L’urto di una gru contro la valvola ha provocato la fuoriuscita di acido cloridrico, che ha investito due lavoratori della Solvay di Spinetta Marengo.
L’incidente è accaduto durante i controlli che Provincia e Arpa stanno eseguendo sui lavori di adeguamento richiesti per ottenere l’autorizzazione all’ampliamento della produzione.
I due tecnici investiti dalla fuoriuscita dell’acido sono stati trasportati al Pronto soccorso, ma non hanno riportato gravi conseguenze.
L’azienda ha dichiarato che: “I 2 tecnici, che stavano lavorando a bordo della piattaforma, sono stati immediatamente assistiti sul posto dal servizio sanitario dello stabilimento (medico competente e infermiere di turno presenti nel sito). Trasportati in pronto soccorso per le visite di controllo, sono stati entrambi in seguito dimessi dopo il necessario periodo di osservazione senza essere stati oggetto di ricovero, con prognosi relative a lesioni di tipo lieve e trattabili con terapia medica”.
L’allerta è scattata dopo che la perdita di acido cloridrico è stata rilevata da solo uno dei 34 sensori in prossimità dell’area interessata dall’evento, e per soli 2 minuti, per valori di poco sopra il livello di attenzione e 10 volte inferiori a quello di preoccupazione ed è stata intercettata dalla Squadra interna di pronto intervento intorno alle 11 di lunedì ed è rientrata dopo una mezz’ora.
La centralina Arpa di via Genova i sensori di via del Ferraio non hanno registrato la presenza di acido cloridrico mentre alla Solvay scrivo che la gestione dell’episodio conferma l’elevato grado di sicurezza dello stabilimento di Spinetta. Si ricorda che i dati sugli infortuni nel sito si attestano ben al di sotto della media nazionale del comparto chimico.
I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina durante le operazioni volte a contrastare i fenomeni di illegalità economico-finanziaria, più lesivi ed insidiosi nel precario quadro socio-economico, hanno progressivamente orientato i controlli in materia di lavoro nero e irregolare verso le condotte più gravi e pervasive.
Il contesto della situazione pandemica in cui hanno operato i militari della G.di F. sono stati i gravi focolai di COVID 19 verificatisi nelle residenze per anziani con un’attenzione particolare alle RSA: luoghi nevralgici per la diffusione del virus, fino allo scorso marzo per molti ignoti e che, purtroppo, hanno riempito la cronaca giudiziaria degli ultimi mesi.
Le Fiamme Gialle della Compagnia di Taormina, coordinate dal Gruppo di Messina, dopo una meticolosa mappatura economica del territorio di competenza, hanno effettuato un intervento mirato in materia di illeciti lavoristici presso una RSA della provincia, riscontrando come il titolare si fosse avvalso, per l’assistenza degli anziani ricoverati, di ben 36 lavoratori “in nero”, tra gli anni dal 2016 al 2020, a fronte di una forza lavoro complessiva impiegata di 40 dipendenti.
L’attività investigativa ha fatto emergere come un sistema nella struttura residenziale, per ottenere indebiti risparmi in termini di versamento di contributi ed oneri previdenziali, avesse abusivamente impiegato, completamente e/o parzialmente, i lavoratori senza effettuare la prescritta comunicazione al Centro per l’Impiego.
“Inequivoco l’esito delle interviste effettuate nei confronti dei lavoratori i quali rappresentavano come il titolare impedisse la fruizione di qualsiasi forma di riposo o ristoro durante l’orario di lavoro, nonché di socializzare tra loro, arrivando addirittura a ricevere il divieto di scambiarsi i numeri di telefono”.
Non meno grave minore la circostanza in cui i lavoratori sono risultati effettuare, da soli, il turno notturno di dodici ore durante il quale, oltre ad accudire gli anziani, avrebbero anche dovuto svolgere altre attività, quali il lavaggio e la stiratura delle telerie.
