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ALESSANDRIA. IL DEPOSITO DI SCORIE NUCLEARI ALLE PORTE DEL MONFERRATO, TERRITORIO PATRIMONIO DELL’UMANITA’ DELL’UNESCO?

IMMAGINI DI SCORIE RADIOATTIVE DISTRIBUITE LUNGO LA PENISOLA.

Le polemiche seguite all’individuazione dell’alessandrino quale possibile territorio idoneo a ospitare il deposito di scorie nucleare non hanno sortito l’effetto di allontanare l’individuazione di aree idonee dal territorio considerato patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, ma adesso i sindaci, che all’epoca, governo Conte 2, si mobilitarono contro la costruzione del deposito che cosa faranno? Quale posizione prenderanno adesso che al governo ci sono gli alleati della loro area poitica di riferimento ( Fd’I, Lega, Forza Italia e Noi Moderati) I sindaci si erano dati 24 ore per riflettere e valutare che cosa fare. Per ora nessuna iniziativa è stata presa, neppure la convocazione di una assembea cittadina in cui spiegare quali potrebbero essere le ricadute in termini di salute pubblica e i ristori economici derivanti dalla costruzione del sito per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi di bassa intensità, ma sempre radioattivi. Un po come stare seduti su una bomba atomica.

L’elaborazione del Sogin di una carta nazionale per la creazione di siti idonei a ospitare i rifiuti radioattivi ha individuato 5 aree in provincia di Alessanria, escludendo il resto del Piemonte nonostante l’autocandidatura di Saluggia, che già da anni ospita i rifiuti radioattivi nei sui siti di stoccaggio.

La provincia di Alessandria è tra le aree dichiarate idonee e scelta per eventualmente ospitare il sito di stoccaggio delle scorie nucleari proveniente dalle centrali nucleari dismesse o comunque obsolete (la vita di una centrale nucleare è più omeno 20 anni dopodiché la centrale stessa rischia di diventare radioattiva e inquinare le aree circostanti).

Ma il deposito nazionale per le scorie nucleari è più che mai necessario per custodire il materiale radioattivo altamente pericoloso e per questo motivo è stata istituita una Carta nazionale delle aree idonee, elaborata dalla Sogin, che ha eliminato i siti piemontesi di Carmagnola e Caluso, ma lasciandone 5 su sei nella provincia alessandrina: AL-8 tra Alessandria, Castelletto Monferrato e Quargnento; AL-14 tra Fubine e Quargnento; AL-3 tra Alessandria e Oviglio; AL-1 tra Bosco Marengo e Novi Ligure; Al-13 tra Castelnuovo Bormida e Sezzadio.

Eliminato il sito AL-2 tra Bosco Marengo e Frugarolo.

In tutta Italia sono stati individuati 51 suiti potenzialmente idonei a ospitare il deposito nucleare come ha scrittto il ministero dell’ambiente guidato da Pichetto Frattin: “i requisiti sono stati giudicati in linea con i parametri previsti dalla Guida tecnica Isin, che recepisce le normative internazionali per queste strutture”.

L’Alessandrino nonostante la vicinanza alle aree patrimonio dell’umanità UNESCO e ad aziende ad alto rischio come la Solvay, la discarica di rifiuti di Novi Ligure e i rischi per la falda acquifera nella zona di sezzadio e Bosco marengo è stata indicata come area idonea.

Completamente inutile e ignorate le delibere contrarie approvate da decine di Consigli comunali e le osservazioni tecniche presentate da enti, associazioni e comitati.

Le amministrazioni hanno 30 giorni di tempo per presentare le autocandidature e riguarda sia quelli indicati nella Cnai sia altre aree non indicate nella mappa, che ha individuato le zone potenzilamente idonee: poi tutto passerà nela mani della presidenza del consiglio che sceglierà dove costruire il sito di stoccaggio, probabilmete utilizzando la legge Obbiettivo, (votata ed emanata dal governo Berlusconi nel 2001), che garantisce la costruzione dell’opera pubblica di rilevanza nazionale, liquida il potere delle amministrazioni locali e il carcere per chi si oppone.

