La prima repubblica è tornata di moda nell’Italia in vendita a prezzi di saldo.
L’unica vera novità del “Governo del cambiamento” è che la “finanziaria del popolo” è diventata l’ecatombe dell’onestà dove vengono premiati i furbetti dell’evasione fiscale.
Quota 100 per le pensioni sono una passeggiata, dal costo non proprio modesto circa 140 miliardi in 10 anni, in confronto alla svendita totale che il governo dei “sovranisti” sta preparando.
L’uscita dall’Euro e dall’eurozona non serve a recuperare sovranità,ma a svendere quanto resterà sotto le ceneri dopo il fallimento annunciato dal Def approvato in consiglio dei ministri e che già producendo i risultati voluti: farsi bocciare la finanziaria dall’UE, far aumentare lo spread a livelli insostenibili, far crollare l’economia italiana per poi svenderla ai gruppi che fanno capo al ministro Savona che intanto ha messo al sicuro, in Svizzera i suoi risparmi.
IL PIANO B DI SAVONA, il ministro Savona, dopo aver sostenuto il piano B per uscita dall’Euro, era il bene per l’Italia ovviamente,e aver tenuto i suoi risparmi al sicuro in Svizzera, scopre le sue carte in cui il piano B è semplicemente il suo piano di comprare a saldi in Italia dopo aver generato il crollo.
Quale credibilità può avere Savona come Ministro degli Affari Europei se i suoi soldi li tiene fuori dall’Unione e mentre il governo invita gli italiani a comprare i titoli di stato i suoi ministri investono in titoli esteri.
La stessa logica usata è stata usata dal presidente della commissione finanza Borghi che con la stessa facilità con cui auspica l’aumento del debito dello Stato, per aumentare il consenso, porta i suoi soldi all’estero.
Borghi, il Presidente della Commissione Bilancio, che spara a zero sull’euro dopo aver messo al sicuro i suoi risparmi.
Condoni fiscali agli evasori, sussidi a chi non ha mai lavorato un giorno e che non ha neppure voglia di sbattersi e spostarsi da casa per cercare un lavoro.
Tagli lineari alla spesa pubblica e ritorno al passato per i comuni coi bilanci in rosso
Nel girone infernale di chi prende e chi perde non è stato previsto un euro per la scuola,la cultura, la tutela dell’ambiente,l’ economia circolare,l’innovazione sociale.
L’unica riforme che può vantare risorse la “controriforma” delle pensioni addebitata alle generazioni che verranno, che dovranno pagare il conto salato di quota 100 che poi 100 non è.
Un oceano di soldi presi a debito,l’allarme per lo sforamento del deficit al 2,4% per pagare il “pizzo” del reddito di cittadinanza” e la “marchetta” agli elettori della Lega contro la legge Fornero che va molto oltre la soglia che ci potremmo permettere,con il rapporto debito/Pil aumentare nel 2019, dopo che da due anni aveva iniziato una lenta discesa.
Cosa ha di buono questa manovra economica? L’unica nota positiva della manovra è che verrà bocciata inesorabilmente dalla UE e il governo giallo-verde potrà urlare al complotto per farli cadere. Mentre si premiano i furbetti, la vera sfida è trovare nella manovra una sola misura che non sia una ruffianata verso i furbi e i fannulloni.
Non c’è una sola misura che possa servire a creare sviluppo economico, lavoro, ricchezza e a proiettare nel futuro il Paese e invece la manovra serve per tirare a campare fino alle prossime elezioni europee.
Nell’agenda politica di Salvini e Di Maio non esiste alcuna misura che non sia una “marchetta elettorale”, lucidata e vestita a festa dal marketing politico che sfocia nell’azione, che in tempi passati furono il fiore all’occhiello delle politiche di spesa del pentapartito.
La norma che salda e stralcia i debiti col fisco, ma non solo di chi ha presentato una corretta dichiarazione dei redditi dimenticandosi di pagare le tasse, anche degli evasori parziali che hanno dichiarato meno di 100.000 euro e infine una bella sanatoria a dieci milioni di furbetti delle multe e delle cartelle esattoriali sotto i mille euro.
Insomma il cambiamento dove i furbi vincono sempre e gli onesti soccombono.
