Categoria: NOTIZIE DAL MONDO

TURCHIA. L’APOCALISSE DOPO LA SCOSSA DI TERREMOTO, OLTRE 8.000 MORTI.

L’apocalisse dopo la scossa di terremoto che ha sconvolto la Turchia e il nord della Siria. Un boato violentissimo ha scosso la terra e fatto crollare migliaia di palazzi, provocato oltre 8.000 vittime, ma le stime dell’OMS parlano di un evento ancora più catastrofico.

I feriti sono decine di migliaia e centinaia di famiglie sepolte sotto le macerie sono ancora in attesa dei soccorsi.

La scossa di terremoto ha sprigionato una forza distruttiva 1.000 volte più devastante di Amatrice, con una energia sprigionata pari a 32 bombe atomiche mentre le scosse che si sono susseguite sono state 145 e la terra ha subito uno sporstamento di 5 metri lungo una linea di 150 Km.

Le operazioni di soccorso proseguuono incessanti, si scava con le mani alla ricerca di superstiti, si stima che migliaia di persone siano ancora sepolte sotto le macerie. Una buona notizia in mezzo al dramma è il ritrovamento di Raghad, una bimba diociotto mesi, che urlante è stata estratta dalle macerie.

Il mondo si è mobilitato per portare aiuto nella regione, l’Italia ha inviato un contingente di Vigili del Fuoco esperti in operazioni di soccorso.

L’Onu, la Nato, l’Unione Europea, gli Stati Uniti e altri 45 paesi hanno offerto il loro sostegno, soldi e mezzi per afffrontare la crisi. Ucraina e Russia hanno offerto il loro appoggio mentre Israele, che da poco ha riallacciato i rapporti con Ankara ha inviato aiuti nelle zone colpite dal sisma.

MOSCA. L’IRA DI MOSCA CONTRO I TANK TEDESCHI IN UCRAINA, RISCHIO ESCALATION DEL CONFLITTO.

Espolde un nuovo contenzionso tra tedeschi e russi sulla questione dell’invio dei tank Leopard 2 in Ucraina oltre alla rihiesta di invio di aerei da combattimento F-15 e F-16 di provenienza americana e missili a lunga gittata: “Sul fronte orientale niente di nuovo, solo morte e distruzione”

L’affanno di americani e tedeschi in seguito alla decisione dell’invio dei tank Leopad 2 e M1 Abrams è palese e se da una parte viene evocato lo sgretolamento e la disfatta dell’esercito russo, dall’altra si tenta di sdrammatizzare sul Il prerischio di un pericoloso allargamento del conflitto.

Joe Biden prova a rassicurare Mosca sull’impiego difensivo dei carri armati che saranno inviati a Kiev, ma non può garantire che questi poi non vengano usati con scopi offensivi nei confronti del territorio russo come ha avvertito con un post su facebook l’ambasciatore russo, Anatolij Antonov: “Non funzionerà. Se gli Stati Uniti decidessero di fornire carri armati sarebbe un’altra plateale provocazione”.

Il conflitto potrebbe subire una ulteriore escalation e se fossero bastate le minacce del “conflitto nucleare” e “catastrofe globale” le autorità russe sono tornate a ribadire che le nuove forniture di armi occidentali a Kiev sortiranno il risultato di innalzare il livello delo scontro nel conflitto in Ucraina.

L’ambasciatore russo a Berlino, Sergej Nechaev, ha bollato la decisione tedesca sull’invio dei Leopard 2 a Kiev come una decisione estremamente pericolosa ed ha poi proseguito con un atto di accusa nei confronti della Germania che ha rinunciato alle sue responsabilità storiche per i crimini commessi dal nazismo durante la Seconda guerra mondiale.

I carri armati con croci tedesche saranno nuovamente inviati sul “fronte orientale” portando inevitabilmente alla morte di soldati russi e di civili.

