La mattina del 28 maggio di 40 anni fa sono stati uccisi da cellule terroristiche due uomini che, attraverso il loro lavoro,difendevano i principi democratici del nostro Paese: il vice brigadiere di pubblica sicurezza Francesco Evangelista, conosciuto da molti con il nome di “Serpico” e il giornalista del Corriere della Sera Walter Tobagi.
Evangelista è stato assassinato da quattro terroristi appartenenti ai NAR di fronte al Liceo Giulio Cesare a Roma, raggiunto da sette colpi d’arma da fuoco. Questa mattina Il questore di Roma, Carmine Esposito, ha deposto una corona d’alloro sulla lapide presente all’interno del Commissariato Porta Pia dove sono ricordati sia Francesco Evangelista sia il vice brigadiere Antonio Manfreda anch’egli morto, successivamente, a seguito dell’attentato.
Walter Tobagi, invece, è stato ucciso con cinque colpi di pistola, dalla Brigata XXVIII marzo in via Salaino a Milano. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha ricordato come simbolo di un giornalismo libero.
I due omicidi sono parte di un periodo storico in cui l’Italia era scossa da contestazioni e violenze di piazza, dalla lotta armata e dal terrorismo e a farne le spese sono stati soprattutto servitori dello Stato ed eroi civili che hanno difeso le nostre libertà.
È stato siglato il rinnovo della convenzione tra Polizia di Stato e Sia per la prevenzione e il contrasto dei crimini informatici che hanno per oggetto i sistemi e servizi informativi di particolare rilevanza per il nostro Paese.ù
La convenzione, è stata firmata dal capo della Polizia Franco Gabrielli e dall’amministratore delegato di Sia, Nicola Cordone. Sia è una società hi-tech, controllata da CDP Equity, leader nell’ambito delle Card & Merchant Solutions, Digital Payment Solutions e Capital Market & Network Solutions per Banche centrali, istituzioni finanziarie, pubbliche amministrazioni e imprese ed eroga servizi in 50 Paesi del mondo
Il Gruppo rappresenta un’infrastruttura critica d’interesse nazionale e l’accordo siglato oggi è un’ulteriore e significativa tappa nel processo di costruzione di una fattiva collaborazione tra pubblico e privato: un efficace strumento di contrasto al cybercrime attraverso la condivisione informativa e la cooperazione operativa.
Per la Polizia di Stato il compito viene assicurato dal Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipc) gestito dal Servizio polizia postale che si occupa della tutela delle Reti informatiche sia pubbliche che private di rilievo nazionale e di importanza strategica per il Paese.
Oltre 500 finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, unitamente al Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata ed ai colleghi dei rispettivi Comandi Provinciali, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Capo Giovanni Bombardieri, hanno dato corso, nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia, Messina, Palermo, Trapani, Agrigento, Benevento, Avellino, Milano, Alessandria, Brescia, Gorizia, Pisa, Bologna e Roma, all’esecuzione dell’“Ordinanza di applicazione di misura cautelare” emessa dal G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria – Dr. Filippo Aragona – su richiesta del Procuratore Aggiunto Dr. Calogero Gaetano Paci e del Sostituto Procuratore Dr. Gianluca Gelso – con la quale sono stati disposti provvedimenti cautelari:
personali, nei confronti di 63 persone – imprenditori e pubblici ufficiali – ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, frode in pubbliche forniture, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche – aggravate dall’agevolazione mafiosa – nonché abuso d’ufficio e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio;
reali – su un patrimonio complessivamente quantificato in oltre 103 milioni di euro costituito dall’intero patrimonio aziendale di 36 imprese/società, nonché dalle disponibilità finanziarie (rapporti bancari/finanziari/assicurativi e partecipazioni societarie) di 45 indagati.
In tale contesto, la citata A.G. ha disposto, altresì, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente fino alla concorrenza complessiva di circa 9,5 milioni di euro su beni mobili, immobili, quote e azioni di società, rapporti bancari/ finanziari/ assicurativi, intestati a 7 indagati.
