Mese: novembre 2020

ALESSANDRIA. VIA L’ACQUA DALLA CASA DELLE DONNE. ”CON O SENZA ACQUA, NOI RESTIAMO ALLA CASA!”

Lo scorso 31 luglio il Consiglio Regionale del Piemonte ha deliberato la nomina di una commissaria straordinaria deputata alla gestione dell’edificio che ospita, dal 9 giugno 2018, la Casa delle Donne.

Da quel momento l’esistenza stessa della Casa è minacciata da chi descrive quel luogo usando le solite parole d’ordine: “abusivo, da sgomberare!”; persone che si appellano alla legalità senza riconoscere l’inestimabile valore sociale di luoghi liberati e adibiti a Case delle donne, che dovrebbero essere riconosciuti come veri e propri beni comuni.

Ed ecco che mercoledì 4 novembre questa minaccia si è palesata: su indicazione della Commissaria, Amag ha staccato l’acqua alla Casa. Esatto, proprio l’acqua, un bene indispensabile che è stato tolto nel tentativo di impedirci di portare avanti le innumerevoli attività che si svolgono all’interno della Casa delle Donne. Un gesto fortemente intriso di violenza e disprezzo nei confronti di tutto ciò che la Casa delle Donne rappresenta.

Quando siamo entrate nell’ex asilo di piazzetta Monserrato abbiamo trovato una struttura chiusa da più di un anno, abbandonata, piena di muffa e rifiuti. In quella stessa estate abbiamo rimesso in piedi l’edificio con lavori di straordinaria e ordinaria manutenzione e lo abbiamo fatto insieme a tante persone che hanno fin da subito creduto nel progetto di una Casa delle Donne.

La condizione di limbo giuridico in cui la struttura versa da diversi anni è frutto della mala-gestione dell’ultimo consiglio di amministrazione dell’IPAB e del disinteresse mostrato dalle amministrazioni (regionale e comunale) in questi anni. Quando – forti delle oltre 3000 firme raccolte in città – abbiamo presentato la richiesta di uno spazio in cui aprire la Casa, la Giunta Comunale ci ha risposto di non avere strutture a disposizione, probabilmente dimenticando di essere l’ente che avrebbe dovuto prendere in carico la struttura di piazzetta Monserrato.

Alla luce di tutto ciò e del totale disinteresse dimostrato negli anni nei confronti di quello spazio (e di tutti gli edifici pubblici vuoti e in stato di abbandono), risulta quasi tragicomico pensare che, mentre la pandemia dilaga e prende sempre più il sopravvento sulle nostre vite, le istituzioni abbia ritenuto fondamentale e urgente staccare l’utenza dell’acqua della Casa delle donne.

Il fatto che la Commissaria non si sia fatta scrupoli a portare avanti il suo incarico per sradicare l’esperienza della Casa nei giorni in cui l’emergenza sanitaria si sta rivelando sempre più insostenibile ci fa credere che potrebbe essere capace anche di mettere i sigilli al portone, approfittando delle limitazioni agli spostamenti e della più che legittima necessità di ognun* di limitare i contatti per tutelare la salute propria e altrui.