Legambiente tramite Gian Piero Godio ha commentato la decisione di Sogin di dichiarare idonee le aree dell’alessandrino a ospitare il deposito nucleare: “C’è l’urgenza di individuare il luogo per il deposito con il rischio più basso per tutti. Le nostre osservazioni sono stati prese in considerazione per Carmagnola, Caluso e Frugarolo ma non per gli altri siti alessandrini. Sogin deve rendere noti i motivi alla base delle sue scelte. Sia chiaro però che nessuna autocandidatura deve essere consentita da territori già esclusi sin dall’inizio in base criteri ufficiali definiti dalle autorità di controllo e convalidati a livello internazionale”.

Altri 10 siti sono stati dichiarati idonei: Basilicata, 4 tra Basilicata e Puglia, 21 nel Lazio tutti in provincia di Viterbo, 1 in Puglia, 8 in Sardegna e 2 in Sicilia.

ALESSANDRIA. NUOVO C.DA. SOGIN, QUALI PROSPETIVE?

Filctem Cgil, Sogin: “Nuove prospettive per l’Azienda?”


28 agosto 2023

Torino – La FILCTEM – CGIL Piemonte, unitamente alle RSU dei Siti Sogin di Bosco Marengo, Saluggia e Trino,
prende atto della nomina di un nuovo C.d.A. di Sogin in sostituzione dell’Organo Commissariale. Detto C.d.A. ha indicato
nella persona del dr. Gian Luca Artizzu il nuovo Amministratore Delegato.
La designazione di un manager interno all’Azienda ed i primi provvedimenti adottati (per noi positivi), come la revoca di
svariate procure ad un numero significativo di figure apicali, si accompagnano al riconoscimento del lavoro svolto da
personale interno in attività estremamente delicate ed alla possibile assunzione di 5 persone presso il Sito di Saluggia e ci
portano a sospendere la vertenza in atto in attesa di un confronto con il nuovo management.
Crediamo sia doveroso e responsabile aspettare gli atti di indirizzo da parte della nuova amministrazione. Certamente
rimangono aperte, ineludibili e bisognose di risposta le tematiche da noi avanzate in questi mesi di vertenza su tutti e 3 i
Siti piemontesi. Vertenza che è sfociata in un verbale siglato in Prefettura a cui Sogin non ha fornito le risposte nei tempi
prefissati e concordati, così da costringerci a dichiarare lo stato d’agitazione. La FILCTEM Piemonte continua a ritenere
imprescindibile un cospicuo incremento degli organici nei Siti piemontesi per fare fronte alla “mission aziendale”:
avanzamento del decommissioning e mantenimento in sicurezza. Inoltre, è fondamentale la condivisione del nuovo Piano
a Vita Intera che garantirà il futuro, anche occupazionale, presso gli Impianti piemontesi. Infine, ma non meno importante,
vi è la necessità di una marcata discontinuità nella gestione aziendale. È necessario un ricambio dei manager che,
oggettivamente, hanno fallito durante le ultime amministrazioni ed è necessario recuperare il confronto col numeroso
personale qualificato presente in Sogin, troppo spesso mortificato in questi ultimi anni.
Pertanto, la FILCTEM – CGIL Piemonte, nel rispetto delle prerogative e dei ruoli di ciascuno, attende il confronto con
l’attuale A.D. per:

  • potere esprimere un giudizio organico al mandato assegnato all’amministrazione incaricata;
  • illustrare in maniera dettagliata i temi ancora aperti della vertenza;
  • provare a giungere a conclusione di una vertenza difficile e pesante, in primis per i lavoratori che
    quotidianamente operano con dedizione sui 3 Siti del Piemonte, in condizioni certamente non ottimali.
    Nell’augurare buon lavoro all’A.D. dr. Artizzu, al Presidente Ammiraglio Massagli ed a tutto il C.d.A., ci sembra
    doveroso un atto di trasparenza e franchezza: la nostra O.S. non ritiene conclusa la vertenza fino a quando non saranno
    sciolti i nodi principali enucleati nel verbale congiunto emesso in Prefettura a Vercelli il 18 aprile u.s.
    La FILCTEM – CGIL ha ed avrà sempre come Stella Polare la tutela e la salvaguardia delle professionalità presenti in
    Azienda. Perseguirà questo obiettivo con tutti gli strumenti di cui dispone un’O.S., privilegiando il dialogo ed il confronto
    che ci auguriamo sia tempestivo, proficuo e costruttivo, certamente nel rispetto dei ruoli.
    Ovviamente, non potremo attendere sine die. Ci preme ricordare che, nel verbale sopra menzionato, l’Azienda ha disatteso
    gli impegni previsti per i mesi di maggio e giugno. Ora rimane l’ultima data di ottobre, data entro la quale confidiamo di
    ottenere le risposte attese.