L’operazione in rassegna – denominata “Waterfront” – costituisce l’epilogo delle complesse indagini condotte dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria, unitamente al Servizio Centrale I.C.O., con il coordinamento della predetta Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nei confronti di 57 imprenditori facenti parte, a vario titolo, di un illecito cartello composto da molteplici imprese, capace di aggiudicarsi – attraverso turbative d’asta aggravate dall’agevolazione mafiosa – almeno 22 gare ad evidenza pubblica, in sistematica frode ai danni della Regione Calabria e della Comunità Europea.
Le gare turbate e investigate dai militari del G.I.C.O., bandite tra il 2007 e il 2016 dalle stazioni appaltanti dei Comuni di Gioia Tauro e Rosarno, nonché dalla S.U.A.P. (Stazione Unica Appaltante) di Reggio Calabria, hanno riguardato appalti per un valore complessivo superiore a 100 milioni di euro.
Nel dettaglio, le indagini – corroborate da consulenze tecniche all’uopo disposte dalla DDA – hanno accertato:
a. la turbativa di nr. 15 gare d’appalto – tra il 2014 e il 2016 – indette per la realizzazione di grandi opere pubbliche nei comuni di Polistena, Rizziconi, Gioia Tauro, Gerace, Reggio Calabria, Santo Stefano in Aspromonte, Maropati, Grotteria, Galatro, San Giorgio Morgeto, Siderno, per un valore di oltre 58 milioni di euro.
Al riguardo, è stato individuato un illecito cartello costituito da 43 imprese aventi sede in diverse regioni – articolato in cordate (calabrese, romana, toscana, siciliana e campana) – che hanno partecipato – a vario titolo – ai pubblici incanti investigati, determinandone indebitamente l’esito, attraverso la presentazione di offerte precedentemente concordate, garantendo, in tal modo, l’aggiudicazione degli appalti a una delle imprese del cartello.
Anche laddove il richiamato cartello non fosse riuscito vincitore, venivano messe in atto manovre – sotto forma del subappalto o della procedura di nolo – al fine di controllare la gara e la conseguente esecuzione dei lavori affidata, comunque, alle imprese delle varie cordate.
b. la turbativa di nr. 7 gare d’appalto, conseguenti allo stanziamento – tra il 2007 e 2013 – di fondi comunitari per un importo complessivo di circa 42 milioni di euro, destinati alla riqualificazione delle aree urbane di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando, e dei relativi lungomare, in attuazione di Progetti Integrati di Sviluppo Urbano (P.I.S.U.) previsti dal “POR Calabria FESR 2007/2013 Asse VIII Città Obiettivo Specifico 8.1. “Città e Città ed Aree Urbane”.
Le predette condotte delittuose sono risultate aggravate dalla finalità di agevolare l’attività della ‘ndrangheta, nella sua articolazione denominata cosca “Piromalli” di Gioia Tauro (RC) che si è assicurata una rilevante “tangente ambientale”, garantendo la realizzazione dei lavori.
In questo sistema, sostenuto da un collante composito fatto di imposizione ‘ndranghetistica e collusione, lo scopo perseguito dal sodalizio criminale è stato quello di garantirsi il controllo dell’intero sistema delle gare pubbliche indette dalle stazioni appaltanti calabresi.
Ai vertici di tale sodalizio, le risultanze investigative hanno posto B. F. e M. G. i quali, con l’ausilio di B. F., hanno realizzato una serie di numerosi reati contro la pubblica amministrazione, nonché contro l’industria ed il commercio, al fine di appropriarsi di ingenti risorse pubbliche costituite dai fondi comunitari (P.I.S.U.), i quali, piuttosto che essere destinati ad una riqualificazione del waterfront di Gioia Tauro, hanno consentito un ingente lucro ai danni degli enti pubblici interessati.
