Mese: novembre 2020

CALCIO FEMMINILE. SERIE B UN CAMPIONATO A META’ CON LA COPPA ITALIA CHE VIAGGIA LENTAMENTE.

Uno sport che viaggia a velocità alterne.

[Ravenna attualmente in testa del campionato di Serie B (foto Marco Montrone – PhotoAgency)]

Il calcio femminile, come molti altri sport, sta vivendo un periodo di massima incertezza, tra rinvii e contagi, con squadre che, arrivate a destinazione, magari dopo aver percorso 1000km, si ritrovano a dover far dietrofront perché la partita è stata rinviata 5 minuti prima del fischio d’inizio. Situazioni che compromettono la stabilità di una società e condizione fisica delle atlete, tutto ciò è causato ovviamente dal periodo di guerra contro un nemico invisibile e molto pericoloso.

Gli effetti dell’incertezza però stanno caratterizzando in maniera pesante campionati e coppe. Come ad esempio il campionato di Serie B, la prima partita rinviata e ancora da recuperare risale allo scorso 18 ottobre, la quinta, dove Cittadella e Roma per via dei contagi hanno dovuto rimanere in quarantena facendo iniziare così la lenta e lunga lista di rinvii. Insieme a loro, dalla sesta giornata, si sono aggiunte l’Orobica Bergamo che avrebbe dovuto ospitare il Chievoverona, il Pomigliano calcio ospitante del Perugia e Roma-Pontedera.

La Serie B sta vivendo due vite separate, da una parte squadre che la domenica scendono in campo e dall’altra squadre che per forze maggiori sono costrette a rimanere ferme. Inoltre, Domenica è prevista la giornata 9, alcune gare però coincidono con le sfide di recupero in Coppa nazionale e verranno sicuramente rinviate, l’incognita sarà dunque quella di capire se saranno le uniche.

Come detto, la Coppa Italia, nella sua seconda giornata ha visto solamente la Fiorentina giocare nel giorno regolare di calendario, prevista per domenica 1 Novembre, Le restanti compagne di coppa si sono ancora una volta divise in partite giocate mercoledì e rinvii. Le uniche a scendere in campo sono state: Florentia, vincente in casa del Cittadella; Milan, Inter e Sassuolo vincenti rispettivamente su Cesena, Brescia e Pontedera.

Chievoverona-Empoli, Pomigliano-Juventus, RES Roma-As Roma, previste anche loro per mercoledì 18 sono state rinviate a questo weekend, dove era invece prevista la terza ed ultima giornata dei gironi, nella speranza della buona riuscita di tutte le gare.

I calendari si stanno facendo sempre più fitti e tra meno di due settimane per Juventus e Fiorentina inizierà anche l’avventura in Champions League, la prima gara è prevista per l’8 dicembre.

LATINA. CONTRASTO AL FENOMENO DEL CAPOLARATO, OLTRE 290 LAVORATORI IN CONDIZIONI DI ASSOLUTO SFRUTTAMENTO.

I militari della Guardia di Finanza di Latina, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, a eseguito di indagini, svolte sotto la direzione del Procuratore Aggiunto, Dottor Carlo Lasperanza e dei Sostituti Procuratori, Dottor Giuseppe Miliano e Dottor Valerio De Luca, hanno eseguito una serie di misure cautelari personali emesse dal G.I.P. presso il tribunale pontino, Dottor Mario LA ROSA, per le ipotesi di reato di cui agli articoli 110 e 603bis C.p, mettendo fine ad una collaudata attività criminale dedita al sistematico sfruttamento dei braccianti agricoli di nazionalità prevalentemente indiana.

L’operazione di polizia economico-finanziaria – denominata “δοῦλος” (dal greco antico “servo”, “schiavo”), iniziata da un controllo in materia di lavoro sommerso, eseguito dai Finanzieri della Tenenza di Sabaudia nei confronti un’importante azienda agricola pontina, ha permesso di accertare come la società, grazie all’opera dell’amministratore e di altri soggetti in posizione direttiva abbia impiegato nel lavoro agricolo nelle unità locali operative in provincia di Latina, nel corso degli ultimi due anni, complessivamente oltre 290 lavoratori in condizioni di assoluto sfruttamento e prevaricazione. Nel corso delle indagini, è emerso – grazie alla documentazione extracontabile acquisita all’esito di mirate perquisizioni locali disposte dall’A.G. pontina – che gli indagati, approfittando dello stato di bisogno di numerosi lavoratori stranieri, hanno proceduto non solo alla corresponsione di retribuzioni orarie sensibilmente inferiori a quelle previste dai contratti collettivi di categoria, ma anche all’impiego effettivo della manodopera per un numero di ore di lavoro settimanale di gran lunga superiore a quello formalmente risultante nella documentazione aziendale “ufficiale” (formalmente ineccepibile) concernente i relativi rapporti di lavoro subordinato (contratti di lavoro, buste paghe, registro presenze, etc.).

