
Torino, 7 novembre 2018
LA GUARDIA DI FINANZA DI TORINO HA SCOVATO MIGLIAIA DI EURO
NASCOSTI IN CROAZIA PROVENTI DI FURTI, CONFISCATI 420 MILA EURO A NOMADI “NULLATENENTI”
La Guardia di Finanza di Torino, su provvedimento della Corte d’Appello del capoluogo,
ha confiscato oltre 420 mila euro depositati su banche croate, nei confronti di tre
soggetti di etnia ROM, pluripregiudicati e noti soprattutto per furti commessi in varie
aziende piemontesi.
La vicenda nasce nel 2014, quando le autorità croate comunicano a quelle italiane che
una ventina di nomadi di etnia Rom, residenti da anni in Italia, dispongono di ingenti
depositi presso alcune banche di Zagabria.
Scattano così le indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Torino
coordinate dalla locale Procura della Repubblica, che già nel 2016, vista la disponibilità
di alcuni soggetti di somme di denaro in misura sproporzionata rispetto ai redditi
dichiarati, nella maggior parte dei casi addirittura pari a zero, portano ad un primo
sequestro preventivo.
Nel corso delle indagini è stato appurato che alcuni soggetti coinvolti nella vicenda
hanno presentato per anni false attestazioni ISEE, percependo indebitamente dal
Comune di Torino assegni familiari per oltre 70.000 euro. In sostanza, hanno omesso
sistematicamente di indicare tra i redditi percepiti i ricavi ottenuti con l’attività di raccolta
di rottami. Per abbassare l’ISEE, i responsabili della truffa hanno falsamente dichiarato
di aver avuto “a carico” una trentina di persone, prive di reddito e tutte residenti nello
stesso campo nomadi. Per tale ragione, sono stati anche denunciati per indebita
percezione di erogazioni a danno dello Stato.
Un’attività, quella della raccolta di rottami, che ha riguardato circa 2000 tonnellate di
rifiuti metallici, oltretutto svolta senza le prescritte certificazioni in materia ambientale.
Ironia della sorte, i redditi ottenuti tramite l’attività di raccolta di rifiuti è emersa proprio
grazie ai soggetti coinvolti nell’indagine che, nel tentativo di giustificare i depositi in
Croazia, hanno fornito le prove del reato commesso.
L’odierna decisione della Corte d’Appello dispone la confisca di oltre 420 mila euro per i
quali gli interessati non hanno saputo giustificare la provenienza.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.