Categoria: ANNUNCI ECONOMICI

SIRACUSA.PORTO COMMERCIALE DI AUGUSTA, MANIPOLATE LE GARE D’APPALTO.

Siracusa, 08.11.2018
OPERAZIONE PORT UTILITY
SCOPERTO E DISVELATO IL METODO PER INQUINARE LA PROCEDURA
RELATIVA ALLA REALIZZAZIONE DI OPERE INFRASTRUTTURALI DEL PORTO
COMMERCIALE DI AUGUSTA.
GARE DI APPALTO MANIPOLATE: 6 PERSONE ARRESTATE, 2 SOGGETTI
INTERDETTI E SEQUESTRO DI SOMME PER OLTRE 1 MILIONE DI EURO.
SEQUESTRATA ANCHE UNA SOCIETÀ DI PROGETTAZIONE.

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La Guardia di Finanza di Siracusa ha eseguito sei ordinanze custodiali, emesse, su
richiesta della Procura della Repubblica di Siracusa, dal G.I.P. del Tribunale nei
confronti di 4 professionisti e di 2 funzionari dell’Autorità Portuale di Augusta, in ordine al reato di corruzione. Il provvedimento riconosce la ricorrenza di diverse ipotesi di
corruzione e di turbativa d’asta nell’ambito delle gare d’appalto bandite dall’Autorità
Portuale megarese per la realizzazione di importanti opere infrastrutturali del locale porto commerciale.
Gli appalti “pilotati” rientrano in quelli previsti nella “Scheda Grandi Progetti – Hub porto di Augusta”. Le opere sono finanziate nell’ambito della programmazione 2007/2013 con fondi PON e ammontano a circa 100 milioni di euro.
Le investigazioni, condotte dal Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria sotto la direzione e il coordinamento della Procura, hanno anzitutto dimostrato che le gare pubbliche bandite dall’A.P.A. sono state “turbate”. I bandi e i disciplinari di gara, infatti, non venivano direttamente predisposti dai funzionari dell’Ente pubblico appaltante, bensì venivano realizzati da professionisti titolari di una società di progettazione siracusana.
Inoltre in alcune circostanze, taluni commissari di gara, dopo aver svolto l’incarico di
componente della commissione aggiudicatrice, ricevevano – anche con lo schermo di terzi soggetti – incarichi di consulenza dalla società che si era aggiudicata l’appalto.
Attraverso la meticolosa ricostruzione delle “relazioni” intercorrenti tra i tre professionisti titolari della società di progettazione e i due funzionari dell’A.P.A. addetti alle procedure di evidenza pubblica, è stato acclarato che i tre privati “ideavano” i bandi e i disciplinari di gara, mentre i Responsabili Unici del Procedimento dell’Autorità Portuale si limitavano, di fatto, alla stampa e alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Sotto altro profilo è emerso che l’illecito condizionamento delle procedure era preordinato alla pilotata aggiudicazione dell’appalto a soggetti economici con i quali i titolari dello studio di progettazione avevano già concluso “accordi preventivi” finalizzati a trasferire agli stessi importanti quote di utili, attraverso apposite “consulenze”. Un collaudato sistema che ha portato gli stessi professionisti ad assicurarsi “consulenze” per quasi 8 milioni di euro, da incassare dai vincitori delle milionarie gare d’appalto.