La Casa delle Donne porta nel cuore della città l’agire nella direzione della libertà transfemminista. È un luogo in cui le donne e le soggettività LGBTQUI+ possono raccontarsi, confrontarsi, lottare in difesa dei diritti, propri e di tutt*, capire e approfondire le tematiche legate al femminismo, alla violenza di genere, alla cultura e all’arte transfemministe.
È uno spazio politico e culturale che negli anni ha cercato di affrontare le politiche di genere con un approccio il più trasversale possibile: dai laboratori dedicati ai più piccoli con uno sguardo all’educazione alle differenze, fino ad arrivare a battaglie politiche come la difesa della Legge n. 194/78 contro la mozione Locci-Trifoglio, all’apertura dello sportello sindacale di Adl cobas, sindacato attento alle tematiche di genere sui luoghi di lavoro.
La Casa delle donne è prima di tutto uno spazio in cui si combatte la cultura della violenza di genere, ma è anche il luogo in cui chiunque può trovare un supporto attraverso gli sportelli attivati negli anni come “Non sei sola”, sportello virtuale nato durante il lockdown per far fronte alle crisi esplose in questi ultimi mesi, o anche solo per accogliere chi sfugge dalla solitudine o per condividere saperi.
La Casa delle Donne è uno spazio di ragionamento, di solidarietà, di produzione di pensiero critico; è uno spazio che, mai come oggi, è assolutamente indispensabile per la nostra città.
Le Case delle Donne e i Centri Antiviolenza rappresentano l’unico vero antidoto per combattere una cultura della violenza che sfocia sempre più spesso in maltrattementi e femminicidi e che solo con un cambiamento culturale profondo può essere sconfitta.

Noi sappiamo bene che l’incremento dei femminicidi non può essere affrontato alla stregua di un’emergenza, ma per quel che davvero è, ossia una guerra radicata alle donne e alle soggettività non conformi da parte di una società profondamente patriarcale, permeata da una mascolinità tossica che necessita di essere prima di tutto smascherata e messa in discussione.
Sappiamo quanto siano lenti i processi di cambiamento – quasi al punto da risultare logoranti nella loro inesorabile lentezza- ma quello che facciamo, il modo in cui agiamo, non riguarda mai solo noi, non riguarda solo il qui e ora. Crediamo che quel processo di cambiamento sia già in atto. Lo vediamo negli occhi delle giovani e dei giovani che attraversano quello spazio, legat* a realtà come Black Lives Matter o Fridays For Future, collettivi che si riuniscono proprio nelle stesse mura che le istituzioni vorrebbero sigillare per condannarle, ancora una volta, al degrado e all’abbandono.

La Casa delle Donne è lì per dire: non sei sol*, cambieremo e cresceremo insieme, creeremo conflitto e apriremo contraddizioni insieme laddove sarà necessario per costruire una società più giusta, solidale, antirazzista, transfemminista e anticapitalista.

È per tutte queste ragioni, per ciò che quotidianamente facciamo e per ciò in cui crediamo che difenderemo con tutte le nostre forze la Casa delle Donne, con la ferma convinzione che non saremo sole nel farlo.
Vogliamo che all’amministrazione comunale ed alla commissaria sia ben chiara una cosa: non siamo disposte a fare nemmeno un passo indietro; se davvero la Casa delle Donne dovesse essere sgomberata allora non avremo altra alternativa che riprendercela.

Non ci spaventano e mai ci spaventeranno i vili attacchi come quello dello scorso 4 novembre. Siamo abituate a rialzarci più forti di prima, a trovare soluzioni per sopravvivere in una società opprimente.
Difenderemo con le unghie e con i denti la Casa delle Donne e tutto ciò che essa rappresenta e lo faremo insieme alle tantissime persone che in questi anni hanno camminato al nostro fianco.
Ai nostri posti ci troverete, come sempre.

LA SPEZIA. G.di F.- FALSO “MADE IN ITALY” SEQUESTRATO A LA SPEZIA.

Comando Provinciale La Spezia

Continua incessante l’azione di contrasto ai traffici illeciti nello scalo spezzino.

Nel corso delle ultime settimane, i funzionari dell’Ufficio delle Dogane della Spezia, unitamente ai militari della Guardia di Finanza, nel corso di quattro distinte operazioni hanno sequestrato 507 utensili agricoli e 748 accessori per motocicli recanti la falsa indicazione di origine “Made in Italy” e 200.000 mascherine chirurgiche recanti indicazione di origine false. L’importante risultato è il frutto dell’analisi e del controllo fisico, dei containers e delle merci in partenza dal nostro Paese, da parte delle Fiamme Gialle e dall’Ufficio delle Dogane.