QUARGNENTO. DEPOSITO NUCLEARE NAZIONALE? DECISO NO! L’OPPOSIZIONE FORMA UNA MAGGIORANZA TRASVERSALE.

Il Monferrato dichiarato patrimonio dell’Unesco con le langhe e il Roero, capitale del vino, colline ricche di storia e di arte, territorio ricco di falde acquifere, primo in Italia ad aver applicato l’agricoltura sostenibile rischia di diventare il cimitero monumentale nazionale, sacrificato dalla Sogin al “pattume” nucleare.

Le scorie radioattive prodotte non solo, come era stato prospettato inizialmente dall’ente, ma anche deposito di scorie radioattive ad alta intensità, residui prodotti dalle centrali nucleari le cui barre di Uranio dopo essere state trattate e sfruttate in Inghilterra e Francia vengono restituite all’Italia come “immondizia da stoccare nelle discariche nucleari”.

La Sogin ha desecretato i siti ritenuti, “non idonei”, ma meno inidonei rispetto ad altri solo alla vigilia dell’Epifania del 2021, dopo l’apertura di una procedura di infrazione da parte della Ue, e indicato come luoghi possibili due aree della provincia di Alessandria tra Quargnento e Castelletto Monferrato la prima e Quargnento in direzione di Fubine la seconda. Ma entrambe le zone sono, come spiegato dai relatori intervenuti in assemblea a Quargnento, ad rischio per la presenza di falde acquifere che in alcuni periodi dell’anno sono quasi affioranti.

La protesta dei sindaci e degli amministratori della provincia di Alessandria, appoggiati da una maggioranza trasversale che vede anche se con i dovuti distinguo tutti gli schieramenti in campo, sta dilagando contro l’ipotesi del deposito “provvisorio” nucleare nazionale a Quargnento.

Il deposito per Alessandria e la sua provincia rappresenta un “suicidio” annunciato per l’economia locale. lo sviluppo sostenibile del territorio e le aspettative di crescita turistica, che a fronte delle poche migliaia di posti di lavoro promessi per la realizzazione dell’opera estesa su 110 ettari di terreno, perderebbe la possibilità, la capacità di sviluppo turistico ricettivo e occupazionale nel Monferrato.

L’assemblea pubblica ha posto l’accento sullo scambio inaccettabile “salute contro lavoro”, ricordando come la popolazione residente nelle vicinanze della centrale di Caorso e ad altre siti nucleari sia continuamente monitorata per l’alto rischio sanitario a cui è esposta.

Altro argomento dibattuto è la scelta dell’Italia di rinunciare in via definitiva con due referendum, nel 1987 e 2011, alla produzione di energia elettrica dal nucleare, ma anche in presenza di una bocciatura palese della scelta nucleare non sono cambiati i programmi per la costruzione di un deposito nucleare, collegato direttamente al potenziamento delle centrali nucleari, e l’individuazione dei siti destinati ad accogliere le scorie prodotte dalle centrali.

I sindaci delle zone coinvolte e della provincia hanno deciso di muoversi compatti contro l’ipotesi di insediare il deposito ai piedi del Monferrato, fino ad arrivare a chiedere il parere del TAR del Lazio sul merito dei tempi considerati palesemente troppo stretti per produrre le contro deduzioni a “sfavore” del deposito nucleare.

Ma la provincia di Alessandria si fa notare dalle dichiarazioni delle associazioni sindacali, dai comitati contro il deposito e da tutte le parti politiche chiamate in causa ha già dato in termini di inquinamento, di devastazione del territorio, malattie e morti causate da scarichi, dagli spesso al limite del lecito o addirittura totalmente illeciti nelle falde acquifere e l’inquinamento atmosferico.