Per la gestione dei contratti di consulenza i tre professionisti avevano anche creato alcune società di diritto maltese. Queste però sono risultate strumentalmente utilizzate solo per incassare i relativi compensi. Infatti, all’esito delle apposite rogatorie internazionali, le  società straniere sono risultate prive di effettiva operatività e preordinate all’illecito sistema.
Dal lato pubblico, i due funzionari dell’Autorità Portuale, incaricati di gestire le gare di
appalto quali Responsabili Unici del Procedimento, hanno incassato circa 500 mila euro
ciascuno a titolo di incentivi per le relative attività d’istituto. Come dimostrato dalle indagini, queste attività sono state in realtà svolte dai tre professionisti titolari dello studio di progettazione.
Il meccanismo sopra delineato trova ampia conferma negli atti d’indagine eseguiti.
Nei personal computers in uso ai privati è stata infatti rinvenuta documentazione di quasi tutte le gare di appalto bandite, nonché diversi atti dell’Autorità Portuale. L’indagine tecnica sui computers ha poi acclarato che lo studio di progettazione aveva stipulato accordi con le imprese che avrebbero vinto gli appalti ancor prima che venisse pubblicato il bando di gara. Inoltre gli stessi indagati, sentiti sul punto, hanno ammesso che gli atti di gara erano stati predisposti da mano privata.
Figura di spicco del complesso sistema corruttivo è risultato l’ingegnere dello studio di
progettazione, il quale assume il ruolo di “regista” del sistema di distribuzione degli appalti.
Soci in affari sono risultati invece gli altri titolari dello Studio, un architetto e un geometra, tra loro fratelli e i due funzionari pubblici “piegati” al generale sistema.
Oltre a queste 5 persone, è stato inoltre arrestato per corruzione anche un altro
professionista, nel ruolo di commissario di gara. Più sfumate le posizioni degli altri soggetti colpiti dal provvedimento: disposto il divieto di esercitare l’attività di ingegnere per 6 mesi nei confronti di un consulente dell’A.P.A. di supporto al R.U.P. e per 12 mesi nei confronti di un altro un commissario di gara.
Agli indagati, a vario titolo, vengono contestati i reati di corruzione per atto contrario ai
doveri d’ufficio (articolo 319 c.p.) unitamente alle circostanze aggravanti (articolo 319 bis
c.p.) e alle pene per il corruttore (articolo 321 c.p.), turbata libertà degli incanti (articolo 353 c.p.)
Infine è stato disposto il sequestro della somma di circa 1 milione di euro, anche per
equivalente, in ordine ai patrimoni personali di ciascuno, ivi comprese eventuali
partecipazioni in società o enti. Sequestrata anche la società di progettazione siracusana.

