Mese: giugno 2020

ALESSANDRIA. COMITATO STOP SOLVAY E CONFERENZA DEI SERVIZI SU C604, SOLVAY SOLEXIS

Il primo passo: impedire l’ampliamento della produzione di cC6o4 Ma per rendere Spinetta un luogo vivibile occorrono: bonifica integrale, blocco totale degli sversamenti con completa messa in sicurezza, screening medico su tutta la popolazione coinvolta, riconversione della produzione di Solvay in linea con il rispetto ambientale e della salute pubblica.

Martedì 23 il presidio. È stata fissata per martedì 23 giugno la Conferenza dei Servizi in cui si dovrà decidere se concedere a Solvay l’ampliamento alla produzione di cC6O4. Noi del Comitato Stop Solvay ci saremo e organizzeremo un presidio all’ingresso della Conferenza dei Servizi in via Galimberti a partire dalle 10.00, per ribadire la nostra strenua contrarietà a questa concessione e per continuare la nostra battaglia per rendere Spinetta un luogo vivibile e tutelare la salute dei suoi abitanti.

Ormai tutti sappiamo che il cC6O4 è un Pfas di nuova generazione, quindi appartenete alla famiglia di quelle sostanze che nel mondo hanno ammalato e ucciso migliaia di persone (in Italia ce lo dimostra tragicamente il caso Miteni in Veneto). Oltre alla pericolosità della sostanza, abbiamo sempre più conferme che lo stabilimento Solvay di Spinetta sia incapace a gestire in modo efficace le sostanze velenose che produce, sversandole nell’ambiente e colpendo territorio e popolazione.

La barriera idraulica che l’azienda ha presentato come efficace misura per impedire eventuali fuoriuscite ha, infatti, dimostrato la propria inadeguatezza alla prima difficoltà: lo scorso autunno non è riuscita a contenere il cC6O4 a causa delle piogge abbondanti – come la stessa Arpa ha dovuto ammettere – e per questo l’acquedotto di Montecastello è stato chiuso .

Ribadiamo la gravità inaudita di questo evento. Solvay è una bomba i cui effetti si riversano a 20 chilometri di distanza. Avvelenare l’acqua pubblica dell’acquedotto di una comunità, il bene essenziale più importante, dovrebbe cancellare ogni dubbio sulla scelta da fare alla Conferenza dei Servizi. In questi ultimi giorni si sono susseguite svariate dichiarazioni imbarazzanti, anche da parte di esponenti della Giunta comunale di Alessandria. Ricordiamo le incredibili parole dell’Assessore ai Lavori Pubblici Giovanni Barosini, che cercava di barattare la salute e la sicurezza degli spinettesi con un fantomatico secondo ponte sul Bormida, appellandosi alla “generosità” di Solvay.

Noi al contrario crediamo che si debba partire da pochi e chiari punti, per invertire la situazione di Spinetta:  bonifica integrale  blocco totale degli sversamenti con completa messa in sicurezza  screening medico su tutta la popolazione coinvolta  riconversione della produzione di Solvay in linea con il rispetto ambientale e della salute pubblica. Impedire l’ampliamento della produzione di cC6O4 è il primo passo , l’unica decisione possibile, quella che ci aspettiamo da amministratori e istituzioni con a cuore realmente il bene degli abitanti di Spinetta e non solo. Viste la situazione attuale e la necessità di approfonditi controlli su un vasto territorio, non è il tempo dei rinvii o delle mezze misure che permetteranno a Solvay di ripresentarsi con nuove pretese.

Il presidio di martedì 23 giugno alle 10 sarà il momento in cui ribadiremo la contrarietà all’ampliamento e le nostre richieste e siamo felici di informare che ospiteremo una delegazione del Comitato veneto delle Mamme No Pfas , che avevamo già avuto l’onore di incontrare all’assemblea pubblica a Spinetta a febbraio e che ringraziamo per il sostegno e la solidarietà. Un secolo di morti e veleni può bastare.

Alessandria, 18 giugno 2020

COMUNICATO STAMPA

E’ prevista per martedì 23 giugno prossimo la Conferenza dei servizi sull’istanza presentata dalla Solvay Solexis per l’estensione della produzione e uso di C6O4.

La sostanza, al momento, non è soggetta a limitazioni sia nella legislazione europea che nazionale, solo la Regione Veneto ha legiferato imponendo limitazioni.

