Mese: dicembre 2020

ALESSANDRIA. VETERINARIA TROVATA MORTA IN UN LAGO DI SANGUE.

Una tragedia orribile ha colpito la città di Alessandria nella settimana che anticipa il Natale. La veterinaria 38 enne Alessandra Provera è stata trovata morta nella sua abitazione dal fratello Alessandro in un lago di sangue.

I Carabinieri del Comando Provinciale di Alessandria e la Procura hanno effettuato un sopralluogo nell’appartamento di Spalto marengo 10, occupato da Alessandra, per ricostruire i fatti che hanno portato alla morte della donna.

Un primo esame della donna, trovata morta in un lago di sangue, potrebbe ipotizzare una morte violenta, ma solo l’autopsia potrà stabilire con certezza i motivi della morte di Alessandra Provera.

I Carabinieri del reparto scientifico dopo le verifiche nell’abitazione dela donna non hanno trovato segni di di colluttazione anche se in casa le tracce di sangue erano molto evidenti.

Alessandra Provera, figlia dell’ex presidente della Provincia Franco, morto in un incidente stradale nel 1982, era una veterinaria impegnata nel sociale che prestava servizio come volontaria nel laboratorio allestito per le famiglie in crisi al giardino botanico.

Gli inquilini del palazzo hanno riferito di non aver udito rumori sospetti provenienti dall’appartamento della donna e a trovare la donna in una pozza di sangue è stata il fratello Alessandro.

Nell’appartamento della donna sono intervenuti i Carabinieri, il medico legale e il sostituto procuratore, Eleonora Guerra, per stabilire le cause della morte.

ROMA. GOVERNO: ITALIA ROSSA NEI GIORNI FESTIVI, ARANCIONE PER ANDARE A LAVORARE

Il governo ha varato il nuovo decreto con cui ha diviso l’Italia in zona “rossa” nei giorni festivi e “arancione” quelli settimanali per permettere alle persone di recarsi al lavoro. L’Italia bicolore rossa e arancione a seconda delle esigenze.

Il decreto del governo con alcune deroghe per i piccoli comuni per visite in casa ai genitori anziani che vivono soli e per piccoli comuni.

La zona rossa è stata decretata dal 24 al 27 dicembre, arancione dal 28 al 30 dicembre, nuovamente rossa dal 31 al 3 gennaio e infine arancione il 4 gennaio e poi nuovamente rossa il 5 e 6 gennaio.

L’incontro tra Giuseppe Conte e i capi delegazione dei partiti al governo ha confermato la linea dura con alcune eccezioni.

Dal 24 dicembre al 6 gennaio l’Italia sarà zona rossa nei giorni festivi e prefestivi e zona arancione nei giorni lavorativi.

L’indice Rt è risalito nei giorni immediatamente successivi alla domenica di follia e di shopping e il ministro Roberto Speranza, durante l’incontro con le regioni, ha spiegato che non possiamo permetterci di rischiare nei giorni di festa. 

Francesco Boccia ha aggiunto che: “Le misure restrittive hanno sempre avuto ragione, questo è tra gli inverni più bui che il paese ricordi” e ha poi invitato i governatori all’unità “per uscirne nel 2021”.

Il Governo nel decreto ha previsto due deroghe: ricongiungimenti familiari limitati, nei giorni di zona rossa, ma saranno possibili visite in abitazioni private per un massimo di due persone, per una sola volta al giorno e verso una sola abitazione nella stessa Regione. La misura non limitata ai giorni di Natale, ma valida per tutti i dieci giorni in cui il paese sarà in stato di lockdown esclusi dal provvedimento gli under 14.

Nei piccoli Comuni, sotto i 5 mila abitanti, si potrà circolare nei giorni in zona arancione per un raggio massimo di 30 km.

Le nuove misure anticontagio sono state inserite in  un decreto approvato questa sera dal Consiglio dei ministri, seguito da un nuovo dpcm che Conte ha illustrato in conferenza stampa.

Il monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità ha evidenziato, per la prima volta da alcune settimane, un lieve peggioramento degli indicatori dei contagi: “Nella settimana di monitoraggio si continua ad osservare la maggior parte delle Regioni sia a rischio moderato e solo cinque Regioni/PA a rischio Basso di una epidemia non controllata e non gestibile”. 

I tecnici dell’Iss spiegano che il periodo di festa potrebbe determinare un aumento della trasmissione del Covid e che questo comporterebbe un conseguente rapido aumento dei casi a livelli potenzialmente superiori rispetto a quanto osservato a novembre.

