L’assalto armato dei fans di Trump al Campidoglio non è servito da lezione ai Repubblicani USA mentre la cronaca registra sette nuove stragi in sette giorni: Georgia, California, Oregon, in ben due occasioni in Texas, Pennsylvania e Colorado.

Un uomo, in un giorno qualsiasi, esce di casa, irrompe in un supermercato di Boulder e senza alcun motivo apparente inizia a sparare all’impazzata: 10 persone incolpevoli restano a terra.
Ma non è la prima volta che accade negli Usa, nel nuovo anno, poiché le sparatorie proseguono senza sosta, 7 in 7 giorni e mostra quanto la situazione sia di emergenza per la sicurezza pubblica mentre il presidente Biden, che prima di partire per l’Ohio, rilancia il dibattito sul possesso delle armi: “Userò tutte le risorse a mia disposizione per tenere al sicuro il popolo americano, non c’è un minuto da perdere ed è necessaria l’approvazione di leggi che salvano la vita dalle stragi”. Joe Biden prosegue nella sua dichiarazione: “Il problema è di tutti e al Congresso chiede di agire immediatamente per vietare le armi d’assalto e i caricatori ad alta capacità, chiudendo tutte le scappatoie nel sistema dei controlli di background”.
L’America da Atlanta è rimasta ferita e uccisa dai proiettili partiti da un fucile semiautomatico AR-15 in possesso di un cittadino qualunque, ma l’ultima strage è avvenuta nel cuore del paese, in un supermercato di Boulder, a 50 km da Denver, in Colorado, quando alle 14.30 di lunedì un uomo ha uccciso dieci persone innocenti, tra i 20 e i 65 anni, tra cui l’agente di polizia, Eric Talley, 51 anni, padre di sette figli, il primo a intervenire e l’unico di cui per ora si conosce l’identità.
Il King Soopers, una catena di supermercati statunitense, è stata il teatro dell’ennesima strage con la sparatoria iniziata fuori dal negozio per proseguire dentro nel reparto degli alimentari.
Non si conoscono le ragioni del gesto e neppure le fasi concitate della sparatoria, se non dai racconti e dai filmati di chi si è trovato suo coinvolto.
Maris Herold, capo della polizia di Boulder, ha confermato esserci un sospettato, Ahmad Alissa, un ragazzo 21enne di Arvada, che dista 30 km dal luogo della sparatoria, ora in custodia in una casa di cura, uscito in manette, senza maglietta e con la gamba destra sanguinante.
Il governatore del Colorado, Jared Polis, ha parlato “tristezza e dolore” così come la vice presidente Usa, Kamala Harris, che ha definito “sconcertante la morte di persone che stavano vivendo la loro vita senza infastidire nessuno”.
La piaga delle stragi provocata della proliferazione indiscriminata di armi d’assalto affligge tutti gli americani, sia coloro che chiedono leggi più stringenti in materia di detenzione di armi, sia chi, come la rappresentante repubblicana del Colorado, Lauren Boebert, difende il II emendamento, la libertà di detenere armi d’assalto mentre oggi prega per “la polizia, i primi soccorritori e coloro che sono stati colpiti da questa tragedia”.
La cultura delle armi negli Usa viene garantita dalla Costituzione, che riconosce il diritto alla difesa a ciascun cittadino americano.
Ma il vero nodo lo giocano la lobby delle armi, Nation Rifle Associaton, che da sempre riveste un ruolo centrale e attivo in sua difesa e nel corso degli anni si è trasformata dall’essere una piccola realtà in rappresentanza dei cacciatori a organizzazione capace di indirizzare la politica a suon di finanziamenti.
La facilità nell’acquistare armi, nonostante le continue stragi che negli anni hanno provocato migliaia di vittime innocenti, è stata subordinata al rispetto del II emendamento e guai a chi si ritiene a favore di una maggiore regolamentazione della vendita di armi mentre chi prometteva di cambiare le leggi finiva poi per doversi fermare.
La città di Boulder una decina di giorni fa aveva messo al bando le armi di assalto semiautomatiche, come l’AR-15 utilizzato nella mass shooting di lunedì, salvo poi essere bloccata dalla decisione dal giudice distrettuale Andrew Hartman, che ha definito le “misure non valide” accogliendo la richiesta del partito delle armi: “Solo le leggi dello Stato del Colorado, o le leggi federali, possono proibire il possesso, la vendita ed il trasferimento di armi d’assalto e di caricatori ad alta capacità”.
Della questione è stata coinvolta la Corte Suprema del Colorado, che potrebbe diventare il primo organismo giuridico statale a dover stabilire se i governi cittadini e locali possano o meno varare leggi restrittive in materia di possesso di armi, anche in disaccordo con quelle statali.
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