Strage di San valentino: ricordati Scravaglieri e Lanari a Roma
Ricordata a Roma la strage di San Valentino nella quale 33, il 14 febbraio 1987, in via Prati di papa, in un attentato terroristico, furono assassinati Rolando Lanari e Giuseppe Scravaglieri, due giovani agenti di Polizia del reparto Volanti.
La loro unica colpa era quella di scortare insieme ad un terzo collega che, sebbene ferito, si salvò, un furgone postale pieno di denaro.
I terroristi per impossessarsi del denaro predisposero un’azione militare con armi d’assalto e tiro incrociato da più lati, scegliendo una via stretta ed in salita che non diede scampo agli agenti intrappolati nella vettura di servizio.
Oggi come ogni anno le autorità i familiari ed i cittadini del quartiere si sono stretti intorno alla lapide che ricorda l’eccidio. Il questore Carmine Esposito ha deposto una corona a nome del capo della Polizia, vicino ai tanti fiori lasciati da colleghi, amici e semplici cittadini.
Sono passati 75 anni dalla morte di Giovanni Palatucci, avvenuta il 10 febbraio 1945 dopo essere stato deportato a Dachau.
Il giovane commissario da settembre 1943 fu reggente della questura di Fiume. Un anno dopo, il 13 settembre 1944 il funzionario di Polizia fu arrestato e deportato a Dachau dove mori appunto il 10 febbraio del 1945.
Durante la sua permanenza a Fiume come funzionario di pubblica sicurezza Giovanni Palatucci si adoperò per salvare centinaia di ebrei dalle persecuzioni razziali.
A Palatucci è attribuita anche la distruzione di moltissimi fascicoli di cittadini di religione ebraica per sottrarli alla deportazione, dal 1937, anno del suo arrivo a Fiume come responsabile dell’Ufficio stranieri, sino al giorno del suo arresto.
Tra le tante iniziative per ricordare la figura del coraggioso poliziotto, questa mattina a Isernia, il questore Roberto Pellicone, e il sindaco Giacomo D’Apollonio hanno scoperto una targa toponomastica intitolata a Giovanni Palatucci.
Davanti alla targa, donata dall’Associazione nazionale della Polizia di Stato, un momento di raccoglimento per i poliziotti in servizio ed in pensione. Quindi la cerimonia si è conclusa presso la villa comunale dove il questore e il sindaco hanno deposto una corona di alloro ai piedi del monumento “La Spirale della Vita”, dedicato a Palatucci.
Una folla commossa e silenziosa ha riempito stamattina la chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo, a Trieste, durantei funerali solennidi Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, i due agenti assassinati il 4 ottobre in questura.
Le tante autorità presenti, i cittadini e i colleghi della questura di Trieste si sono tutti uniti nel dolore attorno alle famiglie dei due giovani agenti e ai loro amici.
Tra le personalità che hanno partecipato alle esequie il presidente della Camera dei deputati Roberto Fico, i vice presidenti di Senato e Camera dei deputati, Ignazio La Russa e Ettore Rosato, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, quello dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e il capo della Polizia Franco Gabrielli.
All’interno e all’esterno della chiesa, anche tantissimi triestini, che hanno voluto, ancora una volta, dimostrare il loro affetto e la loro vicinanza a Matteo e Pierluigi.
Una città intera si è stretta intorno alla Polizia di Stato per tributare l’ultimo saluto a questi due servitori dello Stato.
Di grande forza leparole delvescovodella città Giampaolo Crepaldi, che ha officiato il rito religioso: “Carissimi Matteo e Pierluigi con questa santa messa funebre Trieste vi offre il suo ultimo e affettuoso saluto mentre resta fisso nella memoria di tutti il 4 di ottobre, festa di San Francesco patrono d’Italia, quando una follia omicida spropositata e crudele ha privato le vostre giovani vite di un futuro pieno di propositi e di progetti. Dopo quel tragico pomeriggio la città di Trieste, unita e composta in maniera esemplare, ha allargato le sue braccia stringendovi in un abbraccio corale, forte e commosso, un abbraccio che si è allargato ai vostri genitori e familiari colpiti dal desolante vuoto della vostra scomparsa”.
Il questore di Trieste Giuseppe Petronzi, durante la cerimonia, ha reso omaggio con un breve intervento a Matteo e Pierluigi; le sue ultime parole, spezzate dalla commozione, sono state accompagnate da un lungo applauso: “Saluto alla sua ultima uscita la volante due con le stesse parole che i nostri figli delle stelle usavano ad inizio servizio: dormite sonni tranquilli qui ci siamo noi”.
Le due bare, poste al centro della chiesa e avvolte nel tricolore, hanno segnato il definitivo distacco di Pierluigi e Matteo dalla loro città d’adozione, dalla comunità al cui servizio si erano sempre dedicati con abnegazione e spirito di sacrificio.
All’uscita, al termine della messa, l’emozione di tutti i presenti si è sciolta in lacrime e in un lungo interminabile applauso.
