Categoria: CRONACA

ALESSANDRIA. LA SALUTE DEI CITTADINI DI SPINETTA MARENGO(AL).

CONMITATO STOP SOLVAY

Un primo passo verso la verità sulla Salute dei cittadini di Spinetta Marengo.
È il momento di agire anche a livello regionale: vogliamo biomonitoraggio e
protocollo per i medici di base!
Giovedì 18 maggio, il Comitato Stop Solvay ha seguito con attenzione il consiglio comunale che si è tenuto ad Alessandria. Durante la seduta, la giunta comunale si è impegnata a realizzare la tanto attesa “terza fase” dell’indagine epidemiologica per mettere in luce il nesso causa-effetto tra le numerose patologie presenti nella nostra comunità e gli inquinanti dispersi sul nostro territorio.
L’approvazione di questa fase rappresenta un primo passo avvenuto anche grazie alla mobilitazione dei
cittadini e delle cittadine, insieme all’attività di informazione critica svolta per anni anche dal Comitato Stop Solvay.
Tuttavia, riteniamo che questo primo passo non sia ancora sufficiente. I cittadini di Spinetta Marengo hanno già atteso abbastanza a causa dei continui rimpalli di responsabilità tra Comune e Regione. Ad oggi, la cittadinanza avrebbe già dovuto avere i risultati dello studio di correlazione tra patologie ed inquinanti, così come i risultati di un biomonitoraggio umano. I dati disponibili da anni sull’inquinamento della fraschetta e pubblicati da ARPA, uniti al recente studio pilota condotto su 30 abitanti di Spinetta dall’Università di Liegi avrebbe dovuto mettere in moto il Comune immediatamente. La situazione di inerzia e immobilismo che ha contraddistinto la giunta comunale in questi ultimi otto anni non è più accettabile. “Le persone sono quelle che pagano il prezzo più alto, direttamente sulla propria salute. Per questo motivo, questo primo passo del Comune appare comunque tardivo e fiacco rispetto alla criticità della situazione in fraschetta” dichiara Viola
Cereda, portavoce del Comitato.
Sarà quindi necessario vigilare attentamente affinché l’Amministrazione Comunale si impegni concretamente nell’allocare i fondi necessari e avviare il progetto. Inoltre, chiediamo al Sindaco, in qualità di primo cittadino e assessore all’ambiente, insieme all’intera giunta, di adoperarsi affinché le due commissioni regionali per il biomonitoraggio e il protocollo per i medici di base accelerino la pubblicazione dello studio preliminare per la realizzazione di queste due importanti attività. È altresì essenziale che la Regione destinare i fondi necessari
per garantirne l’attuazione in pochissimi mesi senza dover aspettare che un altro anno passi.
Chiediamo un impegno reale ed immediato da parte delle autorità competenti affinché si pervenga
finalmente alla verità sulla situazione di Spinetta Marengo e alla tutela della salute dei suoi cittadini.
Per ulteriori informazioni:
Viola Cereda
Email: comitatostopsolvay@gmail.com
Numero cellulare: 3482774693

BOLOGNA. L’ALLUVIONE DIVORA CHILOMETRI DI EMILIA ROMAGNA. LA DESTRA AL GOVERNO SPECULA SULLA PAURA E PROVOCA GLI AMBIENTALISTI.

Una immagine di speranza che arriva dall’Emilia Romagna

Le piogge, gli allagamenti e le frane hanno colpito le province di Bologna, Forlì Cesena, Ravenna e Ferrara.

Le foto sono riprese dai profili facebooke e in parte realizzate da Silvia Camporesi

Riprende a piovere sulla regione Emilia Romagna ,mentre l’immagine che ci ha restituito la pianura Padana e una immensa distesa d’acqua e fango che ha divorato oltree 100 chilometri quadrati di territorio. Dopo il disastro dell’alluvione la popolazione deve fare i conti con l’acqua della piena che circonda la città di Ravenna mentre scarseggiano cibo,acqua potabile e molte frazioni sono tutt’ora irragiungibili. L’alluvione ha provocato 15 morti e oltre 20 mila sfollati e nellep rossime ore è previsto un nuovo peggioramento delle condizioni meteo, nuove precipitazioni e ancora tanta paura nelle zone già devastate dall’acqua.

La cronaca e i racconti degli inviati mostrano l’immagine dell’ennesima giornata di lotta contro la furia dell’acqua e dei cambiamenti climatici. E mentree la politica romana, il governo e le più alte cariche dello stato speculano sul disastro accusando, come al solito a vanvera, gli ambientalisti e i giovani per le mancate opere di messa in sicurezza del territorio nella lotta contro il dissesto idrogeologico. Il ministro Pichetto Fratin a Sky TG24 ha dichiarato che: “Sono presenti danni enormi. Il Governo lavorerà a strettissimo raccordo prima di tutto con la Regione Emilia-Romagna e, naturalmente, con la realtà, con la massima attenzione alle realtà colpite. Si farà la conta dei danni, ma si faranno anche così le valutazioni rispetto alle azioni da svolgere oltre ai danni. Nel senso, dobbiamo metterci in testa che dobbiamo tentare di prevenire, nel limite del prevedibile, questi fenomeni che sono sempre più intensi”.

