La visione neofascista dello stato emerge con forza, con arroganza, con prepotenza dalle politiche sociali del governo Meloni, che non sono da attribuire alla volonta di distrarre l’opinione pubblica dalle promesse mancate, ma persegue una strategia premeditata: criminalizzare ogni forma di opposizione al governo Meloni creando allarmi sociali inesistenti, che partono dai rave party passando per i giovani che imbrattano luoghi istituzionali con vernice lavabile, al 41 bis per Alfredo Cospito, il rischio anarco-terroristico, all’Europa che vorrebbe vietarci di bere vino e imporci contemporaneamente di mangiare insetti, all’allarme per la fluidità gender a Sanremo in fascia protetta e, violando tutti i codici giuridici e di di riservatezza, fino agli attacchi contro i parlamentari di opposizione, che come è nelle prerogative delle istituzioni si sono recate in carcere per verificare le condizioni di salute di un detenuto, nel caso specifico Alfredo Cospito in sciopero della fame da oltre 100 giorni.

La premessa per una svolta autoritaria, le restrizioni del diritto al dissenso e restrizioni delle libertà personali si nascondono dietro gli attacchi totalmente strumentali contro i rave party. Gestione dell’ordine già risolta dal questore di Modena, ma su cui il ministro dell’interno ha voluto imporre il suo sigillo parlando di minaccia securitaria, emandando un decreto pasticciato( ma non troppo) contro gli invasori di terreni e propprietà altrui e inasprendo le pene per i responsabili di tali atti più che per l’omicidio colposo o l’omissione di soccorso.
Una serie di polemiche strumentali utili per creare le condizioni di una normalizzazione post fascista, che il governo vorrebbe imporre senza che nessuno si spaventi, ma che anzi verrebbero giustificate dall’allarme sociale provocato da fenomeni del tutto inesistenti come i rischi rave, (3 in tutto in Italia nel 2022 e che al massimo, in tempi normali, venivano relegati a trafiletti in fondo alla pagina), irischi degli eco ambientalisti che imbrattano le facciate delle sedi istituzionali con vernice lavabile o peggio con il risveglio del ricschio terrorismo anarchico per cui sono state istituite scorte ad hoc.
Insomma ci sono tutti gli ingredienti per giustificare una svolta autoritaria, da parte della destra post fascista, ma non troppo post anzi dobbiamo definirla neofascista, con il plauso di una maggiornaza silenziosa che vuole sentirsi garantita e protetta da misure liberticida prima ancora che libera.
MInacce sociali di cui non si era mai sentito parlare prima, ma che come i fantasmi de lpasato riappaiono dall’ombra e fanno capolino al dibatti politici con toni e dichiarazioni da tragedia da parte dei ministri e dei parlamentari di turno.
Cento giorni da brivido quelli vissuti dal governo Meloni, che a partire dal 30 ottobre giorno in cui il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, dà mandato di sgomberare il rave party dall’area nei pressi di Modena, situazione comunque già risolta pacificamente dal Questore, e contestualmente emana un decreto che introduce il reato di “invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi”, reato che prevede pene superiori a crimini come omicidio colposo e omissione di soccorso.
Il 2 gennaio le ire del presidente del Senato Ignazio La Russa contro gli attivisti di Ultima Generazione, che hanno imbrattato con vernice lavabile il palazzo del Senato della Repubblica per protestare contro l’inazione della politica contro il cambiamento climatico, per una “offesa a tutte le istituzioni”e di Giorgia Meloni che parla di “atto incompatibile con una civile protesta”. Al fatto seguirono arresti e fermi, arrivando addirittura a ipotizzare la sorveglianza speciale per Simone Ficicchia, una misura solitamente utilizzata per i boss mafiosi.
Ultimo in ordine di tempo, ma non meno drammatico e pericoloso quello di Alfredo Cospito, l’anarchico condannato per una strage, che non c’è mai stata e che non ha provocato ne morti ne feriti, al 41 bis con l’aggravante della minaccia alla sicurezza dello stato con un regime di detenzione simile a quello dei boss mafiosi, ma senza che ci siano organizzazioni in grado di perseguire attività illecite al pari della mafia. Dunque secondo la ricostrizione del governo Meloni lo stato sarebbe sotto attacco di una fantomatica minaccia terroristica anarchica. s.
Ma non pensiamo a queste forme di propaganda come un arma di distrazione di massa, utili per sviare l’attenzione dalle promesse mancate del governo e dalla sua legge di bilancio senza soldi né idee, perché questi casi sono emblematici per definire una strategia in due fasi che ha obiettivi ben più ambiziosi.
La fase della “normalizzazione” della presenza della destra post fascista al governo e nelle istituzioni inventando e costruendo minacce eversive inesistenti per poi gisustificare misure securitarie e liberticide per combattere le minacce.
La realizzazione di una strategia per la restrizione del dissenso, l’equiparazione progressiva della protesta politica radicale a un atto eversivo, la stigmatizzazione di stili di vita alternativi al senso comune, l’anteposizione della sicurezza alla libertà.
Tutto da realizare strumentalizzando categorie minoritarie e invise alla maggioranza a partire dai raver, agli ambientalisti radicali, fino all’estremismo anarchico attraverso cui far passare questa visione della società senza che nessuno si spaventi, ma al contrario se ne senta rassicurato.
Un film vecchio che abbiamo già visto e che non vorremmo più rivedere.
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