Ora le salme dei due poliziotti proseguiranno il loro viaggio sino all’ultima destinazione, le città dove vivono i loro famigliari, Velletri e Giugliano in Campania.
Ci auguriamo che il calore di un’intera comunità possa attenuare un po’ il dolore di quanti hanno avuto la fortuna di conoscere e vivere accanto a questi nostri valorosi colleghi.
Con l’operazione internazionale denominata “Eclissi”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma e, a livello internazionale, dalle agenzie europee Eurojust ed Europol, è stato inferto un duro colpo al fenomeno delle cosiddette IPTV, sistema che, convertendo il segnale analogico della pay tv, lo trasforma illegalmente in segnale web-digitale. Insieme alla Polizia postale italiana hanno partecipato alle indagini anche le Polizie e delle Autorità giudiziarie di Francia, Paesi Bassi, Germania, Bulgaria e Grecia.
Attraverso un’attività investigativa tecnico-informatica sulla diffusione dei segnali in streaming, effettuata dal Servizio polizia postale e delle comunicazioni, è stato possibile individuare le sorgenti estere dei segnali “pirata” e rendere inattiva la complessa infrastruttura tecnologica operante a livello internazionale. Nell’operazione sono stati sequestrati oltre 200 Server e 80 domini e sono state effettuate 20 perquisizioni in tutta Europa presso sedi di società e provider.
Il segnale delle emittenti televisive a pagamento (Sky; DAZN; Mediaset; Netflix etc.), illegalmente captato, veniva diffuso attraverso numerosi siti a cui erano “abbonati”, solo in Italia, quasi cinque milioni di utenti; il giro d’affari era di circa due milioni di euro al mese.
L’organizzazione criminale era articolata su quattro livelli dove al primo venivano stipulati gli abbonamenti regolari per l’acquisizione dei contenuti protetti da copyright e poi realizzate le infrastrutture tecniche necessarie alla ricezione dei segnali legittimi ed alla trasformazione del segnale video in segnale-dati (c.d. “sorgenti”).
Al secondo livello c’era la gestione delle infrastrutture tecniche necessarie alla ritrasmissione e diffusione dei segnali video su larga scala, attraverso l’acquisto di spazi informatici presso provider di vari Paesi esteri per rendere difficoltosa l’individuazione delle tracce informatiche.
Al terzo livello una società di diritto bulgaro, gestita dai due cittadini greci, metteva a disposizione dell’infrastruttura criminale i cosiddetti “Pannelli”, un software di amministrazione che offre la possibilità di creare da zero il proprio servizio IPTV illegale. Poi, attraverso un sistema di “multilevel marketing”, chi acquistava il servizio era non solo in grado di rivendere direttamente il segnale abusivo, ma anche di approntare una rete di rivenditori sotto di sé, trattenendo una percentuale dei ricavi.
Al quarto livello c’era una fitta rete di soggetti che acquistavano pacchetti di contenuti, rivendevano i servizi di IPTV illegale (i c.d. reseller), e si facevano anche carico di distribuire il prodotto, sia al cliente finale che ad ulteriori rivenditori minori.
In questa vicenda gli utenti non hanno considerato che oltre a rendersi complici di un mercato illecito, si mettevano in casa uno strumento (pezzotto) collegato on line nella Wifi domestica, quale potenziale “cavallo di troia” all’interno di un sistema informatico.
Non si può escludere, infatti, la possibilità che questo tipo di apparecchiatura possa effettuare un’intrusione nei sistemi informatici connessi o che possa spiare le nostre azioni. Amministrato da remoto da malfattori, lo strumento potrebbe consentire di operare sui vari sistemi domestici, di gestire il sistema di video sorveglianza, l’antifurto se non addirittura la complessa domotica di un’abitazione.
Porte sfondate e vetrine spaccate in almeno 15 colpi messi a segno nell’arco di pochi mesi a Palermo da un gruppo criminale specializzato in furti e rapine ai danni di esercizi commerciali, in particolare gioiellerie, ma anche profumerie e sale giochi.
Con l’operazione “Gold night” la Squadra mobile del capoluogo siciliano ha posto fine ai raid della banda eseguendo nove provvedimenti emessi dalla Procura della Repubblica e dal Tribunale dei minorenni di Palermo: cinque ragazzi sono finiti in carcere, due ai domiciliari, mentre sono due gli obblighi di dimora notificati agli indagati.
Per cinque arrestati, di cui due minorenni, l’accusa è di associazione per delinquere, mentre gli altri collaboravano occasionalmente con il gruppo criminale.
I colpi erano ben organizzati, spesso preceduti da accurati sopralluoghi all’interno degli esercizi commerciali scelti come obiettivo, con lo scopo di pianificare i dettagli e studiare il tipo di serrature da scardinare. Per l’esecuzione dei raid notturni venivano utilizzati scooter rubati e schede telefoniche dedicate esclusivamente alle comunicazioni tra i membri del gruppo, che avvenivano anche in teleconferenza.
Durante l’indagine gli investigatori della Mobile hanno recuperato parte del bottino accumulato dalla banda, per un valore complessivo di circa 35mila euro.
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