Mese: ottobre 2018

ROMA. ARRESTATA UNA COPPIA DI SPOSINI CON 5 KG DI COCAINA AL RITORNO DEL VIAGGIO DI NOZZE.

Roma, 6 ottobre 2018
LA GUARDIA DI FINANZA DI ROMA HA ARRESTATO UNA COPPIA DI SPOSINI ALL’AEROPORTO DI FIUMICINO AL RIENTRO DAL VIAGGIO DI NOZZE. SEQUESTRATI OLTRE 5 CHILI DI COCAINA.

Una brillante operazione di contrasto al narcotraffico internazionale è stata condotta dai
Finanzieri del Comando Provinciale di Roma che, in collaborazione con i funzionari
dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, hanno smascherato un’insospettabile coppia di
giovani sposi che trasportava un’ingente partita di cocaina.
La fitta rete di controlli delle Fiamme Gialle del Gruppo di Fiumicino presso lo scalo
“Leonardo da Vinci” ha consentito di individuare due cittadini albanesi, freschi sposi,
provenienti da San Paolo (Brasile), in transito dall’aeroporto della Capitale e diretti a Tirana (Albania), di rientro dal loro viaggio di nozze in Brasile.
Sin dalle prime domande di rito, la donna ha palesato il suo stato di gravidanza, al fine di
evitare i controlli da parte dei militari che, insospettiti dall’estrema sicurezza ostentata dai coniugi, hanno ugualmente ritenuto necessario effettuare un’ispezione ai bagagli. Nel corso degli accertamenti, la coppia ha messo in atto l’ultimo stratagemma per farla franca: allo scopo di impietosire i militari, la sposa ha esibito l’ecografia comprovante il suo stato di maternità, millantando una gravidanza a rischio. All’interno di due ingegnosi doppifondi ricavati nelle pareti delle valigie sono stati poi rinvenuti ben 5 chilogrammi di cocaina purissima.
Il notevole quantitativo di stupefacente sequestrato, unito all’elevata purezza, avrebbe
consentito alle organizzazioni criminali di immettere sul mercato oltre 100.000 dosi di
“polvere bianca”, garantendo guadagni esorbitanti nell’ordine di oltre 2 milioni di euro

VERONA. RITORNO AL MEDIOEVO: LA CITTA’ DI GIULIETTA E ROMEO FINANZIA ASSOCIAZIONI ANTIABORTISTE.

un viaggio nel passato con un voto inaccettabile, a cui purtroppo ha anche dato il suo contributo la capogruppo del P.D. che ha creato un vespaio di polemiche e sconfessata dal partito.

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Torniamo al viaggio in un passato che pensavamo remoto con la sola differenza  che non ci sono strumenti di tortura per punire i possibili colpevoli e obbligarli a confessare peccati inimmaginabili. Per fortuna.

Intanto fa discutere quanto accaduto nel consiglio comunale di Verona che ha  approvato nella notte, con 21 voti a favore e sei contrari, una mozione della Lega sottoscritta dal sindaco Federico Sboarina, che dichiara Verona “città a favore della vita” e sostiene associazioni cattoliche che mettono in campo iniziative contro l’aborto.

Il testo prevede di inserire nell’assestamento di bilancio finanziamenti ad associazioni e progetti che operano nel territorio, e promuovere il progetto regionale:“Culla Segreta“.

Respinta la proposta per la sepoltura automatica dei feti abortiti.

Verona è  la città del ministro della Famiglia,Lorenzo Fontana, che ne è anche stato il vice sindaco e che sta vivendo un momento particolarmente infelice per una decisione che mette in discussione anni di lotta per l’autodeterminazione delle donne e mette in moto una spinta antiabortista.

Al momento del voto erano presenti in aula In aula le attiviste del movimento femminista “Non una di meno” vestite da ancelle come i costumi della serie Tv “Handmaid’s Tale”.

Maurizio Martina, a Repubblica, non ha avuto dubbi: “Tutta la segreteria nazionale giudica un grave errore il voto della capogruppo”.

Nicola Zingaretti: “Così non va. Non si procede con colpi di mano ideologici su temi così delicati. Non si rispetta la vita se non si rispettano le scelte delle donne, soprattutto quando sono difficili come lo è quella di interrompere una gravidanza. L’Italia ha una legge seria, la 194, che va applicata”.

Barbara Pollastrini, vice presidente del P.d. ha commentato la mozione: Il voto del consiglio comunale di Verona “rappresenta un simbolico e concreto grave passo indietro rispetto a una legge seria e importante come la 194. Purtroppo a favore della proposta leghista si è espressa anche la capogruppo del Pd: io penso che dovrebbe chiedere scusa. Evidentemente non ha la consapevolezza del proprio ruolo di rappresentante del Partito Democratico”.

