Mese: agosto 2016

IL RIFORMISMO PUNITIVO di CORRADINO MINEO

Il riformismo punitivo
C’è un Renzi che diffida di Renzi e si ribella ai consigli del guru italo americano, Messina, che ha assoldato per correggere la sua comunicazione. Non mi credete? Ecco il titolo del Corriere: “L’Europa non finisce con la Brexit”, frase del premier. Peccato che il messaggio coerente con le ambizioni del vertice di Ventotene avrebbe dovuto suonare piuttosto così: “Il mondo ha bisogno di una Europa libera e unita”. Ottimista e proiettato verso il futuro, evocativo del lavoro fatto in un buio passato da Spinelli, da Rossi e Colorni. Invece la lingua di Matteo batte dove il dente duole. Così gli scappa quella negazione, “l’Europa non finisce”, che quasi afferma. E il riferimento al voto popolare (in Gran Bretagna) che ha messo in difficoltà i governi d’Europa. Certo, quella voce ha dato una mano al Corriere per fare un titolo che non dispiacesse al premier, ha permesso alla Stampa di cavarsela con un generico “messaggio all’Europa” inviato da Ventotene. Più fattuale. International New York Times titola: “i leader dell’Unione cercano una strada dopo Brexit”. “Tre leader in difficoltà esorcizzano Brexit”, commenta il manifesto. Mentre Adriana Cerretelli del Sole nota che “l’anfitrione (Renzi) è inciampato sulle priorità dell’agenda nazionale” ma “Angela Merkel non si è dimostrata condiscendente”. E Repubblica da un lato tonifica la frase di Renzi togliendo quella fastidiosa negazione e restituendole l’entusiasmo “Ecco la UE del dopo Brexit”. Dall’altro gela il tutto con la frase della Merkel: “la flessibilità c’è già”.
“Quello che non riesco a capire è il dibattito sulle tasse”. (sempre Renzi, Enews di ieri, la numero 438). Aiutiamolo a capire. “Basta il numero – scrive Daniele Manca sul Corriere – oltre 100 scadenze fiscali concentrate nella giornata di ieri. Per un importo attorno ai 23 miliardi”. E vuoi che la gente non dibatta sulle tasse? Ma Renzi invoca i fatti del suo governo: “L’ultima volta che lo Stato ha aumentato una tassa – scrive – è stato nell’ottobre del 3013”. Però nel 2014 e nel 2015 “lo Stato” ha continuato a tagliare i trasferimenti a comuni e regioni, che hanno dovuto aumentare le loro imposte. Chi le paga quelle, Pantalone? Ma il premier si vanta “numeri alla mano”: “80 euro” per il “ceto medio”, “taglio dell’Irap, del costo del lavoro, azzeramento dell’Imu sugli imbullonati” per gli imprenditori, via “la Tasi sulla prima casa” per le famiglie. Bene! Peccato che tali misure non abbiano gonfiato la ripresa (i numeri di quella italiana sono i più bassi di tutta l’area dell’euro) né arginato la deflazione. È quello che ha cercato di fargli notare perfino Speranza, della “minoranza” Pd. Se quei “tagli” non funzionano, allora diventano solo mance e le mance sottraggono risorse che potrebbero essere meglio utilizzate. Semplice, ma lui non capisce. O non vuole capire.
Il riformismo punitivo. C’era una cosa che tutto sommato funzionava in Italia, ed era la scuola. Funzionava? Beh insomma, diciamo che se la cavava, tutto sommato riuscita ad arrangiarsi. E, alla fine, la maturità non metteva i nostri studenti in una condizione di minorità rispetto a quelli francesi e tedeschi. Poi sono arrivati la Gelmini, il Faraone, la Puglisi, renzini minori. E alla scuola è stata imposta, esautorando le commissioni parlamentari e imponendo la fiducia in aula, una riforma che sembra immaginata per punire gli insegnanti. Per metterli sotto il maglio di un dirigente-funzionario, per eliminare le graduatorie ad esaurimento ma non i precari, concedere piccoli premi ai docenti in cambio di obbedienza. E sottoporli a un nuovo concorso, anzi a un “concorsone”, gli asini! Scrive Gian Antonio Stella “tra i 71.448 candidati già esaminati agli «scritti» di 510 «procedure», solo 32.036 sono stati ammessi agli orali. Il 55,2%, infatti, non è stato ritenuto all’altezza. Più bocciati al Nord, meno al Sud. Se andrà così anche nelle graduatorie in arrivo fuori tempo massimo (315 per un totale di 93.083 candidati, in larghissima parte per l’infanzia e la primaria) è probabile un buco di circa 23 mila posti vacanti. Uno su tre”. Ma avremo almeno pochi insegnanti ma bravi? Temo di no. Li avremo più demotivati. Persone costrette a lasciare Isernia o Alcamo per insegnare in provincia di Bergamo o di Vicenza. Con la casa e la vita che costano troppo e la famiglia – l’età media degli insegnanti non è bassa – che resta divisa. Professori di una scuola pubblica gestita, nei bei quartieri, come se fosse privata: con le famiglie abbienti che si pagano qualche corso in inglese e sperano di garantire un avvenire ai figli. Professori di una scuola povera indotti a far “progetti” (per pochi studenti a seguirli, ma graditi al dirigente e agli assessori del circondario. Mentre il grosso degli alunni resta in classe con meno ore di lezione, docenti svogliati e voti generosi). È l’autonomia, bellezza!
A Tripoli, bel suol d’amor! Recitava una canzone dell’Italia coloniale. A Tripoli con chi? Il governo di Serraj, quello che dovremmo sostenere, è stato appena “sfiduciato” dal parlamento di Tobruk. Le milizie di Misurata, quelle che hanno vinto la battaglia di Sirte, giurano fedeltà solo ai loro riti tribali e tradizionalisti: non una donna a volto scoperto nella loro città. Intanto la famiglia Regeni denuncia Al Sisi, che vuol chiudere senza verità la partita su Giulio e dice “Renzi è con noi”. Intanto il nostro alleato Erdogan si vuol mettere d’accordo con il nostro (ex) nemico Assad per bombardare i curdi, come già fanno gli assassini del Daesh usando i bambini. Forse Hollande, Merkel e Renzi ne stanno parlando.

