
ALESSANDRIA. INCONTRO PUBBLICO SU RACCOLTA,TRASPORTO E SMALTIMENTO AMIANTO.

LA GUARDIA DI FINANZA DI TORINO HA SCOPERTO I FURBI DELLA TASSA DI SOGGIORNO, 300 MILA EURO DI EVASIONE E PIU’ DI TRENTA INDAGATI PER
PECULATO.
Oltre 30 imprenditori denunciati dalla Guardia di Finanza di Torino e 300.000 euro, da
investire nel settore turistico, mai versati nelle casse comunali.
A finire nei guai una trentina di albergatori tutti proprietari di strutture alberghiere situate nelle più note località sciistiche dell’alta Valle di Susa che ora, al termine delle indagini della Guardia di Finanza di Torino, devono rispondere del reato di peculato.
Le indagini, condotte dalla Tenenza di Bardonecchia, hanno interessato diverse strutture
recettive dei comuni Olimpici, da Pragelato a Claviere passando per Sestriere, Cesana,
Sauze D’Oulx e Bardonecchia. Gli inquirenti, anche su impulso da parte di alcuni comuni
interessati dal fenomeno evasivo, hanno esaminato una grossa mole di documentazione
raffrontandola con quanto previsto da ogni singolo regolamento comunale; a conclusione degli accertamenti, quanto emerso, ha permesso di fornire all’Autorità Giudiziaria inquirente tutti gli elementi comprovanti il reato.
I Finanzieri hanno accertato che la tassa indebitamente trattenuta dagli albergatori
ammonta ad oltre 300.000 euro. Queste ingenti somme, è bene ricordare, sono tutti
proventi “tolti” alle casse comunali dell’Amministrazione locale, la quale, soprattutto
durante la stagione sciistica, punta molto proprio sui proventi di tale tassa che si
incrementa notevolmente nei periodi di maggiore affluenza turistica.
Ora rischiano grosso gli imprenditori perché secondo un recente orientamento della
Giurisprudenza il mancato versamento dell’imposta di soggiorno da parte di un albergatore integra il reato di peculato che prevede la condanna alla reclusione fino a 10 anni.
Il gestore di una struttura alberghiera, infatti, riscuotendo la tassa dai turisti, assume la
funzione di “incaricato di un pubblico servizio” e, pertanto, deve sottostare alle stesse
responsabilità di qualsiasi funzionario che maneggia denaro pubblico. Nei confronti dei
trenta responsabili individuati, quindi, oltre alle sanzioni amministrative, è scattata la
denuncia alla Procura della Repubblica di Torino per peculato.
LA GUARDIA DI FINANZA DI MILANO HA PORTATO A TERMINE L’OPERAZIONE “PROJECT”: ARRESTATI PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA E ABUSO D’UFFICIO 3 IMPRENDITORI E 1 COMMERCIALISTA. MISURE INTERDITTIVE PER 1 ALTRO COMMERCIALISTA E 1 IMPRENDITORE.
I militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Monza hanno dato esecuzione, nella
giornata odierna, a un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari e interdittiva,emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Monza, nei confronti di 4 imprenditori e 2 commercialisti brianzoli (padre e figlio), questi ultimi collaboratori del Tribunale di Monza con incarichi di curatori fallimentari in numerose procedure concorsuali e custodi di beni pignorati.
In seguito al fallimento di una società di Monza operante nel settore dell’installazione di
impianti elettrici, il curatore fallimentare rilevava alcune anomalie nella gestione
dell’impresa relativa al periodo immediatamente precedente al fallimento, dichiarato a
gennaio del 2016. In particolare, emergeva l’esecuzione di pagamenti “preferenziali” (per
un importo complessivo di 100.000 euro) nei confronti di soci e professionisti nonché la
costituzione di una nuova società, con il medesimo oggetto sociale dell’impresa fallita,
nella cui compagine sociale figurava, quale socio di maggioranza, un noto commercialista brianzolo.
La Procura della Repubblica di Monza ha quindi delegato ad indagare sulle citate
irregolarità il locale Gruppo della Guardia di Finanza, che ha approfondito la situazione
amministrativa, contabile e societaria della fallita, orientando, in particolare, l’attività
investigativa – svolta anche mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali – nella
ricostruzione delle condotte illecite e dei relativi responsabili.
Le Fiamme Gialle hanno così accertato l’avvenuta distrazione di due rami d’azienda della fallita a beneficio della nuova società – appositamente costituita per “svuotare” il soggetto in crisi – in assenza di qualsiasi contratto e/o corrispettivo. Nel realizzare tali condotte illecite i tre imprenditori hanno ricevuto il contributo determinante di due commercialisti brianzoli, i quali hanno fornito, da un lato, ausilio tecnico per sottrarre alla società fallita i rami d’azienda e, dall’altro, la disponibilità nell’occultare la reale titolarità dell’impresa neocostituita
– riconducibile ai predetti tre imprenditori – mediante l’intestazione fiduciaria del
95% delle quote di quest’ultima.
Peraltro, il commercialista più giovane operava in evidente conflitto di interessi poiché
seguiva come clienti dello studio del padre i tre imprenditori nonostante fosse anche
custode giudiziario, nominato dal Tribunale di Monza, di un immobile pignorato alla società fallita. Proprio in tale veste, questi risulta, inoltre, indagato per il reato di abuso di ufficio per aver omesso di esigere canoni di locazione dall’occupante del citato immobile,procurando in tal modo un ingiusto vantaggio (pari a circa 300.000 euro) alla società poi fallita che, in forza del contratto di locazione, continuava ad incassare i relativi canoni.
Nel corso delle indagini, i Finanzieri hanno poi accertato un singolare episodio distrattivo commesso sempre dai medesimi imprenditori (padre e due figli) nell’ambito di un’altra procedura fallimentare, consistito nell’espiantare dal giardino di pertinenza di un immobile di proprietà della società fallita alcuni alberi di pregio (1 ulivo secolare e 2 pini), da vendere a terzi interessati, in tal modo sottraendoli alla massa fallimentare.
Le risultanze investigative acquisite dalla Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura
della Repubblica di Monza, hanno, quindi, portato all’emissione da parte del G.I.P. di
un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti dei 3 soci della fallita e del più giovane dei 2 commercialisti, nonché di divieto temporaneo di ricoprire uffici direttivi delle persone giuridiche (per la durata di 6 mesi) nei confronti dell’amministratore della società neo-costituita e di divieto temporaneo di esercitare la professione di commercialista (per la durata di 6 mesi) nei confronti dell’altro professionista.
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