RAGUSA. TRUFFA AI DANNI DEI RISPARMIATORI.

Ragusa, 8 novembre 2018
GUARDIA DI FINANZA: TRUFFA AI DANNI DI RISPARMIATORI PER 4 MILIONI DI
EURO, ARRESTATI DUE PROMOTORI FINANZIARI E UN IMPRENDITORE.

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Avevano organizzato una truffa del valore di oltre quattro milioni di euro
approfittando della fiducia di ignari investitori delle Province di Ragusa, Siracusa e
Catania che continuavano ad affidargli i loro risparmi. Sono finiti in manette la scorsa
mattina, arrestati dai militari del Comando Provinciale Guardia di Finanza di Ragusa
tre persone, un imprenditore, P.M., e due promotori finanziari, C.E. e G.G..
Una quarta persona, l’imprenditore F.G., è allo stato ricercata, in quanto da mesi
trasferitasi all’estero.
Associazione a delinquere dedita all’esercizio abusivo della raccolta del risparmio,
fatture false, appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni di circa 70 famiglie:
sono queste le accuse contestate ai due promotori finanziari, il cui compito era quello
di raccogliere il denaro, ed ai due imprenditori, che avrebbero dovuto gestire ed
investire il le somme.
L’indagine è partita nel 2017 dopo le denunce di alcuni risparmiatori che, dietro la
promessa di rendimenti altissimi, avevano deciso di investire i risparmi di una vita. Il
sistema era ingegnoso, ma allo stesso tempo molto semplice: i promotori finanziari,
forti del rapporto di fiducia che potevano vantare con molti investitori e, soprattutto,
consapevoli della consistenza dei risparmi di molti loro clienti, sceglievano con cura
le proprie vittime, in alcuni casi anche ultra 70enni, selezionandole con cura tra
quelle che non avrebbero fatto troppe domande sugli investimenti proposti.
D’altro canto i guadagni e le condizioni promesse erano ottime: basso rischio, tassi
di rendimento fissi, investimenti garantiti e possibilità di smobilizzare in qualsiasi
momento. Peccato che nulla di tutto questo era vero.
Infatti, le vittime, pensando di investire in strumenti finanziari o addirittura in titoli
azionari di grosse società, in verità, sottoscrivevano contratti di associazione in
partecipazione riconducibili ad una società a ristretta base azionaria, denominata
CIFRA S.r.l.. Questo particolare istituto giuridico consente alle società di ottenere
finanziamenti in partecipazione da parte di soggetti associati senza che questi
acquisiscano la veste di soci.
Gli associati, a ragion di legge, investono capitale di rischio in un particolare
progetto, nel caso di specie in una costruzione residenziale, in merito al quale
devono però essere costantemente informati e liquidati nel caso in cui detto progetto
porti degli utili.
Comando Provinciale
Guardia di Finanza Ragusa
97100 Ragusa, Piazza Libertà 6
Telefono 0932.621004
Fax 0932.621318
Gli ignari investitori, invece, ricevevano periodicamente delle cedole, contabilmente
giustificate come anticipi sugli utili, che non servivano ad altro se non a far credere
che tutto procedesse secondo quanto promesso e l’investimento fosse fruttuoso.
Nel frattempo gli amministratori della società potevano appropriarsi indisturbati del
capitale investito, spostando periodicamente somme sui propri conti correnti.
In alcuni casi, addirittura, è stato provato come alcune movimentazioni finanziarie dai
conti della società siano state fatte grazie all’utilizzo di fatture per operazioni
inesistenti emesse per lavori di edilizia da un imprenditore compiacente, che poi
provvedeva a girare il denaro sui conti correnti degli amministratori della CIFRA S.r.l.
Complessivamente il valore della truffa arriva ad oltre 4 milioni di euro.
Contestualmente alle misure cautelari personali è stato disposto anche il sequestro
delle quote della CIFRA S.r.l.. La società, che avrebbe dovuto procedere ad
eseguire la costruzione residenziale, verrà ora affidata alla gestione di un
amministratore giudiziario, il quale tenterà, per quanto possibile, di risarcire i
malcapitati investitori. L’immobile di proprietà della società del valore di circa 2,5
milioni euro, ad oggi in costruzione, servirà per risarcire tutti gli associati, alcuni dei
quali sono arrivati a perdere anche più di mezzo milione di euro, con gravi
ripercussioni anche sulla vita dei nuclei familiari delle persone coinvolte.
L’attività in esame rappresenta un esempio della costante attenzione che il Corpo
riserva ai fenomeni criminali che interessano il mondo del risparmio, dove l’esistenza
di fatti come quello portato alla luce dalle indagini delle Fiamme Gialle Iblee, oltre al
danno patrimoniale provocano anche un ulteriore effetto negativo “sistemico”
laddove viene minata la fiducia dei risparmiatori e si riduce conseguentemente la
propensione ad investire.
E’ per questo che la Guardia di Finanza è da sempre in prima linea nella lotta ad
ogni forma di illecito che interessi il mercato dei capitali e la raccolta del risparmio,
anche attraverso il monitoraggio del sistema finanziario grazie all’analisi delle
segnalazioni delle operazioni sospette antiriciclaggio.

CAGLIARI. VASTA OPERAZIONE ANTIDROGA, 11 ARRESTI E SEQUESTRATI 4 MILIONI DI EURO.

OPERAZIONE “Sardinia Panta Rei”
ARRESTATI 11 TRAFFICANTI DI DROGA E SEQUESTRATI BENI PER 4
MILIONI DI EURO.