DARIO FO & MATTEO RENZI. IL PREMIO NOBEL & IL PREMIER

IN UNA RECENTE INTERVISTA DARIO FO,PREMIO NOBEL,HA PARLATO DI MATTEO RENZI,PREMIER IN CARICA,COME UN RE SENZA UN POPOLO.n-DARIO-FO-large570 dario fo

Dario Fo ha sicuramente educato la mia adolescenza come altri come lui.

Dario,marito di Franca Rame sicuramente la più stimata tra le donne che hanno vissuto e pagato in prima persona,con uno stupro dal sapore istituzionale,l’impegno politico degli anni ’60/’70,parlando di Matteo Renzi ha dichiarato che è “UN RE SENZA POPOLO ED I SUOI CONTINUI CAMBI DI ROTTA SONO DA ATTRIBUIRSI LA FATTO CHE CADENDO,COME UN RE AVEVA LA SPERANZA DI ESSERE AIUTATO DAL SUO POPOLO CHE INVECE LO HA ABBANDONATO”.

Concetto sicuramente condivisibile,condivido in pieno il fatto che stia attraversando un fase difficile della sua legislatura,ma…………….(i puntini servono per un analisi politica più approfondita di quella del premio nobel).

Dario Fo si lascia andare ad una analisi qualunquista del problema della crisi di Matteo Renzi e dei suoi rapporti interni al P.D. di cui denuncia l’attaccamento alle poltrone e a affari più o meno leciti con soldi che piovono a catinelle sugli esponenti del partito.