L’epicentro del disastro si è spostato a Ravenna dove l’acqua ha completamente circondato la città e si temono nuovi allagamenti e danni a cose e persone.

Le cose non vanno meglio in provincia di Faenza, a Modigliana, borgo appenninico, la montagna sta franando a valle, le strade non esistono,le comunicazioni sono interrotte e il sindaco ha smesso di contare lefrane innescate dal maltempo.  

La cronaca dell’alluvione catastrofico che ha colpito l’Emilia Romagna non riesce neppure per un momento la becera propagnada della destra con il governo che si runirà solo martedì per decretare aiuti per 20 milioni di euro a fronte di danni che la regione ha quantificato in “miliardi” di euro, con Fitto che chiude alle richieste del segretario del P.D. Elly Schlein sulle modifiche al PNRR per destinare risorse alla messa in sicurezza idrogeologica dell’Italia e delle zone colpite dal maltempo. Il ministro Raffaele Fitto ha detto “che il PNRR non può essere modificato per essere utilizzato per la messa in sicurezza idrogeologica del paese”

Stefano Mancuso in un commento scrive: “È un fatto che quanto sta accadendo in Emilia-Romagna torna a mostrare, ammesso che ce ne fosse bisogno, che il cambiamento climatico e i suoi effetti non sono fantasie che ostacolano il nostro benessere e il nostro progresso, ma la più grande emergenza che l’umanità si trovi a fronteggiare dalla sua origine. E, per questo, che continuare a negare non ci salverà. Ma continuerà soltanto a rinviare ancora nel tempo ciò che non può essere più rinviato”.

Intanto Ignazio Maria Benito La Russa non manca neppure in questa occasione di dire le sue bestialità e provocare i giovani ambientalisti: “I ragazzi di Ultima generazione vadano a spalare il fango”.

La risposta dei ragazzi al presidentedel Senato La Russa non si fa attendere: “Siamo già qua a dare una mano alle popolazioni colpite dal distrastro invece La Russa dov’è? Noi non cerchiamo visibilità”.

In Romagna e nel Bolognese i volontari, la protezione civile e istituzioni locali sono impegnati per affrontare le conseguenze delle alluvioni mentre il presidente del Senato Ignazio La Russa ancora una volta non perde l’occasione per tacere, si fa la solita misera e becera figura da “sciacallo”, e se la prende con gli ecoattivisti di Ultima generazione. Ignazio Benito Maria La Russa all’agenzia ANSA lancia il suo anantema contro i ragazzi di Ultima Generazione: “Faccio una proposta, vadano per almeno una settimana da volontari in Emilia-Romagna e certifichino il loro attivo operare per spalare il fango e aiutare a eliminare i danni dell’alluvione”. Poi tanto per non smentirsi si rivolge ai ragazzi imputati per aver tirato della vernice lavabile contro la facciata del Senato per denunciare l’inazione climatica ha aggiunto: “Sarà mia cura provare a convincere il Senato a ritirare la costituzione di parte civile nei loro confronti avendo dato prova di volere concretamente fare qualcosa per l’ambiente”.

I ragazzi di Ultima Generazione e più in generale tutti i ragazzi imnpegnati ad aiutare lepersone colpite dall’alluvione hanno risposto al Presidente del Senato La Russa. Maria Letizia Ruello, ecologista, ha rispoto a La Russa: “Noi siamo già in Emilia Romagna a spalare il fango. Siamo tra le persone che stanno prestando soccorso. Comuni cittadini senza bandiere, non stiamo cercando visibilità. Quello che sta accadendo in Emilia-Romagna ci ha colpito moltissimo, anche personalmente. Io abito vicino Senigallia, città interessata dall’allerta meteo”.

La provocazione di La Russa necessita di una risposta chiara e inequivocabile: “Si tratta di un ricatto vigliacco. Chiamarci ragazzi, inoltre, è puro paternalismo: io ho 63 anni.

La Russa ci dice: “fate i bravi e vi toglierò la punizione. Ultima generazione è già in Emilia-Romagna ma non la vedete. Mio figlio si trova lì, a spalare. È uno dei tanti. Noi siamo una piccolissima avanguardia. Se 20 persone si siedono sull’asfalto del Gra per bloccare il traffico, ve ne accorgete. Se 20 persone vanno a spalare non ve ne accorgete. Sarebbe facile per noi dire ‘ve l’avevamo detto’. Per i negazionisti siamo come Cassandra o Laocoonte, che mise in guardia i cittadini di Troia dall’inganno dei greci”.

