La Lega scende in campo, anzi No! in campo c’è sempre stata avendo governato, con il capo di allora Umberto Bossi, per 20 anni in compagnia di Silvio Berlusconi e Tremonti.

Il capo della Lega,Matteo Salvini”, che ci teniamo ripeterlo mentre ha sfiduciato con un pretesto il premier Giuseppe Conte, il voto del TAV voluto dai 5 stelle, il vice premier Matteo Salvini non si è mai dimesso dalla sua carica di ministro dell’interno e continua a fare campagna elettorale con un beach tour a spese degli italiani con tanto di poliziotti e reparti della celere al seguito,(il tutto ovviamente pagato da noi tanto per rispondere chi contestava il fatto che le manifestazioni e i Pride erano organizzati a spese degli italiani).
La tanto sbandierata ritrovata “neo verginità politica” dei leghisti, per cui la colpa è sempre degli altri, si scontra con la realtà che li smentisce in modo inequivocabile. Il capo gruppo della Lega alla Camera dei deputati, Riccardo Molinari, in un intervista ad “Affaritaliani.it” si cimenta nel ruolo di alchimista, detta i tempi della crisi, in totale sintonia con il suo leader, ma che la Costituzione non attribuisce alla Lega, ne a Salvini e neppure a Molinari,(La Costituzione attribuisce al capo dello stato il potere ed l’unico a poter decidere quando sciogliere le camere e solo dopo aver verificato che in parlamento non ci sono le condizioni per una nuova maggioranza di governo), il potere di sciogliere le Camere e indire “libere” elezioni che sono prerogativa del capo dello stato quindi se ne facciano una ragione invece di agitare le acque come i bambini quando aspettano il pallone per giocare.

Riccardo Molinari, che non manca di esperienza politica,vice presidente del consiglio regionale del Piemonte, e neppure di condanne, l’ultima inflittagli dal tribunale di Torino in secondo grado per peculato, nell’intervista accusa anonimi interlocutori di agitare lo spettro dell’aumento dell’IVA, peccato che gli “anonimi” sono gli stessi con cui ha governato e con cui ha condiviso questo disastro economico fino a 15 giorni fa: “Qualcuno sta agitando lo spettro dell’aumento dell’Iva e dell’esercizio provvisorio. Se seguiamo i tempi di una crisi rapida e andiamo a votare il 13 ottobre può esserci un governo legittimato che fa la manovra di bilancio. E per come vogliamo farla noi, non c’è l’aumento dell’Iva, ma c’è soprattutto l’abbassamento delle tasse, che è uno dei motivi per cui abbiamo rotto questa esperienza di governo e cioè i continui veti e blocchi dei 5 Stelle anche sull’ipotesi di riforma fiscale”.
A Riccardo Molinari rispondiamo noi che non siamo degli esperti in materia economica, ma qualche domanda, qualche dubbio e qualche sassolino dalla scarpa ce lo siamo voluti togliere.
EVITARE L’AUMENTO AUTOMATICO DELL’ALIQUOTA IVA.
L’amento dell’IVA non si evita solo evita solo presentando la finanziaria 2020, ma serve reperire “24 miliardi di euro” per disinnescare le clausole di salvaguardia e dove e come si trovano questi soldi Riccardo Molinari nella sua intervista propaganda non lo spiega e non lo può fare perché non ne ha la minima idea se non attraverso tagli di spesa:”scuole, sanità,assistenza e previdenza”.
Oppure come ha spiegato il leader della Lega,Matteo Salvini, ed è uno dei motivi per cui la Lega ha rotto con il governo Conte è quello di aumentare il debito pubblico al 3,5% del PIL che aprirebbe la strada a una nuova procedura di infrazione da parte della UE,( procedura che all’Italia costerebbe 200 miliardi di euro in 10 anni), sempreché Matteo Salvini non abbia intenzione di avviare una Italexit cioè uscire dall’Europa e dalla moneta unica.