NOVARA. POLIZIA DI STATO. L’AUTOSCUOLA DELLE PATENTI “FACILI”.

Patenti facili a Novara, individuato il medico “certificatore”

Anziano guidaNon si è mai troppo troppo anziani per rinnovare la patente o almeno questo pensavano in una autoscuola di Novara. Bastava rivolgersi lla persona “giusta” e le difficoltà legate all’età, allo stato di salute spariscono con tanto di “regolare” certificato medico.

Un 91enne nell’autunno dello scorso anno si era rivolto ad un’autoscuola della provincia di Novara per la gestione della sua pratica di rinnovo della patente di guida, nonostante fosse evidentemente privo dei requisiti fisici minimi per poter guidare.

Il paesino dove risiede l’anziano si trova ad oltre 80 chilometri da Novara e per questo motivo in molti erano preoccupati per l’incolumità dell’attempato guidatore e per quella degli altri residenti: l’uomo ha seri problemi di udito e non ci vede bene.

Polizia stradaleIl pericolo rappresentato dall’anziano automobilista ha spinto qualcuno a rivolgersi alla Polizia stradale chiedendo come fosse possibile che al 91enne fosse stata rinnovata la patente.

Appresa la notizia la Stradale di Domodossola, nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola, ha iniziato ad indagare sulla vicenda.

Gli investigatori, oltre a verificare i fatti relativi al 91enne, hanno scoperto altri episodi analoghi nei quali era coinvolto sempre lo stesso medico certificatore.

Attraverso l’analisi dei tabulati telefonici, l’acquisizione di documentazione presso l’ufficio provinciale della Motorizzazione civile e la raccolta di testimonianze di altre tre persone che avevano ottenuto il rinnovo della patente di guida senza sostenere la visita medica, i poliziotti hanno fatto luce sull’attività irregolare dell’autoscuola.

L’indagine ha documentato quattro episodi, ma dai riscontri effettuati, le pratiche ultimate dall’agenzia potrebbero essere centinaia e non solo in favore di persone anziane.

Il costo del servizio era quello di una normale pratica, ma il vantaggio per l’autoscuola era notevole ed è misurabile in termini di un considerevole aumento di fatturato dovuto ai numerosi clienti che arrivavano anche da altre province invece di rivolgersi all’agenzia più vicina alla residenza.

Il medico certificatore, accusato di falsità ideologica in atto pubblico continuata in concorso con altre persone, è stato sottoposto alla misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio della professione medica.

Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Novara ha emesso il provvedimento anche tenendo conto del fatto che l’uomo, nel 2012, era stato già condannato per fatti analoghi e, nel 2016, era uno dei medici coinvolti nell’operazione “Password”, portata a termine dalla Stradale di Vercelli, relativa a “rinnovi facili” di patenti in tutta Italia.

LATINA. POLIZIA DI STATO. FERMATA UNA DONNA SOSPETTATA DI TERRORISMO.

La Polizia di Stato ha fermato una donna di 35 anni sospettata di essere collegata a una organizzazione islamista per associazione con finalità di terrorismo anche internazionale, addestramento e istigazione a commettere delitti di terrorismo.

L’indagine del Servizio per il contrasto all’estremismo e terrorismo esterno della Direzione centrale della Polizia di prevenzione e della Digos della città pontina è stata avviata in seguito alla segnalazione dell’FBI di un profilo Telegram attivo nella propaganda in favore dell’autoproclamato stato islamico.

Le intercettazioni telematiche hanno documentato, con il supporto del Comparto intelligence nazionale, come la donna, attraverso il suo account, rivolgesse inviti a utenti di gruppi attivi nel web riconducibili all’autoproclamato stato islamico a compiere attentati, con dettagliate indicazioni sulle possibili modalità di esecuzione e istruzioni per la fabbricazione di esplosivi.

La perquisizione in casa della donna ha portato al sequestro di telefono cellulari e computer. La donna ha rifiutato di fornire agli agenti le password di accesso, che sono comunque riusciti ad accedere ai contenuti.

La verifica dei Pc ha fornito riscontri sull’attività dell’indagata: una vera e propria attività di tutoring in materia di confezionamento di esplosivi, divulgando a utenti della rete, simpatizzanti di Isis, dettagliate istruzioni, da lei stessa prodotte, su come costruire ordigni.

Non sono mancati gli inviti a commettere azioni violente con indicazioni sulle diverse modalità.