La redazione del QOL ritiene che Ignazio Maria Benito La Russa oltre che a tacere dovrebbe dimettrsi dalla carica di presidente del Senato perché è indegno di ricoprire la terza carica dello stato.

Ringraziamo quanti hanno raccontato con le immagini l’impegno dei volontari nel soccorso alle popolazioni colpite dall’alluvione.

Giuseppe Amato

NOVI LIGURE. IL NOVESE CONTINUA A PAGARE UN ALTO TRIBUTO DI SANGUE. OPERAIO MORTO DISSANGUATO.

La Camera del Lavoro di Novi Ligure (AL) si stringe attorno ai familiari di Antonio
Summa, 37 anni, lavoratore morto dissanguato per via di una fatale ferita infertagli
da un vetro rotto all’arteria femorale oggi in un cantiere di via Paolo da Novi a Novi
Ligure (AL).


A distanza di poco più di un anno dalla morte di Davide Scanio, 32 anni, ad Arquata
Scrivia (AL) il territorio novese continua a pagare il proprio tributo di sangue in una
Provincia che dall’inizio dell’anno ha già pianto più di una vittima.


INUTILI E INASCOLTATE le molteplici denunce, precise e puntuali, del sindacato tutto.
Ecco un buon motivo per cuisi dovrebbe vedere la gente indignata chiedere con forza
alle Istituzioni di intervenire immediatamente.


Siamo ancora in attesa di meglio comprendere le dinamiche dell’incidente ma da quel
che appare, se verrà confermato, Antonio è morto da solo in pochissimo tempo . . .
ma da solo.


Qualcuno ne dovrà rispondere.


MARCO SALI
Coord zona CGIL
Novi-Ovada

CROTONE. TRAFFICO INTERNAZIONALE DI ESSERI UMANI E IMMIGRAZIONE CLANDESTINA.

Crotone: immigrazione clandestina, 29 arresti

Una organizzazione specializzata nel traffico di esseri umani garantiva ai migranti l’arrivo in Italia per 10 mila euro attraverso la “rotta balcanica marittima”.

29 indagati, componenti di un’organizzazione criminale operante tra l’Italia, la Turchia e la Grecia sono stati arrestati al termine delle indagini dai poliziotti della squadra mobile di Crotone su ordine del tribunale di Catanzaro.

Le operazioni sono state dirette dalla Dac (Direzione centrale Anticrimine) e condotte dallo Sco (Servizio centrale operativo) con la collaborazione della Squadra mobile di Brindisi, Foggia, Grosseto, Imperia, Lecce, Milano, Torino e Trieste e la partecipazione di Europol e Interpol.

Gli indagati oltre a favorire l’immigrazione clandestina, erano specializzati nel riciclaggio del denaro derivante dall’attività illecita.


Il gruppo ben articolato in cellule presenti in Italia e all’estero, pur con compiti differenti, avevano l’obiettivo di far arrivare i migranti in Italia a bordo d’imbarcazioni tipo veliero con partenza dalla Turchia e dalla Grecia con destinazione finale al Centro-Nord Europa.

L’indagine iniziata nel 2018 ha svelato come fosse stato creato un sistema di accoglienza illegale, organizzato tra l’estero e i diversi capoluoghi italiani che comprendeva anche il vitto e l’alloggio nelle diverse tappe (Crotone, Lecce, Brindisi, Foggia, Grosseto, Imperia, Milano, Torino, Trieste) e al quale i migranti si affidavano completamente fin da quando prendevano i primi contatti con la cellula turca nel quartiere di Aksaray.

Il prezzo per il trasferimento fino in Nord Europa poteva essere compreso tra i 7 e i 15 mila euro, che i migranti corrispondevano una prima parte del denaro mediante il sistema hawala per raggiungere il confine con la Grecia, in genere nella città di Salonicco dove, alla cellula greca, consegnavano la seconda parte del denaro per entrare in Grecia da dove poi si imbarcavano per il Sud Italia.

Le località di sbarco nel nostro Paese venivano concordate ogni volta con la cellula italiana che con 500/ 600 euro favoriva il trasferimento verso il confine con la Francia e la Slovenia.

Infine, da Ventimiglia o Trieste, i migranti pagavano un ulteriore prezzo, concordato da un tariffario, per superare il confine a bordo di camion, treni o taxi in relazione alle disponibilità economiche degli stessi; se qualcuno non fosse stato in grado di pagare le somme stabilite, sarebbe rimasto bloccato in Italia nel luogo di raccolta.