Caro Dario,per quanto io possa stimarti e riconoscerti una parte importante della mia crescita e della mia formazione politica, te lo dico con sincerità hai preso un abbaglio e stai farneticando offendendo migliaia di persone per bene che nel partito ci stanno,ci vivono,non si arricchiscono e lottano tutti i giorni per un cambio di leadership e un cambio di rotta di Partito Democratico.

Ho già scritto che usare i referendum per decidere le sorti di un governo o di un premier è una truffa nei confronti degli elettori.

Il referendum in questione è vuoi che la costituzione cambi o vuoi che rimanga uguale?

Bene allora si vota per la costituzione e non se si è a favore o contro il governo.

I giudizi su un governo sono soggettivi e cambiano con l’umore della gente,ma gente vuol dire anche qualunquismo e tu ce lo hai insegnato.La razionalità non alberga nella gente che invece come una banderuola si volge a destra o sinistra,sopra o sotto a seconda degli umori e delle convenienze,anche questo ce lo hai insegnato tu e i buoni o cattivi maestri che dir si voglia.

L’analisi Dario Fo,attore,ma anche politico dovrebbe fare partendo dalle origini,le tue origini attingono a piene mani dal regime fascista di cui eri esponente come il Presidente emerito Giorgio Napolitano,poi sull’onda della ragione e dalla spinta del movimento operaio diventato Comunista e poi ancore in una fase di riflusso nè Fascista nè Comunista,non di destra,ma neppure di sinistra aleggiando con Grillo sopra,ma sopra che cosa?

Te lo racconto io con molta umiltà: “SOPRA IL NULLA,DI NULLA E’ FATTO IL MOVIMENTO CHE STAI APPOGGIANDO”.Il nulla fatto di offese verso chi non la pensa come loro;il nulla sottrae i militanti alla discussione,le linee guida del movimento sono fatte con contratti scritti e non con la discussione,il confronto e l’analisi politica;il nulla dove le minoranze non esistono e qualora si manifestino vengono epurate espulse dal movimento con tanto di minacce sul web;il nulla è il vero manifesto del movimento.

Matteo Renzi sicuramente ha peccato di arroganza,sopratutto nei confronti dei compagni di partito,a volte,anzi spesso supponente con la sua aria da bulletto fiorentino,ma a sentirli credimi Dario Fo,tu che il Fascismo lo hai vissuto,gli altri sono molto peggio del bulletto di quartiere che ci governa.

 

 

VERSO VENTOTENE di MATTEO RENZI

 RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO.
Verso Ventotene.
Felice di ritrovarvi dopo la pausa agostana. Un abbraccio a chi è ancora in vacanza, un abbraccio doppio a chi torna oggi al lavoro.

1. Ventotene

È facile buttare addosso all’Europa tutte le colpe, le colpe di tutto. Più difficile è cercare di costruire un’Europa diversa, più attenta ai valori e meno alla grande finanza. Noi ci stiamo provando, con tutta l’energia di cui disponiamo. Rispetto chi sa solo dire no, chi sa solo lamentarsi, chi sa solo urlare che va tutto male. Ma noi stiamo provando a cambiare, concretamente, passo dopo passo. Anche in Europa. Il vertice di oggi con Hollande e Merkel a Ventotene va in questa direzione. Abbiamo scelto il luogo di Spinelli e dei suoi compagni di confino e prigionia, il luogo nel quale nacque il Manifesto per gli Stati Uniti d’Europa mentre il fascismo aveva esiliato e imprigionato questi profeti dell’unità europea. Credo sia un simbolo in cui tanti italiani possano riconoscersi. Metteremo un fiore sulla tomba di Spinelli e poi lavoreremo a bordo di una nave italiana, la Garibaldi, che è in prima fila nel coordinamento delle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo. Due simboli in uno: i valori ideali, l’impegno concreto. Davanti ai problemi uno deve scegliere: trovare un buon colpevole o trovare una buona soluzione. Noi lavoriamo per risolvere i problemi. E allora vogliamo che l’Europa del dopo Brexit, l’Europa colpita al cuore dal terrorismo rilanci un ideale forte di unità e di pace, di libertà e di sogno, di dialogo e di identità. Ecco perché dobbiamo investire nella difesa comune, nell’innovazione digitale, nelle scuole e nella cultura. L’Europa è la madre affettuosa dei nostri valori, non la custode algida di regole burocratiche difficili da accettare. Questa sfida non è facile da vincere per l’Italia. Ma non siamo più quelli a cui ridono dietro. Adesso tocca anche a noi, proviamoci, tutti insieme. Perché usando le parole finali del Manifesto di Ventotene: “La via da percorrere non è facile, né sicura. Ma deve essere percorsa e lo sarà!”