Inoltre a fronte della previsione dei contratti di lavoro collettivo che, “per i dipendenti dalle cooperative, consorzi e società consortili del settore socio-sanitarioassistenziale- educativo e di inserimento lavorativo”, prevedono una paga base che va, a seconda del livello di inquadramento, da € 1.184,19 a € 1.426,41, a fronte di un orario di lavoro pari a 38 ore settimanali, i lavoratori della RSA ispezionata percepissero circa € 700,00, indipendentemente dalle mansioni svolte e dalle ore lavorate, in media pari a 45 ore settimanali.
I militari della Compagnia di Taormina hanno riscontrato violazioni alla normativa relativa all’orario di lavoro, ai periodi di riposo, al riposo settimanale, all’aspettativa obbligatoria, alle ferie, in totale spregio della normativa nazionale e comunitaria in materia di organizzazione dell’orario di lavoro.
Pesantissime le sanzioni nei confronti del datore di lavoro che, salvi gli ulteriori aggravi determinati da INPS ed INAIL destinatari, per quanto riguarda la competenza del verbale redatto dai Finanzieri dovrà regolarizzare la posizione del personale attualmente impiegato irregolarmente, nonché far fronte ad una contestazione di oltre 130.000 euro di multa a titolo di sanzioni, oltre alle somme dovute a titolo di ritenute fiscali e previdenziali.
Ciò che preoccupa oltre agli inaccettabili riflessi di scorrettezza fiscale, previdenziale e connesse ripercussioni in termini di concorrenza sleale nel mercato di riferimento, è come l’utilizzo sconsiderato di manodopera in nero sia risultato caratterizzato, in larghissima parte, in funzione della categoria di inquadramento, da un livello di competenze professionali generiche e di capacità tecnico-manuali per lo svolgimento di attività semplici, ben potendo tale circostanza rappresentare, in ipotesi, un ulteriore aggravio e fungere da volano a possibili fenomeni di contagio, qualora non si padroneggino, a sufficienza, le procedure da adottare per contenere eventuali infezioni all’interno di questi tipi di strutture.
In conclusione, l’intervento odierno testimonia, ancora una volta, come la Guardia di Finanza, in ragione delle specialistiche funzioni di polizia economico – finanziaria, operi costantemente per la salvaguardia dei lavoratori e per garantire il corretto assolvimento degli oneri contributivi e previdenziali, nonché risulti in prima linea per tutelare l’incolumità delle fasce più deboli che, come in questo caso, vengono messe a repentaglio da imprenditori senza scrupoli, mossi dalla sola logica del guadagno.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini ha eseguito perquisizioni nelle province di Rimini, Pesaro e Trento in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P. del Tribunale di Rimini, per il reato di intestazione fittizia con 4 persone indagate, nel settore delle sanificazioni anti – covid 19.
La ditta intestata ad altra persona, in seguito alle indagini dlela Guardia di Finanza di fatto è risultata gestita da E.S., originario di Napoli, pregiudicato, coinvolto nel 2014 nell’operazione anti-droga denominata “Drugstore” condotta dagli stessi finanzieri riminesi.
Per la pericolosità sociale manifestata, nel 2016, E.S. è stato colpito dalla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale ed è fratello di altro pregiudicato, quest’ultimo ritenuto affiliato al Clan Camorristico dei “DI LAURO”, operante nella zona settentrionale del capoluogo campano e condannato definitivamente nel 2010 per associazione per delinquere di stampo mafioso e più recentemente, nel 2017, per aver partecipato ad un raid punitivo di camorra.
Il provvedimento di sequestro preventivo costituisce l’epilogo di articolate indagini economico-patrimoniali condotte dalle fiamme gialle del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Rimini, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Rimini nella persona del Sostituto Procuratore Paola Bonetti, finalizzate al contrasto delle intestazioni fittizie di beni e dei tentativi d’infiltrazione della criminalità nell’economia legale della Provincia.
L’indagine ha permesso di accertare che il pregiudicato E.S., per eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, nel mese di aprile scorso, in piena emergenza “Covid-19”, è diventato socio occulto di una ditta individuale operante nel settore delle sanificazioni delle autovetture, degli esercizi commerciali e degli hotel ubicati in questa provincia ed in quella limitrofa di Pesaro e Urbino, partecipando agli utili ed utilizzando le autorizzazioni rilasciate alla stessa.