Il propagandista Vladimir Soloviov in diretta tv è stato ancora meno diplomatico, ha inveito contro i “nuovi leader nazisti allevati e portati al potere” in Germania. “Farisei europei, stronzi nazisti!”.

La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha spiegato che l’invio dlele nuove armi all’Ucraina, come l’appoggio dato a Kiev fin dal primo giorno di guerra, è la prova di quella che ha definito una “guerra pre-pianificata” contro Mosca.

Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, in risposta a Mikhaylo Podolyak, consigliere del presidente ucraino, Volodymyr Zelennsky, che aveva preannunciato “un’escalation” di Kiev contro i russi non fa che confermare “la correttezza della strada intrapresa e dell’intenzione di volerci proteggere da un tale pericolo” e infine ha ostentato una finta superiorità: “Gli occidentali sopravvalutano il potenziale che le forniture apporteranno all’esercito ucraino. Questi tank bruceranno come tutti gli altri”.

Il presidente russo,Vladimir Putin, ha evitato ogni commento diretto e nella sua visita all’Università Statale di Mosca ha dispensato consigli agli studenti e risposto per oltre un’ora alle loro domande sulle questioni più disparate, dai cani smarriti alla tecnologia quantistica.

Uno studente ha spiegato a Putin, che ha parlato di Ucraina solo di sfuggita, di essersi preso cura dei suoi fratelli di 9, 10 e 16 anni dopo che sua madre era partita per lavorare come infermiera al fronte mentre un altro della regione di Lugansk, Est Ucraina, ha detto di aver preso parte alla cosiddetta “operazione militare speciale” e di voler lavorare per l’Fsb.

Il presidente russoValdimir Putin, nel suo breve intervento sull’Ucraina ha spiegato che l’offensiva contro Kiev sarebbe servita solo per proteggere i confini dei territori russi dalle minacce che stanno arrivando dai territori adiacenti alla Russia e non possiamo permettercelo.

Putin ha fatto riferimento alle tensioni internazionali e detto che la germania è sotto occupazione militare americana legalmente e di fatto in riferimento alle truppe alleate di stanza nel Paese Nato.

Ha poi pronosticato che un giorno “la sovranità verrà restituita all’Europa”, anche se “sembra che ci vorrà del tempo”.

Argomenti già usati da Maria Zakharova su Telegram al ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani che lamentava l’assenza di una vera politica estera della Ue: “Non capite che gli Stati Uniti vi stanno trascinando in una grande guerra? L’Europa deve svegliarsi urgentemente dal suo sonno letargico e ricordare finalmente che sono stati gli Usa a beneficiare delle due precedenti guerre mondiali”.

Il rischio dell’escalation militare arriva dall’Atlantico con la simulazione del lancio di un missile ipersonico Zirkon dalla fregata Ammiraglio Gorshkov, che presto raggiungerà l’Oceano Indiano per prendere parte a esercitazioni congiunte con Sudafrica e Cina nel primo anniversario dell’offensiva russa in Ucraina. Il ministero della difesa ha mostrato in via eccezionale, ma senza giri di parole, le immagini del test.

BRASILE. I GOLPISTI DI BOLSONARO HANNO ASSALTATO IL PARLAMENTO.

I golpisti sostenitore di Bolsonaro hanno assaltato il parlamento e devastato un aula del Senato.

I sostenitori di Bolsonaro hanno assaltato il parlamento con bastoni e pietre mentre a fronteggiare i golpisti c’erano pochi poliziotti che hanno fatto uso di spray al peperoncino e bombe stordenti, ma non sono bastate a dissuadere gli insorti dal loro proposito.

I golpisti dopo aver assaltato il parlamento hanno esortato i militari a unirsi a loro contro Lula, il legittimo presidente della Repubblica. La polizia brasiliana in assetto antisommossa è pronta ad entrare nel parlamento per sgomberare i rivoltosi.