2. Olimpiadi

Che spettacolo meraviglioso sono state le Olimpiadi. E non solo perché lo sport è capace di emozioni per cui una sera senti i tuoi figli adolescenti che ti dicono: “Ehi babbo, la finale di Paltrinieri si guarda insieme. Metti la sveglia alle tre di stanotte che ci alziamo” o perché il volley ti rapisce al punto da restare incollato fino all’ultima schiacciata, fino all’ultimo muro. Non solo perché quando senti l’inno di Mameli e vedi il tricolore lassù in cima ti senti fiero di appartenere a una comunità di donne e di uomini. E non solo perché grandi eventi cambiano il volto delle città rendendole più efficienti e più pulite come avvenuto praticamente sempre, a cominciare dalla strepitosa esperienza di Barcellona 1992. Le Olimpiadi sono state uno spettacolo meraviglioso perché dimostrano che lo sport e i suoi valori sono elementi chiave della nostra vita, sono parte della nostra anima. Una certa cultura vorrebbe trasformarci in esseri senz’anima, impauriti e terrorizzati. Incapaci di emozioni e di slanci. Noi siamo altro, siamo altrove. Siamo qui e ora. Lo sport lo dimostra, giorno dopo giorno. E forse i greci con la loro saggezza, che interrompevano persino le guerre durante i Giochi Olimpici, lo avevano capito prima di tutti. Indipendentemente dalle medaglie (tante!), dall’ottimo lavoro del Coni, dalla qualità dei nostri atleti ciò che va sottolineato oggi è il valore dello sport come elemento costitutivo delle nostre comunità. Io ci credo davvero, ci credo tanto. E nei primi giorni di settembre illustreremo le misure di rilancio per oltre cento milioni di euro in molti impianti sportivi delle nostre città. Dopo quindici giorni di emozioni per tutti i cittadini, adesso è il tempo delle azioni concrete dei politici. Il Governo risponde presente!