Così operando rilasciava certificazioni e fatture, grazie alla ditta individuale intestata fittiziamente a terzi.
Lo schema imprenditoriale occulto, ricostruito nel corso delle indagini, è risultato particolarmente redditizio per il pregiudicato, tant’è che questi, nel corso di alcune intercettazioni telefoniche, compiacendosi per il suo fiorente giro d’affari, ha definito il Coronavirus “un buon affare”.
L’operazione odierna testimonia, ancora una volta, l’importanza attribuita dalla Guardia di Finanza alla tutela della sana competizione tra le imprese ed al contrasto delle possibili infiltrazioni della criminalità nell’economia, soprattutto in questo periodo in cui la crisi determinata dalla pandemia in corso potrebbe favorire anche i tentativi di intrusione nel tessuto socio-economico del territorio da parte della criminalità organizzata.
REGGIO CALABRIA – Il sistema politico calabrese al servizio delle cosche che facevano affari anche con la sanità, farmacie e parafarmacie al servizio del business del clan Grande Aracri.
La potente cosca mafiosa di Cutro, nel crotonese, poteva contare sull’appoggio di un potente politico calabrese: il presidente del Consiglio regionale, Domenico Tallini, arrestato e posto ai domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso.
Il problema potrebbe sembrare politico solo per il centrodestra, ma non lo è perché coinvolge direttamente le Istituzioni nazionali che vorrebbero Gino Strada a commissario della sanità calabrese. Ma Gino Strada è una persona scomoda, invisa al leader della lega, Matteo Salvini, che in quel posto, da dove si possono controllare i flussi di denaro e i beneficiari che li incassano, proprio non ce lo vuole, mentre il sistema calabrese rischia di diventare istituzionale e gestionale.
La Calabria a causa della morte di Jole Santelli è rimasta senza la guida eletta alle scorse elezioni regionali e alla presidenza è stata sostituita da Nino Spirlì, che con Tallini avrebbe dovuto portare la regione a nuove elezioni. Ma anche la data delle nuoce consultazioni regionali non è certa a causa del progressivo e inarrestabile aumento dei contagi in regione.
Materia che dovrebbe finire sul tavolo del governo, ancora impantanato sulla scelta del commissario alla sanità.
L’inchiesta e il successivo arresto di Domenico Tallini, presidente del consiglio regionale della Calabria, conferma il teorema per cui la ‘ndrangheta, la camorra e la mafia un tempo bussavano alle porte della politica mentre attualmente e che per ottenere appoggio e consensi elettorali è disposta a concedere favori e business alle cosche e ai clan.
Il Magistrato Cafiero De Raho, responsabile della Procura nazionale antimafia, e Nicola Gratteri, capo della Dda di Catanzaro, lo hanno sempre affermato e la conferma arriva con l’inchiesta “Farmabusiness” della Dda di Catanzaro che ha messo in evidenza un aspetto già denunciato anche da altre Procure sul territorio nazionale: la mafia si sta “affermando” nel business della distribuzione dei farmaci e potrebbe avere un ruolo determinante nella distribuzione dei vaccini legati alla pandemia covid 19.
Il sistema della distribuzione dei farmaci organizzato dalle società riconducibili al clan Grande Aracri di Cutro, in provincia di Crotone, non riguarda solo la Calabria, ma intere zone del territorio nazionale: una delle regioni più ambite dalle cosche sono l’Emilia Romagna con il coinvolgimento di farmacie e parafarmacie, ma non sfuggono al controllo criminale anche le altre realtà regionali che saranno impegnate nella distribuzione dei vaccini anticovid.
La politica, chi in Calabria è stato ampiamente appoggiato dalle cosche, o certa politica non sopporta l’idea che un “uomo”, un medico, una persona che ha speso la sua vita per salvare milioni di altre vite, che ha costruito ospedali in quel mondo dove altri favorivano guerre, bombardamenti, fame, carestie e morti, possa diventare il “commissario ala sanità” in una regione dove la salute è al servizio degli interessi delle “cosche” e delle famiglie ‘ndranghetiste.
