Categoria: PRIMA PAGINA

CUTRO(KR). STRAGE DI CUTRO, RIMPALLO DI RESPONSABILITA’ LE OPPOSIZIONI CHIEDONO LE DIMISSIONI DEL MINISTRO PIANTEDOSI.

Elly Schlein ha fatto il suo primo intervento alla Camera da Segretaria del Partito Democratico.

In Commissione Affari costituzionali, si è rivolta direttamente al ministro Piantedosi e gli ha chiesto le immediate dimissioni per le sue parole ignobili sui migranti di Crotone.

“Le sue dichiarazioni sono suonate indegne di un ministro, disumane e totalmente inaccettabili e inadeguate al ruolo. Dichiarazioni che hanno trasformato le vittime in colpevoli. Io chiedo al ministro chi è lui per stabilire che cosa giustifichi o meno la disperazione, se la scelta molto spesso è tra il rischio di morire in mare o di morire torturati.

Noi attendiamo fiduciosi le risultanze delle indagini, ma dal punto di vista delle responsabilità politiche, già soltanto le sue dichiarazioni suggeriscono le sue dimissioni e una riflessione profonda per Giorgia Meloni”.

IL NAUFRAGIO, I RIMPALLI DI LE RESPONSABILITA’

Neppure il tempo di seppellire i morti del naufragio di Cutro che emergono verità e responsabilità sconcertanti sulla strage. La Guardia costiera e Frontex hanno finalmente rotto il muro di silenzio sulla strage di migranti con uno sconcertante rimpallo di responsabilità.

Il gioco allo scaricabarile su chi dovesse intervenire in soccorso dei naufraghi, Frontex ha accusato le autorità italiane della strage: “Abbiamo subito avvertito l’Italia di quel barcone sovraffollato”

Dalla Guardia costiera hanno sottolineato che : “Nessuno ci ha avvertito dell’emergenza fino alle 4.30, Frontex ha segnalato un’imbarcazione con una persona a bordo che navigava senza difficoltà”.

Ma la domanda a cui si deve dare una risposta è: quante persone, dunque, risultavano su quel barcone? Un solo naufrago come sostiene la Guardia costiera e come risulta dal rapporto ufficiale di Frontex, o 200 secondo le dichiarazioni di un portavoce dell’Agenzia europea di difesa dei confini.

Sulla vicenda indaga la Procura di Crotone sulle responsabilità di omissione di soccorso.

L0unica cosa chiara fino ar ora è la ricostruzione della tragica notte quando i soccorsi sono partiti a naufragio avvenuto.

Il ministro dell’interno Piantedosi resta al centro della bufera per le esternazioni in merito alla strage di migranti e bambini sulle coste della Calabria (“La colpa è delle famiglie che li fanno imbarcare”).

Non solo non rinuncia al suo ruolo di incendiario, ma attacca e sulla scia del decreto antirave annuncia un nuovo decreto migranti modello Salvini.

Intanto l’allarme per l’aumento dei migranti pronti ad attraversare il Mediterraneo arriva dai servizi. La Tunisia potrebbe ritornare ad essere uno degli stati da cui partono le navi dei migranti come emerge dalla relazione annulale dell’intelligence del 2022 preparata dal Dipartimento delle informazioni per la sicurezza.

Dall’inizio dell’anno sono sensibilmente in aumeno,almeno 14.000, le persone sbarcate autonomamente sulle coste italiane, motivo pr cui è necessario intervenire sull’emergenza per evitare nuove tragedie.

Le responsabilità della strage di Cutrosono chiare anche se il governo si è affrettato a correre ai ripari gridando alla cospirazione contro il governo e i suoi ministri, ma la strage di Cutro, con le sue evidenze, la sua dinamica, raccontano una storia disumana per un paese civile: “L’avviso ai naviganti lanciato in autunno dalla destra al governo a chi prende il mare per disperazione si è avverato in tutta la ferocia. Guai ai naufraghi, perché di loro questa Italia non avrà alcuna pietà”.

Il ministro dell’Interno riesce nel miracolo di unire sotto una unica voce tutta l’opposizione al governo Meloni, da Calenda a Schlein, passando per 5 Stelle, Più Europa e Verdi-Sinistra arriva la richiesta di dimissioni al titolare del Viminale

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, con le sue dichiarazioni sulla strage di Crotone, le “responsabilità politiche” prima di cio che verrà accertato dall’inchiesta, hanno compattato le opposizioni nella richiesta di dimissioni.