Il ruolo di imprenditori “collusi” di questi, era già emerso in maniera chiara dalle risultanze del procedimento cd. “Cumbertazione”, conclusa nel 2017 dal G.I.C.O. con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 27 persone, per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere semplice e aggravata, turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e falso ideologico in atti pubblici, nonché di provvedimenti cautelari reali su decine di imprese.
Le indagini eseguite hanno riguardato anche le condotte “a valle” delle gare di appalto sopra descritte, focalizzando l’attenzione sull’esecuzione materiale delle opere, permettendo di disvelare:
– una sistematica frode in pubbliche forniture relative a lavori nel comune di Gioia Tauro ed in quello di Rosarno in cui erano stati stanziati fondi comunitari;
– la percezione di somme non dovute, per importi quantificati complessivamente in circa 6 milioni di euro.
A tal riguardo, le indagini hanno riscontrato diffuse irregolarità di carattere contabile e amministrativo – quali, a titolo esemplificativo, la liquidazione all’appaltatore di spese non dovute, distorto utilizzo delle cc.dd. “varianti in corso d’opera”, difformità rispetto ai progetti approvati nell’esecuzione dei lavori e nell’utilizzo dei materiali, omessi collaudi statici, consegne parziali, polizze fidejussorie irregolari, prove non eseguite sulla qualità e sullo spessore degli asfalti bituminosi – nell’esecuzione degli appalti per la realizzazione – tra le altre – di importanti opere da destinare alla pubblica utilità quali il Palazzetto dello Sport, il Parcheggio interrato e il Centro Polifunzionale di Gioia Tauro, nonché il Centro Polisportivo di Rosarno.
Fondamentale, in tale contesto, è risultata l’acclarata complicità, a vario titolo, di pubblici ufficiali – dirigenti e direttori dei lavori/collaudatori, tecnici/progettisti e/o responsabili unici pro tempore dei procedimenti relativi agli appalti – all’uopo incaricati dalle relative stazioni appaltanti.
L’attività in rassegna testimonia il costante impegno della Guardia di Finanza nel delicato settore del contrasto alle organizzazioni criminali di matrice ‘ndranghetistica, nonché alle proiezioni ed infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici e nell’economia legale in genere.
Questa mattina, le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Sassari hanno notificato delle misure cautelari interdittive ed operato sequestri di beni nell’ambito di una complessa operazione denominata “All Blacks” eseguita dal Gruppo di Olbia.
Le indagini, condotte personalmente dal Procuratore Capo Gregorio Capasso assieme al Sostituto Nadia La Femina, hanno avuto inizio nel 2018 a seguito di alcune verifiche fiscali svolte nei confronti di società operanti nell’indotto della produzione e della commercializzazione di yacht di lusso nella Costa Smeralda che avevano fatto emergere ipotesi di violazioni penali.
In particolare, i finanzieri hanno messo in luce una complessa attività fraudolenta che vede al centro un soggetto formalmente residente a Malta, paradiso fiscale nella white list dell’Unione Europea, che aveva creato, con l’ausilio di alcuni professionisti, un sofisticato meccanismo di frode internazionale con il coinvolgimento di società con sede a La Valletta (Malta) e Dubai (Emirati Arabi Uniti).
L’analisi della copiosa documentazione, acquisita anche grazie alla procedura di cooperazione internazionale avviata dal Comando Generale della Guardia di Finanza con i collaterali organi esteri interessati, ha permesso di ricostruire il complesso schema societario, consentendo di constatare una base imponibile sottratta al fisco italiano di oltre 20 milioni di euro.
I soggetti sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria tempiese per i reati di dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele ed omessa dichiarazione, con l’aggravante di aver beneficiato di un modello di evasione professionale.
