ALESSANDRIA

ALESANDRIA. A PALAZZO ROSSO, CON LA CERIMONIA DI INSEDIAMENTO, INIZIA L’ERA ABONANTE.

Questo pomeriggio Giorgio Abonante è diventato ufficialmente il sindaco di Alessandria mentre con la cerimonia di insediamento inizia una nuova era. Finito il tempo della facile demagogia, dell’emarginazione della parte più debole della città, ossia di quelle persone che hanno bisogno più delle altre di aiuto, rispetto e umanità e delle stumentalizzazioni, della creazione di falsi miti della sicurezza diffondendo paura, rabbia e voglia di autoritarismo. Alessandria, ma non solo Alessandria perchè altre città hanno accettato la sfida dell’inclusione, dell’appartenenza, della solidarietà, inizia un nuovo cammino, una rinata voglia di trovare i motivi per guardare gli altri senza timore, di inaugurare una stagione nuova fatta di solidarietà verso i più deboli, gli emarginati e restituire dignità alle persone per ciò che sanno esprimenre e non per quello che hanno.

La rivincità di una città che chiede una rinascita economica che si deve concretizzare con uno sviluppo vero, non con le chiacchiere buone per passare una serata intorno a una tavola rotonda, dove raccontarsi che il polo logistico si! potrebbe rappresentare una via per lo sviluppo della città e della provincia, ma poi finita la serata, finita la tavola rotonda e finite le chiacchiere del polo logistico non restano neppure le alitate uscite dalle bocche dei relatori.

Stesse scenari e stessi argomenti, in campagna elettorale sono stati riproposti per il rilancio della cultura e dell’economia alessandrina, la ristrutturazione del teatro alessandrino e il rilancio dello snodo ferroviario. Cultura dimenticata per 5 anni, teatro abbandonato a se stesso con un unica prospettiva: chiudere definitivamente e solo dopo pressioni, appelli su appelli, interventi accorati a favore della rinascita del teatro, in piena campagna elettorale il bando per ottenere i soldi del PNRR e l’idea geniale: un bando di un concorso dedicato a chi avrebbe proposto l’idea migliore la più bella su come ristrutturare il teatro e sul suo utilizzo futuro. E si perchè lasciare al teatro il compito di programmare spettacoli e fare cultura era troppo semplice, serviva qualcosa che andasse oltre, che desse l’idea che all’abbandono del teatro per anni potesse seguire, da li a qualche giorno, una rinascita miracolosa come la Fenice che rinasce sempre più bella dalle sue ceneri. Via l’umidità dai muri imputriditi, via i rischi di veder crollare l’intonaco intriso d’acqua, via l’odore della muffa. Insonna un vero miracolo di “San Gennaro”.

Giustamente Gianfranco Cuttica di Revigliasco si lamenta del fatto che ad un certo punto è iniziata a girare una leggenda metropolitana: “La creazione di una leggenda metropolitana. A un certo punto ha iniziato a girare l’idea di una Alessandria città sporca, insicura e il sindaco che non c’era mai. E non è assolutamente vero. Il nostro errore è stato di non intercettare questa operazione di sottobosco e combatterla”. Molto più probabilemente Cuttica è stato poco attento alla realtà che lo circondava e che lentamente degradava degenerando in episodi di vandalismo, il centro storico si è lentamente svuotato, le vetrine dei negozi si sono spente, le persone non avevano più motivo per passeggiare in alcune vie che si sono ulteriormente degradate. Forse è il caso di ricordare a Gianfranco Cuttica di Revigliasco che la sicurezza non la si costruisce con l’autoritarismo, con la repressione poliziesca e neppure con qualche visita guidata con un ospite illustre come Matteo Salvini a favore di irreprensibili fans pronti ad applaudire l’identificazione di due bullette di quartiere, a battere le mani all’assessore poliziotto mentre si lancia all’inseguimanto di un pericolosissimo parcheggiatore abusivo, a alzare il volume della voce e tuonare vendetta contro le donne che violano le regole dettate dalla morale comune e sono colpevoli di attività illegali ovvero creare uno spazio per ritrovarsi, discutere e dare ospitalità alle donne vittime di abusi, ma altrettanto pronti a voltarsi dall’altra parte di fronte ai fenomeni mafiosi, di non vedere o peggio giustificare l’amico, il leader, beccato con le mani nella marmellata e i soldi ancora in saccoccia.

Alessandria cambia abito e stagione o almeno ci prova.

Giorgio Abonante sicuramente, partendo dagli errori di questi anni, ha compreso che un centro storico con le vetrine illuminate e tanta gente che cammina per strada, chiacchiera, ride, parla e socializza renderà la città di Alessandria più sicura e vivibile di mille pattuglie dell’esercito, delle passeggiate di Salvini e delle ordinanze di allontanamento dei clochard o di poveracci indesiderati nel salotto buono del centro cittadino.

Giorgio Abonante potrà fare la differenza se saprà ancora ascoltare le parole della gente, anche quelle non dette, ma che nel silenzio più assordante urlano il bisogno di un avvicinamento delle istituzioni ai quartieri, ai bisogni delle persone e alle più diverse realtà che convivono e colorano la città.

Insomma Giogio Abonante se non vuole deludere i cittidini, gli elettori e i simpatizzanti che gli hanno dato fiducia deve restituire alla politica il suo significato più profondo: “la politica è l’unico vero strumento per la risoluzione dei conflitti sociali” e le istituzione devono essere poste al servizio dei cittadini e non renderli sudditi di un potere politico logoro, autoreferenziale e ripiegato su se stesso.