3. Tasse

Ad agosto si parla di tanti temi, alcuni interessanti altri incomprensibili e giustificati solo dalla penuria di notizie diverse. Ma quello che non riesco a capire – lo confesso – è il dibattito sulle tasse. I fatti. Abbiamo cancellato l’aumento di una tassa aeroportuale, evitando un incremento che avrebbe molto danneggiato i nostri scali. E dunque anche il nostro turismo. Avevo annunciato questo provvedimento nel corso di una recente visita in Abruzzo e a luglio il nostro intervento è diventato legge. Alla luce di questa decisione il capo di Ryanair Michael O’Leary e il ministro delle infrastrutture Graziano Delrio hanno fatto una conferenza stampa insieme dove RyanAir ha annunciato che avrebbe investito in Italia più di un miliardo di euro. Che sono tanti soldi. E, aggiungo io, tanti posti di lavoro. In qualsiasi Paese una notizia del genere sarebbe salutata con un sobrio evviva. E da noi, invece? Polemiche per una settimana! Io allora faccio un post su facebook. Semplice. Dove spiego che secondo me ridurre le tasse è una priorità per l’Italia. E che noi siamo il primo governo che sta davvero riducendo in modo organico e sistematico, passo dopo passo, la pressione fiscale. L’ultima volta che lo Stato ha aumentato una tassa è stato nell’ottobre 2013, quando l’IVA è passata al 22%. Da allora fortunatamente l’Italia ha cambiato verso, anche perché abbiamo ottenuto il risultato record in termini di recupero dell’evasione fiscale: 14,9 miliardi di euro. Qualcuno non ci crede? Bene, numeri alla mano.
Per ora abbiamo – sino ad oggi – ridotto le tasse a:
Tutto finito? Macché. Autorevoli esponenti della maggioranza (precisamente esponenti della minoranza del mio partito) intervengono per dire che bisogna smetterla di ridurre le tasse. Perché una parte dei politici italiani pensa che ridurre le tasse sia un errore. Ricapitoliamo. Noi stiamo riducendo le tasse. Per i cittadini le stiamo riducendo troppo poco invece per (alcuni?) i politici le stiamo riducendo troppo. Non è fantastico? Quelli che per anni hanno parlato e comunque aumentato le tasse lasciamoli parlare ancora. Non disturbiamo i loro monologhi. Noi possiamo e dobbiamo fare una sola cosa: continuare a ridurre le tasse per i cittadini, fare di tutto per incentivare il lavoro e produrre ricchezza, perché solo così riparte la nostra economia. Tutto il resto è solo noia (o bufale: qualcuno ha provato a diffondere la notizia che all’importo del canone rai in bolletta fosse applicata l’iva, roba da matti).

Video

Se non avete niente di meglio da fare, ma proprio niente eh!, potete cliccare su questi video. Sono i più recenti di agosto.
Un sorriso, Matteo www.bastaunsi.it
C’è un grande bisogno di dire tutta la verità, solo la verità, nient’altro che la verità. Tutto qui. Non è un referendum sulla destra o sulla sinistra, sul nord o sul sud, ma semplicemente sull’Italia. Non ci credete? Leggete il quesito, eccolo qui: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”. Chi vota sì, cambia. Chi vota no, lascia le cose (e le poltrone) come sono. Vi aspetto su www.bastaunsi.it dove troverete il botta e risposta, le domande frequenti, le false ragioni del no e tante news aggiornate ogni giorno. Grazie anche a chi sta dando una mano a livello economico, partecipando al finanziamento dal basso: siamo quasi a centomila euro che utilizzeremo per raggiungere quanti più cittadini possibili, dicendo semplicemente solo e soltanto la verità. Del resto, basta un sì!

RINNOVO CONTRATTO STATALI:GOVERNO E SINDACATI INIZIANO A DARE I NUMERI.

Rinnovo contratti statali: Governo e sindacati iniziano a dare i numeri.

 Governo e sindacati hanno iniziato a dare i numeri sul costo del rinnovo del contratto dei lavoratori statali, ciò significa che l’inizio delle trattative vere e proprie è dietro l’angolo. La questione del rinnovo del contratto degli statali, bloccato da circa 7 anni, infatti, sarà una delle prime questioni sul tavolo del Governo dopo la pausa estiva e si preannuncia già come un bel problema. I sindacati hanno dichiarato che non intendono sedersi al tavolo delle trattative se il Governo non sarà disponibile a parlare di cifre intorno ai 7 miliardi complessivi per i circa 3,3 milioni di dipendenti statali. Il Governo, da parte sua, ha già iniziato a mettere le mani avanti nascondendosi dietro la crescita zero del terzo trimestre 2016 e dei margini ristretti per la prossima legge di stabilità.

