L’inchiesta della procura di Trapani ha portato alla luce una vicenda che coinvolge direttamente i cittadini siciliani e quelli italiani sui rischi per la salute e la sicurezza: l’accusa della Procura nei confronti dell’assessore alla salute, Ruggero Rezza, che avrebbe falsificato, con l’aiuto di alcuni funzionari, i dati di morti e contagi da inviare all’Iss per evitare che la regione finisse in zona rossa.
Un fatto di una gravità inaudita, quanto desolante, perché per l’ennesima volta in Sicilia tutto cambia perché nulla cambi.
La discontinuità delle amministrazioni di Cuffaro e Lombardo appaiono come una semplice illusione: “La Sicilia diceva Pietro Germi è un’Italia al cubo che ha nelle sue virtù e nei suoi difetti un’amplificazione dei mali nazionali”.
Lo ha ripetuto in un’intervista Gaetano Savatteri, scrittore e giornalista, autore dei gialli trapanesi, editi da Sellerio, da cui è tratta la serie Makari, considerata da molti erede de ”Il Commissario Montalbano”.
Dal fronte appena fuori dai confini nazionali arrivano notizie pessime. In Germania le città di Berlino e Monaco hanno vietato la somministrazione del vaccino AstraZeneca in via precauzionale, sempre per il timore che in alcuni rarissimi casi l’inoculazione possa essere legata alla comparsa di trombi nel sangue.
In Italia in tanti stanno pensando a come passare i giorni della festa di Pasqua e per coloro che avevano immaginato di trascorrere il periodo pasquale all’estero c’è una “sorpresa” che disincentiva il week end fuori confine: il ministro Speranza ha firmato una ordinanza che disincentiva i viaggi fuori dai confini, prevedendo tampone e quarantena per chi torna.
Chi resta in Italia deve seguire le regole della zona rossa previste dall’ultimo decreto del governo.
La petizione lanciata poche settimane fa dalla Federazione Giovanile del Partito Comunista sulla spinosa questione della presenza di associazioni pro vita all’interno dei consultori piemontesi ha superato i ventimila firmatari.
La petizione (presente tuttora su Change.org) è stata creata affinché i cittadini piemontesi venissero a conoscenza del nuovo tentativo da parte della giunta regionale di aggirare la legge 194/78 che regola e definisce anche le modalità di accesso per le donne, all’interruzione volontaria di gravidanza. In particolar modo, la Regione Piemonte, con una nota alle ASL, ha inserito tra i requisiti per il bando del 31 marzo 2021, riguardante l’aggiornamento dell’elenco di associazioni con le quali collaborare, la finalità di tutela della vita fin dal concepimento.
Di conseguenza viene richiesto l’ingresso delle associazioni pro vita nei consultori, le quali si inseriscono al momento dei colloqui per l’IVG, tentando di dissuadere le donne in procinto di abortire. Interpretiamo l’ampio consenso ricevuto da questa petizione come un segnale molto forte di consapevolezza e di volontà di difesa di un diritto fondamentale di tutte le donne, che, come comunisti, sappiamo essere stato faticosamente conquistato e tuttora osteggiato da quella parte politica fortemente conservatrice e vicina ad ideali riconducibili al Ventennio. Il fatto che la nota sia stata inviata in un momento concitato come questo ci fa pensare ad un tentativo di aggiramento dell’opinione pubblica, attenta giustamente agli sviluppi dell’emergenza sanitaria in corso; Ancora di più ci preoccupa il rischio che altri diritti fondamentali possano essere intaccati o addirittura eliminati con tale facilità, se un tentativo del genere troverà riscontro.
Per questi motivi riteniamo di dover ampliare la risonanza alla nostra iniziativa con quante più persone possibili, per poter fare fronte comune e difendere non solo il diritto all’aborto, ma anche tutti i diritti e le libertà che ogni giorno vediamo minacciati. Siamo quindi cortesemente a chiedervi di contribuire alla condivisione della suddetta petizione, tramite le pagine del Vostro giornale o con ulteriori mezzi a disposizione della comunità.
Nicholas D. insultato al parco mentre era seduto su una panchina con una amica. L’offesa da parte di un signore(sich), che giustificare il suo insulto omofobo ha strumentalizzato la presenza di alcuni bambini: “Sei un travestito di merda, vattene perché ci sono dei bambini”.
Interviste realizzate in occasione del 1° Asti pride.
Nicholas D., influencer e youtuber, seguito da migliaia di persone ha voluto lanciare l’allarme perché, spiega: “io abito ad Asti, città in cui ci sono stati ben più di 3 suicidi di ragazzi omosessuali (miei amici) che non hanno avuto la forza di combattere l’ignoranza e la cattiveria di questa città”.
