Mese: dicembre 2020

ALESSANDRIA. CAPODANNO 2021, #FESTEGGIAINSICUREZZA.

A capodanno #festeggiainsicurezza

Salutare il vecchio anno e accogliere quello nuovo con i fuochi d’artificio e le feste in piazza è una tradizione radicata nelle culture mondiali, da Sidney a Roma da New York a Berlino, Parigi e Londra si ripete tutti gli anni augurandosi un inizio migliore di quanto fatto l’anno appena trascorso.

La tradizione tutta italiana, di salutare la fine dell’anno vecchio e l’arrivo di quello nuovo, con materiali esplodenti nelle strade che possono essere molto divertenti, ma altrettanto pericolosi se maneggiati da persone inesperti o peggio da minori.

I “botti di capodanno” possono divertire e far divertire su fatti in sicurezza e se sono stati acquistati legalmente con la marcatura CE che garantisce la qualità e risponde ai requisiti di sicurezza, salute e protezione ambientale imposti dalla Ue. L’etichetta deve riportare gli estremi del provvedimento del ministero dell’Interno che ne autorizza il commercio, il nome del prodotto, la ditta produttrice, il Paese di produzione e l’importatore, la categoria, le principali caratteristiche costruttive e una descrizione chiara e completa delle modalità d’uso.

La Polizia di Stato vuole ricordare quanto sia importante che i giochi pirotecnici autorizzati e in libera vendita vanno sempre utilizzati con la massima cautela, seguendo le istruzioni allegate e sempre nel rispetto delle eventuali ordinanze dei sindaci che in molte città italiane limitano o vietano l’utilizzo dei fuochi artificiali.

Botti illegali sequestrati

Il capodanno rappresenta, però anche un business che ogni anno immette nel mercato tonnellate di botti prodotti illegalmente, venduti abusivamente da ambulanti e negozianti senza scrupoli, che rappresentano un pericolo per la salute di coloro che li utilizzano o che si trovano nelle immediate vicinanze.

La Polizia di Stato è in prima linea anche per la prevenzione dei reati connessi alla vendita dei botti illegali, ogni anno intercetta e sequestra tonnellate di prodotti destinati al mercato clandestino.

A Cagliari i poliziotti della Squadra mobile hanno sequestrato un arsenale illegale pronto per festeggiare il Capodanno:  382 chili di materiale come i micidiali candelotti esplodenti Ak47, batterie pirotecniche e fuochi d’artificio vari.

La Squadra amministrativa della questura di Crotone ha bloccato 70 chili di fuochi illegali: blister esplodenti Sandokan, Japanese garden, Bengala scoppiettante, petardi Bomber lieto, Puma e Tom mix Alessi oltre ai tubi da lancio.

Botti illegali sequestratiA Roma, gli agenti del commissariato di Fiumicino hanno sequestrato 180 Kg di materiale pirotecnico sugli scaffali di un negozio che avrebbe potuto averne non più di 50 Kg e nel vicino magazzino, insieme a materiale infiammabile, ne stoccava altri 300 Kg pronti pronti per la vendita al dettaglio anche a minorenni.

A Palermo i poliziotti del commissariato Brancaccio, in collaborazione con quelli del Nucleo Artificieri e Antisabotaggio della Questura, nel corso di due operazioni hanno sequestrato circa 150 Kg di artifici pirotecnici artigianali pronti per essere smistati alle rivendite illegali.

A Taranto i Falchi della Squadra mobile hanno intercettato e sequestrato 800 botti illegali, per un totale di circa 40 Kg, in possesso di un pregiudicato insieme a droga e armi.

Vibo Valentia durante i numerosi controlli negli esercizi commerciali che vendono materiale pirotecnico, gli agenti della Squadra amministrativa, in un esercizio commerciale, hanno riscontrato la mancanza della licenza necessaria per la vendita e il mancato rispetto delle normativa relativa alla detenzione e custodia del materiale esplodente.