Tuttavia l’accertata presenza del Pfas C604 nelle acque di falda, al di fuori del perimetro dello stabilimento, impone cautela nella valutazione dell’istanza.

“ La presenza di Pfas C604 nelle acque di falda – dichiarano il sindaco, Gianfranco Cuttica di Revigliasco e l’assessore all’Ambiente, Paolo Borasio –, denuncia che evidentemente vi sono perdite dallo stabilimento Solvay e che quindi allo stato attuale dei fatti non ci sono possibilità di dare un parere positivo ad un’estensione della produzione di sostanze, peraltro di nuova generazione e per le quali non sono state ancora previste limitazioni. Inoltre non è esattamente chiaro, ad oggi, da dove provengano esattamente le perdite della sostanza.

Per queste ragioni l’Amministrazione Comunale, pur non essendo pregiudizialmente contraria all’ampliamento, esprimerà il parere che l’autorizzazione all’estensione della produzione e uso di cC6O4 possa essere rilasciata solo dopo che la ditta Solvay avrà individuato l’esatta origine delle perdite che hanno causato e causano la dispersione in falda del composto, unitamente a una stima dei quantitativi di prodotto rilasciati nel tempo, qualora possibile, e non avrà messo in atto tutte le misure necessarie a far cessare le perdite ”. “ La tutela della salute pubblica resta comunque l’obiettivo primario dell’amministrazione Comunale e non possiamo che essere estremamente prudenti – concludono il Sindaco e l’assessore –; resta peraltro urgente che le normative europea, nazionale e regionale definiscano limiti precisi ai quali attenersi. Trattandosi di una sostanza di nuova generazione è fondamentale avere parametri di riferimento ben circostanziati. Vogliamo comunque ricordare che i controlli proseguono”

MILANO. POLIZIA DI STATO. PALERMO-MILANO: “RAPINATORI TRASFERTISTI”.

Milano: arrestata a Palermo banda di rapinatori “trasfertisti”

La Polizia ha arrestato cinque rapinatori “trasfertisti” che da Palermo andavano a Milano per mettere a segno i colpi.

I rapinatori”trasfertisti” sono responsabili di tre rapine e una tentata a istituti bancari “UBI Banca” commesse a Milano tra i mesi di maggio e agosto 2019, che hanno fruttato più di 290 mila euro.

Le indagini della Squadra mobile milanese in collaborazione con quella di Palermo hanno permesso di scoprire l’esistenza di un gruppo criminale specializzato in rapine in banca che utilizzava un appartamento a Rozzano (Milano) come base operativa.

Le rapina venivano commesse utilizzando taglierini per minacciare i dipendenti e i clienti bloccati in attesa dell’apertura temporizzata dei “caveau”.

La permanenza dei rapinatori nella banca non superava i 50 minuti, in alcune occasioni hanno utilizzato anche delle fascette da elettricista per bloccare le persone mentre per non lasciare impronte digitali ricorrevano al mastice “Attack” per coprire i polpastrelli delle dita.

Il pianificatore dei colpi era un uomo del gruppo, originario di Palermo, residente a Rozzano che ospitava nel suo appartamento i complici trasfertisti.

Grazie alla sua conoscenza del territorio era in grado di individuare gli obiettivi.

L’uomo si preoccupava di accompagnare i complici portare sugli obbiettivi da rapinare, aspettava in macchina facendo da palo.

Del gruppo faceva parte anche un esperto rapinatore che prima di effettuare il colpo faceva gli ultimi sopralluoghi per studiare in ogni minimo particolare la rapina.

L’AQUILA. POLIZIA DI STATO. EROINA TAGLIATA MALE, MALORI E LAMENTELE DEGLI ACQUIRENTI.

L’Aquila: operazione antidroga, arrestate 11 persone

La squadra mobile di L’Aquila ha condotto una operazione antidroga in cui ha arrestato 11 persone: 10 italiani e un cittadino senegalese per la cessione di stupefacente mentre altre 5 persone sono ancora ricercate.

L’indagine avviata dopo la morte di un aquilano a causa di una probabile overdose da eroina. Gli investigatori hanno scoperto una rete di spacciatori composta da cittadini italiani, gambiani e senegalesi ritenuti responsabili di numerosi episodi di cessione di stupefacenti tra L’Aquila, Pescara e Roma.

L’attività investigativa ha permesso di attribuire le responsabilità per ciascun indagato e il linguaggio cifrato attraverso le intercettazioni telefoniche e i riscontri dei numerosi servizi di osservazione: con “due panini” si indicavano due dosi di eroina, o anche “un tavolo da quattordici e uno da otto” sempre per indicare i quantitativi di droga da acquistare, etc.

