TorinoWomen
ACCUSA DI RAZZISMO – ASSOLUZIONE DEL TRIBUNALE FEDERALE
La foto della squadra femminile del Torino Women pubblicata su facebook con tanto di cerchietto sul volto di Federica Prencipe, per una migliore e più rapida identificazione, oltre alla pubblicazione di nome e cognome a dimostrazione della superficialità con cui vengono affrontati argomenti di questa gravità.
Il TORINO WOMEN e la sua Tesserata Federica PRENCIPE non hanno commesso il fatto !!
Spregiudicatezza nel divulgare anzi tempo accuse di razzismo e illazioni offensive all’indirizzo del TORINO WOMEN e della tesserata PRENCIPE, nessuno scrupolo nell’appurare la verità dei fatti, tanta voglia di esaltazione e di ricerca di visibilità da parte dell’Alessandria, questi gli elementi che emergono dopo la sentenza del Tribunale Federale che assolve il TORINO WOMEN e la tesserata PRENCIPE per non aver commesso il fatto.
Complimenti al nostro Collegio difensivo coordinato dall’Avv. Francesco RONDINI coadiuvato dagli Avv. FILOSA e AMBROSANO che hanno smontato ogni ipotesi accusatoria.
Giova rilevare che lo stesso comunicato LND di ieri riporta una ulteriore condanna per l’Alessandria e il suo Presidente SPANO’ per aver leso il decoro e l’onore di un’altra squadra la Novese.
Non si può che prendere atto, quindi, di questo modo di fare disinvolto dell’Alessandria, del suo Presidente e i suoi addetti stampa e per ciò che ne consegue, abbiamo dato mandato ai nostri legali di procedere nelle ulteriori sedi competenti per gli ulteriori sviluppi della vicenda
IL COMUNICATO DEL TORINOWOMEN NON LASCIA SPAZIO ALLA FANTASIA, INVECE DI INVESTIRE IN CULTURA SPORTIVA, SOLIDARIETA’ E SANO AGONISMO SPORTIVO, ESULTANO PER L’ASSOLUZIONE DECISA DAL GIUDICE FEDERALE.
Il Torinowomen esulta per l’ottimo lavoro svolto dai suoi legali, Avv. FILOSA e AMBROSANO, per aver saputo smontare un caso particolarmente controverso che ha coinvolto delle giovanissime giocatrici, ragazze che militano iin società diverse, ma che hanno in comune la passione per lo sport, il calcio femminile.
Non è nostro compito mettere in discussione le sentenze, che vanno rispettate e rispettiamo perciò non commenteremo la sentenza del tribunale federale sportivo.
Quello su cui invece vogliamo intervenire è sulla significato di “educazione” allo sport, rispetto dell’avversario e il sano agonismo sportivo.
Evidentemente non è molto educativo accusare di “spregiudicatezza nel divulgare anzi tempo accuse di razzismo e illazioni offensive” oppure “nessuno scrupolo nell’appurare la verità dei fatti, tanta voglia di esaltazione e di ricerca di visibilità da parte dell’Alessandria”.
Il ruolo di un addetto stampa è raccontare e divulgare quanto accade in campo, fuori dal campo e quanto gli viene riferito dalle giocatrici, dall’allenatore, dalla dirigenza e pertanto non deve sostituirsi agli investigatori, non deve, come scritto nel comunicato del Torinowomen, lanciarsi alla spasmodica ricerca della verità, ma il riscontro della sola “veridicità” delle informazioni di cui è venuto a conoscenza.
“IL SEME DELL’ODIO E DEL RAZZISMO”
Lo sport in generale, il calcio dovebbero fare da traino all’educazione al rispetto delle persone di qualsiasi razza o colore della pelle e invece assistiamo troppo frequentemente a episodi di razzismo. L’identità del razzista è particolarmente complessa perché è parte integrante del subconscio di persone che vivono complessi di inferiorità, persone che spesso anno subito traumi psicologici in età infantile, che provano la vergogna di non essere all’altezza, che sono fragili e incapaci di affrontare la quotidiantà con disinvoltura e questo le spinge a far emergere quella parte “oscura” della personalità che le spinge a umiliare quelle persone che ritengono siano “inferiori”. Inferiori perché fragili, inferiori perchè diverse nel colore della pelle o perchè in disagio per le difficoltà economiche. Il tutto per riscattarsi da una condizione mentale di inferiorità, di disagio, della paura atavica di non essere all’altezza del ruolo o per il solo fatto di non sentirsi realizzati in una società sempre più competitiva. Rialzarsi in piedi mettendo in ginocchio quelle persone che riteniamo essere inferiori è l’unico modo per provare ad allontanare quel senso di inutilità che le ingabbia mentalmente. I cattivi maestri fanno il resto nella diseducazione di un giovane che vive un complesso, una frustrazione o l’alienazione dalla vita sociale e dal rispetto a cui tutte le persone hanno diritto.