Rinnovo contratti statali: le puntate precedenti

La vicenda degli stipendi degli statali risale al 2010, al quarto Governo Berlusconi che impose per decreto il blocco delle buste paga di circa 3,3 milioni di dipendenti pubblici per gli anni 2011-2012-2013. Non revocato dal Governo Monti, il blocco degli stipendi statali è stato rinnovato dall’esecutivo Letta fino alla fine del 2014. Poi è arrivato il Governo Renzi. Appena insediato il neo Ministro Madia promise lo sblocco degli stipendi statali nelle legge di stabilità per il 2015, ma a settembre gelò i dipendenti statali dicendo che le risorse disponibili non erano sufficienti per lo sblocco degli stipendi.

Un sindacato degli statali fece così ricorso invocando l’illegittimità costituzionale del mancato rinnovo che, ritenuto fondato dal Tribunale di Ravenna, finì di fronte alla Consulta. Nel giugno dello scorso anno, dopo due giorni di camera di consiglio, la Corte ha stabilito l’illegittimità del blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici, ma senza azione retroattiva. Una bella notizia per il Governo Renzi che altrimenti, in caso di bocciatura in toto, avrebbe dovuto sborsare una cifra enorme, intorno ai 35 miliardi di euro per i rimborsi più 13 miliardi a regime.

In pratica la sentenza ha “approvato” il congelamento dei contratti degli statali degli anni precedenti, ma ha giudicato illegittima la riconferma del blocco riaprendo di fatto la partita tra Governo e sindacati. Altre sentenze successive hanno stabilito il momento in cui è scattato l’obbligo del rinnovo dei contratti degli statali: il 30 luglio 2015, ovvero il giorno successivo alla pubblicazione della sentenza della Consulta.

Contratti statali: il nodo risorse

Nella scorsa legge di stabilità il Governo ha stanziato 300 milioni per gli statali, una cifra ridicola che, infatti, lo stesso premier ha descritto come “simbolica”. Tra i 300 milioni dello scorso anno e i 7 miliardi chiesti oggi dai sindacati nel mezzo ci passa un abisso e non sarà facile trovare un compromesso in grado mettere d’accordo le parti.

Secondo i calcoli del Sole 24 Ore il recupero della bassa inflazione nel triennio 2015-2017 (0,7% nel 2015, 0,5% nel 2016 e 1% stimato per il 2017) avrebbe un costo di circa 1,22 miliardi per le casse pubbliche che spalmati sugli stipendi di oltre 3 milioni di statali produrrebbero un incremento minimo: tra i 16 e i 40 euro a seconda delle retribuzioni medie degli statali.

Di tutt’altre cifre, però, parlano i sindacati. La UilPa ha piazzato l’asticella delle risorse che il Governo dovrebbe mettere sul tavolo del rinnovo del contratto degli statali a 7 miliardi nel triennio. Se la cifra sarà inferiore, il sindacato non sarà disponibile a trattare. Sulla stessa linea anche CGIL e CISL che hanno chiesto rispettivamente un aumento per gli statali di 220 euro lordi al mese (132 euro al netto delle tasse), e di 150 euro.

Il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, ha già preso contatti con i sindacati per avviare una discussione nei primi giorni di settembre, ma la distanza tra le parti sembra abissale. Il Governo, pur confermando la necessità di sbloccare i contratti degli statali, pone la questione delle risorse disponibili in sede di legge di stabilità. La crescita zero del secondo trimestre limita i margini di manovra fiscale: sarà necessario osservare l’andamento del PIL nel secondo semestre dell’anno e tastare la disponibilità di Bruxelles a concedere all’Italia ulteriore flessibilità sui conti pubblici per capire quante risorse potranno essere stanziate per la legge di stabilità 2016.

Ma alla cautela del Governo risponde subito la Uilpa: “le notizie sulla frenata del Pil non possono fare da apripista a nuove fumate nere sulla disponibilità delle risorse necessarie alla ripresa della contrattazione, perché ciò genererebbe una frattura insanabile, rendendo inevitabile l’apertura di un grave conflitto, che nessuno vuole in quanto dannoso per tutti”. Insomma, la partita non è ancora iniziata, ma la tensione è già alle stelle.

 

Dott.ssa Alessandra Giudici