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Dall’alba di stamane è in corso una vasta operazione che vede Polizia di Stato e Guardia di Finanza operare congiuntamente nel disarticolare un’organizzazione criminale dedita al traffico di stupefacente e nel sottrarre alla stessa il patrimonio illecitamente accumulato. In particolare, la Polizia di Stato, con personale della Squadra Mobile di Cagliari, ha eseguito un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere a carico di undici indagati di cui 8 residenti a Cagliari e 3 a Napoli,
ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di esplosivo.
Le indagini si sono svolte sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Cagliari.
In Sardegna le misure cautelari hanno interessato:

• M. Stefano, nato a Cagliari il 01.04.1974;
• T. Carlo, nato a Cagliari il 27.11.1972;
• T. Gaetano, nato a Cagliari il 12.01.1959;
• T. Antonio, nato a Cagliari il 07.02.1982;
• T. Matteo, nato a Cagliari il 24/09/1989;
• M. Fabrizio, nato a Cagliari il 21.02.1974;
• M. Fabrizio, nato a Cagliari il 18/11/1997, già detenuto;
• P. Vittorio, nato a Cagliari il 18.07.1997.
In Campania sono stati tratti in arresto:
• D. P. Luigi, nato a Mugnano di Napoli
Sono state accertate, nel corso di due anni, 30 importazioni di sostanza stupefacente dal napoletano verso l’Isola, di circa 300 Kg per ogni singola spedizione, per un totale di 10,4 tonnellate di hashish dal napoletano verso l’Isola.
L’indagine ha consentito di dimostrare che le spedizioni avvenivano attraverso ditte di copertura – la società S.A.V.I. Alimentari di Napoli a favore della ditta “Bevande Distribuzione” riconducibile al T. Matteo – che simulavano la spedizione di commesse alimentari di varia natura corredata da falsa documentazione commerciale.
Nel corso dell’indagine sono stati eseguiti, a riscontro delle operazioni tecniche effettuate
nell’indagine, tre arresti in flagranza ed il sequestro di circa 1300 kg di stupefacente (hashish) e precisamente
FEBBRAIO 2016
SEQUESTRO DI CIRCA 300 KG. DI HASHISH
La mattina del 05.02.16, è stata intercettata e sequestrata, presso il capannone della Ditta
VILLANO di Sestu (CA), un ingente quantitativo di Hashish, di quasi 300 Kg., diretti al gruppo TINTIS/MEDDA e spediti il giorno prima dal napoletano.
Lo stupefacente era stato occultato all’interno di tre pedane di casse di birra provenienti da Napoli destinate alla Ditta TINTIS Bevande Distribuzioni (di TINTIS Matteo) con sede in S. Gavino Monreale nel Viale Trieste nr. 97.
21 FEBBRAIO 2016
ATTENTATO DINAMITARDO ESERCIZIO COMMERCIALE ARENA
Di seguito al citato sequestro D. P. Luigi, durante la notte aveva fatto collocare ed
esplodere un ordigno davanti ad un bar/agenzia scommesse ubicato a Quarto (NA), provocando ingentissimi danni.
APRILE 2016
SEQUESTRO DI KG. 500 CIRCA DI HASHISH OCCULTATI IN UNA
IMBARCAZIONE
Venivano tratti in arresto M. Fabrizio e M. Fabrizio bloccati al porto mentre si
adoperavano per il ritiro dell’imbarcazione spedita da Napoli da R. Emiddio
(commerciante di imbarcazioni) e per conto di D. P. Luigi. Occultato nell’intercapedine del motoscafo di altura veniva rinvenuto lo stupefacente.

