L’Italia è un paese per poveri ed è un paese che ha distrutto la classe media, spinto verso la povertà milioni di famiglie dalla crisi del 2008 ai giorni nostri.

Eurostat: l’Italia è il Paese che conta più poveri in Europa.
L’analisi dell’Ufficio Statitico dell’Unione Europea sul tasso di privazione sociale non lascia spazio alla fantasia e mentre nel 2016 i poveri erano quasi 10,5 milioni nel 2016 l’incremento è stato del 30 %.
La classifica si basa su una serie di indicatori che valutano le possibilità economiche delle famiglie.
Le spese prese in considerazione da Eurostat sono in sequenza:
affrontare spese impreviste;
una settimana di vacanza annuale fuori casa;
evitare arretrati in mutui, affitti, utenze e / o rate di acquisto a rate;
permettersi un pasto con carne, pollo o pesce o equivalente vegetariano ogni secondo giorno;
mantenere la propria casa adeguatamente calda;
una macchina / furgone per uso personale;
sostituire i mobili logori;
sostituire i vestiti logori con alcuni nuovi;
avere due paia di scarpe adeguate;
spendere una piccola somma di denaro ogni settimana su se stesso (“paghetta”);
avere attività ricreative regolari;
stare insieme con amici/famiglia per un drink pasto almeno 1 volta al mese;
possedere una connessione Internet.
I dati dell’Istat sulle condizioni di vita degli italiani, nel 2016 si registra il record storico negativo per le persone a rischio di povertà ,20,6%, e quelle a rischio di povertà o esclusione sociale,30%.
La stima delle famiglie a rischio povertà o esclusione sociale per il 2016 è infatti del 30% con un peggioramento rispetto al 2015 con una percentuale del 28,7.
Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali spiega che la povertà è un fenomeno complesso e dipende da molteplici fattori: mancanza di reddito e scarse probabilità di partecipare alla vita economica e sociale del Paese.
L’Istat rileva che il rischio di cadere nella condizione di povertà riguarda sia i singoli individui,dal 19,9% al 20,6%, che coloro che vivono in famiglie con pochi mezzi,dall’11,5% al 12,1%, e le persone che vivono in nuclei familiari con poche possibilità occupazionali.
Le aree più esposte sono il meridione, il Centro Italia con un quarto dei residenti a rischio povertà.
L’Unione Nazionale Consumatori con Massimiliano Dona che spiega: “Non solo i dati peggiorano rispetto al 2015, ma mai si era registrato un dato così negativo dall’inizio delle serie storiche, iniziate nel 2003. Sono dati da Terzo Mondo, non degni di un Paese civile. Non si tratta solo di una priorità sociale e morale, ma anche economica. Fino a che il 30% degli italiani è rischio povertà o esclusione sociale è evidente che i consumi delle famiglie non potranno mai veramente decollare e si resterà intorno all’1 virgola. I dati ci dicono che non basta varare il Rei (Reddito di inclusione sociale, ndr) cercando di tamponare l’emergenza. Bisogna evitare che le file dei poveri assoluti continuino ad ingrossarsi, risolvendo i problemi di chi, pur stando ora sopra la soglia di povertà assoluta o relativa, rischia di finire sotto perché non riesce a pagare le bollette o ad affrontare una spesa imprevista di 800 euro”.
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