Carlo Calenda, il Pd di Elly Schlein, i 5 Stelle, Più Europa e Verdi-Sinistra hanno avanzato la richiesta di dimissioni al titolare del ministero dell’interno durante l’audizione in commissione Affari Costituzionali alla Camera.

La neo segretaria Pd Elly Schlein: “Noi attendiamo fiduciosi le risultanze delle indagini ma dal punto di vista delle responsabilità politiche io concordo con quanto affermato dai miei colleghi, già soltanto le sue dichiarazioni suggeriscono le sue dimissioni e una riflessione profonda per Giorgia Meloni”.

Stefano Colucci per i 5 stelle: “Data l’evidente lacunosità del comportamento del ministero, le reitero la richiesta di dimissioni e di venire urgentemente a riferire in aula”.

LUGANO. UNA TICINESE AL VERTICE DEL MAGGIORE PARTITO DEL CENTRO SINISTRA EUROPEO.

Il PD italiano è un po svizzero con la consacrazione alla segreteria del partito di Elly Schlein.

La 37enne neo segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, è nata e cresciuta a Lugano, da madre italiana e padre americano, si è avvicinata alla politica durante il liceo e alla TV Svizzera ha dichiarato: “Sono andata a scuola con tante compagne e compagni che venivano da altri Paesi. Quindi forse la cosa che più mi ha forgiata è l’imparare quanto, al di là delle nostre differenze, è importante avere uguali diritti e opportunità di futuro”.

Elly dopo il liceo si è laureata in Giurisprudenza all’Università di Bologna per poi recarsi negli Stati Uniti, a Chicago, dove ha fatto da volontaria nella campagna elettorale di Barack Obama.

L’elezione ad Europarlamentare del Partito Democratico nel 2014 ha rappresentato il “grande salto”, che ha abbandonato in dissenso con il segretario Matteo Renzi.

La sua attività politica è proseguita nelle formazioni di sinistra e nel 2020 fa il pieno di voti alle elezioni in Emilia-Romagna, diventa la vicepresidente del partito, a fianco di Stefano Bonaccini che ha sfidato nella corsa alla leadership del partito.

Elly nelle sue prime affermazioni ha spiegato che Il PD ha bisogno “di una sinistra, più che di me. Una sinistra che torni a ricostruirsi attorno a tre aggettivi fondamentali: che sia ecologista, progressista e femminista insieme.

Ma la vera sfida per Elly Schlein è l’opposizione al governo di Giorgia Meloni.

Nell’ottobre 2019 Giorgia Meloni si presentava al suo elettorato con lo slogan:”Io sono Giorgia. Sono una donna. Sono una madre. Sono italiana. Sono cristiana.”

Nel 2022 Elly Schlein le risponde: “Sono una donna. Amo un’altra donna e non sono madre. Ma non per questo sono meno donna”.  

Molti elettori ed elettrici hanno riposto nella ticinese Elly molte aspettative, la “anti-Meloni”, un “personaggio di rottura, molto forte e credibile” che riesca a estrarre dal partito nuove risorse e nuove energie.

Attira molto le e i giovani e quella parte di centro-sinistra “che negli ultimi anni si è molto astenuta”. Anche se per qualcuno è “troppo di sinistra”.(fonte TV Svizzera).

ROMA. ELLY SCHLEIN RIBALTA I PRONOSTICI E CONQUISTA LA SEGRETERIA DEL P.D.

Una piccola grande donna,Elly Schlein, ha vinto le elezioni per la conquista del Nazareno.

Il ribaltone deciso da oltre un milione di simpatizzanti, elettori e militanti del Partito Democratico, che ribaltando i pronostici della campagna elettorale delle primarie del P.D. hanno votato in massa per l’Eurodeputata e vice presidente della regione Emilia Romagna, Elly Schlein.

Il presidente della regione Emilia Romagna, Bonacini, e candidato alla segreteria del P.D. è stato il primo a riconoscere la vittoria di Elly e farle i complimenti. Il doppio terremoto in casa P.D. non solo ha ribaltato il voto degli iscritti che alle convention di circolo avevano votato per Bonacini, ma per la prima volta nella storia gli elettori ai gazebo incoronano una candidata senza tessera di partito, almeno fino al’inizio del percorso congressuale.

Elly Schlein ha vinto le primarie con il 53,8% dei voti, ma fin dai primi dati che affluivao dai circoli e dai gazebo la risposta degli elettori era chiara ed univoca: Elly segretaria del P.D. per accompagnare il partito nel suo lungo percorso di rinnovamento. Stefano Bonaccini fermo al 46,2% dei consensi ha solo esclamato: “Ora tocca a lei”. Elly raggiante per la fiducia degli elettori ha ringraziato gli attivisti e i simpatizzanti: “Ce l’abbiamo fatta. Insieme abbiamo fatto una piccola grande rivoluzione. Anche questa volta non ci hanno visti arrivare”.