Nel primo intervento, proprio grazie all’attenta ispezione del carico proveniente dall’India e dichiarato contenere parti di ricambio per motocicli, sono state rinvenute numerose repliche di accessori per “Lambretta” sui quali era impressa la scritta “Made in Italy” sebbene la merce fosse di indubbia origine indiana.

Alcuni ricambi recavano indebitamente il marchio PIAGGIO di cui è stata accertata, grazie all’intervento dei periti della storica azienda italiana, la contraffazione.

Come accade per qualsiasi prodotto contraffatto o non conforme agli standard di sicurezza, anche in questo caso a rimetterci sarebbero stati i consumatori finali.

I falsi ricambi meccanici, fabbricati con materiali di bassissima qualità, avrebbero potuto causare, con elevata probabilità, prematuri cedimenti con seri rischi per l’incolumità degli utenti.

Nella seconda ispezione, riguardante un carico di utensili e attrezzature varie di provenienza e origine cinese, sono stati rinvenuti n. 507 utensili agricoli con l’impressione in rilievo della dicitura “Made in Italy”.

Le due partite di merce indebitamente etichettate sono state sottoposte a sequestro penale ed entrambi gli importatori sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per i reati di cui agli artt. 4, c. 49, L. 350/2003 e 517 c.p. e, nel primo caso, anche per art. 474 c.p..

Gli altri interventi hanno riguardato, invece, il sequestro di 4.000 confezioni da 50 pezzi di mascherine chirurgiche, di origine e provenienza cinese, destinati sul territorio nazionale che, privi di qualsiasi indicazione sull’effettiva origine delle merci, recavano informazioni ingannevoli e fuorvianti tali da poter indurre gli ignari acquirenti a ritenere che la merce potesse essere di origine italiana.

Le due partite di merce indebitamente etichettate sono stato oggetto di sequestro amministrativo ed entrambi gli importatori sono stati segnalati alla Camera di Commercio competente per la constatazione della violazione amministrativa di cui all’art. 4, c. 49bis, L. 350/2003, sanzionabile da € 10.000 a € 250.000

MESSINA. G.di F.- SALA SCOMMESSE IN TEMPI DI COVID, APPOSTI I SIGILLI.

Comando Provinciale Messina

I Finanzieri del Comando Provinciale di Messina hanno dato esecuzione ad un decreto di chiusura dell’attività disposto dalla Questura di Messina nei confronti di un’associazione ricreativa culturale con sede in Francavilla di Sicilia (ME) che esercitava abusivamente l’attività di raccolta di scommesse.

Nel corso di un servizio finalizzato alla verifica della puntuale applicazione delle vigenti disposizioni in materia di giochi e scommesse, eseguito dai Finanzieri della Compagnia di Taormina, le Fiamme Gialle hanno scoperto che il titolare dell’attività, privo di autorizzazione di pubblica sicurezza, non solo raccogliesse illecitamente scommesse, ma tale attività avveniva attraverso allibratori esteri non autorizzati ad operare in Italia, concedendo la possibilità di effettuare giochi d’azzardo su piattaforme estere clandestine.

Nel corso del controllo gli operanti hanno individuato ben quattro postazioni telematiche, tramite le quali venivano raccolte scommesse in totale spregio alla normativa vigente, nonché concessa la possibilità di giocare d’azzardo su siti esteri, assolutamente non autorizzati, il tutto testimoniato dalle numerosissime ricevute rinvenute, attestanti le molteplici giocate effettuate dai clienti dell’associazione ricreativa.

Nei locali destinati all’attività abusiva, i Finanzieri rinvenivano il c.d. “pezzotto”, il noto apparato, collegato a server esteri clandestini, atto alla decodificazione illegale di trasmissioni audiovisive ad accesso condizionato, effettuate via satellite/cavo, come quelli delle note piattaforme SKY e DAZN.