Bene questo, grosso modo, è la carta di identità di un razzista. Apprendiamo, senza troppo stupore, che gli avvocati Francesco RONDINI, FILOSA e AMBROSANO hanno fatto un ottimo lavoro per smontare le accuse o insinuare qualche dubbio sulle espressioni rivolte a Sylla dalla giocatrice Federica PRENCIPE, giocatrice di cui non era mai stato rivelato il nome e che ora invece conosciamo grazie alla superficialità con cui il Torinowomen ha voluto esultare per la “assoluzione”, ma il Torinowomen si è domandato, anche un solo momento, quanto sia educativo esultare per questa assoluzione e se al di là della giusta difesa di fronte al tribunale federale il comportamento della sua tesserata potesse essere in qualche modo censurato, almeno verbalmente.
In attesa di riportare a fondo pagina le motivazioni del tribunale federale, alle quali si può fare opposizione, attendiamo con ansia le denuncie del Torino Women nelle sedi competenti come più volte riferito in passato e paventato nel post della società calcistica. Post in cui si fa riferimento anche alla scelta della presidente Spanò di patteggiare una ammenda di 400 euro per alcuni video-sfottò con riferimento ai risultati calcistici riferiti alla società di calcio Novese pubblicati su Tik Tok e che nulla hanno a che fare con le vicende in cui è stato coinvolto il Torino Women, i fatti descritti inoltre non costituiscono un pregiudizio sul comportamento, (disinvolto), dell’ACF Alessandria. Anche noi, i nostri giornalisti e le nostre atlete hanno il diritto a una difesa efficace e a un giusto processo quando vengono rilevati comportamenti illeciti e penalmente perseguibili.
GIOVA RILEVARE QUANTO SCRITTO NELLA SENTENZA DEL TRIBUNALE FEDERALE CHE NON HA ESCLUSO NESSUNA IPOTESI, MA IN ASSENZA DI UNA PROVA CERTA E INCONFUTABILE NON HA POTUTO CHE ASSOLVERE.
Non può in linea di principio escludersi che la calciatrice Prencipe abbia formulato un’espressione fraintesa dalla Sylla.
Così come non può in linea generale escludersi che la Prencipe abbia effettivamente rivolto un’espressione certamente irriguardosa ed offensiva (anche utilizzando il termine “merda”) ma orfana del termine “negra”, che potrebbe nel momento di concitazione essere stato involontariamente frainteso.
Difatti, per non essere stata udita da alcuno, si è probabilmente trattato di un’espressione formulata con tono basso se non bisbigliata. A volte in presenza di parole sussurrate si utilizza il “labiale” per 60 interpretare e comprendere il senso compiuto della frase. Operazione che si presta ad imperfezioni ed incompletezze nella esatta comprensione di tutti i termini effettivamente utilizzati.
La stanchezza e la tensione di fine gara (42’ minuto del secondo tempo) possono aver contribuito all’ingenerarsi di un frainteso.
E’ significativo che nessuna delle calciatrici (specie le compagne di squadra della Sylla), alcune in prossimità, non abbiano minimamente udito anche solo una parte della frase incriminata.
In ogni caso, alla luce di quanto sopra tracciato, al fine di comminare le sanzioni richieste dalla Procura Federale, inevitabilmente corpose stante la contestazione, non si può, prescindere dalla verifica di un riscontro oggettivo, diretto ed inconfutabile. Che nel caso di specie difetta appieno. P. Q. M.
Il Tribunale Federale Territoriale assolve la signora PRENCIPE Federica e la società SSDRL Torino Women per non aver commesso il fatto.
Il Presidente
(Avv. Paolo Adolfo Pavarini)
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