Alessia Rotta,vice capogruppo Dem alla camera: “schiaffo inaccettabile a Verona e alle sue cittadine”.  Il voto del Consiglio ci ha riportato indietro ad anni in cui le donne morivano per le interruzioni di gravidanza e proliferavano gli aborti clandestini. Attacca la capogruppo Padovani per “non aver informato il gruppo e per non averlo rappresentato. Ma abbiamo la consapevolezza che si tratta di una posizione del tutto personale”.

Giuditta Pini, deputata del Pd, su Facebook si esprime in termini categorici sulla Padovani: “Non credo che sia una persona che possa stare nel P.d. Per quanto possiamo essere plurali, esistono dei limiti che qualificano anche lo stare in una comunità e credo che lei li abbia allegramente superati”.

ALESSANDRIA. SCIOPERO DEI LAVORATORI DEL TERZO VALICO CON MANIFESTAZIONE A ROMA.

TERZO VALICO
MARTEDI’ 9 OTTOBRE, SCIOPERO CON MANIFESTAZIONE A ROMA

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Alessandria, 4 ottobre 2018

E’ stato proclamato per martedì 9 ottobre lo sciopero dei lavoratori impiegati nel terzo valico,

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Feneal, Filca e Fillea hanno organizzato i pullman in partenza dai campi base di Novi Ligure, Arquata Scrivia e Pian dei Grilli verso Roma per chiedere al Ministro della infrastrutture Danilo Toninelli di sbloccare immediatamente i fondi già stanziati e che già erano disponibili per il quinto lotto che ha messo in discussione l’occupazione di circa 2400 posti di lavoro.
Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil sono fortemente preoccupate per l’occupazione dei dipendenti che rischiano il licenziamento e per la realizzazione della grande opera che mai come in questo momento deve procedere speditamente.
Il sindacato unitariamente auspica che tutte le forza politiche Piemontesi e Alessandrine uniscano le loro voci a quella dei lavoratori confermando la necessita della prosecuzione dei lavori del terzo valico.
Per le Segr. Prov.li

Feneal UIL Filca CISL Fillea CGIL P.TOLU P. LUPO R.POLITI

TORINO.DIRETTORE DI UNA SOCIETA’ DEI SERVIZI ALBERGHIERI DENUNCIATO PER ESTORSIONE SUL POSTO DI LAVORO

Torino, 5 Ottobre 2018
LA GUARDIA DI FINANZA DI TORINO E’ STATO PER ESTORSIONE SUL POSTO DI LAVORO: DENUNCIATO IL DIRETTORE DI UNA SOCIETÀ DI SERVIZI ALBERGHIERI.

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“..Mi trattengo 100 euro dalla busta paga oppure ti licenzio…”. Questo il messaggio
velato rivolto ad alcuni dipendenti che non accettavano di corrispondere, al datore
di lavoro, la somma a titolo di “trattenuta” al momento del pagamento dello
stipendio.
Nel corso dell’indagine, accertata anche un’evasione per 400.000 euro nonché
indebite compensazioni per oltre 120.000 euro.
Questo è il bilancio di un’operazione della Guardia di Finanza di Torino che ha
portato alla denuncia del direttore di una società di servizi alberghieri per estorsione
e dell’amministratore della stessa per reati fiscali.
L’operazione, condotta dalla Tenenza di Bardonecchia, ha coinvolto una società
operante nella località dell’Alta Val di Susa, specializzata nella fornitura di servizi
alberghieri che ha potuto disporre, in questi ultimi anni, di una forza lavoro di oltre
mille dipendenti impiegati nelle 24 sedi dislocate in tutta Italia, da Bardonecchia al
Trentino, da Alghero ad alcune località del litorale Toscano, sino ad arrivare a
Tarvisio nell’alto Friuli.
Le indagini dei Finanzieri hanno appurato come la società, oltre a non versare le
ritenute previdenziali, ha ignorato le più basilari norme a tutela del lavoratore, dalla
mancata concessione di adeguati turni di riposo al personale, sino all’assenza di
qualsivoglia comunicazione circa l’instaurazione del rapporto di lavoro o la
cessazione di quest’ultimo.
La società non si è risparmiata, tra l’altro, l’evasione della tassa di soggiorno,
quantificata dagli inquirenti in oltre 10.000 euro.
A conclusione delle indagini, l’imprenditore coinvolto è stato denunciato alla
Procura della Repubblica di Torino. Numerose le ipotesi di reato nei suoi confronti,
peculato nonché vari reati tributari. Comminate, inoltre, sanzioni per oltre 700.000
euro.