I 365 Kg di giochi pirotecnici sequestrati nell’esercizio commerciale sono stati distrutti con la collaborazione del Nucleo regionale artificieri della questura di Catanzaro.

QUARGNENTO. PROVINCIA DI ALESSANDRIA TRA LOCKDOWN E NEVE A BASSA QUOTA.

PROVINCIA DI ALESSANDRIA. I primi disagi a causa dell’abbondante nevicata sulla provincia di Alessandria e che, secondo le previsioni Arpa, si dovrebbe esaurire nella mattinata di lunedì 28 dicembre.

Per l’emergenza neve in provincia di Alessandria la Protezione Civile ha lanciato un allerta meteo arancione anche se la situazione dovrebbe migliorare dalla tarda mattinata fino a sera.  

Trenitalia ha comunicato di aver attivato il piano di emergenza per neve e gelo che ha portato alla cancellazione e rimodulazione del traffico ferroviario per la giornata di lunedì 28 dicembre, ma le cancellazioni non coinvolgono i treni a Lunga Percorrenza.

Intanto sulle strade della provincia i disagi sono stati numerosi e questa mattina Autostrade per L’Italia ha comunicato che, in accordo con la Polizia Stradale, per agevolare le operazioni dei mezzi antineve, vige il divieto temporaneo di accesso ai mezzi con massa complessiva oltre le 7,5 tonnellate in entrambe le direzioni su: A26 Genova Voltri-Gravellona Toce tra il Bivio per la A10 Genova-Savona e la Diramazione Predosa-Bettole; A7 Milano-Genova tra Serravalle Scrivia e Genova Bolzaneto verso Genova e tra il bivio per la A12 e Serravalle Scrivia verso Milano e regolazione traffico per tutti i veicoli tra la Diramazione Predosa-Bettole e Serravalle verso Genova.

Le condizioni meteo dovrebbero migliorare, ma intanto per evitare eventuali incidenti provocati dall’abbondante nevicata della notte la Protezione Civile della provincia di Alessandria ha pubblicato un vademecum con i consigli utili su come fronteggiare l’emergenza neve e non esporsi ai rischi:

  • Evitare di prendere l’auto quando nevica perché ridurre il traffico contribuisce a ridurre i disagi.
  • Moderare la velocità, aumenta la distanza di sicurezza e tenere accesi i fari per essere visibili.
  • Tenere sempre a bordo dell’auto le catene da neve se non sono stati montati pneumatici invernali.
  • Non utilizzare motociclette, motocicli, biciclette e monopattini per evitare cadute rovinose.
  • Scarpe adeguate e fare molta attenzione quando si cammina su strade e marciapiedi ghiacciati.
  • Attenzione agli accumuli di ghiaccio e neve sui tetti che potrebbero staccarsi improvvisamente o provocarne il crollo.

Il maltempo e il repentino abbassamento della temperatura, accompagnato da gelate mattutine, sta mettendo a rischio verdure e ortaggi coltivati all’aperto. L’allarme è stato lanciato da Coldiretti Alessandria a causa dell’ondata di maltempo sulla provincia. Le zone maggiormente coinvolte dai disagi del maltempo la Valle Scrivia, Val Borbera, Val Curone e nel Tortonese dove sono anche previsti disagi con possibile interruzione della viabilità e dei servizi.

Le condizioni meteo averse hanno convinto la direzione del Serravalle Designer Outlet di chiudere il centro lunedì 28 dicembre.

ALESSANDRIA. IL VACCINO DAY PARTE DA ROMA, IL GIRO DI BOA NELLA LOTTA AL COVID-19.

Roma, la prima dose di vaccino anti-covid è stato iniettato allo Spallanzani di Roma dando il via al Vax Day.

i primi pazienti vaccinati hanno risposto positivamente alla vaccinazione e l’infermiera Caludia Alvernini ha detto che era tutto Ok: “Orgogliosa: vacciniamoci tutti”

Allo Spallanzani di Roma sono state inoculate le prime dosi : la dottoressa-volontaria Capobianchi, l’infermiera Claudia Alvernini e all’operatore socio-sanitario Omar Altobelli: “Mi sento benissimo, dobbiamo fidarci della scienza”.