ABBASSAMENTO DELLE TASSE.
Riccardo Molinari motiva la rottura con i 5 stelle su un programma di abbassamento delle tasse.
Ricordiamo a Molinari, di conseguenza anche a Salvini e agli elettori del Cdx, che la flat tax per le partite IVA a regime forfettario esiste da anni: “LE IMPRESE CHE HANNO UN FATTURATO FINO A 30.000 EURO L’ANNO VERSANO IL 15% DETRATTO L’ABBATTIMENTO FISSO CHE VARIA DA ATTIVITA’ AD ATTIVITA’ E L’AMMORTAMENTO PER I BENI STRUMENTALI FINO A 20.000 EURO. ALLE NUOVE ATTIVITA’ A REGIME FORFETTARIO SI APPLICA UNA ALIQUOTA IRPEF RIDOTTA AL 5% NEI PRIMI 5 ANNI PER POI ESSERE UNIFORMATA AL 15%”. Come può notare il capo gruppo alla Camera Riccardo Molinari non hanno inventato nulla di nuovo, ma scopiazzato l’esistente.
Questo ovviamente senza contraddittorio è quanto afferma Riccardo Molinari ad Affaritaliani.it il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari che poi aggiunge: “Non è certo colpa nostra se dovesse aumentare l’Iva, ma di chi vuole tirare a lungo la crisi facendo anche proposte bizzarre, come quella di cambiare il calendario dei lavori per cercare di prendere tempo o rinviare la discussione in Parlamento sulla sfiducia”.
LA COLPA DELL’AUMENTO DELL’IVA.
La colpa dell’aumento dell’IVA Molinari la attribuisce a chi tira la crisi per le lunghe cioè ai 5 stelle e intanto dimentica che con i 5 stelle ha governato al lega e le scelte in politica economica sono state condivise anche da Molinari, tra queste ricordiamo il RdC che adesso la Lega vorrebbe negare, l’aumento dello “spead”, che è costato agli italiani almeno 5 miliardi di euro in maggiori interessi sul debito, è il risultato della rissa continua che Salvini ha innescato con la UE, sulla manovra economica che aumentava il debito pubblico e non chiariva dove sarebbero state reperite le risorse, sui dubbi in merito alla permanenza dell’Italia nella Ue e sull’accoglimento dei migranti, che (anche qui è bene chiarire) il trattato di Dublino firmato da Lega Nord, Forza Italia e Alleanza Nazionale delegava l’Italia come unico paese che si faceva carico dell’accoglienza e l’identificazione dei migranti.
Alla domanda se ad allungare i tempi sono i 5 Stelle risponde? “Evidentemente sì”.
Molinari qui non ti rispondiamo perché è una balla colossale.
Hanno paura del voto? “Non lo so, diciamo che probabilmente vogliono far durare il più possibile questa esperienza di governo perché pensano di non ritrovarsi nella stessa situazione”.
Molinari anche qui non ti rispondiamo perché è un altra balla colossale.
Quando verrà votata la sfiducia al governo Conte in Parlamento? “Lo deve decidere la presidente Casellati, è convocata una riunione dei capigruppo al Senato lunedì pomeriggio. Mi auguro nel più breve tempo possibile”.
Prima di Ferragosto? “Lunedì è il 12 agosto e Ferragosto è il 15, non so che tempi abbia il Senato per riconvocarsi, chiamare i commessi e riaprire. Si può fare in qualche giorno, insomma”.
E lo scioglimento delle Camere? “Una volta che ci sarà la sfiducia, Conte dovrà andare a dimettersi da Mattarella e immagino che avvierà un giro di consultazioni. Dipende da quanto durerà e come vorrà gestire la situazione il Presidente. E’ chiaro che prima c’è la discussione sulla sfiducia e prima iniziano le consultazioni”, risponde il presidente dei deputati della Lega.