Da tutto il mondo messaggi di solirìdarietà a Lula in difea della democrazia in Brasile.

Sui social la comunità internazionale ha postato messaggi di solidarietà al presidente Lula:

PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA

Con Lula, contro il golpe fascista in Brasile

La destra fascista di Bolsonaro assalta il Parlamento brasiliano. Un attacco alla democrazia che va respinto.

Piena solidarietà a Lula e al popolo brasiliano.

La UE e i governi europei, compreso quello italiano, condannino da subito e senza ambiguità questo tentativo di golpe.

Ricordiamo che il governo italiano dei camerati fascioleghisti di Bolsonaro non ha inviato nessun esponente alla cerimonia di insediamento del presidente Lula.

L’irruzione in corso è un attacco terroristico incompatibile con le regole di una democrazia.

È evidente la complicità dei bolsonaristi che governano il Distretto Federale e hanno lasciato fare.

UNIONE POPOLARE:

Quanto sta accadendo in questo momento in #Brasile è una palese violazione della democrazia e della volontà degli elettori. Esprimiamo la massima solidarietà ai cittadini brasiliani e al legittimo presidente eletto #Lula.

Come Unione Popolare chiediamo l’immediata presa di posizione e condanna da parte del governo italiano e dell’Unione Europea per isolare a livello internazionale questo tentativo di sovvertire la volontà del popolo brasiliano.

BRASILIA. I PRIMI PROVVEDIMENTI DI LULA: ANNULLATI OTTO PROCESSI DI PRIVATIZZAZIONE.

Il presidente socialista Lula da Silva ha firmato l’annullamento dei processi di privatizzazione di otto tra le più grandi società statali avviati durante il governo dell’ex presidente di ultradestra filo USA Bolsonaro.

Le società sono: Petrobras (principale industria petrolifera), Correios (le Poste), Impresa Brasiliana per l’Amministrazione di Petrolio e Gas Naturale S.A. – Pré-Sal Petróleo S.A (PPSA), Impresa di Tecnologia e Informazioni delle Pensioni (Dataprev), Nuclebrás Attrezzatura Pesante ​​​​(Nuclep), Impresa Brasiliana della Comunicazione (EBC), il Servizio Federale di Elaborazione Dati (Serpro) e gli Immobili e Magazzini di proprietà della Società Nazionale delle Forniture (Conab).

Il neo presidente ha inoltre firmato la destituzione di decine di consiglieri nominati da Bolsonaro (molti dei quali erano militari) dalla Presidenza della Repubblica, dall’Ufficio Personale della Presidenza della Repubblica, dal Ministero dell’Ambiente, dal Ministero della Giustizia e Pubblica Sicurezza, dall’Ufficio Sicurezza Istituzionale ( GSI), della Segreteria Speciale per gli Affari Strategici, del Ministero della Difesa, del Ministero dell’Istruzione, del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale e del Ministero del Turismo.

Le destituzioni riguardano anche la Polizia Federale, l’Abin (Agenzia di di Intelligence Brasiliana), il Funai (Fondazione Nazionale Indigena), Ibama, l’Istituto Chico Mendes, tra gli altri.

Insieme al neo ministro delle Finanze, il socialista Fernando Haddad, Lula ha poi revocato le nomine clientelari effettuate l’ultimo giorno del governo Bolsonaro a beneficio di funzionari ai vertici delle Entrate federali con incarichi nelle rappresentanze diplomatiche all’estero.

Le nomine erano valide per due anni ed erano state firmate dal vicepresidente di Bolsonaro, Hamilton Mourão, l’ultimo giorno di governo.

Sul versante ambientale, sempre il 1° gennaio, Lula ha firmato il decreto n. 11.368, con cui si autorizza la Banca Nazionale per lo Sviluppo Economico e Sociale (Bndes) a raccogliere di nuovo le donazioni finanziarie per il cosiddetto Fondo Amazzonia per investimenti in azioni di prevenzione, monitoraggio e contrasto alla deforestazione e alla conservazione e uso sostenibile dell’Amazzonia. Finanziato dai governi di Norvegia e Germania, il fondo al momento teneva bloccati circa 3,3 miliardi di Reais.

