
Milano.Non è l’effetto del Jobs act come qualcuno malignamente ha scritto,ma il risultato di anni di attacchi al mondo del lavoro,al depotenziamento dell’art.18,e della legge 30 conosciuta come legge Biagi:voluta dal Ministro Maroni e votata dal convivio governativo Berlusconi-bossi-Tremonti.
La foto della manifestazione in solidarietà con Anna è stata presa da facebook: fonte Il Giorno.
Il 3 novembre 2017,area industriale di Rho, la direzione aziendale convoca l’impiegata per “bere un caffè insieme”,ma il caffè era al veleno perché immediatamente dopo e l’hanno licenziata. Anna Palombella, 51 anni, mamma separata con tre figli, di cui due ancora minorenni, dopo 33 anni e 8 mesi di lavoro alla Sicor-Teva Italia di Rho, azienda del settore chimico-farmaceutico al Giorno racconta:”Mi hanno consegnato la lettera e sono stata accompagnata fuori dai cancelli“. Licenziata senza nessun preavviso e senza nessuna comunicazione,comunque non dovute perché i provvedimenti disciplinari non devono essere obbligatoriamente anticipati ai rappresentanti sindacali, alle Rsu. Il motivo? La sua mansione di impiegata nell’ufficio personale è stata soppressa, o meglio, esternalizzata. Soppressione di ufficio norma contenuta nella legge 30 o Biagi e non nel jobs act che invece ne attenua i danni,pur restando valido il licenziamento.
Le organizzazioni sindacali e le Rsu,contro il licenziamento, hanno indetto uno sciopero di 8 ore con presidio di protesta davanti ai cancelli di via Terrazzano giovedì scorso.
Ranieri, delegato sindacale della Filctem Cgil spiega:”Le motivazioni di una protesta così forte nei confronti dell’azienda riguardano le modalità adottate per il licenziamento. Le parti sindacali non sono state coinvolte nel processo di riorganizzazione del reparto dove lavorava la nostra collega e così non abbiamo avuto la possibilità di gestire le gravi ricadute occupazionali. Insomma abbiamo scoperto dell’esubero del personale a licenziamento avvenuto. Questo comportamento è inaccettabile”.
La lavoratrice licenziata era davanti ai cancelli insieme ai 180 colleghi occupati nel sito di Rho: “Ho sempre lavorato tanto, facendo sacrifici, anche il sabato e la domenica da casa; solo qualche giorno prima c’era stata una riunione per definire gli obiettivi del 2018 e poi mi sono sentita dire che non hanno più bisogno di me senza alternative, senza darmi risposte, nemmeno avessi rubato, sono stata umiliata”.
Il primo incontro presso l’Ispettorato del lavoro,come previsto dalle nuove norme, c’è già stato,ma la direzione aziendale ha offerto alla lavoratrice un compenso economico,che evidentemente non incontra i favori della lavoratrice licenziata. Leonardo Alfarano, funzionario della Femca Cisl Milano: “Noi chiediamo il reintegro anche con altre funzioni, auspichiamo che l’azienda trovi una soluzione per risolvere la vertenza della lavoratrice che tra l’altro è monoreddito con tre figli”.
Quel lavoro è così importante per la sussistenza di Anna e dei suoi ragazzi che ha dichiarato la sua disponibilità a essere trasferita in un altro sito.
Il sindacato sta garantendo ad Anna il supporto legale e annuncia: “Se sarà necessario faremo altre manifestazioni e bloccheremo l’attività produttiva”.
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