Per Domenico Arcuri: “La prima luce dopo una lunga notte”.

Il Governatore del Lazio: “Un giro di boa”

TORINO, IL PROFESSORE GIOVANNI DI PERRI IL PRIMO VACCINATO IN PIEMONTE.

Il vaccino anti-Covid è arrivato a Torino, 910 dosi destinate all’Amedeo di Savoia, ma altre saranno trasportate agli ospedali del Piemonte scortate dai mezzi dei carabinieri.

Le dosi arrivate all’ospedale Amedeo di Savoia sono destinate agli operatori del servizio sanitario regionale e delle Rsa.

Il primo a sottoporsi alla vaccinazione il professore Giovanni Di Perri, direttore del reparto Malattie Infettive dell’Amedeo di Savoia, che ne ha sempre sostenuto la validità e ha detto che “il vaccino dobbiamo farlo, l’atteggiamento passivo non è servito”.

Il professore Giovanni Di Perri è stato il primo a sottoporsi alla vaccinazione anti-covid e spiega che questo è un giorno importantissimo perché in gioco c’è qualcosa di grosso e bisogna proteggersi per uscire dalla epidemia provocata dal coronavirus e dai guai in cui il mondo si è impantanato. La seconda ondata di contagi è in una fase di stallo e mentre in alcune regioni è scesa in altre ha ricominciato a correre. Quello che è stato fatto fin’ora è necessario, ma non sufficiente a fermare il virus. La lotta al coronavirus deve continuare nei prossimi mesi perché l’effetto di una copertura vaccinale abbia ragione del virus ci vorranno almeno sei mesi.

Il dottor Giovanni Di Perri ha poi aggiunto: “Questo atteggiamento passivo di prevenzione non paga. In questo momento è un imperativo liberarsi del Covid e dobbiamo fare appello ai noi stessi, lo sforzo più grande, indipendentemente dalle regole, deve essere nella vita quotidiana”.

I sanitari che non si vogliono vaccinarsi in un momento de genere non possono condizionare anteponendo la libertà di scelta alla salute degli altri.

Gli sforzi fin qui fatti rischiano di essere vani se non si raggiunge una determinata copertura.

La sindaca, Chiara Appendino: “Mi vaccinerò quando sarà il mio turno. Oggi si vede un po’ di luce dopo tanti giorni di buio. Il percorso è ancora lungo perché la campagna arrivi a garantire la cosiddetta immunità di gregge. Importante è che ora le Istituzioni accompagnino i cittadini con percorsi che facciano chiarezza”.

L’assessore regionale Luigi Icardi parla di un punto di svolta.

Le dosi di vaccino anti-covid che erano state stoccate all’Istituto Spallanzani di Roma sono partite per Milano Linate e trasportate questa mattina a Torino, ma verranno smistate verso dieci presidi individuati per il Vaccine Day: che rappresenta il giorno scelto dall’Unione Europea per dare simbolicamente il via alla vaccinazione anti Covid. 80 fiale andranno alle Molinette, al Mauriziano, al San Giovanni Bosco e ad altri ospedali del Piemonte compreso l’Ospedale di Alessandria.

ROMA: Vaccine day il primo in Italia al via dallo Spallanzani

La prima paziente simbolica scelta per la vaccinazione anti-covid si chiama Claudia Alivernini è un’infermiera romana di 29 anni: “Vaccinarsi è un atto d’amore e di responsabilità nei confronti della collettività”.