L’attività si è conclusa con il sequestro delle postazioni telematiche per la raccolta e del decoder set-top box, atto alla trasmissione illecita dei canali, la denuncia alla Procura della Repubblica di Messina del rappresentante legale dell’associazione, responsabile dell’esercizio abusivo di raccolta scommesse, in violazione del Testo Unico sulle Leggi di PS, e dell’utilizzo per uso pubblico di apparato atto alla decodificazione di trasmissioni audiovisive ad accesso condizionato, effettuate via satellite/cavo, in maniera fraudolenta, in violazione alla normativa speciale di settore in materia di diritti d’autore.

Il Questore di Messina ha emesso un decreto di cessazione dell’attività tramite la cui notifica le Fiamme Gialle hanno apposto definitivamente i sigilli alla sala scommesse abusiva.

I militari della Compagnia di Taormina, nel corso di due ulteriori controlli presso il medesimo internet point di Roccalumera, hanno sottoposta a sequestro amministrativo 6 apparecchi da gioco illegali, in quanto non rispondenti alle caratteristiche previste dal Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, e segnalando il titolare e due avventori per violazione dell’ultimo DPCM del 3 novembre 2020, in quanto sprovvisti dei Dispositivi di protezione Individuale e perché provenienti da altro comune senza giustificato motivo.

A riprova dell’impegno profuso nel delicato settore, nel biennio 2019-2020, con specifico riferimento alla provincia di Messina, sono stati eseguiti oltre 100 interventi ispettivi, nel corso dei quali sono state accertate 114 violazioni e deferiti all’Autorità giudiziaria 23 soggetti; le attività di controllo hanno altresì consentito di procedere al sequestro di 47 apparecchi da gioco irregolari e individuare 65 punti clandestini di raccolta scommesse.

In conclusione, l’attività odierna testimonia, ancora una volta, come le Fiamme Gialle, in un’ottica di trasversale valorizzazione delle funzioni di polizia economico – finanziaria ad esse conferite, la Procura della Repubblica di Messina e la locale Questura operino, sinergicamente, per la costante salvaguardia dei circuiti legali, anche e soprattutto in settori sensibili come quello dei giochi e delle scommesse.

LIVORNO. G.di F.-TIME OUT: SUD AMERICA, AFRICA E LIVORNO UNITI NELLO SPACCIO DI DROGA.

Comando Provinciale Livorno

Il nome dell’operazione, “TIME OUT”, diretta dalla Procura di Livorno e condotta dalla Guardia di Finanza, nasce dal “linguaggio in codice” che i pusher usavano per comunicare tra loro, ore e minuti che in realtà dissimulavano la quantità e il costo della droga.

Il tutto avveniva in alcuni quartieri di Livorno interessati dalle attività investigative condotte dalle Fiamme Gialle: da piazza Garibaldi, già sotto la lente d’ingrandimento delle Forze dell’Ordine, ad Antignano sul lungomare labronico, dalla periferia nord all’area industriale di Stagno, fino ad arrivare a Ospedaletto in provincia di Pisa.

L’azione che ha consentito ai finanzieri della 1ª Compagnia di Livorno di smantellare una rete di pusher italiani, nord-africani e dominicani dediti abitualmente allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Le indagini, sotto la guida del Sostituto Procuratore della Repubblica di Livorno, dott.ssa Sabrina Carmazzi, hanno condotto tra l’altro a un terreno, in zona Picchianti, utilizzato per la coltivazione di marijuana.

Le 20 piante di cannabis rinvenute sono state sequestrate. Inoltre, grazie all’utilizzo di intercettazioni sia telefoniche che ambientali sono state monitorate 1.800 cessioni di droga destinate al consumo personale di assuntori abituali, tra i quali 11 minorenni.

Alcuni pusher si avvalevano degli stessi clienti per ampliare la loro rete di spaccio e occultare quantitativi di droga nelle abitazioni dei ragazzi, responsabili, ma anche vittime di un sistema che li vedeva nel ruolo sia di consumatori, sia a loro volta di spacciatori di circostanza, in cambio di piccole somme di denaro o di stupefacenti per uso personale.