Per gli imprenditori coinvolti è stata oggi eseguita, su richiesta della Procura della Repubblica di Tempio Pausania, accolta dal GIP del locale Tribunale – Dott. Marco Contu – la misura personale del divieto di esercitare imprese e ricoprire ruoli direttivi in persone giuridiche nonché il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di beni per oltre 3 milioni di euro sul territorio nazionale, pari al valore delle imposte complessivamente evase.
I dettagli dell’operazione sono stati illustrati questa mattina nel corso di una conferenza stampa presso la Procura della Repubblica di Tempio Pausania alla presenza del Procuratore Capo – Dott. Gregorio Capasso – del Sostituto Procuratore – Nadia La Femina – del Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Sassari – Col. t. ISSMI Giuseppe Cavallaro – e del Comandante del Gruppo di Olbia – Cap. Carlo Lazzari.
Corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Queste le ipotesi di reato a carico degli indagati nella vicenda della gestione del Teatro Regio di Torino, per la quale, dalle prime ore di questa mattina, la Guardia di Finanza di Torino è impegnata in numerose perquisizioni in diverse Regioni italiane. Coinvolte nelle indagini due società, tra cui una Elvetica, e quattro persone.
L’operazione, denominata “SPARTITO”, è condotta dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Torino, su delega della locale Procura della Repubblica in relazione ad alcune criticità emerse nella gestione della Fondazione Lirica del Teatro Regio di Torino.
Le indagini hanno appurato il legame professionale tra l’ex Sovrintendente del Teatro Regio e un’agenzia teatrale Svizzera che ha visto poi crescere il proprio fatturato, grazie alla scritturazione, da parte della citata Fondazione Lirica, di artisti da essa rappresentati.
Sono inoltre emerse presunte irregolarità nella predisposizione del bando per la riconferma dell’ex Sovrintendente nonché nell’affidamento di incarichi a persone a lui vicine per la gestione del marketing del Teatro Regio.
Nel corso delle indagini è stata anche rilevata la vicenda di un dipendente della Fondazione che, nel giro di poco tempo, ha visto il proprio ruolo professionale crescere da corista a collaboratore di staff della sovrintendenza per le attività di innovazione e sviluppo.
Il dipendente, inoltre, avrebbe favorito l’aggiudicazione di un appalto per il servizio di marketing ad un’azienda milanese che si occupa di ricerche di mercato e sondaggi di opinione, attraverso la complicità del titolare che ha predisposto il bando di gara inserendo elementi selettivi che risulteranno eccessivamente stringenti per altri partecipanti.
L’operazione della Guardia di Finanza di Torino vede coinvolte le province di Torino, Asti, Milano, Fermo e Ancona.
Guardia di Finanza COMANDO PROVINCIALE TORINO L’attività costituisce un’ulteriore testimonianza della costante attenzione rivolta dalla Guardia di finanza alla lotta alla corruzione, che altera le regole della sana competizione tra imprese, danneggia gli onesti e fa aumentare i costi dei servizi pubblici, nella consapevolezza che combattere la corruzione significa affermare la meritocrazia.
La redazione sport del Quotidiano on line, da sempre impegnata nell’attività calcistica e sportiva femminile, si è arricchita di una nuova pagina Quotidiano on Line Sport www.quotidianoonlinesport.wordpress.com I servizi fotografici realizzati dall’agenzia fotografica PhotoAgency sono acquistabili sul sito internet www.photoagency-quotidianoonline.com I dati certificati del nostro lavoro sono confortanti. Il Quotidiano on line, La Galleria di Giuseppe Amato e la PhotoAgency hanno abbondantemente sfondato la quota di 30.000.000 di pagine visitate. Questo ci ha convinti ha creare una pagina dedicata allo sport per migliorare e far crescere ancora la nostra testata giornalistica. Grazie
CONTRIBUTO ECONOMICO AL QUOTIDIANO ON LINE
Il tuo contributo per far crescere il Quotidiano on line
10,00 €
Alecomics 2020
Traduci
ASTI E IL SUO PALIO-LA CORSA PER LA CONQUISTA DEL DRAPPO.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.