Le condizioni di lavoro e i metodi di sorveglianza pressanti e degradanti, attuati dai responsabili dell’area amministrativa e di controllo del personale, sono stati tali da generare nei lavoratori stranieri – costantemente provati da un profondo stato di bisogno e dalla necessità, spesso, di mantenere economicamente le famiglie d’origine – anche un totale assoggettamento psicologico al “datore di lavoro”. In alcuni casi, infatti, i lavoratori sono stati costretti a rinunciare al riposo settimanale e/o alla fruizione di ferie. Lo sfruttamento dei braccianti agricoli ha consentito all’azienda agricola non solo di risparmiare sensibilmente sul costo della manodopera – a discapito delle fasce più deboli – ma anche di attuare una grave concorrenza sleale a danno degli altri operatori economici “onesti” del settore, grazie al mancato pagamento alle casse dell’INPS dei maggiori contributi previdenziali e assistenziali ammontanti ad oltre 110.000,00 euro.

RAVENNA. SEQUESTRATI OLTRE 2,5 MILIONI DI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE PERSONALE IMPORTATI ILLECITAMENTE DALLA CINA.

Sulla base di una preventiva attività di analisi delle operazioni doganali di importazione di merci destinate al contrasto della diffusione del COVID 19 poste in essere dall’inizio della pandemia da parte di imprese con sede nella provincia di Ravenna, nei giorni scorsi i finanzieri del Comando Provinciale di Ravenna hanno effettuato una serie di controlli a campione finalizzati a verificare la qualità dei materiali sotto il profilo delle necessarie certificazioni di sicurezza e, nel contempo, la regolarità, anche sotto il profilo fiscale, delle procedure attuate.

In questo ambito l’attenzione investigativa delle Fiamme Gialle si è concentrata – tra gli altri – su un’azienda del faentino che risultava aver importato via aerea dispositivi di protezione personale di vario genere (mascherine FFP2 e FFP3, mascherine chirurgiche, tute protettive, occhiali protettivi, calzari e visiere) per decine di milioni di euro, usufruendo in molti casi dello svincolo doganale diretto, in esenzione di dazi e IVA.

Tale procedura, di carattere del tutto eccezionale, è stata prevista da un’apposita ordinanza del Commissario Straordinario per l’emergenza sanitaria di fine marzo scorso, e poi prorogata nel tempo, proprio al fine di agevolare al massimo la distribuzione sul territorio nazionale di beni utili alla lotta alla pandemia e prevede la possibilità di importare la merce con il beneficio della totale esenzione di dazi all’importazione e di IVA, purché la merce sia destinata ad enti pubblici o aziende sanitarie accreditate per l’impiego diretto o la distribuzione gratuita alla collettività, escludendo quindi da ogni agevolazione tributaria le importazioni di beni invece destinati alla rivendita.

Nel caso specifico, dai preliminari accertamenti emergevano alcuni indicatori di rischio di frode, in quanto la società controllata, operante già nel settore del commercio di dispositivi paramedicali, anche se di altro tipo, e con un limitato giro d’affari, dall’inizio dell’emergenza sanitaria risultava aver incrementato esponenzialmente i propri acquisti dall’estero, superando i 20 milioni di euro di valore della merce acquistata, dei quali ben 12 milioni riguardavano DPI importati dalla Cina in totale esenzione d’imposta in quanto destinati, così come attestato nelle autocertificazioni presentate dall’impresa in dogana, a diverse strutture sanitarie pubbliche e private convenzionate, ovvero ad altri organismi pubblici per fronteggiare l’emergenza sanitaria in atto.

A fronte di tali evidenze i militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Ravenna decidevano di approfondire gli accertamenti attraverso un’ispezione diretta presso la sede aziendale, in modo da verificare se quanto dichiarato in dogana avesse poi trovato concreta attuazione nelle successive operazioni commerciali e se effettivamente la merce fosse poi stata destinata alle strutture pubbliche indicate quali destinatari finali dei beni.

In realtà, fin da subito il controllo non è risultato semplice, atteso che l’azienda aveva approntato tre magazzini di grandi dimensioni dove aveva stipato nel tempo la grande quantità di beni importati, che in gran parte non erano stati affatto consegnati alle strutture sanitarie, ma giacevano accantonati, evidentemente in attesa di trovare altri acquirenti.