La professoressa Maria Rosaria Capobianchi, l’infermiera Claudia Alivernini e l’operatore sociosanitario Omar Altobelli sono stati i primi in Italia ad essere vaccinati contro il coronavirus alle ore 7,20 di questa mattina all’Istituto Nazionale Malattie Infettive Spallanzani di Roma

L’infermiera Claudia Alvernini scelta per il suo impegno in prima linea dal primo giorno contro il coronavirus ha spiegato che: “con profondo orgoglio stamattina mi sono vaccinata. Un piccolo gesto, ma fondamentale. Sono qui come cittadina e come infermiera. Ho toccato con mano, stando in prima linea, quando sia difficile combattere questo virus. La scienza e la medicina sono le uniche cose insieme al senso civico per uscire da questa pandemia. Lo dico con il cuore: vacciniamoci”.

La dottoressa Capobianchi ha parlato di esperienza positiva: “Mi sento benissimo. La scelta è stata una scelta abbastanza naturale. Mi sono offerta di essere vaccinata e sono stata scelta fra i primi come simbolo per dire di fidarsi e credere in questa scelta credo sia un esempio per gli altri operatori sanitari ma anche per tutta la popolazione”.

Il direttore laboratorio di virologia dello Spallanzani è la prima vaccinata in Italia, partecipò a diagnosticare la prima infezione di Covid-19: “Dobbiamo fidarci della scienza, non possiamo tirarci fuori. Le scelte fatte sono ponderate e prese sulla base di valutazioni scientifiche”

Altri due pazienti scelti per il primo, simbolico, giorno di campagna, Alessandra Vergori e Alessandra D’Abramo entrambe dottoresse, ma nel corso della giornata verranno vaccinate altre 130 persone. Operatori sanitari che saranno impegnati in futuro come vaccinatori.

Nicola Zingaretti ha commentato: “È l’inizio della fine, ma non è finita. Un giro di boa che ci proietta in una fase nuova. Ma non bisogna abbassare la guardia”.

Per Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’istituto Lazzaro Spallanzani, è stata una grande emozione come lo è stata per tutto il personale dell’ospedale romano che in questi mesi, dal giorno dell’arrivo del Covid in Italia,(isolato nei tamponi di due turisti cinesi proprio dallo Spallanzani), è stato in prima linea nella battaglia al covid: “Sono passati solo 11 mesi e sembra una vita fa. Ma ora è il momento della speranza ed è importante che la gente ci creda e capisca quanto è stato importante mantenere le chiusure”.

BRESCIA. LA PIZZA E’ MEGLIO DELLA CAMORRA.

LA PIZZA E’ MEGLIO DELLA CAMORRA, CIRO APRE IL SUO LOCALE A BRESCIA


Storia di un trentenne che ha scelto di portare in Lombardia le migliori pizze napoletane. Il segreto della pasta, i prodotti Dop e un successo imprevisto (anche grazie alla “pizza con le orecchie”). “Sono partito con 350 euro in tasca, ora i calciatori del Brescia vengono a cena da me”

Frattamaggiore è un comune del Napoletano di cui si occupa più la cronaca giudiziaria che non quella enogastronomica. Trentamila abitanti, povertà diffusa e la Camorra come unica via per arrivare a fine mese. Nel 1990 è qui che nasce Ciro Di Maio.

Mamma casalinga, papà che oscilla tra lavoretti senza futuro e le sirene della malavita, sorelle che si portano a casa il lavoro da calzolaie per pagare le bollette.

Ciro cresce qui, senza immaginarsi un futuro diverso.

Le sue prime esperienze nel lavoro sono a 14 anni, poi si iscrive all’Alberghiero, ma a 18 anni lascia gli studi e inizia a lavorare.

Il rischio che la Camorra lo inghiotta è sempre alto ed il padre Eugenio “Geggè” lo sa bene a causa del suo passato ma con tutte le sue forze, con grande coraggio e rischio è riuscito ad abbandonare quel mondo per fare crescere i suoi figli lontano dai soldi facili e le minacce, abbracciando la fede e l’estrema povertà.

“Mio padre è cambiato completamente per salvare la sua famiglia. Ha rischiato la sua vita per noi – racconta Ciro – Ha scelto di farci vivere in povertà proprio per non farci tentare dalla ricchezza, l’esca della camorra per tanti ragazzi”.


Nel 2015 la svolta della sua vita.