Un altro tabù è stato infranto e finalmente una donna governerà il primo partito di opposizione al governo in carica oltre che essere la più giovane segretaria del P.D. e la prima donna che guiderà l’opposizione al primo governo guidato da una donna, Giorgia Meloni.

La neo segretaria del P.D. ha spiegato che: “Saremo un bel problema per Giorgia Meloni, a difesa di quell’Italia che fa più fatica”.

La svolta voluta dagli elettori ai gazebo, che hanno superato il milione di elettori ed anche se non sono stati raggiunti i 3,5 milioni del 2007 si tratta di un risultato non scontato dopo l’astensionismo registrato alle ultime politiche e alle regionali di Lombardia e Lazio.

La vittoria di Elly Schlein porta con se la speranza di una svolta nel Partito Democratico troppo spesso ripegato su se stesso, autorefenziale, poco attento ai cambiamenti e alle richieste delle persone, ma Elly poco prima di mezzanotte sclama: “Il popolo democratico è vivo, c’è, ed è pronto a rialzarsi con una linea chiara”.

Il clima che si respirava nel suo comitato, nella periferia romana, in quei circoli della periferia che Matteo Renzi aveva liquidato come inutili zavorre reduci di un vecchio partito e di organizzazioni obsolete hanno risposto invece all’appello per una rinnovata energia positiva e voglia di partecipare alla campagna delle primarie e che Elly ringrazia: “È un mandato chiaro a cambiare davvero, non tradiremo la fiducia del popolo democratico”.

Il messaggio che arriva dai gazebo è chiaro: “la base del P.D., il suo elettorato, i simpatizzanti e i militanti vogliono un rinnovamento radicale delle politiche del partito, un partito di centro sinistra che sia capace di coniugare e rapresentare tutte le anime del partito e dei movimenti di sinistra in difesa dei diritti, dell’ambiente, la lotta alle diseguaglianze, la lotta alla precarietà, al lavoro sottopagato, al lavoro nero, ai cambiamenti climatici, un impegno a favore dele energie rinnovabili e al rispetto per l’ambiente.

Sconfitto, dopo il responso delle urne, anche nei gazebo e nei circoli l’apparato di partito, sia pure esso rappresentato dagli amministratori, che era il Pd nella visione di Stefano Bonaccini.

I dubbi e le incertezze non mancano perché alle richieste della base e degli elettori quando Elly si siederà sulla poltrona lasciata libera da Enrico Letta con tutte le contraddizioni innescate tra la stessa Elly fortemente innovativa che arriva alla vittoria anche con il sostegno dei capi bastone tra i quali potrebbero annidarsi molti gattopardi che tutto vorrebero cambiare per non cambiare niente.

La sfida che attende Elly sarà particolarmente dura, dovrà fare i conti con la tenuta del partito perché da più parti si scorgono elementi di spaccatura da parte di militanti e dirigenti che attendono un solo errore del neo segretario per uscire dal partito in polemica con le scelte della nuova dirigenza. La fase congressuale del partito e i suoi rappresentanti non aiutano Elly concentrati come sono sulla struttura del partito: apparato amministrativo contro innovazione movimentista e le scelte politiche fondamentali sulle future alleanze. 

Elly Schlein ha ringraziato Bonaccini, Cuperlo e De Micheli, i candidati superati nella prima parte della gara: “Da domani al lavoro tutti insieme per il bene del Paese: non basto io per cambiare, facciamolo insieme”.

La fase congressuale sarà delicatissima, irta di difficoltà, e sarà difficilissimo tenere insieme tutte le anime del partito perciò una scelta dovrà essere fatta nonostante le lacerazioni e le spinte centrifughe che di volta in volta emergeranno nel partito.

ROMA. IL FRUTTO AVVELENATO DELLA STRATEGIA NEOFASCISTA DEL GOVERNO MELONI.