In effetti, a dimostrazione dell’intento speculativo e commerciale delle operazioni, dal controllo è stato appurato come la merce importata non venisse poi ceduta direttamente agli enti pubblici come dichiarato, bensì ad un’altra società commerciale collegata alla venditrice e riconducibile al medesimo assetto proprietario, alla quale veniva venduta con un ricarico stimato pari a circa il 18% del prezzo di acquisto.

Quest’ultima impresa, poi, rivendeva a sua volta la merce a enti pubblici e/o a altre imprese private applicando un ulteriore ricarico del 20%. Inoltre, è stato anche accertato come molte delle dichiarazioni che avrebbero dovuto essere sottoscritte dagli enti pubblici quali destinatari finali dei beni e presentate in dogana dall’importatore privato per lo svincolo diretto, fossero state invece predisposte (ed in alcuni casi addirittura vistate) dalla stessa impresa importatrice beneficiaria dell’esenzione fiscale.

E’ stata quindi analiticamente ricostruita la reale destinazione dei dispositivi di protezione di ogni singola importazione, riscontrando anche casi eclatanti di frode quali, ad esempio, la commercializzazione di 8.400 calzari, cartolarmente destinati ad una azienda ospedaliera emiliana, in realtà ceduti ad una impresa privata polacca.

Il responsabile aziendale, che aveva sottoscritto le autocertificazioni false necessarie alla particolare procedura di sdoganamento nonché molte delle dichiarazioni degli enti pubblici, anch’esse predisposte ad arte per aggirare i vincoli doganali, è ora accusato di contrabbando aggravato ed è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Ravenna.

Nel contempo, i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno passato al setaccio i tre magazzini aziendali, riscontrando tutte le giacenze di beni riconducibili alle operazioni doganali eseguite beneficiando illecitamente dell’esenzione di dazi e IVA e quindi oggetto del sistema fraudolento adottato.

Al termine delle operazioni sono stati rinvenuti 2.527.516 DPI di vario tipo, tra cui 1.677.306 mascherine FFP2, 680.230 mascherine chirurgiche a tre strati, 154.327 tute, 14.947 occhiali e 706 visiere protettive, per un valore commerciale complessivo di circa 6.200.000 euro.

Tutta la merce contrabbandata è stata quindi sottoposta a sequestro cautelare, già convalidato dalla competente Autorità Giudiziaria.

La società, inoltre, dovrà versare circa 1.000.000 di euro di dazi all’importazione e circa 1.700.000 euro di Iva, pari a quanto evaso, a fronte dei 12.000.000 di euro di merce acquistata dalla Cina.

Questo ingente sequestro e l’intera attività di analisi da cui è scaturito s’inquadra nell’ambito dei servizi di prevenzione e repressione degli illeciti legati all’emergenza sanitaria da Covid-19, avviati sin dall’inizio della pandemia dalle Fiamme Gialle ravennati, con l’ausilio dei Reparti Speciali del Corpo, con particolare attenzione alla corretta importazione dei dispositivi di protezione personale, sia dal punto di vista fiscale che della sicurezza dei prodotti, soprattutto per quella parte di dispositivi di protezione individuale (D.P.I.) che necessitano di specifiche certificazioni per la loro commercializzazione.

In questo senso l’attività svolta testimonia la costante attenzione operativa dei Reparti territoriali della Guardia di Finanza affinché imprenditori senza scrupoli non sfruttino le agevolazioni normative connesse alla necessità di fronteggiare l’emergenza sanitaria in atto, al solo scopo di ottenere a titolo personale illeciti vantaggi economici.

NAPOLI. SANZIONATI 700 SOGGETTI INDEBITAMENTE PERCETTORI DEL ”BONUS SPESA COVID19”.

Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, nell’ambito dei controlli nei confronti dei soggetti percettori dei “Bonus spesa Covid- 19”, ha scoperto che oltre 700 soggetti hanno ottenuto indebitamente il beneficio dichiarando di trovarsi in condizioni di difficoltà economica ovvero di indigenza tali da non consentire nemmeno il minimale approvvigionamento di generi alimentari e di prima necessità.

È emerso, infatti, che uno o più componenti dei nuclei familiari monitorati, a seconda dei casi, avevano ricevuto lo stipendio o una pensione, anche per cospicui importi, percepito il Reddito di Cittadinanza, indennità di disoccupazione o altre prestazioni sociali agevolate oppure alterato il proprio stato di famiglia indicando soggetti fittizi o non residenti per incrementare la somma da percepire. Davvero tante le situazioni di rilievo: si va dai coniugi che hanno richiesto entrambi il bonus ma per lo stesso nucleo familiare, a soggetti che già percepivano l’assegno di mantenimento per separazione, a titolari di Partita Iva e persino a congiunti di esponenti della criminalità organizzata.

