Il consorzio DiValenza contro Giulia De lellis per un video promozionale a favore degli orafi di valenza, ma i beneficiari non ne sapevano nulla e la presidente Barbara Rizzi minaccia di rivolgersi alla Procura: “I fondi in aiuto degli orafi di Valenza sono una truffa, denunciamo la star di “Uomini e Donne”.

La presidente del consorzio DiValenza Barbara Rizzi pare essere decisa ad andare in procura per denunciare l’influencer Giulia De Lellis, celebre influencer spesso ospite nella trasmissione di Maria De Filippi «Uomini e Donne» e per la pubblicazione, a quattro mani con Stella Pulpo, del libro: «Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza!»

Un video pubblicato su Instagram promuoveva la vendita di bracciali il cui ricavato sarebbe dovuto essere devoluto interamente alla categoria degli orafi valenzani in crisi economica per gli effetti del dopo-Covid».
Il ricavato della vendita dei bracciali sarebbe dovuto essere devoluto agli orafi che, però non sapevano nulla del gesto di solidarietà organizzato da una azienda milanese e pubblicizzato dall’influencer, Giulia De Lellis.
Barbara Rizzi in un comunicato ha spiegato che: “Ho sempre detto che avrei difeso gli orafi e mi sono rivolta ad un avvocato per procedere con una denuncia, come mi hanno suggerito tanti orafi valenzani”.
Giulia De Lellis pubblicizzava i bracciali della gioielleria di Milano con una targhetta riportante scritte come “love”,” fortuna” e il cui ricavato dalla vendita sarebbe stato devoluto al 100% a favore degli orafi valenzani. Una proposta che poteva far piacere a quanti stanno soffrendo gli effetti della crisi.

Barbara Rizzi sul suo profilo facebook dice: «Ho pubblicato sul mio profilo Facebook un post in cui chiedevo a chi avesse organizzato la vendita e la raccolta fondi di manifestarsi. In caso contrario avrei trasmesso il video alla procura della Repubblica. Anche perché dopo il volto noto della influencer un’altra promozione dei bracciali era stata fatta da Federica Panicucci pur senza pubblicizzare la vendita di beneficenza. Se non bloccavamo l’iniziativa, qualcuno avrebbe abboccato. Così ho telefonato alla gioielleria milanese D. C. J. chiedendo se era in corso una vendita di bracciali per beneficenza e la venditrice mi ha risposto di sì. Allora mi sono qualificata dicendo che non mi risultava che gli orafi valenzani avessero ricevuto soldi. Dopo un’ora mi è arrivata la telefonata della titolare che diceva: “È l’attrice che ha letto male il copione”.
Il Barbara Rizzi ha ricevuto molte adesioni e una trentina di orafi indignati consigliano la denuncia mentre sempre a sostegno dell’azione legale di Barbara Rizzi si sono schierati Liviano Bellini, ideatore della rivista «Valenza nei marchi» e il presidente dell’associazione commercianti «L’oro dal Po al Monferrato» Franco Stanchi.
L’avvocato Massimo Grattarola a cui Barbara Rizzi si è rivolta dice: “Ci sono tutti i presupposti per una denuncia-querela per truffa e la depositerò lunedì. Poi toccherà alla procura vedere se ci sono gli estremi per procedere”.
Categorie:ALESSANDRIA, COSTUME E SOCIETA'
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