Scioglimento delle Camera prima della fine del mese? “Non ne ho idea, non dipende da noi, dipende da Mattarella. Saprà lui come agire per il meglio”.
E infine Molinari torna anche sull’ipotesi di un governo Pd-M5S di cui ha parlato oggi Matteo Salvini: “E’ chiaro che a volte per stare attaccati alle poltrone ci si può inventare di tutto, staremo a vedere. Avrebbe del sorprendente. Alla Camera avrebbe i numeri, al Senato sarebbe più complicato”.
Tra le tante ovvietà che Molinari ha detto nell’intervista, alcune le condividiamo, ne ha dimenticate altre.
Siamo d’accordo con Molinari che lo scioglimento delle Camere spetta al Presidente della Repubblica e ci mancherebbe pure che il Parlamento lo sciogliesse Matteo Salvini o Silvio Berlusconi, ma sul fatto che Giuseppe Conte una volta sfìduciato dovrebbe dimettersi nelle mani del capo dello stato Molinari ha detto un altra scemenza: il capo del governo,Giuseppe Conte, dovrebbe presentare le dimissioni al capo dello stato prima del voto di fiducia, questo gli consentirebbe da una parte di non essere sfiduciato e dall’altra tentare di riottenere l’incarico per formare un nuovo esecutivo mentre se viene sfiduciato da uno dei due rami del parlamento decade, decadrebbe anche se in Senato dovesse ottenere la metà esatta dei voti perché sarebbe comunque chiaro che non ha più la maggioranza per governare, non deve presentare le dimissioni e non può ottenere un altro mandato per formare un nuovo esecutivo.
Mi pare chiaro che questa crisi fosse premeditata, da settimane da mesi e per dirla tutta fin dalla nascita del governo di Giuseppe Conte si sapeva che sarebbe durato l’arco di una stagione.
L’alleanza Lega-5 stelle in tempi non sospetti scrivemmo che sembrava molto la riproposizione del primo governo Berlusconi quando fu Bossi a cuocere il Cavaliere, incredulo di aver vinto le elezioni e essere diventato premier, a fuoco lento; far votare a F.I. i provvedimenti che interessavano alla Lega Nord per poi consegnarlo nelle mani dell’allora Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro.
Ebbene dopo 15 mesi di governo la storia si ripetuta uguale a se stessa, ma a farne le spese oggi è stato l’incolpevole Giuseppe Conte, (che tanto era il vice premier dei due vice premier e nelle decisioni del governo ha sempre contato quanto il due di picche nel mazzo di carte), e il piccolo Di Maio al quale evidentemente è mancata la memoria e la prudenza, così elettrizzato dall’idea di aver vinto le politiche del 4 marzo da non aver saputo intuire la trappola nella quale era stato attirato dal Matteo Salvini e Silvio Berlusconi.
Tanto per la cronaca ricordiamo a Riccardo Molinari che il governo gialloverde, nonostante Silvio Berlusconi abbia quasi sempre fatto finta di osteggiarlo, è nato solo dopo la benedizione impartita dall’ex cavaliere Berlusconi a Salvini al solo scopo di ridurre il M5s ad una appendice del Cdx e abbandonarlo, al momento opportuno, al suo destino con una scusa qualsiasi. Salvini avrebbe sperato di poter giustificarne l’abbandono in seguito al voto contrario dei 5 stelle sul decreto sicurezza bis, ma i grillini hanno votato a favore e allora restava solo il TAV come scusa anche se poco originale.
Infine l’accusa rivolta ai grillini di essere attaccati alla poltrona regge poco e male perché ricordiamo a Molinari che pur avendo sfiduciato il governo ne Salvini ne gli altri ministri della Lega hanno rassegnato le dimissioni dai loro ministeri e questa la dice lunga sulla volontà di voler gestire la crisi rimanendo ben ancorati e incollati alle poltro da parte dei ministri della Lega, Matteo Salvini in testa.
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