Nella maggior parte dei casi è emerso che i nuclei familiari monitorati hanno indicato un ISEE con un valore inferiore a quello previsto. Emblematico, al riguardo, il caso di una signora napoletana scoperto dalle Fiamme Gialle del 1° Nucleo Operativo Metropolitano che ha presentato un’attestazione ISEE pari a 4.895 euro, ma che in realtà, come appurato, era di oltre 67.000 euro. La stessa, inoltre, deteneva risparmi sui propri conti correnti per 325.000 euro e un patrimonio immobiliare del valore di circa 36.000 euro. Nel complesso sono state irrogate sanzioni amministrative, per indebita percezione di erogazioni pubbliche, per oltre 250.000 euro e sono stati segnalati i trasgressori agli Enti Comunali, al fine di avviare il recupero delle somme indebitamente percepite.

Le attività di controllo testimoniano l’impegno della Guardia di Finanza nell’azione di contrasto ad ogni forma di illecito a danno della spesa pubblica nazionale, al fine di prevenire e reprimere, soprattutto in un periodo di crisi economica e sociale causata dall’emergenza sanitaria, le fattispecie di indebita percezione delle risorse pubbliche destinate alle famiglie realmente bisognose e maggiormente colpite dagli effetti economici derivanti dall’emergenza in atto.

ALESSANDRIA. 27 MORTI PER CORONAVIRUS E 559 NUOVI CONTAGIATI IN PROVINCIA DI ALESSANDRIA.

LA LETTERA DEL SINDACO DI ALESSANDRIA AL GOVERNATORE ALBERTO CIRIO, ASSESSORE GENESIO ICARDI, PREFETTO IGINIO OLITA, DR GIACOMO CENTINI, DIRETTORE GENERALE DELL’AZIENDA OSPEDALIERA DI ALESSANDRIA E DR VALTER GALANTE COMMISSARIO ASL-AL.

foto archivio Croce Verde Felizzano.

Oggetto: Situazione emergenza pandemica da C Situazione emergenza pandemica da Covid- 19 relativamente alla Città di Alessandria e all’Ospedale di Alessandria Alessandria C_A182 – 1 – 2020-11-18 – 0088492

Stimatissimi, mi permetto di inviarVi la presente nota alla luce dell’evolversi dell’andamento della situazione di emergenza pandemica da Covid- 19 nell’ambito territoriale che strettamente riguarda i miei ambiti di servizi e le mie prerogative quale Sindaco di Alessandria.

Il motivo che mi induce a scriverVi è infatti fondato su tre fattori. Il primo riguarda l’aumento costante del numero di Cittadini di Alessandria attualmente positivi , attestato ad oggi a 1.431 persone con una percentuale dell’1.53% di positivi/abitanti (pari a 15. 28 positivi su 100 abitanti) e con un incremento di 78 unità di positivi ne con un incremento nell’ultimo giorno.

Il secondo fattore fa riferimento al preoccupante dato della pressione esercitata negli scorsi giorni a carico dei presidi ospedalieri cittadini (di competenza dell’ASO AL), a fronte di dati complessivi del territorio della Provincia di Alessandria che, al contrario, parrebbero in linea con la media regionale.

In questa seconda ondata, il virus sta infatti colpendo soprattutto nei centri urbani (vedasi pure le rilevanti difficoltà a Torino); questa situazione, però, potrebbe generare criticità nella gestione delle emergenze di secondo livello da parte dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, qualora si dovesse necessariamente continuare a convertire reparti ospedalieri al servizio dei pazienti Covid.

Il terzo fattore si basa sulla Nota che ieri (17 novembre) è stata inviata al sottoscritto e al Prefetto di Alessandria da parte del Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria e avente ad oggetto lo “stato dell’arte” sulla situazione dell’emergenza Covid proprio all’ Ospedale di Alessandria.

Dal testo di tale Nota ritengo utile estrapolare al cuni elementi particolarmente significativi: al 17. 11.20 erano presenti presso l’Azienda Ospedaliera 219 pazienti Covid+, di cui 14 in Terapia intensiva (7%) e 92 in semintesiva e, complessivamente, circa il 56% dei pazienti acuti ricoverati (43%) e, complessivamente erano (e sono) Covid+.