GIUGNO 2016
ARRESTO DI T. CARLO
SEQUESTRO DI CIRCA 480 Kg. DI HASHISH
Nel giugno 2016 veniva tratto in arresto T. Carlo che ritirava una spedizione costituita da una cassa di assi di legno chiodate ed avvolta con vari strati di cellophane, al cui interno venivano rinvenuti nr. 16 involucri contenenti lo stupefacente.
Di particolare spessore è risultato il connotato criminale dell’organizzazione, non solo per la capacità di gestire, anche finanziariamente ingentissime partite di stupefacente ma per la pericolosità espressa dall’uso della violenza, come dimostrato dall’atto intimidatorio verificatosi nel febbraio 2016 a Napoli; veniva altrettanto accertata la significativa capacità di assistere economicamente i sodali tratti in arresto nonché le loro famiglie durante i periodi di detenzione.
Nel segnalato contesto operativo i militari della Guardia di Finanza hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo, disposto dalla medesima Autorità giudiziaria, su beni mobili – tra cui un conto corrente bancario attivo in Germania – ed immobili, in gran parte localizzati in  provincia di Napoli e riconducibili a D. P. Luigi, promotore e finanziatore della richiamata associazione criminale, per un valore complessivo di circa 4 milioni di Euro.
Gli approfondimenti operati dalla Guardia di Finanza, in particolare dagli specialisti del
G.I.C.O. di Cagliari e dello S.C.I.C.O. di Roma, circa gli illegali arricchimenti da parte dei membri dell’organizzazione, hanno evidenziato una rilevante sproporzione tra la disponibilità dei beni risultati intestati o nella disponibilità dei preposti o dei loro familiari conviventi ed i redditi dichiarati ai fini delle imposte dirette: è stato così possibile individuare un rilevante patrimonio del valore di oltre 4 milioni di euro – riferibile ai tre soggetti (due sardi ed un campano) ritenuti promotori e vertici dell’associazione criminale.
Tra i beni individuati figurano alcune abitazioni situate in provincia di Cagliari e diversi
immobili ubicati in Campania.
Mirati accertamenti bancari hanno portato altresì all’individuazione di conti correnti, tra i quali uno acceso in Germania intestato a Del Prete, 26 beni immobili, una società e 5 prodotti finanziari.
Nel corso delle menzionate attività, operate con il supporto di equipaggi del Reparto
Prevenzione Crimine Sardegna della Polizia di Stato, sono state eseguite anche 30 perquisizioni domiciliari, delegate dalla Procura di Cagliari, di cui 10 in provincia di Cagliari, 18 in provincia di Napoli, presso abitazioni e sedi societarie riconducibili al menzionato D. P. Luigi, una in provincia di Caserta 1.
Cagliari, 8 novembre 2018

NAPOLI. CAMORRA, UN ARRESTATO E SEQUESTRO DI BENI.

Questa mattina a  Marano di Napoli, i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Grosseto hanno dato esecuzione, in collaborazione con i carabinieri del Gruppo di Castello di Cisterna, ad una misura cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, nei confronti di ORLANDO Angelo ritenuto responsabile di concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso (art. 110, 416 bis c.p.) per aver fornito un contributo alla conservazione, operatività e rafforzamento dell’associazione camorristica denominata clan “ORLANDO”, gruppo già inserito nei sodalizi dei Nuvoletta e dei Polverino, oggi egemone sul territorio di Marano e facente capo ai fratelli Antonio (latitante) figura apicale, e Gaetano e Raffaele quali promotori. ORLANDO Angelo, favorendo gli investimenti degli illeciti proventi nel settore edile/immobiliare e societario, consentiva alla predetta organizzazione camorristica di reimpiegare i proventi delle attività illecite esercitate, anche avvalendosi di fittizi intestatari per impedire la tracciabilità dei beni.

I finanzieri infatti hanno contestualmente eseguito un provvedimento di sequestro preventivo nei confronti della società IDEALCART Sas di IANDOLI Jole & C., espressione imprenditoriale del clan omonimo, attraverso le quote societarie intestate alla moglie e dalla nipote di Angelo Orlando. La società sequestrata riforniva <> ai commercianti della zona operando nella stessa sede della Lenny sas, avente il medesimo oggetto sociale e confiscata dalla sezione MP della Corte di Appello di Napoli sia a Orlando Antonio – latitante – sia a ESPOSITO Luigi, già condannato per appartenenza al Clan NUVOLETTA, di recente scarcerato. L’indagine trae origine da investigazioni condotte dalla GdF di Grosseto su alcune attività economiche imprenditoriali sorte nel comprensorio maremmano da parte di soggetti di origine maranese collegati con la criminalità organizzata. 2 Le investigazioni sono frutto di scambi informativi e collaborazione con il Gruppo CC di castello di Cisterna sotto la direzione dell’A.G. inquirente. La GdF ha attenzionato ulteriori operazioni finanziarie di investimento e disinvestimento per oltre 2 milioni di euro in atto nella provincia di Grosseto, scenario adatto al mascheramento dell’illecito reimpiego da parte delle organizzazioni criminali, che si avvalgono di persone fisiche e giuridiche non segnatamente riconducibili a matrici camorristiche, al fine di dissimulare la reale connotazione di impresa criminale. Anche tali investigazioni hanno evidenziato legami di carattere personale ed economico-finanziario tra soggetti presenti nel territorio della provincia di Grosseto con esponenti della consorteria criminale degli “Orlando”. Il soggetto destinatario della misura cautelare personale, Orlando Angelo, è stato tradotto presso la casa circondariale di Secondigliano