Nel campo dell’istruzione Lula ha poi annullato il decreto di Jair Bolsonaro che istituiva, nel 2020, la creazione di classi separate nelle scuole per persone con disabilità.

La norma era stata fortemente osteggiata da esperti dell’istruzione i quali affermavano che avrebbe creato una segregazione tra studenti con e senza disabilità.

Il Partito Socialista Brasiliano era stato l’autore di una ‘azione legale contro il decreto vincendo la causa di fronte al Tribunale Federale che sentenziò che il decreto violava il diritto all’istruzione inclusiva, tuttavia il decreto non era stato ritirato dal Governo Bolsonaro.

Sul versante delle armi, con il Decreto n. 11.366, Lula ha mantenuto una delle sue promesse elettorali: ristabilire una politica di controllo delle armi più severa di quella del suo predecessore.

Il provvedimento riduce il quantitativo di armi e munizioni consentito per l’uso, subordinando l’autorizzazione del porto d’armi e alla prova della sua necessità. Sospende inoltre la registrazione per l’acquisizione e la cessione di nuove armi e munizioni e il rilascio delle autorizzazioni per l’apertura di nuovi circoli di tiro e poligoni.

Il decreto presidenziale stabilisce inoltre che, entro 60 giorni, la Polizia Federale registri nuovamente tutte le armi vendute a partire da maggio 2019 e che venga creato un gruppo di lavoro per discutere la nuova disciplina della legge n. 10.826 per la registrazione, detenzione e vendita di armi da fuoco e munizioni.

Le presenti ordinanze sono state firmate domenica 1° gennaio e pubblicate lunedì 2 gennaio in Gazzetta Ufficiale.

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PERU’. L’ATTACCO REAZIONARIO DEL PARLAMENTO CONTRO L’EX PRESIDENTE PEDRO CASTILLO E DINA BOLUARTE.

Il parlamento peruviano ha mal digerito la vittoria di Pedro Castillo a Presidente della Republica e dopèo aver votato contro riforma costituzionale che avrebbe anticipato leelezioni generali ha messo in stato di accusa Pedro Castillo, che ricorda molto l’ìattacco a Lula in brasile, e fatto condannare a 18 mesi di reclusione.

La presidente del Perù subentrata a Castillo, Dina Boluarte, ha escluso le sue dimissioni e annuncia il rimpasto di governo, in piazza non si fermano le proteste, che ha già provocato 20 morti e decine di feriti, dei sostenitori di Pedro Castillo contro la destituzione e la condanna a 18 mesi di reclusione.

La presidente del Perù, Dina Boluarte, nel suo intervento ha escluso le sue dimissioni, annunciato un rimpasto di governo ed esortato il Congresso, il parlamento unicamerale, ad approvare una legge per indire nuove elezioni.

Dina Boluarte, che ha sostituito Pedro Castillo agli arresti per presunta “cospirazione” ai danni dello Stato in una coferenza stampa tenuta a Lima ha escluso le sue dimissioni perché non risolverebbe i problemi che il Perù sta affrontando: “Rimarremo saldi fino a quando il Congresso non approverà le elezioni anticipate”. La presidente Dina Boluarte ha poi invitato i parlamentari a “riflettere”, agire nell’interesse del Paese e “non nascondersi dietro un’astensione”.

Boluarte ha infine osservato che “non è il momento” per un’assemblea costituente perché non ci sono le condizioni Ma “dobbiamo essere fermi nel dire no alla violenza” e condannando le proteste violente. “Qual è lo scopo di bloccare aeroporti e bruciare stazioni di polizia e uffici giudiziari? Questi non sono cortei pacifici, non sono rivendicazioni sociali”. “Ricostruiremo il Gabinetto per dare alla nostra popolazione peruviana maggiore tranquillità”. Al termine ha sottolineato che il suo governo è nato in risposta a una crisi politica.