Nicholas racconta che il signore che lo ha insultato: “mi stava quasi mettendo le mani addosso, è venuto faccia a faccia da me in modo molto prepotente dicendomi di allontanarmi dal parco, che è una zona per bambini e che io travestito di merda non dovrei starci. Ha continuato ad avvicinarsi sempre di più quasi come se volesse tirarmi una testata. Tutto questo perché ero a farmi i fatti miei su una tranquillissima altalena”.
Nicholas D. dopo gli insulti si è allontanato per tranquillizzarsi, per poi tornare “e come se non ci fosse un domani l’ho insultato dicendone di tutti i colori, fino al punto di chiamare i carabinieri. Ora io sono stanco, credetemi, ma non così stanco da togliermi la vita, quindi chiedo a voi di Asti e non, di condividere la merda che sono costretto a subire nel mio nome e nel nome dei miei amici che non ci sono più”.
L’associazione Asti Pride è intervenuta sull’episodio e spiegato che: ” bisogna essere sempre in prima linea nel combattere ogni atteggiamento caratterizzato da omo-lesbo-bi-transfobia”.
L’associazione Asti Pride ha ricordato che: “il 9 marzo, insieme ad altre Associazioni e professionisti del territorio, ha inaugurato la linea telefonica “l’abbraccio” (3714663204 – attiva ogni martedì dalle 15 alle 16) in collaborazione tra gli altri con Nodo Antidiscriminazione e Centro Anti-Violenza L’Orecchio di Venere: “Apprendiamo dai social network la denuncia di Nicholas in merito ad un presunto attacco transfobico. Motivo per cui ci siamo già attivati nel contattarlo. In attesa dell’approvazione definitiva di una Legge (purtroppo ora in balia di strategie e veti politici incrociati), la strada maestra è quella di denunciare l’accaduto alle autorità di polizia affinché si possa far luce, chiarezza e giustizia.
Video realizzato in occasione del 1°Asti Pride
In questo percorso, non certo facile dal punto di vista personale e burocratico, l’Associazione Asti Pride c’è e ci sarà sempre”. Tanti i messaggi di solidarietà per Nicholas da amici, conoscenti e residenti “Non rispondere al dolore con altro dolore, tira fuori il coraggio di andare sempre avanti”.
Lotta alle mafie: Giornata in memoria delle vittime
La “XXVI Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” è una data che unisce l’Italia nel ricordo di quanti hanno sacrificato la loro vita per combattere e non piegarsi alla criminalità organizzata.
“A ricordare e riveder le stelle” è lo slogan scelto per questa giornata che è stato seguito da Rai per il sociale.
Le iniziative che si sono svolte nel paese sono state letti e celebrati nomi degli oltre mille caduti vittime della criminalità organizzata e hanno visto protagonisti i giovani che prendono coscienza dei valori della legalità.
La Giornata dal 2017 è entrata a far parte delle ricorrenze riconosciute dallo Stato grazie alla volontà di due madri, due donne eccezionali, che hanno dato vita al progetto, in collaborazione con “Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”.
Le due donne sono Saveria, la mamma di Roberto Antiochia, un agente morto al fianco del commissario Antonino “Ninni” Cassarà nel 1985 e Carmela la mamma di Antonio Montinaro, assistente della Polizia di Stato, ucciso insieme al giudice Giovanni Falcone e alla moglie Francesca Morvillo nel 1991.
La moglie di Antonio, Tina Montinaro, da sempre impegnata nel mantenere vivo il ricordo del marito e della strage di Capaci, con la sua associazione Quarto Savona 15, che ha saputo trasformare il dolore in azioni concrete, è più volte è intervenuta pubblicamente “Ancora oggi io dico sono la moglie di Antonio Montinaro, non la vedova, perché è riuscito a riempirmi la vita anche in questi 26 anni, anche se lui come presenza fisica non c’è”.
Le celebrazioni si susseguono dal 1996 e neanche la pandemia ne ferma la portata, perché la volontà, l’impegno e la forza di tante associazioni, di tanti giovani, continuano a portare avanti gli ideali di uomini e donne che non hanno esitato a dare la loro vita per una società migliore, per il bene comune.
Le tante iniziative sono state celebrate nel rispetto dei protocolli attuati per contenere il contagio da Covid-19, ma non mancheranno i momenti di riflessione, approfondimento e le testimonianze per fare in modo di tenere viva la memoria comune a partire dalle storie di quegli uomini, donne e bambini che non ci sono più.
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