REGGIO CALABRIA. SEQUESTRATO L’INTERO PATRIMONIO DI DUE NOTI IMPRENDITORI LEGATI ALLA ‘NDRANGHETA.

Reggio Calabria, 08 novembre 2018
‘NDRANGHETA: SOTTOPOSTO A SEQUESTRO L’INTERO PATRIMONIO DI
DUE NOTI IMPRENDITORI, VALUTATO IN OLTRE 212 MILIONI DI EURO,
ILLECITAMENTE ACCUMULATO NEL TEMPO ANCHE GRAZIE
ALL’ABBRACCIO AFFARISTICO/CRIMINALE CON LE COSCHE REGGINE.

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Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata – con l’ausilio dei Nuclei di Polizia Economico Finanziaria di Milano, Torino, Alessandria, Agrigento e Novara – sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, hanno eseguito due provvedimenti emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale diretta dalla Presidente Ornella Pastore, su richiesta del Procuratore Aggiunto Calogero Gaetano Paci e del Sostituto Procuratore Gianluca Gelso, con i quali è stata disposta l’applicazione della misura di prevenzione del sequestro in relazione all’ingente patrimonio, valutato in 212 milioni di euro, costituito da imprese commerciali, beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie, riconducibile a GALLO
Domenico, cl. ‘56, originario di Bovalino (RC) – imprenditore operante nel settore delle
costruzioni edili e della fabbricazione e distribuzione di conglomerati bituminosi – e SCALI Gianluca cl. ’72 di Roccella Jonica (RC), attivo nel settore degli inerti e del calcestruzzo.
Tali provvedimenti fanno seguito al recente importante sequestro disposto dalla citata
Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale in relazione al patrimonio riconducibile a BAGALA’ Giuseppe cl. ’57, BAGALA’ Francesco cl. 90, BAGALA’ Luigi cl. ’46 e BAGALA’ Francesco cl. ’77 – noto gruppo imprenditoriale della Piana, operante nel
settore degli appalti pubblici – costituito da imprese commerciali, beni mobili, immobili e
disponibilità finanziarie, stimato in circa 115 milioni di euro, anche questo illecitamente
ottenuto grazie alla vicinanza ed alla contiguità alla cosca di ‘ndrangheta dei “Piromalli”.
I provvedimenti oggetto dell’odierna esecuzione originano, tra le altre, dall’operazione
denominata “Cumbertazione” condotta dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico
Finanziaria di Reggio Calabria, conclusasi nel 2017 con l’esecuzione di provvedimenti
restrittivi personali nei confronti di 27 persone, indagate – a vario titolo – dei reati di
associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere semplice
aggravata dall’art. 7 L. 203/1991, turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e falso ideologico in atti pubblici, nonché di provvedimenti cautelari reali su 44 imprese, per un valore complessivo pari a 224 milioni di euro.
Nell’ambito di tale procedimento, attualmente pendente innanzi al Tribunale di Palmi,
predetti GALLO Domenico e SCALI Gianluca sono imputati per il delitto di associazione
mafiosa.