I nomi dei ministri saranno resi noti tra qualche giorno, ma alla domanda sulla permanenza del primo ministro Pedro Angulo, con cui oggi ha avuto una riunione, non voluto ripsondere.

La proposta di riforma costituzionale avanzata dal presidente Pedro Castillo avrebbe permesso di anticipare le elezioni generali a dicembre 2023, ma è stata bocciata dal parlamento con 49 voti a favore, 33 contrari e 25 astensioni.

L’approvazione avrebbe, oltre a anticipare le elezioni politiche generali, anche accorciato il mandato della presidente Boluarte di due anni e mezzo sulla scadenza del luglio del 2026.

Oltre a voto contrario del parlamento a maggioranza conservatrice e contraria alla elezione di Pedro Castillo a presidente del Perù non sono neanche stati raggiunti i 66 voti sufficienti a convocare un referendum.

La convocazione del referendum era tra i punti cardine delle richieste di Boluarte per venire incontro alle richieste dei sostenitori dell’ex presidente Castillo, protagonisti delle manifestazioni di piazza per restituire legittimità a un parlamento al centro delle critiche per l’elevato numero di inchieste per corruzione nei confronti di molti deputati.

I contraccolpi nel governo per le violenze della Polizia e dell’esercito non si sono fatte attendere, oltre a subire l’opposizione del parlamento a maggioranza conservatrice, con le dimissioni di due ministri: Il ministro all’Istruzione, Patricia Correa, e della Cultura, Jair Perez Branez, che hanno motivato le dimissioni in segno di protesta contro la repressione della Polizia e delle forze di sicurezza che hanno provocato almeno 20 morti e decine di feriti tra i dimostranti.

Il ministro dell’Istruzione Patricia Correa ha scritto sul suo profilo twitter: “La morte di connazionali non ha nessuna giustificazione. La violenza di Stato non può essere sproporzionata e generare morte” a commento della lettera di dimissioni.

Il ministro della cultura, Jair Perez Branez nella sua lettera di dimissioni ha scritto:“I disdicevoli fatti registrati nel Paese che hanno portato all’irreparabile perdita di fratelli e sorelle rendono insostenibile la mia permanenza al governo”.

Gli scontri tra i sostenitori dell’ex presidente Castillo e le forze di sicurezza hanno causato la morte di venti persone e decine di feriti.

Il Difensore del popolo, Eliana Revollar, ha presentato una denuncia penale per indagare sul presunto uso di armi da fuoco contro la popolazione civile e se pur non per un ordine dall’alto i fatti devono essere accertati.

Il governo della presidente Boluarte ha proclamato 30 giorni di Stato di emergenza su tutto il territorio, con coprifuoco in 15 delle 21 regioni del Paese.

La presidente Boluarte per far fronte all’ondata crescente di proteste ha convocato i i leader della chiesa Cattolica, cristiana ed evangelica per aprire tavoli di dialogo per ricomporre le proteste nelle regioni interessate.

Dina boluarte in una dichiarazione alla stampa ha affermato che: “con l’appoggio dei governatori, che abbiamo già convocato, useremo questi spazi per chiamare le persone che guidano queste manifestazioni, ascoltare le loro richieste e dare una volta per tutte risposte”.

La presidenza ha scritto su Twitter che nel corso della riunione con i rappresentanti delle diverse confessioni religiose, monsignor Guillermo Inca Pereda, segretario generale aggiunto della Conferenza episcopale peruviana, ha consegnato una lettera scritta da papa Francesco alla presidente Boluarte in cui il Pontefice ha assicurato di pregare per un “tempo di benedizioni e di una pace stabile e duratura” per i peruviani.