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ROMA. Schlein: “Abbiamo riportato il Pd tra la gente e restituito la speranza a chi l’aveva perduta”

La politica è organizzare la speranza, amava dire Tina Anselmi. Mi piace pensare che se abbiamo vinto questa tornata, se abbiamo raggiunto un risultato così importante è perché abbiamo fatto esattamente questo: l’abbiamo restituita a chi l’aveva perduta. Abbiamo parlato di salari e di diritti, di salute e di clima, toccando le corde che gli elettori e ancor prima i cittadini si attendevano da noi”.

Così Elly Schlein in una intervista a Repubblica commenta il voto delle europee parlando di risultato “straordinario”.

“Abbiamo fatto campagna elettorale, toccando i luoghi del lavoro, della sofferenza e della vita di ogni giorno degli italiani: le piazze e i posti di lavoro, gli ospedali e i quartieri più disagiati – afferma la leader dem -. Abbiamo riportato il Pd dove la sua gente si aspettava di trovarlo. Ecco, la cosa più importante, dopo oltre un anno di segreteria, è che finalmente siamo riconosciuti per le nostre battaglie. Ed era una cosa, mi permetta di dirlo, che prima non accadeva. Abbiamo dato un profilo molto chiaro alla nostra identità. Abbiamo ‘bucato’, come si dice oggi. Poi, diciamoci la verità, abbiamo costretto il governo a fare i conti con la questione sociale. E continueremo come un martello a inchiodarlo sui temi del lavoro e della sanità pubblica”, “quando sono stata eletta segretaria, il Pd era dato al 14,5 per cento”.

Abbiamo fatto un balzo di dieci punti, due in più rispetto alle Europee 2019” e “la distanza con FdI si è ridotta da due milioni a un milione in un solo anno. A Meloni ho detto e ripeto in queste ore solo una cosa: stiamo arrivando“. E spiega che con la premier si è sentita domenica sera: “Ci siamo complimentate per il risultato di entrambe”.

Il trionfo di Le Pen in Francia, l’affermazione degli estremisti di Afd in Germania preoccupa? “L’avanzata della destra nazionalista, addirittura con nostalgie di nazismo come in Germania, è un elemento di grande preoccupazione. Anche perché nel nostro continente il nazionalismo ha prodotto solo guerre. Siamo felici di aver contribuito, coi nostri 5,6 milioni di voti, alla tenuta del Pse. Siamo la forza più votata nella famiglia dei socialisti e democratici, senza la quale non potrà esserci alcuna maggioranza in Parlamento”.

E conclude: “Speriamo che il risultato di domenica faccia riflettere tutte le forze di opposizione. Da oggi l’alternativa è più credibile e concreta”. È un messaggio a Giuseppe Conte e al M5S, scivolato sotto il 10 per cento? “A lui come a tutti gli altri”.

ROMA. No all’autonomia differenziata e al premierato, Schlein: “Non smetteremo mai di opporci a queste riforme”. Martedì in piazza

Conclusa la campagna elettorale per le elezioni europee, la tensione politica in Italia non si è affievolita. Anzi, si è subito riaccesa nelle aule parlamentari, dove sono in discussione due riforme costituzionali di grande importanza: la riforma dell’Autonomia differenziata e il Premierato. Queste proposte, sostenute principalmente da Fratelli d’Italia (FdI) e Lega, stanno creando un clima di tensione che rischia di compromettere il necessario confronto democratico.

La Riforma del Premierato: Un Cambiamento Epocale

La riforma del Premierato, attualmente in discussione al Senato, prevede l’introduzione dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio, una modifica che cambierebbe radicalmente il sistema costituzionale italiano. Tuttavia, la gestione del dibattito su questa proposta è stata oggetto di forti critiche. La discussione è stata contingentata a 30 ore, di cui 23 riservate alle opposizioni, un tempo ritenuto insufficiente per approfondire adeguatamente la questione. Di fronte al rifiuto di prolungare il dibattito, le opposizioni hanno manifestato il loro dissenso abbandonando l’Aula e protestando nel salone Garibaldi, denunciando quello che definiscono un “bavaglio della democrazia”.

Autonomia Differenziata: Una Riforma Controversa

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Parallelamente, alla Camera dei Deputati si è discussa la riforma sull’Autonomia regionale, anch’essa motivo di forti contrasti. Durante i dibattiti, i toni si sono accesi, con accuse reciproche tra maggioranza e opposizioni. La proposta, che prevede una maggiore autonomia per le regioni, è vista dai suoi critici come un provvedimento pericoloso che potrebbe frantumare l’unità del Paese. Il Partito Democratico ha chiesto chiarimenti sulla copertura finanziaria dei Livelli Essenziali di Prestazione (LEP), sottolineando i rischi di una tale riforma. Ma a questo è stato risposto con provocazioni inaccettabili che hanno fatto scattare un clima davvero troppo teso per un’aula parlamentare. (fonte partito Democratico).