La visione neofascista dello stato emerge con forza, con arroganza, con prepotenza dalle politiche sociali del governo Meloni, che non sono da attribuire alla volonta di distrarre l’opinione pubblica dalle promesse mancate, ma persegue una strategia premeditata: criminalizzare ogni forma di opposizione al governo Meloni creando allarmi sociali inesistenti, che partono dai rave party passando per i giovani che imbrattano luoghi istituzionali con vernice lavabile, al 41 bis per Alfredo Cospito, il rischio anarco-terroristico, all’Europa che vorrebbe vietarci di bere vino e imporci contemporaneamente di mangiare insetti, all’allarme per la fluidità gender a Sanremo in fascia protetta e, violando tutti i codici giuridici e di di riservatezza, fino agli attacchi contro i parlamentari di opposizione, che come è nelle prerogative delle istituzioni si sono recate in carcere per verificare le condizioni di salute di un detenuto, nel caso specifico Alfredo Cospito in sciopero della fame da oltre 100 giorni.

La premessa per una svolta autoritaria, le restrizioni del diritto al dissenso e restrizioni delle libertà personali si nascondono dietro gli attacchi totalmente strumentali contro i rave party. Gestione dell’ordine già risolta dal questore di Modena, ma su cui il ministro dell’interno ha voluto imporre il suo sigillo parlando di minaccia securitaria, emandando un decreto pasticciato( ma non troppo) contro gli invasori di terreni e propprietà altrui e inasprendo le pene per i responsabili di tali atti più che per l’omicidio colposo o l’omissione di soccorso.

Una serie di polemiche strumentali utili per creare le condizioni di una normalizzazione post fascista, che il governo vorrebbe imporre senza che nessuno si spaventi, ma che anzi verrebbero giustificate dall’allarme sociale provocato da fenomeni del tutto inesistenti come i rischi rave, (3 in tutto in Italia nel 2022 e che al massimo, in tempi normali, venivano relegati a trafiletti in fondo alla pagina), irischi degli eco ambientalisti che imbrattano le facciate delle sedi istituzionali con vernice lavabile o peggio con il risveglio del ricschio terrorismo anarchico per cui sono state istituite scorte ad hoc.

Insomma ci sono tutti gli ingredienti per giustificare una svolta autoritaria, da parte della destra post fascista, ma non troppo post anzi dobbiamo definirla neofascista, con il plauso di una maggiornaza silenziosa che vuole sentirsi garantita e protetta da misure liberticida prima ancora che libera.

MInacce sociali di cui non si era mai sentito parlare prima, ma che come i fantasmi de lpasato riappaiono dall’ombra e fanno capolino al dibatti politici con toni e dichiarazioni da tragedia da parte dei ministri e dei parlamentari di turno.

Cento giorni da brivido quelli vissuti dal governo Meloni, che a partire dal 30 ottobre giorno in cui il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, dà mandato di sgomberare il rave party dall’area nei pressi di Modena, situazione comunque già risolta pacificamente dal Questore, e contestualmente emana un decreto che introduce il reato di “invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi”, reato che prevede pene superiori a crimini come omicidio colposo e omissione di soccorso.

Il 2 gennaio le ire del presidente del Senato Ignazio La Russa contro gli attivisti di Ultima Generazione, che hanno imbrattato con vernice lavabile il palazzo del Senato della Repubblica per protestare contro l’inazione della politica contro il cambiamento climatico, per una “offesa a tutte le istituzioni”e di Giorgia Meloni che parla di “atto incompatibile con una civile protesta”. Al fatto seguirono arresti e fermi, arrivando addirittura a ipotizzare la sorveglianza speciale per Simone Ficicchia, una misura solitamente utilizzata per i boss mafiosi.

Ultimo in ordine di tempo, ma non meno drammatico e pericoloso quello di Alfredo Cospito, l’anarchico condannato per una strage, che non c’è mai stata e che non ha provocato ne morti ne feriti, al 41 bis con l’aggravante della minaccia alla sicurezza dello stato con un regime di detenzione simile a quello dei boss mafiosi, ma senza che ci siano organizzazioni in grado di perseguire attività illecite al pari della mafia. Dunque secondo la ricostrizione del governo Meloni lo stato sarebbe sotto attacco di una fantomatica minaccia terroristica anarchica. s.

Ma non pensiamo a queste forme di propaganda come un arma di distrazione di massa, utili per sviare l’attenzione dalle promesse mancate del governo e dalla sua legge di bilancio senza soldi né idee, perché questi casi sono emblematici per definire una strategia in due fasi che ha obiettivi ben più ambiziosi.

La fase della “normalizzazione” della presenza della destra post fascista al governo e nelle istituzioni inventando e costruendo minacce eversive inesistenti per poi gisustificare misure securitarie e liberticide per combattere le minacce.

La realizzazione di una strategia per la restrizione del dissenso, l’equiparazione progressiva della protesta politica radicale a un atto eversivo, la stigmatizzazione di stili di vita alternativi al senso comune, l’anteposizione della sicurezza alla libertà.