Questo dato va confrontato, da un lato, con quanto prevedevano le Indicazioni Regionali per i centri HUB, ossia la gestione del 40% dei pazienti Covid e il 60% per i no-Covid e , dall’altro lato, con il fatto che la situazione generale ad Alessandria debba essere considerata anche in riferimento al Piano Pandemico Covid 2 consegnato e approvato dalla Regione Piemonte .

Tale Piano prevedeva per il Quadrante Sud-Est – oltre ai posti letto attivati dall’ASO AL e dalla Salus- 52 posti letto (di cui 12 in TI e 40 di media intensità) presso la Città di Alessandria, esattamente come in fase Covid 1: ebbene, questi posti letto risultano NON ancora attivati e pertanto mancanti nella complessiva disponibilità “ locale”. Si tratta – come potete bene comprendere– di una ridotta potenzialità di risposta alla popolazione del Quadrante Sud- Est che porta a un sovraccarico delle strutture ospedaliere impegnate nel fronteggiare l’emergenza Covid, con la conseguente inevitabile riduzione dell’attività sia di carattere “improcrastinabile” sia di tipo oncologico e con il rischio , da parte dell’ASO AL, di non riuscire a rispondere alle urgenze/emergenze che, per l’Ospedale d i Alessandria, sono anche quelle di “secondo livello” quotidiane: essendo l’ASO AL la struttura di riferimento dell’intero Quadrante.

A fronte di queste criticità e al fine di evitare– a mio sommesso parere – ulteriori gravi rischi, quale Sindaco di questa Città ritengo che sia assolutamente necessario che, per un verso, l’Unità di Crisi R l’Unità di Crisi Regionale consenta (con procedure autorizzative più snelle e veloci di oggi i trasferimenti di pazienti tra ASL AL e ASO AL e, per altro verso, venga posta una particolare attenzione ai tempi di dimissioni ospedalieri dei pazienti COVID subacuti (meno gravi o lievi), in regime di continuità assistenziale in strutture alternative o in famiglia, attraverso un C_A182 – 1 – 2020-11-18 – 0088492 coordinamento con l’attività delle USCA istituite e operanti.

coordinamento con l’attività delle USCA istituite e operanti.

Fiducioso che quanto mi sono permesso di segnalarVi con questa Nota possa essere preso nella dovuta a essere preso nella dovuta considerazione, ringraziando anche sentitamente sentitamente – per la costante e attenta attività di coordinamento di coordinamento profusa a livello locale in questo difficilissimo momento – il Signor Prefetto di Alessandria, unitamente al Direttore Generale dell’ASO AL e al Commissario dell’ASL AL, rimango a Vostra disposizione per ogni ulteriore approfondimento del caso e confermo l’impegno dell’Amministrazione Comunale che mi onoro di guidare per continuare a svolgere un ruolo di “facilitazione” tra i diversi Enti, monitorando altresì i problemi di natura economica che stanno emergendo in alcune RSA presenti sul territorio.

Colgo altresì l’occasione per esprimeVi i sensi della mia più alta stima e considerazione.

Alessandria, 18 novembre 2020

Il Sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco

I DATI DEL 19 NOVEMBRE DIFFUSI DALL’UNITA’ DI CRISI DELLA REGIONE PIEMONTE.

Il 19 novembre ha fatto registrare 27 morti per coronavirus in provincia di Alessandria, 559 nuovi contagiati e 180 i guariti.

L’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti guariti sono 57.609 (+3098)Alessandria 5225, Asti 2854, Biella 1818 Cuneo 6699 Novara 4008, Torino 32.432 Vercelli 2213, Verbano-Cusio-Ossola 1742, extraregione 311, oltre a 307 in fase di definizione.

I pazienti deceduti positive al test del Covid-19 sono 78 in Piemonte con un totale di 5331 deceduti positivi al virus: 835 Alessandria, 317 Asti, 263 Biella, 576 Cuneo, 505 Novara, 2348 Torino, 274 Vercelli, 162 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 51 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

Le persone risultate positive al Covid-19 in Piemonte sono 140.177(+ 5.349), di cui 1629, il 30% sono asintomatici.

La ripartizione dei casi: 1177 screening, 2168 contatti di caso, 2004 con indagine in corso; per ambito: 416 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 256 scolastico, 4677 popolazione generale: 12.235 Alessandria, 6.425 Asti, 4.879 Biella, 18.107 Cuneo, 10.434 Novara, 76.237 Torino, 5.306 Vercelli, 4.336 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 831 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1.369 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 390(+2).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 5.147(-61 rispetto a ieri, saldo comprensivo dei posti nelle strutture pubbliche e private).

Le persone in isolamento domiciliare sono 71.700

I tamponi diagnostici processati sono 1.364.685 (+41.876), di cui 725.251 risultati negativi.