ROMA. “Governo mani di forbice. Così si tagliano le risorse ai Comuni”

Quello di Meloni è un governo mani di forbice. Questi tagli sono gravissimi e il criterio è del tutto insensato perché tagliano in proporzione di più ai Comuni che stanno investendo più risorse del Pnrr”. Lo ha detto, in un’intervista al Corriere della Sera, la segretaria del Pd Elly Schlein. “Rischiamo – dice Schlein – che i Comuni che stanno costruendo nidi e case della comunità con il Pnrr poi non abbiamo le risorse per assumere chi ci lavori dentro. Meloni si conferma veramente la regina dell’austerità”.

L’allarme, ribadisce la segretaria dem, è sui tagli alla sanità “Meloni mente, la spesa non si calcola in valori assoluti ma sul Pil, e da quando siede a Palazzo Chigi sta scendendo a livelli pre-pandemia. Si prevede che scenda al 6,2% del Prodotto interno lordo nel 2027, che sarebbe il minimo storico degli ultimi vent’anni. Se vogliono fare la cosa giusta basta che votino insieme a noi la proposta di legge che porta la mia prima firma e che maggioranze di destra hanno votato anche a livello regionale. Chiediamo di far arrivare progressivamente la spesa sanitaria alla media europea del 7,5% del Pil. E chiediamo di sbloccare le assunzioni in quel settore, che sono state bloccate nel 2009 da un governo di cui lei faceva parte”, evidenzia Schlein. Al contrario, in termini di sanità pubblica, “L’unica cosa concreta è stata far entrare gli antiabortisti nei consultori. Non ce ne facciamo un granché della prima premier donna se le scelte del suo governo colpiscono le donne”.

Accanto a quella sui consultori, c’è un’altra battaglia, in Europa, quella “sugli investimenti comuni. Meloni che partecipa ai raduni con i nostalgici del franchismo e gli amici di Trump dice che noi vogliamo cancellare l’identità. Lei si accompagna in Europa con i nemici del nostro interesse nazionale: sono quelli che andavano in giro con i cartelli con su scritto ‘non un centesimo all’Italia’ mentre il suo partito si asteneva sul Next Generation EU. Invece l’Europa di cui l’Italia ha bisogno è quella che continua con gli investimenti comuni per l’innovazione digitale e per accompagnare le imprese e gli agricoltori nella conversione ecologica. Già, perché bisogna rendere la conversione un piano industriale, pretendendo in Europa le risorse che servono”.

Sul caso Toti, questa destra applica: “Due pesi e due misure. Quando ci sono state indagini gravi ma che non hanno nemmeno sfiorato il presidente della Puglia, TeleMeloni non ha parlato d’altro per settimane”. E se, come è evidente, “Le responsabilità penali le valuterà la magistratura” è “per opportunità politica” che “si deve dimettere. Non si può lasciare un’intera regione ferma, paralizzata, appesa a una vicenda giudiziaria. E Meloni non chiedendo le dimissioni si allinea a Salvini e dimostra il suo scarso rispetto delle istituzioni. Ma non mi stupisce, stiamo ancora aspettando che chieda le dimissioni a Daniela Santanché…”

Anche sulla “madre di tutte le riforme”, come l’aveva ribattezzata, Meloni dice che se perde il referendum non se ne va: “Prima dice “O la va o la spacca”, adesso afferma ‘Chi se ne frega, io resto’. Lei è quella del taglio alle accise e degli extraprofitti bancari, non stupisce che cambi. Ma sovrapporre la sua traiettoria politica al destino del Paese con questa leggerezza è inaccettabile”.

Infine, sull’Ucraina e le recenti dichiarazioni di Stoltenberg sull’utilizzo delle armi Nato: “Noi siamo per sostenere il diritto di Kiev a difendersi. Ma questo non può e non deve tradursi in un ingresso diretto dell’Ue in guerra con la Russia. L’Ue deve avere una sua autonomia strategica e lo sforzo deve essere tutto orientato a sostenere la conferenza di pace in Svizzera di metà giugno, non a creare ulteriori escalation”. (fonte partito Democratico).

ROMA. No a decreti elettorali, il governo Meloni voti la legge Schlein sulla sanità

La presidente Meloni governa ormai da oltre un anno e mezzo, ha fatto due leggi di bilancio e un numero imprecisato di decreti legge. E non ha mai, ripeto mai, ammesso che la sanità pubblica stia vivendo un momento di grave crisi. E non ha mai, ripeto mai, speso una parola per quei quattro milioni e mezzo di italiani che secondo l’Istat sono costretti a rinunciare alle cure perché non hanno il portafoglio abbastanza gonfio per saltare le liste d’attesa e rivolgersi al privato. E non ha mai, ripeto mai, costruito un patto con le Regioni italiane per affrontare seriamente il problema delle liste d’attesa e delle diseguaglianze crescenti tra i cittadini in materia di diritto alla salute. E non ha mai, ripeto mai, aperto un vero confronto con i sindacati di medici, infermieri e professionisti sanitari sulle condizioni di lavoro negli ospedali e nei servizi pubblici”. Lo dichiara Marina Sereni, responsabile Salute e sanità nella segreteria Pd.