Trova per caso un lavoretto a Brescia da pizzaiolo per la catena “Rossopomodoro”, che ha aperto uno spazio a ridosso del multisala cittadino, a due minuti dal casello autostradale.

È l’inizio di un’avventura che non immagina. La catena decide di lasciare la gestione in mano a sei soci, tra di loro c’è anche Ciro, che si era distinto tra tutti per il suo impegno. A poco a poco compera le quote degli altri, aiutato anche da un manager che di nome fa Eugenio, come il padre. E riesce poi a riassumere tutti i colleghi di lavoro che rischiavano di rimanere a casa.

È così che è iniziata l’avventura “Pizza Madre”, il suo locale a Brescia che oggi impiega una quindicina di persone ed è noto per la veracità delle sue pizze, ma anche per il suo menù alla carta di alta cucina.

“Ci amano perché rappresentiamo la tradizione napoletana della buona cucina”, dice Ciro. In menù ha la pizza verace, ma anche il “battilocchio”, la pizza fatta da un impasto fritto nell’olio bollente e subito servito avvolto in carta paglia.

“Utilizziamo ingredienti semplici, ma tutti freschi e selezionati. Anche per questo abbiamo ottenuto la fiducia di alcuni calciatori del Brescia Calcio, che mi chiedono dopo le partite o in certe occasioni speciali di cucinare per loro”.


Il passaparola è la miglior arma, tra le altre anche Eva Henger è stata da lui e per una sera si è messa a cucinare pizze, usando i presidi che Ciro dona a tutte le sue pizze. Solo per citarne alcuni: Olio Dop, Mozzarella di Bufala Campana dop, pomodorino del Piennolo, Ricotta di Bufala omogeneizzata e Porchetta di Ariccia Igp.

Alla fine, però, l’elemento premiante è sempre la pasta. “Scegliamo ogni giorno il livello esatto di idratazione, in base all’umidità di giornata”, spiega. “Ne esce un impasto molto lievitato, morbido, idratato.

Seguiamo la tradizione anche nelle forme.

Odio le pizze rotonde e realizzate come fossero un programma di un computer.

Le pizze devono avere le orecchie e se c’è più pomodoro da una parte è perché usiamo pomodori veri, non salsine che si spalmano omogeneamente. Siamo veraci, anche le nostre pizze devono esserlo”.

UFFICIO STAMPA PK COMMUNICATION

LONDRA. BREXIT, 1° GENNAIO 2021 IL DIVORZIO: STOP ALL’ERASMUS E SERVIRA’ IL PASSAPORTO.

Il divorzio tra Londra e Ue è stato consenziente, alla fine un accordo che soddisfa le parti in causa, ma che in realtà non soddisfa nessuno è stato raggiunto in extremis a pochi giorni dal temuto No deal, che avrebbe significato il caos nei trasporti, nei rapporti commerciali, la distribuzione e l’import export.

Ci sono voluti 4 giorni di blocco del traffico pesante, file chilometriche e caos tra Francia e Gran Bretagna per sbloccare la trattativa che ha portato un accordo, ma la sfida vera inizia adesso dopo che i rispettivi parlamenti avranno ratificato il divorzio, previsto per il 30 dicembre.

La nuova era nei rapporti tra Londra e le capitali Europee inizia dal 1° gennaio 2021 e molte cose sono destinate a cambiare sulle due sponde della manica. Non è mai stato vero amore quello scoccato mezzo secolo fa tra regno Unito e Europa, ma è stato un matrimonio di interesse in cui migliaia di italiani hanno guardato al Regno come meta turistica, lavorativa, di studio e d’avventura e lo stesso per moltissimi Inglesi che hanno visto nell’Italia un paese ospitale dove vivere bene.

La prima doccia fredda per gli stranieri che vogliono recarsi in Inghilterra saranno le restrizioni e il cambio delle regole sugli spostamenti; dal nuovo anno la libertà di movimento nel continente europeo cessa di esistere.