RIACE.DOMENICO LUCANO, SCONTRO TRA MAGISTRATI ED ERRORI GROSSOLANI DIETRO L’ARRESTO DEL SINDACO.

Testimoni d’accusa contro il sindaco di Riace, Domenico Lucano, per le irregolarità sono 3 dipendenti del Comune. Le loro dichiarazioni hanno supportato la contestazione relativa alla gara per lo smaltimento dei rifiuti.

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Il gip Domenico Di Croce li ha ritenuti attendibili, ma ha modificato il capo d’imputazione evidenziando lo sbaglio dei pubblici ministeri.Ma non è l’unico errore nell’inchiesta  che vede coinvolto il sindaco Domenico Lucano. Sono almeno sei gli errori ritenuti gravi da Di Croce che lo hanno convinto a far cadere i reati più gravi sottolineando molte lacune nelle verifiche affidate alla Guardia di Finanza che smontano le accuse della Procura.

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Lucano dovrà essere interrogato per rispondere di due reati: aver favorito l’immigrazione clandestina combinando finti matrimoni e aver affidato un appalto in maniera irregolare.

il procuratore Luigi D’Alessio ha spiegato che: “Non possiamo consentire, come Stato italiano e con Costituzione italiana, che qualcuno persegua un’idea passando bellamente sopra i principi e sopra le norme. Altrimenti consentiremmo a chiunque di praticare i propri convincimenti infischiandosene delle leggi”.

Nella sua ordinanza di cattura il giudice elimina una dopo l”altra le accuse più pesanti e stigmatizza,  però “l’acritico recepimento da parte del pubblico ministero delle conclusioni raggiunte all’esito di una lunga attività investigativa dagli appartenenti alle forze dell’ordine”.

Il primo capo di imputazione esaminato dal giudice nel quale “si rimprovera a Lucano, Sindaco del Comune di Riace, ente non “attuatore”, come erroneamente indicato dalla polizia giudiziaria, bensì “gestore” dei progetti Sprar e Cas, di non avere fatto ricorso ad alcuna reale procedura negoziale per l’affidamento, negli anni 2014, 2015, 2016 e 2017, dei servizi di accoglienza di migranti nell’ambito dei progetti, così turbando le relative gare in spregio ai principi di trasparenza, concorrenza ed economicità”.

La vaghezza e la genericità del capo d’imputazione lo rendono inidoneo a rappresentare contestazione provvisoria alla quale validamente agganciare un qualsivoglia provvedimento custodiale.

Il mero riferimento a collusioni ed altri mezzi fraudolenti che avrebbero condotto alla perpetrazione dell’illecito si risolve in formula vuote.

La critica del giudice più grave è nei confronti delle accuse di truffa relative ai soldi che secondo la Procura sarebbero stati ingiustamente incassati.

Di Croce scrive: “Gli inquirenti sembrano incorsi in un errore tanto grossolano da pregiudicare irrimediabilmente la validità dell’assunto accusatorio, per come da loro delineato. La Guardia di Finanza quantifica infatti l’ingiusto profitto conseguito dagli enti attuatori ed il correlativo danno patrimoniale per lo Stato nel totale delle somme incassate. Non sono stati svolti accertamenti bancari o patrimoniali. Va però evidenziato che l’ingiusto profitto andava individuato nella minor somma tra quanto ottenuto dagli enti e le spese da loro realmente effettuate. Viceversa, gli investigatori qualificano, si ripete erroneamente, come illecitamente lucrato tutto il denaro corrisposto agli enti anche per servizi effettivamente resi. Ad aggravare gli effetti di tale marchiana inesattezza è poi la circostanza che gran parte delle conclusioni cui giungono gli inquirenti appaiono o indimostrabili o sfornite di riscontri”.

Domenco Lucano al fratello ha confidato, alla vigilia dell’udienza davanti al giudice: “Mi hanno messo agli arresti per un reato di umanità”.

In riferimento alle irregolarità commesse per far rimanere le ragazze in Italia attraverso il rilascio dei documenti o i finti matrimoni.

 

Negli atti è presente la testimonianza di Domenico Zappia, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune che il 7 dicembre 2017 viene chiamato a riferire sull’appalto per i rifiuti e dichiara: “Il sindaco mi disse che era sua intenzione affidare il servizio a due cooperative del luogo. In qualità di tecnico ho spiegato che era necessario redigere ed approvare un regolamento sul servizio di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani e che bisognava ricorrere ad una procedura di gara aperta,classico appalto, o mediante la procedura negoziata. Il sindaco non ha voluto seguire quanto da me prospettato”.

Lucano dovrà difendersi da queste accuse intanto restiamo in attesa che il Riesame stabilisca se era davvero necessario arrestarlo.