Matteo Salvini non sopporta Gino Strada perché è un “comunista”, un esponente delle odiate Ong e un “immigrazionista”, come dicono i nostri sovranisti. Salvini pur di non cedere all’idea che il fondatore di Emergency potrebbe diventare Commissario nella regione che lo ha eletto Senatore farebbe qualsiasi cosa e direbbe le cose più impensate pur di impedire che un bergamasco possa mandato a commissariare i suoi elettori in Calabria.
Il capo della Lega ha sparato a zero contro Gino Strada usando il solito, putrido e ormai desueto slogan: “prima i calabresi”.
Matteo Salvini a “ORE 14” su Rai 2 ha accusato il governo, Giuseppe Conte e il ministro Speranza per la scelta dei tre commissari designati per commissariare la sanità calabrese che si sono poi dimessi: “Tre commissari alla sanità calabrese cambiati in 15 giorni. Se qualsiasi imprenditore, padre di famiglia o vescovo sbagliasse per tre volte di fila una nomina, prima o poi qualcuno ne chiederebbe conto”.
Matteo Salvini ha proseguito: “Noi l’abbiamo detto: nominate un calabrese. Io avevo fatto il nome di una persona che nemmeno conosco, mi hanno girato il suo CV, il professor Mancini, calabrese, direttore dei trapianti in Calabria, master in economia sanitaria… Perché dobbiamo andare a prendere i Gino Strada? Stai lì…”.
Ma le preoccupazioni che emergono dall’inchiesta è il fatto che la politica non ha più gli anticorpi e risulta permeabile dalla criminalità organizzata.
La storia politica di Domenico Tallini da questa mattina agli arresti domiciliari con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio lo dimostra molto chiaramente.
Domenico Tallini inizia la sua carriera politica nel Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante, nel 94 fonda “Calabria Libera” che insieme a “Sicilia Libera” entra nell’inchiesta sul processo alle cosche siciliane che cercavano di fondare un proprio partito nazionale.
La vicenda del tentativo di fondare un partito nazionale usando le due sigle non è ancora stata del tutto chiarita, ma alcuni pentiti tirarono in ballo Marcello Dell’Utri ed alcuni esponenti della Lega Nord.
Domenico Tallini in seguito si candidò con Forza Italia prima e l’Udeur con cui fu eletto per la prima volta in consiglio regionale nel 2005.
Nel 2010 fu riconfermato nella lista del Pdl e venne nominato assessore al personale.
Durante il suo assessorato nella giunta Scoppelliti, fino al 2014, si avvicinò alla cosca Grande Aracri, da cui ottenne appoggi politici, e per gli inquirenti era a conoscenza del fatto che la società fosse diretta dal clan Grande Aracri.
L’indagine ha fatto luce sull’assunzione del figlio nel direttivo della società, ma fu quest’ultimo poco tempo dopo a chiedere al padre di uscire dal sodalizio, spaventato dalla caratura criminale del clan.
Costretto da Domenico a rimanere nel sodalizio, i due litigarono.
Alle regionali del gennaio 2020, nonostante il suo nome risultasse tra gli impresentabili nell’elenco della commissione antimafia per un rinvio a giudizio per corruzione, venne candidato da Forza Italia.
Eletto con oltre ottomila preferenze creò polemiche ed imbarazzi nella maggioranza per la sua nomina a presidente del consiglio regionale, nomina voluta dalla presidente eletta della giunta Jole Santelli.
Polemiche ed imbarazzo suscitarono le sue dichiarazioni sul fascismo (non era razzista ed avrebbe civilizzato i paesi africani).
Tallini è stato accusato dall’opposizione di aver effettuato una serie di nomine, tra cui alcuni suoi portaborse, inserite nel decreto di scioglimento approvato nell’ultima riunione del consiglio lo scorso 10 novembre.
In Calabria sono in corso altre inchieste che potrebbero coinvolgere la politica regionale, inchieste sulla sanità con il nodo sul nome del commissario.