Tutto da realizare strumentalizzando categorie minoritarie e invise alla maggioranza a partire dai raver, agli ambientalisti radicali, fino all’estremismo anarchico attraverso cui far passare questa visione della società senza che nessuno si spaventi, ma al contrario se ne senta rassicurato.

Un film vecchio che abbiamo già visto e che non vorremmo più rivedere.

MILANO. MILAN 1 INTER 4. LE NEROAZZURRE SI AGGIUDICANO IL RITORNO DEL DERBY DELLA MADONNINA.(FOTOGALLERY).

Servizio Giuseppe Amato/Quotidiano On Line

Fotoservizio Andrea Amato/PhotoAgency

http://www.photoagency-quotidianoonline.com

Altri articoli e servizi su Quotidiano On Line Sport

http://www.quotidianoonlinesport.wordpress.com

La gara valida per la 15ma giornata del campionato di calcio femminile di serie A Tim i è disputato sul campo del Vismara Puma House of football di Milano con fischio di inizio alle ore 14,30.

In occasione della giornata della memoria il match è stato interrotto al 21mo minuto per un minuto di silenzio e raccoglimento in memoria dell’olocusto e dello sterminio di milioni di ebrei nei campi di concentramento nazisti.

Le rossonere che scendono in campo in gran forma, reduci da tre vittorie consecutive e Inter che deve vincere per superare la crisi momentanea.

Le formazioni in campo:

Milan: Laura Giuliani, Arnadottir Gudny, Nouwen Aniek, Bergamaschi Valentina, Asilani Kosovare, Dubcova Kamila, Grimshaw Christy Louise, Mascarello Marta, Piemonte Martina, Thomas Lindsey, Mesjasz Malgorzata Anna.

All. Maurizio Ganz

Inter: Karchouni Ghoutia Habiba, Santi Irene, Polli Elisa, Bonetti Tatian, Chawinga Tabitha, Merlo Beatrice, Foerdos Beatrix Erzsebe, Alborghetti Lisa, Durante Francesca, Thogersen Frederikke, Mihashi Mana
All. Rita Guarino.

Direttore di gara Kumara Sajmirsez. Di Verona

LA FOTOCRONACA DELLA PARTITA

Il calcio di inizio affidato al Milan che attacca dalla sinistra della tribuna.

Neppure un minuto dall’inizio della partita, Chawinga guadagna il primo corner che Irene Santi trasforma in goal e porta in vantaggio le neazzurre sulle rossonere .

L’Inter raddoppia con Chawinga, che lanciata in contropiede da centrocampo scavalca la difesa e mette in rete sul secondo palo.

Inter 2 Milan 0

La prima occasione per occasione per le rossonere al 30mo e poi 2 minuti dopo con la palla che attraversa l’intera area di rigore.

Neroazzurra molto aggressive e Milan che prova a ripartire con molta difficoltà.
Il Milan accorcia le distanze al 35 mo con Piemonte, che superata la difesa spiazza Durante con un tiro reso e angolato.

Brivido per le neroazzurre a pochi minuti dal termine del primo tempo, con una palla goal per Aradottir che schizza alta a pochi passi dalla porta.

Le rossonere provano a recuperare la partita prima del fischio che manda le squadre a riposo.

Secondo tempo

La ripresa ha visto le due formazioni studiarsi fino al 14mo quando su calcio di punizione Kachouni supera la barriera infila la palla in rete; Laura Giuliani arriva a toccare la palla, ma non riesce a evitare il goal

Milan 1 Inter 3

Rigore per il Milan al 19mo; Aslani al tiro dal dischetto, Durante para e salva il vantaggio.

Cambio nel Milan 37 Alia Guagni per la 10 Dubcova.

Karchouni esce per un risentimento muscolare entra Landini e Njoya sostituisce Bonetti
Chawinga supera anche Laura Giuliani, che non trattiene la palla e deposita comodamente, senza affanno in rete.

Milan 1 Inter 4

Cambio nell’Inter esce Polli per Robustellini

La porta difesa da Laura Giuliani salvata in extremis da un difensore con il portiere ormai fuoricausa dopo una ottima discesa di Beatrice Merlo e Chawinga con l’appoggio di Thogersen: palla sui piedi di Chawinga che serve Merlo in area, Giuliani fuoricausa e palla salvata sulla linea di porta.

Ultimo brivido prima della fine con Durante impegnata da Fusetti da fuori area.

4 minuti di recupero

Esce Chawinga per Colonna

Ultima occasione per le neroazzurre al termine dei minuti di recupero, ma possono accontentarsi dell’ottimo risultato.