Emblematico il caso di un papà livornese, classe 1994, che, per passare inosservato ed eludere eventuali controlli, si era recato a un incontro per lo scambio di droga con la figlia neonata nel passeggino.

In una sola settimana, ha occultato presso la propria abitazione, in diverse tranche, oltre 6 chili di hashish.

In un’altra occasione ha occultato in casa una borsa frigo con all’interno 3 chili di hashish suddivisi in 29 panetti.

Soggetto dall’alto profilo criminale, oltre a essere stato tratto in arresto, è stato denunciato anche per evasione, avendo violato la misura cautelare successivamente disposta degli arresti domiciliari e per aver occupato arbitrariamente un appartamento di proprietà pubblica gestito da CASALP.

100 le perquisizioni effettuate nel corso dell’indagine che da due anni ha visto indagate 30 persone, 19 di queste arrestate.

Oltre ai reati in materia di sostanze stupefacenti e di evasione, un componente della rete è stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale poiché, durante una perquisizione domiciliare, ha inferto una testata a un militare della Guardia di Finanza.

16 le persone segnalate alle competenti Prefetture per l’acquisto e la detenzione di droga per uso personale.  Complessivamente, le attività svolte hanno permesso di sequestrare 13 chili di hashish, 2 chili di marijuana, due etti di cocaina, dosi di eroina, boccette di metadone, sostanza da taglio, piante di marijuana e oltre 30 mila euro di contanti.

Non solo. È stato anche individuato, durante una perquisizione domiciliare, nascosto nell’appartamento di uno degli spacciatori, un extracomunitario di origini marocchine, irregolare sul territorio nazionale e nei confronti del quale sono state attivate le procedure di allontanamento.

NAPOLI. G.di F.-CONTRABBANDO DI SIGARETTE, SEQUESTRATE 2 TONNELLATE DI BIONDE.

Comando Provinciale Napoli

Le fiamme gialle hanno arrestato 4 persone responsabili di contrabbando di sigarette, 1 denunciato a piede libero e 2 tonnellate di sigarette di contrabbando sequestrate. Il bilancio di una vasta operazione anticontrabbando portata a termine dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli. Le Fiamme Gialle del Gruppo di Nola che hanno effettuato un accesso in un complesso di capannoni situati a Castel Volturno (CE) dove hanno sorpreso i contrabbandieri in flagranza di reato.

Il carico di 2 tonnellate di sigarette marchio “Winston” aveva raggiunto il punto di stoccaggio a bordo di un autoarticolato di una nota ditta di trasporti. Per rendere credibile la “copertura” e non destare sospetti nelle Forze di Polizia l’autista, che trasportava il prezioso carico, si è preoccupato di indossare una tuta da operaio della stessa ditta.

I finanzieri penetrati nella struttura hanno sorpreso i contrabbandieri mentre caricavano le “bionde”, giunte a bordo del camion, su due furgoni. Immediatamente sono stati arrestati 4 contrabbandieri: un 59enne pluripregiudicato, due 31enni di Napoli incensurati, un 56enne di Napoli residente a Latina con precedenti per furto aggravato oltre ad essere stati sanzionati per aver violato le disposizioni nazionali e regionali anti-covid.

Un quinto uomo, 41enne napoletano, residente a Castelvolturno, con numerosi precedenti alle spalle, è stato denunciato a piede libero.

L’operazione, frutto della costante attività di presidio economico del territorio, finalizzata, in questo particolare periodo storico, a contrastare l’illegalità diffusa e ad assicurare il rispetto delle misure di contenimento della diffusione del virus SARS-CoV-2, conferma la redditività, spesso sottovalutata, del contrabbando di sigarette nell’economia illecita e la sua pericolosità per la salute causata dall’immissione sul mercato clandestino di prodotti oltremodo privi di ogni tipo di controllo.