L’indagine ha messo in luce anche come avveniva il riciclaggio del denaro proveniente da tale attività. L’organizzazione si avvaleva di prestanome che prelevavano i soldi da una cassa comune dove convergeva il denaro dei migranti per poi trasferirlo all’estero tramite il sistema Money Transfer.(fonte Polizia di Stato).

CAGLIARI. POLIZIA DI STATO-“PRIMAVERA FREDDA”, ARRESTATI 27 NARCOTRAFFICANTI CON UN GIRO D’AFFARI DI 25 MILIONI DI EURO.

Cagliari: arrestati 27 trafficanti di droga

 

Cagliari: arrestati 27 trafficanti di droga

I poliziotti della Squadra mobile di Cagliari hanno arrestato 27 narcotrafficanti appartenenti a due associazioni a delinquere finalizzate al traffico di stupefacenti.

Al termine dell’inchiesta sono state indagate complessivamente 41 persone, delle quali 23 sono finite in carcere e 4 agli arresti domiciliari.

L’indagine, denominata “Primavera fredda”, è iniziata nel mese di aprile del 2020 durante la quale sono stati arrestati tre corrieri e sequestrati 36 chili di cocaina, documentate cessioni per oltre 216 chili.

I due gruppi di trafficanti operavano uno con base a Silanus (Nuoro) composto da 15 indagati e l’altro fra Cagliari e Capoterra (Cagliari) composto da 14 indagati.  Il primo gruppo che era quello che acquistava la droga e ne riforniva il secondo, agiva in diversi paesi del territorio del Marghine.

La droga trasportata da corrieri a bordo di autovetture di grossa cilindrata, con carichi di due chili per volta, raggiungeva le province di Cagliari, Nuoro e Sassari.

Le auto venivano sottoposte a continue manutenzioni per garantirne sempre la massima efficienza e il “pronto impiego”, erano dotate di nascondigli per la droga appositamente ricavati nella carrozzeria e azionabili con meccanismi telecomandati. Le organizzazioni riconoscevano ai corrieri un rimborso per il carburante, calcolato al chilometro.

L’indagine si è rivelata particolarmente complessa perché si è svolta prevalentemente con servizi di pedinamento, osservazione e videosorveglianza in contesti rurali, nelle campagne e ovili dove gli indagati nascondevano i panetti di cocaina o dai quali partiva la distribuzione dello stupefacente. Gli indagati comunicavano soprattutto attraverso applicazioni di messaggistica istantanea o con telefoni con esclusiva connessione dati ed erano soliti “bonificare” ambienti e autovetture alla ricerca di microspie.

La droga veniva nascosta in campagna, nei cespugli, fra gli arbusti o nei muretti a secco e da qui partiva per essere consegnata in luoghi sempre diversi in tutta la Sardegna.

Una volta consegnata la cocaina il corriere prelevava il denaro e lo consegnava al suo trafficante di riferimento.

La ricostruzione dei vari spostamenti dei corrieri con la cocaina è stata possibile attraverso rilevamenti Gps e con l’utilizzo di telecamere installate vicino alle abitazioni degli indagati, ai nascondigli utilizzati per conservare i panetti di cocaina e ai luoghi di consegna dello stupefacente.

Dalle intercettazioni, gli investigatori hanno ricostruito anche due rapine, la prima avvenuta a Capoterra (Cagliari) e la seconda a Cagliari. In tutti e due i casi gli autori del crimine sono stati degli indagati che hanno sottratto droga e soldi ad altri indagati.

L’indagine è iniziata proprio dalla rapina avvenuta a Capoterra, che era stata organizzata da un corriere “infedele” soffocato dai debiti di gioco e di droga. Il corriere, dopo aver recapitato il prezioso carico aveva mandato sul luogo della consegna un suo complice. Questi, con la minaccia di una pistola, aveva costretto uno degli indagati a farsi consegnare il panetto di cocaina di 1,5 chili appena ricevuto. Il rapinatore, poi, si era dato alla fuga con un’auto.

Le ripetute percosse e minacce di morte che alcuni degli indagati gli avevano inflitto per recuperare la cocaina avrebbero portato il custode a rivolgersi alla Squadra mobile e a raccontare l’accaduto. Il custode sarebbe stato minacciato sia dai trafficanti del gruppo di Capoterra, che lo avrebbero incaricato della custodia, sia da quelli di Silanus che gli avrebbero venduto la droga.

Nell’operazione “Primavera fredda” sono stati impiegati 140 agenti della questura di Cagliari, Nuoro e Sassari, del Reparto prevenzione crimine Sardegna di Abbasanta e del Nucleo cinofili di Abbasanta.

Sono state eseguite 31 perquisizioni a carico degli indagati e sono stati sottoposti a sequestro preventivo cinque auto, una moto e due appartamenti. Il giro di affari delle due associazioni è stato stimato in oltre 25 milioni di euro.(fonte Polizia di Stato).