L’attività di captazione informatica ha permesso di rilevare nell’account whatsapp della donna, con cui partecipava a diversi gruppi chiusi di chiaro orientamento estremista, la condivisione di video inneggianti al martirio e contenuti multimediali in cui Osama Bin Laden invita il popolo musulmano alla lotta armata e al martirio.

Tra i contenuti dei device sono stati trovati numerosi video, anche questi condivisi in gruppi chiusi di whatsapp, nei quali sono illustrate tecniche militari di combattimento, stratagemmi per mimetizzare il vestiario e istruzioni dettagliate su come realizzare ordigni, oltre a manuali per la preparazione di esplosivi in casa e documenti in cui viene spiegata la procedura per la preparazione del veleno alla ricina.

Il fermo della cittadina tunisina è stato emesso dalla Procura della Repubblica di Roma, per essersi  associata all’organizzazione terroristica denominata Islamic State, per aver svolto reiterata attività di istigazione diffondendo materiale di propaganda e inneggiando alla jihad e al martirio, istigando alla commissione dei delitti di attentato per finalità terroristica, atti di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi e per aver fornito istruzioni sull’uso di materiale esplodente, armi da fuoco e armi chimiche al fine di arrecare grave danno al Paese.

MILANO. POLIZIA DI STATO. IDENTIFICATI 432 PEDOFILI, 81 ITALIANI E 15 ARRESTI IN FLAGRANZA DI REATO.

Polizia Postale: materiale pedopornografico su canali di messaggistica

Sfruttavano canali Telegram e gruppi Whatsapp per scambiarsi materiale pedopornografico con violenze anche su neonati.

Conclusa con l’operazione “Luna park” l’indagine della Polizia postale di Milano e del Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online (Cncpo) nei confronti di associazioni criminali specializzate nella diffusione di materiale pedopornografico che sfruttavano  i canali di messaggistica più diffusi.
Gli agenti, per due anni, hanno lavorato sotto copertura individuando 159 gruppi pedofili, identificando 432 persone di questi 81 sono italiani, 15 dei quali arrestati in flagranza.

Questa mattina, oltre 300 uomini della Polizia postale sono stati impegnati in perquisizioni e arresti in 18 regioni diverse in 53 province italiane.

Per 16 dei gruppi individuati dagli investigatori si tratta di vere a proprie associazioni per delinquere; ruoli e compiti erano ben definiti tra i componenti: si potevano chiaramente distinguere, promotori, organizzatori e partecipanti.

Ogni gruppo era regolato da precise e severe norme di comportamento finalizzate a preservare l’anonimato dell’attività criminale e dei singoli partecipanti. La violazione di tali regole comportava l’espulsione da parte degli amministratori.

L’indagine ha consentito di dare un nome ai nickname utilizzati in Rete dai pedofili, portando allo scoperto 81 italiani, due dei quali, un ottico napoletano di 71 anni e un disoccupato veneziano di 20 anni promuovevano e gestivano tali gruppi, organizzando l’attività e reclutando nuovi sodali provenienti da ogni parte del mondo.

L’indagine della Polizia postale italiana ha permesso, inoltre, di identificare ben altri 351 utenti stranieri per ciascuno dei quali gli agenti hanno raccolto tutte le tracce informatiche utili alla loro identificazione. Tali elementi, condivisi tramite il Servizio polizia Postale con le Agenzie di cooperazione internazionale di polizia, hanno consentito di arrestarli sia in Europa che in altre nazioni.
Dall’indagine è emerso che gli indagati appartengono ad estrazione sociale diversificata e hanno un’età compresa tra i 18 e i 71 anni. Tra questi professionisti, operai, studenti, pensionati, impiegati privati e pubblici.

Le perquisizioni personali, locali e sui sistemi informatici hanno consentito il sequestro di smartphone, tablet, hard disk, pen drive, computer e account di mail e profili social. Durante le perquisizioni sono stati anche rintracciati gli account utilizzati dagli indagati per la richiesta del materiale pedopornografico.

La prevenzione e il contrasto dello sfruttamento sessuale dei minori sulla Rete è una delle priorità della Polizia postale sempre in prima linea per arginare il fenomeno. Per questo motivo vi invitiamo a segnalare eventuali contenuti illeciti rinvenuti sul web.
È possibile rivolgersi alla Polizia postale attraverso il sito www.commissariatodips.it dove sono presenti linee guida e suggerimenti utili a contenere i rischi presenti in Rete, oppure attraverso le diverse sezioni e compartimenti presenti su tutto il territorio nazionale.

Olivia Petillo