In tale contesto, era stato accertato che gli imprenditori SCALI e GALLO, operando in
sinergia e attraverso le imprese a loro riconducibili, erano risultati in grado di controllare le commesse per le forniture di calcestruzzo e di conglomerati bituminosi imponendo le proprie forniture anche per la realizzazione di lavori facenti capo al predetto gruppo imprenditoriale dei “Bagalà”, con i quali erano in affari da anni.
Analizzando le figure dei prefati imprenditori, si rileva come SCALI Gianluca – già
Sorvegliato Speciale di P.S. e ritenuto contiguo alla cosca “Ursino” di Gioiosa Jonica (RC) –
quale dominus dell’impresa fittiziamente intestata alla di lui madre URSINO Lina – sia stato raggiunto anche da provvedimento cautelare – successivamente revocato-
“Nirta” detti “Scalzone” di San Luca (RC)], BAGALÀ Giuseppe cl. ’57 e BAGALA’
Francesco cl. ’90, i quali si erano associati tra loro, con l’aggravante di agevolare la
‘ndrangheta, al fine di consumare una serie indeterminata di reati connessi e conseguenti alla gestione delittuosa di flussi economici, costituendo – attraverso lo SCIMONE – società all’estero al fine di riciclare fraudolentemente ingenti somme di denaro derivanti da “fondi neri” creati attraverso le proprie attività illecite e giustificati da apparenti rapporti commerciali.
GALLO Domenico, ancora, è risultato coinvolto nelle ulteriori seguenti indagini giudiziarie pendenti presso altre Procure della Repubblica:
– operazione “Chaos” pendente presso il Tribunale di Vibo Valentia – condotta dalla
Compagnia della Guardia di Finanza di Vibo Valentia e conclusa nel 2017 con
l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali, nei confronti di 9 persone, tra cui il
proposto, per i reati, tra gli altri, di frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata ai
danni di ente pubblico e attentato alla sicurezza dei trasporti; nonché di provvedimenti
cautelari reali su beni immobili e compendi aziendali per un ammontare complessivo
stimato in circa €. 13.000.000.
Al riguardo, GALLO Domenico risulta imputato per i reati di frode nelle pubbliche
forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti e truffa ai danni di enti pubblici nell’ambito dell’esecuzione di un contratto di subfornitura di conglomerato bituminoso, relativo ai lavori di ammodernamento del tratto Mileto – Rosarno dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, risultato inadeguato allo scopo, inducendo in errore la committente “ANAS S.p.a.”;
– operazione “Amalgama”, originariamente svolta dalla Procura presso il Tribunale di
Roma – condotta dall’Arma dei Carabinieri di Roma e conclusa nel 2016 con
l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 21 persone, tra cui il
proposto, per il reato, tra gli altri, di associazione per delinquere finalizzata alla
commissione di delitti contro la pubblica amministrazione – ed attualmente pendente
innanzi al Tribunale di Bolzano.
In tale ambito, GALLO Domenico è gravemente indiziato di essere stato promotore e
organizzatore di un’associazione per delinquere costituita allo scopo di commettere una
serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione finalizzati a consentire
l’acquisizione, anche in capo a società al medesimo riconducibili, di commesse per la
realizzazione di grandi opere pubbliche (tra cui il VI lotto della Salerno – Reggio
Calabria e l’Alta Velocità Milano-Genova), attraverso numerosi episodi corruttivi.
Per condotte speculari a queste ultime, il medesimo è stato inoltre destinatario di misura
cautelare anche nel contesto dell’operazione “Arka di Noè” pendente presso il
Tribunale di Genova – svolta dal Nucleo di Polizie Economico-Finanziaria della Guardia
di Finanza di Genova e conclusa nel 2016 con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi
nei confronti di 14 persone per i reati di corruzione, concussione e turbativa d’asta
perpetrati – per quanto d’interesse – nell’ambito dei Lavori per le opere del “Terzo Valico
dei Giovi”.
Alla luce di tali risultanze, la locale DDA, nel doveroso esercizio del controllo di legalità volto ad approfondire gli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata,