Per i viaggiatori in cerca di avventure sarà necessario il passaporto,senza visto, per viaggiare nel Regno Unito non oltre 3 mesi.

Per soggiornare per un periodo più lungo di studio o di lavoro occorrerà ottenere il visto per stranieri, lo stesso dei lavoratori extra comunitari.

Il governo Inglese per limitare l’ingresso nel paese anche dalla Ue ha introdotto liste prioritarie legate al possesso di un contratto di lavoro garantito e un salario minimo annuo lordo da 25.600 sterline.

Il rilascio del visto di soggiorno per motivi di lavoro sarà valutato da un sistema di filtri legati alla padronanza della lingua, la specializzazione del lavoro che si intende svolgere nel Regno Unito.

I residenti europei che sono circa 4 milioni, inclusi oltre 700.000 italiani, per mantenere i diritti pre Brexit dovranno iscriversi al “Eu Settlement Scheme” in forma digitale, non più tardi del giugno 2021, presso l’Home Office per il mantenimento delle tutele del trattamento equiparato a quello dei cittadini britannici.

Per giovani i cambiamenti dal 1° gennaio sono destinati a sconvolgere le regole di chi sogna Oxford, Cambridge o una delle tante università britanniche dove le presenze italiane sono una costante.

I nuovi iscritti dal 2021 pagheranno la retta piena, al pari degli altri extracomunitari, che da università a università può cambiare fino ad arrivare a oltre 30.000 euro per ogni anno accademico. La Gran Bretagna con la brexit esce dal programma Erasmus, lo scambio fra studenti europei, troppo per il governo di Boris Johnson, e utilizzato più dagli studenti della Ue, per periodi di studio sull’isola, che non dagli studenti britannici.

Londra ha già annunciato di voler sostituire il programma Erasmus con un nuovo schema di scambi globali, allargato agli atenei americani o asiatici, e intitolato al matematico inglese Alan Turing, che svelò i segreti dei cifrari tedeschi di Enigma durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il nuovo programma dovrebbe beneficiare di uno stanziamento di 100 milioni di sterline, come annunciato dal ministro dell’istruzione, Gavin Williamson, e in grado di coprire dal prossimo anno i costi di soggiorni di studio globali a 35.000 studenti Inglesi, contro i 15.000 dell’ultimo Erasmus.

L’Europa, però non poteva stare a guardare la brexit senza tutelare gli interessi dei cittadini comunitari e la Commissione Europea ha presentato la sua proposta per una Riserva di adeguamento per la Brexit, concordata dal Consiglio europeo di luglio, per contrastare le conseguenze economiche e sociali negli Stati membri, per arginare le conseguenze negative nei settori più colpiti al termine del periodo di transizione il 31 dicembre 2020.

La Riserva potrà godere di un budget di 5 miliardi di euro per sostenere imprese e occupazione. La Riserva concorrerà ad aiutare le regioni e le comunità locali, comprese quelle dipendenti dalle attività di pesca nelle acque del Regno Unito.

Servirà ad assistere le amministrazioni pubbliche nel corretto funzionamento dei controlli di frontiera, doganali, sanitari e fitosanitari e garantire servizi essenziali a cittadini e imprese.

La commissaria per la coesione e le riforme Elisa Ferreira ha spiegato che: “la fine del periodo di transizione, il 31 dicembre 2020, avrà un importante impatto economico e sociale sulle regioni e le comunità locali più legate all’economia e al commercio del Regno Unito. Proponendo la Brexit Adjustment Reserve, la Commissione rimette solidarietà e coesione come elementi chiave della sua risposta, assicurandosi che le persone più colpite ricevano il sostegno necessario”. Il commissario per il Bilancio, Johannes Hahn, ha aggiunto: Abbiamo progettato questa riserva per fornire un aiuto rapido e semplice, concentrandoci sugli Stati membri dell’Ue più colpiti dalla Brexit. Conto ora sul Consiglio e sul Parlamento europeo per trasformare senza indugio la nostra proposta in un sostegno finanziario concreto”.