Il problema è che la politica e la società calabrese sanno bene quel che succede in regione, ma quasi tutti fanno finta di non vedere .
COMUNICATO STAMPA Giornata nazionale degli alberi 2020 (Legge n. 10/2013)
Il Comune di Alessandria, in occasione della Festa nazionale degli Alberi che ricorre tutti gli anni il 21 novembre, ha posto a dimora diversi alberi in alcune zone della città.
A seguito degli eccezionali eventi meteorologici del 1 e 2 agosto che hanno provocato la rottura e la caduta di almeno 300 alberi in tutta la città, oltre ad innumerevoli danni sul territorio, l’Amministrazione Comunale ha inteso offrire un segnale della volontà di riprendere una graduale piantumazione degli alberi in città. Con la collaborazione delle ditte che operano nella manutenzione del verde cittadino e dell’associazione FIBI, che gestisce le aree cani dell’area verde di via d’Angennes, si sta procedendo alla posa a dimora di alberi nelle seguenti aree verdi: – area verde di via d’Angennes: piantumazione di 9 alberi a cura dell’associazione FIBI; – area giochi compresa fra via Umberto Giordano e via Giuseppe Parini a cura della ditta Bigalli Libero s.r.l. : 1 albero sarà messo a dimora venerdì 20 novembre; – parco Maria Anna De Bray a cura della ditta Simeoni Ermanno s.r.l.: 1 albero sarà messo a dimora sabato 21 novembre; – giardino degli alpini gruppo Domenico Arnoldi a cura della cooperativa sociale La Ruota: 1 albero sarà messo a dimora venerdì 20 novembre;
– giardino via Cavali a cura delle cooperative sociali Marcondiro e Labì: 2 alberi saranno messi a dimora venerdì 20 novembre; – giardino Botanico a cura della ditta Forest s.c.a.f.: 1 albero sarà messo a dimora venerdì 20 novembre. “E’ nostra intenzione – ha commentato l’assessore ai Lavori Pubblici, Giovanni Barosini – procedere progressivamente ad implementare il nostro patrimonio arboreo, anche alla luce dei fatti di agosto che hanno inflitto un duro colpo al Verde Pubblico cittadino. Ricordo che il nostro patrimonio arboreo è già cospicuo, parliamo di 16/17.000 piante sull’intero territorio comunale, ma per l’importanza che attribuiamo alla salvaguardia dell’ambiente, è nostra intenzione, procedere con lo stanziamento, anno per anno, di tutte le risorse disponibili per far crescere ulteriormente questi numeri. In questa fase, è chiaro che le piantumazioni che andiamo a realizzare sono un gesto simbolico che, certamente, non va a colmare i molteplici vuoti determinati dagli eccezionali eventi del mese di agosto, ma vuole essere comunque un segnale di speranza, di attenzione, un piccolo passo in una direzione che continueremo a percorrere con tutti gli investimenti necessari e con il prezioso aiuto delle associazioni e delle aziende, che, come noi, credono nell’importanza della salvaguardia e della tutela del verde, in particolar modo in questa fase molto delicata che stiamo vivendo”.
La redazione sport del Quotidiano on line, da sempre impegnata nell’attività calcistica e sportiva femminile, si è arricchita di una nuova pagina Quotidiano on Line Sport www.quotidianoonlinesport.wordpress.com I servizi fotografici realizzati dall’agenzia fotografica PhotoAgency sono acquistabili sul sito internet www.photoagency-quotidianoonline.com I dati certificati del nostro lavoro sono confortanti. Il Quotidiano on line, La Galleria di Giuseppe Amato e la PhotoAgency hanno abbondantemente sfondato la quota di 30.000.000 di pagine visitate. Questo ci ha convinti ha creare una pagina dedicata allo sport per migliorare e far crescere ancora la nostra testata giornalistica. Grazie
CONTRIBUTO ECONOMICO AL QUOTIDIANO ON LINE
Il tuo contributo per far crescere il Quotidiano on line
10,00 €
Alecomics 2020
Traduci
ASTI E IL SUO PALIO-LA CORSA PER LA CONQUISTA DEL DRAPPO.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.