delegava al Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria e al Servizio
Centrale Investigazioni Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza, apposite indagini a carattere economico/patrimoniale finalizzate all’emissione di una misura di prevenzione patrimoniale.
Al riguardo, dopo aver delineato il profilo di pericolosità sociale dei proposti, anche
valorizzando le risultanze delle pregresse indagini, la pertinente attività investigativa è
stata indirizzata alla ricostruzione delle acquisizioni patrimoniali – dirette o indirette –
effettuate nell’arco temporale intercorrente dal 1979 alla data odierna, accertando:
– la sproporzione esistente tra il profilo reddituale e quello patrimoniale per entrambi i
proposti;
– il ruolo di imprenditore “mafioso” rivestito nel tempo da SCALI Gianluca, per conto della cosca di riferimento e la conseguente “mafiosità” dell’impresa individuale “URSINI Lina”, da questi gestita, in relazione al “metodo” con il quale la stessa impresa ha inquinato il relativo settore di mercato alterandone la concorrenza;
– l’utilizzo da parte di GALLO Domenico di una serie di società direttamente o
indirettamente a questi riconducibili, o comunque nella sua disponibilità, attraverso le
quali ha illecitamente operato in diversi contesti territoriali sia provinciali sia nazionali,
nonché individuando – attraverso una complessa e articolata attività di accertamento e
riscontro documentale – i patrimoni dei quali gli stessi risultavano disporre, direttamente o indirettamente, il cui valore era decisamente sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dichiarata ai fini delle imposte sui redditi, nonché le fonti illecite dalle quali i proposti avevano tratto le risorse per la loro acquisizione.
In tale ambito, i citati Reparti individuavano con riferimento al percorso esistenziale dei
proposti, le condotte delittuose poste in essere, le frequentazioni, i legami parentali, i
precedenti giudiziari e gli altri elementi ritenuti fondamentali per la formulazione, ai sensi della normativa antimafia, da parte della competente A.G., del prescritto giudizio
prognostico sulla pericolosità sociale, risultata per lo SCALI, “qualificata” dall’indiziaria
vicinanza alla cosca di ‘ndrangheta degli “Ursino” di Gioiosa Jonica (RC).
Alla luce di quanto sopra, il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione -su richiesta della citata DDA, con i provvedimenti in esecuzione, ha disposto il sequestro
dell’ingente patrimonio riconducibile ai proposti ed ai rispettivi nuclei familiari.
Complessivamente, è stato disposto il sequestro di 14 imprese commerciali (compresi
rapporti bancari, partecipazioni, n. 69 immobili e n. 36 veicoli), quote societarie, immobili (fabbricati e terreni, tra cui una villa di pregio), beni di lusso (n. 12 orologi di noti marchi),  rapporti finanziari e assicurativi, nonché disponibilità finanziarie, per un valore complessivo stimato in circa 212 milioni di euro.
Con l’operazione in rassegna, la Guardia di Finanza, deputata a svolgere l’imprescindibile ruolo istituzionale di polizia economico-finanziaria, pone in essere un fondamentale passo verso la definitiva restituzione all’intera collettività di importantissime risorse che proprio in pregiudizio di quest’ultima erano state accumulate.
La posizione dominante assunta in importanti settori strategici delle commesse pubbliche da parte di imprenditori che operano con modalità illecite ed in sinergia con le organizzazioni criminali come la ndrangheta ha infatti prodotto, quale tragico contraltare, l’estromissione dal mercato di numerose aziende con la conseguente perdita di numerosissimi posti di lavoro e l’indisponibilità di reddito per altrettante famiglie.
In tale contesto, prosegue incessante l’azione della Guardia di Finanza diretta ad
ostacolare l’ingresso degli interessi criminali nell’economia legale. Ed invero, con l’odierno sequestro, il valore dei beni sottratti alla ‘ndrangheta dalle Fiamme Gialle reggine, nell’ultimo anno, sale a circa 566 milioni di euro.