La nota stonata di un film che abbiamo già visto il reddito di cittadinanza, a cui è stato cambiato nome,(reddito minimo garantito condizionato) 780 euro di sussidio mensile a chi fa finta di cercare attivamente lavoro, frequenta corsi di formazione senza avere l’obbligo di capire quello di cui stanno parlando, che fa finta di svolgere 8 ore a settimana servizi di pubblica utilità per la sua comunità.
Un film splendido quello proposto da Di Maio se non fosse che tutto si fonda sul corretto funzionamento dei moribondi centri per l’impiego, su cui sarebbero dovuti essere investiti 3 miliardi, poi diventati 2 per finire con 1 solo, a dimostrazione di quanto ci si crede.
La scenetta da teatro delle “fesserie” la scelta di non penalizzare chi non accetterà come prima offerta un’occupazione al di fuori della propria città o regione. Il lavoro lo voglio sotto casa e se poi posso farlo standomene comodamente seduto in poltrona tanto meglio.
Tra tutte le balle che il Trio Conte-Slvini -Di Maio ha messo in scena c’è pure il teatro dell’ipocrisia perché non conosciamo alìtri termini con cui definire la più sonora delle prese in giro nei confronti dei disoccupati: Quota 100, spacciato come politica di sostegno all’occupazione giovanile (per ogni pensionato che esce c’è un giovane che entra nel mercato del lavoro) quando invece non è neppure certo che il provvedimento raggiungerà lo scopo di pensionare i nati tra il 1945 e il 1967, che dovranno valutare bene quali sono le condizioni con cui usciranno dal mercato del lavoro senza potevi fare più ritorno, che è una delle fregature in essere mentre ai giovani e alle generazioni future resterà un debito pensionistico lievitato di 100 miliardi.
Una polpetta avvelenata da 7 miliardi quest’anno, che a regime saranno 13 circa, le cui coperture e la cui sostenibilità futura sono un pozzo nero che potrebbe affondare le speranze di non ritrovarsi con una Fornero bis decuplicata.
Premettiamo uno di quei sette miliardi potrebbero venire fantomatico taglio delle pensioni d’oro,ma tra ricorsi e consulta i tempi potrebbero slittare ad un futuro molto lontano, oltre al fatto che il presidente Inps Tito Boeri parla di 150 milioni massimo.
Tutto il resto è noia e mistero mentre nel frattempo assistiamo allo sblocco dei bilanci dei Comuni in perdita e la revisione della soglia per gli appalti senza gara, che quintuplica da 40 a 200 mila euro, un mix da brividi, dopo anni di vacche magre è tornata l’ora dei sindaci con le mani bucate e imprenditori amici.
Restano gli incentivi a industria 4.0, il supersconto fiscale per i giovani che vogliono creare una start up, la defiscalizzazione degli utili reinvestiti nelle imprese per le spese di ricerca e sviluppo.
100 adempimenti in meno per le imprese e investimenti pubblici pari a 3,5 miliardi, lo 0,2% del Pil e l’insieme di queste ultime non fanno il costo di Quota 100.
La scarsa propensione agli investimenti, la scarsa lungimiranza del governo è risultata indigesta ai mercati, che man mano che si avvicina il voto finale perdono fiducia nel paese e quel che è peggio è che la perdita di fiducia nel paese svuoterà le tasche degli italiani.
La legge di bilancio licenziata pochi giorni fa dal governo spagnolo guidato dal socialista Pedro Sanchez, in maggioranza con Podemos è la cartina di tornasole della desolante manovra italiana.
La manovra è a deficit, che devia dai parametri di Maastricht, come la nostra, ma una manovra in cui, però c’è il “congelamento degli affitti nei quartieri popolari”, “l’aumento di un quinto del salario minimo”, “il raddoppio degli assegni familiari”, “la promessa di asili nido e materne per tutti”, “l’aumento dei finanziamenti per istruzione e ricerca”.
Cifra da mettere in preventivo di spesa: 11 miliardi, contro i 37 che spenderemo noi.
Stranezze della vita: la manovra spagnola è stata premiata dai mercati, la nostra no.
Concedetevi un minuto di tempo per chiedervi perché e scusate se è poco.
Categorie:ANNUNCI ECONOMICI, ECONOMIA E FINANZIA, POLITICA, PRIMA PAGINA
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