CRONACA

REGGIO CALABRIA. IL SISTEMA POLITICO CALABRESE AL SERVIZIO DELLE COSCHE.

REGGIO CALABRIA – Il sistema politico calabrese al servizio delle cosche che facevano affari anche con la sanità, farmacie e parafarmacie al servizio del business del clan Grande Aracri.

La potente cosca mafiosa di Cutro, nel crotonese, poteva contare sull’appoggio di un potente politico calabrese: il presidente del Consiglio regionale, Domenico Tallini, arrestato e posto ai domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso.

Il problema potrebbe sembrare politico solo per il centrodestra, ma non lo è perché coinvolge direttamente le Istituzioni nazionali che vorrebbero Gino Strada a commissario della sanità calabrese. Ma Gino Strada è una persona scomoda, invisa al leader della lega, Matteo Salvini, che in quel posto, da dove si possono controllare i flussi di denaro e i beneficiari che li incassano, proprio non ce lo vuole, mentre il sistema calabrese rischia di diventare istituzionale e gestionale.

La Calabria a causa della morte di Jole Santelli è rimasta senza la guida eletta alle scorse elezioni regionali e alla presidenza è stata sostituita da Nino Spirlì, che con Tallini avrebbe dovuto portare la regione a nuove elezioni. Ma anche la data delle nuoce consultazioni regionali non è certa a causa del progressivo e inarrestabile aumento dei contagi in regione.

Materia che dovrebbe finire sul tavolo del governo, ancora impantanato sulla scelta del commissario alla sanità.

L’inchiesta e il successivo arresto di Domenico Tallini, presidente del consiglio regionale della Calabria, conferma il teorema per cui la ‘ndrangheta, la camorra e la mafia un tempo bussavano alle porte della politica mentre attualmente e che per ottenere appoggio e consensi elettorali è disposta a concedere favori e business alle cosche e ai clan.

Il Magistrato Cafiero De Raho, responsabile della Procura nazionale antimafia, e Nicola Gratteri, capo della Dda di Catanzaro, lo hanno sempre affermato e la conferma arriva con l’inchiesta “Farmabusiness” della Dda di Catanzaro che ha messo in evidenza un aspetto già denunciato anche da altre Procure sul territorio nazionale: la mafia si sta “affermando” nel business della distribuzione dei farmaci e potrebbe avere un ruolo determinante nella distribuzione dei vaccini legati alla pandemia covid 19. 

Il sistema della distribuzione dei farmaci organizzato dalle società riconducibili al clan Grande Aracri di Cutro, in provincia di Crotone, non riguarda solo la Calabria, ma intere zone del territorio nazionale: una delle regioni più ambite dalle cosche sono l’Emilia Romagna con il coinvolgimento di farmacie e parafarmacie, ma non sfuggono al controllo criminale anche le altre realtà regionali che saranno impegnate nella distribuzione dei vaccini anticovid.

La politica, chi in Calabria è stato ampiamente appoggiato dalle cosche, o certa politica non sopporta l’idea che un “uomo”, un medico, una persona che ha speso la sua vita per salvare milioni di altre vite, che ha costruito ospedali in quel mondo dove altri favorivano guerre, bombardamenti, fame, carestie e morti, possa diventare il “commissario ala sanità” in una regione dove la salute è al servizio degli interessi delle “cosche” e delle famiglie ‘ndranghetiste.

Matteo Salvini non sopporta Gino Strada perché è un “comunista”, un esponente delle odiate Ong e un “immigrazionista”, come dicono i nostri sovranisti.
Salvini pur di non cedere all’idea che il fondatore di Emergency potrebbe diventare Commissario nella regione che lo ha eletto Senatore farebbe qualsiasi cosa e direbbe le cose più impensate pur di impedire che un bergamasco possa mandato a commissariare i suoi elettori in Calabria.

Il capo della Lega ha sparato a zero contro Gino Strada usando il solito, putrido e ormai desueto slogan: “prima i calabresi”.

Matteo Salvini a “ORE 14” su Rai 2 ha accusato il governo, Giuseppe Conte e il ministro Speranza per la scelta dei tre commissari designati per commissariare la sanità calabrese che si sono poi dimessi:
“Tre commissari alla sanità calabrese cambiati in 15 giorni. Se qualsiasi imprenditore, padre di famiglia o vescovo sbagliasse per tre volte di fila una nomina, prima o poi qualcuno ne chiederebbe conto”.


Matteo Salvini ha proseguito: “Noi l’abbiamo detto: nominate un calabrese. Io avevo fatto il nome di una persona che nemmeno conosco, mi hanno girato il suo CV, il professor Mancini, calabrese, direttore dei trapianti in Calabria, master in economia sanitaria… Perché dobbiamo andare a prendere i Gino Strada? Stai lì…”.

Ma le preoccupazioni che emergono dall’inchiesta è il fatto che la politica non ha più gli anticorpi e risulta  permeabile dalla criminalità organizzata.

La storia politica di Domenico Tallini da questa mattina agli arresti domiciliari con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio lo dimostra molto chiaramente. 

Domenico Tallini inizia la sua carriera politica nel Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante, nel 94 fonda “Calabria Libera” che insieme a “Sicilia Libera” entra nell’inchiesta sul processo alle cosche siciliane che cercavano di fondare un proprio partito nazionale.

La vicenda del tentativo di fondare un partito nazionale usando le due sigle non è ancora stata del tutto chiarita, ma alcuni pentiti tirarono in ballo Marcello Dell’Utri ed alcuni esponenti della Lega Nord.

Domenico Tallini in seguito si candidò con Forza Italia prima e l’Udeur con cui fu eletto per la prima volta in consiglio regionale nel 2005.

Nel 2010 fu riconfermato nella lista del Pdl e venne nominato assessore al personale.

Durante il suo assessorato nella giunta Scoppelliti, fino al 2014, si avvicinò alla cosca Grande Aracri, da cui ottenne appoggi politici, e per gli inquirenti era a conoscenza del fatto che la società fosse diretta dal clan Grande Aracri. 

L’indagine ha fatto luce sull’assunzione del figlio nel direttivo della società, ma fu quest’ultimo poco  tempo dopo a chiedere al padre di uscire dal sodalizio, spaventato dalla caratura criminale del clan.

Costretto da Domenico a rimanere nel sodalizio, i due litigarono. 

Alle regionali del gennaio 2020, nonostante il suo nome risultasse tra gli impresentabili nell’elenco della commissione antimafia per un rinvio a giudizio per corruzione, venne candidato da Forza Italia.

Eletto con oltre ottomila preferenze creò polemiche ed imbarazzi nella maggioranza per la sua nomina a presidente del consiglio regionale, nomina voluta dalla presidente eletta della giunta Jole Santelli.

Polemiche ed imbarazzo suscitarono le sue dichiarazioni sul fascismo (non era razzista ed avrebbe civilizzato i paesi africani). 

Tallini è stato accusato dall’opposizione di aver effettuato una serie di nomine, tra cui alcuni suoi portaborse, inserite nel decreto di scioglimento approvato nell’ultima riunione del consiglio lo scorso 10 novembre.

In Calabria sono in corso altre inchieste che potrebbero coinvolgere la politica regionale, inchieste sulla sanità con il nodo sul nome del commissario.

Il problema è che la politica e la società calabrese sanno bene quel che succede in regione, ma quasi tutti fanno finta di non vedere .