Gli indagati hanno immesso nel “mercato aquilano”, grossi quantitativi di eroina rifornendosi a Roma dove si recavano quasi tutti i giorni, utilizzando sia autovetture che mezzi di trasporto pubblici.

L’incontro con rifornitori stranieri avveniva in un quartiere sud della periferia romana in cui i pusher, nonché consumatori, acquistavano lo stupefacente al costo di 50 euro al grammo. Ritornati a L’Aquila ne consumavano una parte e rivendevano il resto assicurandosi così la disponibilità economica per i successivi acquisti.

Gli investigatori hanno scoperto che in molte occasioni, gli stessi rifornitori stranieri partivano da Roma per consegnare la droga a L’Aquila.
Un indagato, gambiano, aveva preso in affitto un appartamento in città nel quale conservava la droga trasportata da Roma e destinata alla distribuzione al dettaglio.

Le indagini hanno messo in luce il concreto pericolo rappresentato dalla scarsa qualità dell’eroina che veniva spacciata.


In alcune occasioni, provocava dei malori, tanto da far preoccupare gli stessi acquirenti spacciatori che si lamentavano con il rifornitore straniero perché l’eroina era stata “tagliata male”.

GENOVA. POLIZIA DI STATO. FURTI AGLI ANZIANI.

Furti agli anziani: presi tre pregiudicati a Genova

frame chiavari

Tre criminali che in provincia di Genova avevano messo in atto diversi raggiri soprattutto nei confronti di persone anziane sono stati arrestati dalla Polizia.

L’operazione “Gianduia” ha permesso ai poliziotti dei Commissariati di Chiavari e Rapallo di arrestare i ladri, piemontesi di origini Sinti, dopo aver individuato, dalle immagini di una telecamera di videosorveglianza, l’auto con cui si muovevano i malviventi.

Gli investigatori indagando su tre episodi sono riusciti a risalire a una Nissan presente in tutti e tre i luoghi nell’orario dei colpi.

La tecnica usata era sempre la stessa: con la giustificazione di dover effettuare un controllo della funzionalità dell’impianto di riscaldamento un uomo si introduceva nelle case di anziani rubando velocemente denaro e preziosi custoditi su mobili o dentro cassetti.

Il primo a finire agli arresti è stato il proprietario della macchina, un pregiudicato di 62 anni, mentre sua moglie e l’altro complice si sono consegnati successivamente.

MILANO. POLIZIA DI STATO. FINTO MURO PER NASCONDERE 100.000 EURO.

La Polizia ha arrestato due fratelli che erano a capo dello spaccio di droga del quartiere “Tessera” di Cesano Boscone (Milano).

Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia sono state condotte dagli uomini della squadra mobile di Milano ed hanno permesso di arrestare 8 persone con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacente.


Gli agenti durante la perquisizione hanno trovato, in una piccola intercapedine ricavata dietro il muro di un appartamento, 100 mila euro in contanti frutto del traffico di droga.

L’attività investigativa, iniziata lo scorso luglio in occasione dell’arresto uno spacciatore e il custode della droga del gruppo, ha scoperto che l’organizzazione criminale riusciva a “piazzare” fino a 7 chili di cocaina al mese.


Un idraulico, dipendente dell’azienda metropolitana milanese, venne trovato in possesso, nella sua abitazione usata come luogo di spacchettamento e confezionamento delle dosi di droga, di circa 890 grammi di cocaina, circa 1 chilo di marijuana, 34 grammi di hashish e vario materiale da confezionamento oltre a custodire circa 10 mila euro in contanti.

Un secondo arresto, immediatamente dopo l’arresto dello spacciatore, considerato dagli investigatori come il custode della droga: un dipendente dell’azienda trasporti di Milano, con l’incarico di meccanico, che dentro la cantina di sua proprietà, vicino al box dell’idraulico, custodiva oltre 4 chili di cocaina, una pistola e varie munizioni da arma corta e arma lunga.


La cantina era il principale “magazzino” dell’organizzazione criminale nel quale venivano custoditi i quantitativi più grandi di stupefacente e le armi. 
 

Le successive indagini, le intercettazioni e i servizi di osservazione hanno permesso la ricostruzione dei ruoli, le piazze di spaccio e i luoghi di approvvigionamento del gruppo finito in manette.