LE DUE FIGLIE E INFINE SI SUICIDA.

L’appuntato dei Carabinieri,Luigi Capasso, questa mattina al termine di un litigio ha ferito con un colpo di pistola Antonietta Gargiulo di 39 anni,poi si è suicidato nell’appartamento dove sono state trovate morte anche le due figlie di 8 e 14 anni.

I carabinieri che hanno fatto irruzione nella casa, dove l’uomo si era barricato per nove ore con le bambine,hanno trovato i corpi senza vita delle ragazze  e del padre.

Tutto è iniziato questa mattina intorno alle cinque quando la donna stava uscendo dal garage per recarsi al lavoro,alla Findus i Cisterna.

La coppia si stava separando e dai primi accertamenti,pare che tra i due sia scoppiato un litigo al termine del quale l’uomo ha sparato numerosi colpi di pistola contro la  moglie rimasta ferita. Trasportata in condizioni gravissime,colpita alla mandibola,alla scapola e all’addome, con l’eliambulanza all’ospedale San Camillo di Roma è riuscita,soccorsa dai vicini, a denunciare il marito,quale autore del ferimento

Il colonnello,Gabriele Vitagliano durante le ore che hanno seguito l’agguato ha riferito di essere molto preoccupato sulla sorte delle due ragazze prese in ostaggio dal padre,mentre nel palazzo per precauzione è stato staccato il gas: “Temiamo il peggio ma non abbiamo ancora notizie definitive”.
“L’uomo sta parlando con dei nostri negoziatore professionisti. È in stato di forte agitazione e non ragiona in modo limpido lui è solo con le bambine. Sono arrivate persone che lo conoscevano per aiutare i nostri negoziatori a fornire informazioni utili per parlare con lui. Stiamo lavorando”.
Antonietta alcuni giorni fa aveva scritto su Fb una sorta di testamento: “Sono una donna che ama i suoi figli”. I due che si stavano separando aveva indotto la donna,il 26 febbraio 2018, a cambiare lo stato del profilo personale: ‘Inizio di una relazione complicata con me stessa’.

Moltissimi i messaggi giunti su fb anche al carabiniere per indurlo a liberare le due ragazze,ma senza esito perché quello è stato drammatico:”consegnati, pensa a figlie”. “Sono le tue splendide figlie lasciale andare e consegnati ai colleghi, potrai tranquillamente parlare, fallo stai sereno”. “Consegnati,pagherai per quello che hai fatto, però la vita potrà ancora sorriderti. Fai un gesto di coraggio, lascia le ragazzine e consegnati”. ” I bambini non meritano questa tua frustrazione, mettili al sicuro. Può finire al meglio, sconterai la tua pena e vivrai di vergogna”. “Lascia le bimbe. Apri quella porta e lasciale vivere. Te lo chiediamo, pregandoti. Devono vivere. Lasciale subito”.