“Se lo avesse fatto – continua Sereni – avrebbe evitato di continuare a  fare propaganda sul finanziamento “record” del Fondo Sanitario Nazionale, dato smentito semplicemente dalle tabelle delle sue leggi e dello stesso Documento di Economia e Finanza portato in Parlamento qualche mese fa. La spesa sanitaria sul Pil – che aveva faticosamente raggiunto il 7% con gli ultimi governi della passata legislatura – sta scendendo molto rapidamente e precipiterà al 6,2% nel 2026. Il fatto che aumenti in termini assoluti, come sempre avvenuto, non può nascondere un dato macroscopico che perfino la Corte dei Conti ha segnalato: il governo Meloni ha inaugurato una nuova stagione di tagli alla sanità!”

“E se la presidente del Consiglio avesse parlato con chi ogni giorno lavora nel SSN – prosegue Sereni – avrebbe capito che per abbattere le liste d’attesa non servono soluzioni “di emergenza”. Servono due scelte di fondoincrementare l’investimento sulla sanità pubblica – ripeto pubblica – per raggiungere in un tempo ragionevole almeno la media europea e togliere il tetto di spesa per il personale, programmando con le Regioni un piano straordinario di assunzioni per coprire buchi e carenze e consentire ai servizi – ospedalieri e territoriali- di funzionare come si deve senza ricorrere ai gettonisti”.

“Esattamente le misure che noi proponiamo con la legge Schlein in discussione alla Camera. Perché – invece di annunciare un ennesimo decreto “elettorale” – il governo Meloni non vota con noi queste misure? Servirebbero anche per poter aprire una riflessione più ampia e strategica, e cercare una collaborazione con tutti gli attori sulle riforme di cui ha certamente bisogno la nostra sanità, di fronte ai cambiamenti demografici, all’aumento delle cronicità, agli straordinari progressi della scienza e delle tecnologie. Tutti fattori che dovrebbero spingere la politica – a cominciare da chi è al governo – a cercare strade innovative per garantire a tutti e a tutte equità e appropriatezza, cure nei tempi giusti, più vicine possibile al domicilio e al territorio. Ma fin qui dal governo Meloni abbiamo visto solo propaganda, disinteresse verso i più deboli e una spinta verso la privatizzazione strisciante della sanità. Ma nessun privato, nessuna assicurazione, per quanto costosa, potrà mai garantire alle nostre comunità equità e qualità nella tutela del diritto alla salute. Per questo – conclude l’esponente dem – difendiamo il SSN, un patrimonio straordinario di competenze e di cura che non possiamo permetterci di indebolire e distruggere”, conclude Sereni.

Il decreto che sta preparando il governo per abbattere le liste d’attesa è in arrivo in Consiglio dei ministri il prossimo 3 giugno, ma già da giorni circola l’allarme di un ulteriore definanziamento del SSN. La preoccupazione riguarda il dirottamento sui privati di fondi già assegnati in una situazione, come è noto, già molto critica. Insomma, medici e infermieri temono la beffa, oltre al danno.(fonte partito Democratico).

ROMA. Congedo paritario pagato al 100% per entrambi i genitori

“La mia proposta l’ho fatta nella prima occasione di confronto con Giorgia Meloni, ormai un anno fa, ed è quella di un congedo paritario pagato al 100% per entrambi i genitori, che però non sia trasferibile fra di loro. Perché questa misura sostiene fortemente l’occupazione femminile ma sostiene anche il legittimo desiderio dell’altro genitore, del padre, che vuole stare con i propri figli”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, ospite della trasmissione “Dritto e rovescio” su Rete4.

“Oggi siamo troppo indietro – continua Schlein – perché ci sono solo dieci giorni facoltativi a cui molti nemmeno ricorrono. In questa direzione è andata la Spagna, ma anche la Francia di Macron. Secondo noi è un aiuto concreto alle famiglie dato che la destra parla tanto di famiglia. Per me non c’è soltanto una famiglia, la famiglia tradizionale che nessuno di loro ha. Le famiglie sono tante, sono plurali e vanno tutte rispettate nei loro diritti perché sono unite dall’amore”, aggiunge Schlein.

“Questa misura sostiene le donne perché tutela la loro carriera professionale e, al tempo stesso, garantisce agli uomini la possibilità di essere più vicini ai propri figli durante i loro primi giorni di vita. La destra al Governo parla tanto di famiglie tradizionali, ma non fa nulla per tradurre la sua retorica in realtà”, conclude la segretaria (fonte partito Democratico).